Associazione ALTA VORACITA' - Contro questo Terzo Valico

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Dal n.43 del 17 novembre 2001 - pag. 15 - LETTERE A "IL NOSTRO GIORNALE"

UNA LETTERA DI DINO FRAMBATI SUL PROGETTO "TERZO VALICO" E LE INFRASTRUTTURE

"Rilancio industriale ed economico
italiano? Dobbiamo essere realisti"


di Dino Frambati
Riceviamo e pubblichiamo:
"Toh! A volte i morti ritornano.
Lo "Zombi" della superlinea ferroviaria Genova-Milano, via Piemonte è tornato a vagare nel triangolo del Nord.
Alta Velocità o Terzo Valico, ucciso da due bocciature degli anni '90 e sepolto dalla Commissione di Valutazione sull'Impatto Ambientale lo scorso anno, uno dei progetti forse più criticabili e pieni di lacune del dopoguerra, riappare in quello che è considerato il nuovo firmamento del rilancio industriale ed economico italiano.
E cioè le grandi infrastrutture.


AGRICOLTURA E TURISMO NON SONO "BUSINNES"

Distrutti e relegati in un angolo senza neppure considerarli come potenziali fonti di lavoro e "businnes" agricoltura, turismo e salvaguardia del martoriato e pluricolpito da eventi naturali suolo italiano, le nuove linee politiche sembrano indirizzate alle più facili e redditizie grandi infrastrutture.
Discutibile ma vero la legislazione pare ormai orientata in questo senso, mantenendo le promesse elettorali quando il primo ministro strillava contro "gli ambientalisti integralisti", visti come ostacoli al progresso italiano.


LEGGI CHE IGNORANO CHI ABITA NEI TERRITORI

Varando cioè leggi che magari ignorino il parere di chi vive nei territori dove passeranno strade, autostrade e ferrovie, anche se gli taglieranno in due il giardino di casa o se bucheranno montagne che la natura ci ha regalato da migliaia di anni.
Se poi sarà una decisione sbagliata pagheranno i nostri figli; troppo tardi per far arrossire chi ha deciso così.
La gente, nella mia valle mi ferma per strada e mi chiede che ne penso; premetto che la Val Borbera questa volta dovrebbe stare fuori da tracciati ed escavazioni perché il dissennato prelievo di ghiaia, contro la legge, il buon senso e l'equilibrio che deve essere garantito ai torrenti in un progetto realizzato da chi forse ignorava norme e geofisica nonostante avrebbe dovuto conoscerle a memoria, pare oggi impossibile anche solo da proporre.


AI COMITATI LIGURI-PIEMONTESI ANTI TERZO VALICO

Tuttavia, avendo conosciuto, nell'occasione, molti degli appartenenti ai comitati liguri-piemontesi anti Terzo Valico, sento la necessità fisiologica e quasi il dovere morale di scriverne, dando un messaggio ed esprimendo pareri che vengono dall'esperienza.
Intanto quale giornalista ligure-piemontese che dalla Liguria vanta ultraventennale funzione di corrispondente di testate nazionali, ricordo come le occasioni "irripetibili" che avrebbero lanciato Genova nel mondo sbandierate e preparate con grandi disagi per la città, siano fallite miseramente: le Colombiane e il G8 esempi clamorosi su tutti.
Inutile il primo, addirittura controproducente e dannoso il secondo.


ISOLAMENTO E SFORTUNA NON SONO ALIBI

E allora basta bugie e mistificazioni o giochi delle parti.
Il fatto è - e qui veniamo al nostro argomento- che isolamento, sfortuna o altro sembrano costituire un alibi di una città che imprenditorialmente appare debolissima.


LA MANCANZA DI UN PROTAGONISTA GENOVESE

Qui non nascono da decenni grandi protagonisti del mondo economico, che si sono moltiplicati invece, in analogo periodo, altrove.
I Berlusconi, i Tronchetti Provera, i Colaninno, i De Benedetti non sono "made in Liguria", dove vengono solo a prendere il sole a Portofino.
Qui sono nati negli ultimi decenni solo discendenti di quelli che furono grandi genovesi nel mondo; qui pare che la cicogna abbia portato solo i loro eredi, che spesso, al massimo sono riusciti a conservare magari a fatica i "tesori" di famiglia ma che, più spesso, li hanno sottoposti a drastiche cure dimagranti.
"Uno come me che ama Genova e la Liguria ma non per questo non ne vede i difetti, deve rilevare che qui politica e finanza hanno ignorato la potenzialità mercantile di artigiani e commercianti, forza antica della zona.
Si invoca denaro a fiumi per ferrovie e strade che connettano la Regione ad altre, mentre a Genova se ne costruiscono solo per rendere più agevole l'afflusso a grandi supermercati e mega centri commerciali di gruppi finanziari che vengono da fuori.


I SOLDI PER LE FOGNE?

Non ci sono invece i soldi per rifare le fogne che, ad ogni temporale d'autunno, allagano i negozietti di Sottoripa e della periferia genovese che danno lavoro a molti nati e cresciuti sulle sponde del mare della città di San Giorgio.


COME FARE PER USCIRE DAL PORTO

Il Terzo Valico appare, in questa luce, solo un alibi all'incapacità di espressione imprenditoriale genovese: "Come si fa se non possiamo uscire dal porto", urlano credo non convinti di ciò neppure loro.
In effetti anche dati recenti dimostrano che il porto di Genova ristagna quanto a traffico dopo aver raggiunto il risultato importante del superamento del milione di container; certo, si potrà arrivare, seppure a fatica, a due. Difficilmente di più.
Chi parla di 5 milioni è un sognatore o un appassionato di fantascienza.
Inutile invocare il porto del tempo che fu. Dagli anni '50 e '60 è cambiato il mondo e persino La Spezia movimenta tanti container da apparire concorrenziale alla sorella maggiore che sta all'ombra della Lanterna.


I "BOOM"ECONOMICI SONO DIFFICILI

Inutile invocare il momento attuale e la crisi contingente.
Da ora in poi occorre essere realisti sul futuro dell'economia e capire che i presupposti per i grandi "boom" economici, sono sempre meno verificabili e che i miliardi per la nuova ferrovia è meglio impiegarli in altro modo.
E' vero invece che il nodo autostradale attorno alla città è pessimo.


L'APPENNINO E' UN TERRENO MOLTO FRAGILE

Ma è altrettanto vero che la conformazione geografica è quella che è e l'Appennino è molto fragile, già attaccato da tutte le parti con cementificazione che crea un incubo sulle sponde del mare visto che ci sta sopra, a picco, diventando una cascata di acqua se piove.
Probabilmente tutto ciò non lo leggeremo mai sui giornali genovesi, comprensibilmente prudenti sull'argomento perché spesso dire la verità in maniera quasi brutale significa essere fraintesi.
O forse sostenere tutto ciò significa sentirsi trattare da Baluba che preferiscono le capanne ai grattacieli e il Medioevo al progresso.
"Ma non è vero; su questo e sul Terzo Valico potrei scrivere un libro se trovassi un editore coraggioso disposto a pubblicarlo.
Per ora, arrivato a circa 100 righe, credo debba fermarmi perché i pezzi lunghi finiscono per annoiare.
Ma ho ritenuto doveroso dire tutto ciò come messaggio a chi è antagonista alla nuova ferrovia e che si appresta ad una battaglia difficilissima per la quale il pronostico più logico, vista la situazione e il campo di scontro, è la sconfitta".


Dino Frambati



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17 NOVEMBRE 2001 ANNO VIII- N. 43 - L. 1.500 (Euro 0,77)



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