L'Associazione Nazionale Alpini è nata con lo scopo di mantenere i vincoli di fraternità e di amicizia nati fra i disagi ed i pericoli della trincea ed in essa convivono fraternamente persone di tutte le correnti politiche, unite solo e soprattutto dall'amore per l'Italia, per la penna nera e per la voglia di "fare" sempre qualcosa per aiutare chi, nella nostra Patria, o fuori di essa, ha bisogno. Il Gruppo Alpini Garessio, come diretta emanazione dell'A.N.A., non può che avere i medesimi principi e gli stessi scopi e l'attività svolta lo sta ampiamente a dimostrare.
Sotto la guida del Generale Vincenzo Paolini il gruppo realizzò, nei giardini di Viale Marro, il monumento, unico nel suo genere in Italia, "Al dolore di tutte le madri", opera dello scultore Luigi Valerisce. L'inaugurazione ufficiale avvenne il 22 giugno 1958 alla presenza di numerose autorità civili, religiose e militari e di oltre 3000 alpini in congedo. Il giornalista di Stampa Sera Giorgio Lunt, sul numero del 24 giugno scriveva testualmente: "Tre giovani alpini di Garessio hanno avuto un'idea geniale: erigere nella loro terra un monumento alla madre delle 'penne nere'. Per mesi e mesi un gruppo di 'veci e bocia' ha lavorato di notte, a lume di riflettori per preparare il basamento e l'aiuola. Si può davvero affermare che il monumento è stato realizzato più con il sudore, la fatica, la tenacia che con i quattrini". Queste le parole del giornalista e, conoscendo gli alpini, non possiamo che essere d'accordo con lui. La spesa complessiva fu di poco inferiore ai due milioni di lire. Nell'occasione venne consegnata una medaglia d'oro alla signora Margherita Balbo in Aschero in ricordo dei due figli: il sergente Secondino Aschero e l'alpino Armando Aschero, caduti entrambi sul fronte russo. Venne anche consegnata all'alpino Vittorino Sappa la medaglia di bronzo meritata per il coraggioso comportamento della Campagna di Russia del 1943.
Negli anni 1976 e 1977 otto alpini di Garessio (Vittorio Battaglio, Ervedo Borgna, Giancarlo Coccalotto, Adelfo Ferreri, Romano Nicolino, Virgilio Sola, Giovanni Tornatore, Giuseppe Zoppi) parteciparono ai cantieri di lavoro organizzati dall'A.N.A. per la ricostruzione del Friuli dopo le catastrofiche scosse di terremoto del 1976.
In tre successive riprese questi volontari prestarono la loro opera nei cantieri di Villa Santina e di Venzone, per un totale di settanta giornate lavorative. Esperienza umana e sociale indimenticabile con momenti di grande paura, panorami di terribile desolazione, ma sentimenti di profonda generosità, vera gratitudine, invidiabile forza d'animo ed immenso amore per la propria terra.
Il motto dei cantieri era: "Un'ora di lavoro asciuga una lacrima": gli alpini di Garessio qualche lacrima l'hanno asciugata.
Nel 1985 il Gruppo realizza la sua prima sede ristrutturando due locali del vecchio edificio comunale di piazzetta Isola Caprera. Nel 1990 si inizia la ristrutturazione della cappella di Santa Margherita che verrà completata negli anni successivi con l'aggiunta del lampione laterale e la sostituzione del portone. Per questo "cantiere" trentaquattro alpini hanno lavorato, come al solito gratuitamente, per circa ottocento ore. Spesa complessiva quasi un milione di lire. In questa fotografia del 1994 l'allora Presidente Nazionale A.N.A. Leonardo Caprioli, di passaggio a Garessio, proprio davanti alla Cappella con il Capogruppo Giovanni Zuanelli ed altri alpini garessini.
Nel 1993 il Comune concede in comodato al Gruppo Alpini, per fare la nuova sede, il fatiscente piccolo edificio di Viale Paolini. I lavori iniziano il 6 novembre e si concludono alla fine del gennaio 1994. Ancora trentaquattro alpini offrono oltre duemila ore di lavoro gratuito e, con una spesa di circa cinque milioni di lire, la struttura viene completamente rinnovata. Viene rifatto il tetto sostituendo i coppi con le tegole. Con un muro di sostegno verso Rio Valsorda si amplia lo spazio antistante delimitando una aiuola con al centro il pennone per l'alzabandiera. All'interno vengono ricavati: un bel salone al piano terra, un cucinino, una cantina, un servizio ed una veranda al piano sottostante. Tutti questi locali con pavimenti, infissi ed impianti elettrici nuovi.
Nel 1995 viene realizzato uno stemma specifico per il Gruppo sulla base di quello nazionale con l'aggiunta della "Madonnina di Pietra Ardena". Si stampa poi una cartolina che illustra i tre siti caratteristici del Gruppo: Sede, Cappella di Santa Margherita, Monumento. Esce poi il numero di un giornaletto intitolato "Monte Mindino Verso il 2000", con notizie, aneddoti e resoconti dell'attività svolta. Nel 1996 su richiesta dell'Amministrazione, il Gruppo Alpini realizza due campi da bocce nel Parco dell'Istituto per anziani Opera Pia Garelli.
Nell'anno 2000 il Gruppo Alpini decide di realizzare finalmente le opere di restauro della Croce che svetta da oltre trent'anni sulla cima del monte Mindino (metri 1879, una delle montagne più panoramiche delle Alpi Marittime). Tali opere erano già state evidenziate e sollecitate nel 1991 dal Cappellano militare don Enrico Beccaria che aveva interessato il Comune, la Comunità Montana e la Parrocchia. Si erano effettuati alcuni sopralluoghi che avevano confermato la necessità e l'urgenza dei lavori, ma tutto era rimasto nelle... buone intenzioni.
Nonostante il rilevante preventivo di spesa, aggirantesi sui quarantacinque milioni di lire, il Gruppo Alpini, ritenuto doveroso avviare quest'opera onerosa, se ne assume in proprio, attraverso il suo Capogruppo Giovanni Zuanelli, la totale responsabilità. Questi lavori hanno visto impegnati 27 alpini, 6 dipendenti della ditta Alpitel di Nucetto e 10 volontari del Soccorso Alpino, per un totale di oltre milleduecento ore totalmente gratuite. Si sono sostituiti i quasi cento bulloni (forniti dall'Alpitel) che collegano i vari tronconi e diversi pannelli del policarbonato di rivestimento. Si è installato un nuovo parafulmine (fornito dall'Alpitel). Sono state rimesse le griglie di protezione completandone la chiusura fino ai terrazzini. E' stata installata all'interno una scala (fornita dalla ditta C.T.R. di Garessio) che raggiunge la sommità. Sono state rifatte alcune opere in muratura del basamento e sette volontari del Soccorso Alpino, calandosi con una spettacolare manovra in corda doppia dalla sommità, ancorati al parafulmine, hanno anche provveduto alla tinteggiatura esterna. Di tutta l'operazione "Croce Mindino" è disponibile una bella e significativa documentazione video realizzata dall'alpino Piero Camelia. Oltre all'Alpitel, alla C.T.R., al Soccorso Alpino, già citati, hanno contribuito la Banca Regionale Europea, il Banco Azzoaglio, la Lepetit, la Ditta Gazzano di Trappa, il Comune di Garessio, la Comunità Montana, la Pro Loco di Priola e il comitato festeggiamenti di Mursecco. Il restauro è stato completato nell'anno 2001 con l'illuminazione mediante 18 faretti, alimentati da quattro pannelli solari ed un generatore eolico, installati dalla ditta Sasso di Cuneo.
Nell'anno 2000 è stata anche realizzata, su progetto dell'alpino Ing. Antonio Briatore, la recinzione del monumento "Al dolore di tutte le madri" con la spesa di quindici milioni e duecentocinquantamila lire. Con quest'opera si è voluto dare maggior risalto al monumento proteggendolo nel contempo da quanti, con troppa facilità e scarso rispetto, si arrampicavano sulle due figure compromettendone la stabilità.
Occorre poi ricordare che, nel dopo alluvione del 1994, il Gruppo Alpini ha cercato di rendersi utile attraverso una squadra di volontari che ha lavorato parecchi giorni, a fianco di tanti altri generosi, a ripulire da quel fango maledetto. Ha inoltre promosso, con la collaborazione della Sede Nazionale, una raccolta di fondi distribuendo poi, tra i soci danneggiati, la somma di sedici milioni e trecentomila lire. Con una certa regolarità poi, volontari del Gruppo Alpini si occupano di alcuni vecchi montanari che si ostinano a non voler abbandonare le loro disagiate abitazioni di Valdinferno, Cappello, Mindino e Deversi e, con la collaborazione della CARITAS, li riforniscono di viveri, indumenti e di quanto possa essere loro necessario.
Nel 2002 finalmente, dopo oltre quattro anni di richieste e solleciti, è stato possibile realizzare il quadro con le fotografie ed i nominativi di 154 degli oltre 200 soci del gruppo.

Il restauro del ponte "della Cianca" a Cerisola (2004)
Gli Alpini del Gruppo Ana di Garessio guidati da Giovanni Zuanelli, hanno ripulito dall'edera e dalle erbacce un antico ponte detto "della Cianca" a Cerisola lungo il percorso di una Via del sale, che da Erli, stazione di cambio di cavalli e paese di origini antiche e misteriose visto che il nome, come vuole una tradizione, deriverebbe dal popolo nordico degli Eruli, risaliva a Garessio. Il tracciato era quello della vecchia comunale, che dalla borgata Chiesa di Cerisola porta a Garessio, ed in direzione opposta, costeggiando il torrente Neva sino al mare, fino alla romana Albingaunum (l'odierna Albenga) ed alla sua fertile Piana. Quindi il ponte, che attraversa uno dei torrenti che forma il Neva potrebbe avere origini ben più lontane. La struttura in pietra, vicina alla chiesetta di San Giovanni, tra l'abitato di Cerisola e località Baracca, è stata risistemata da: Luigino Gollo, il meno giovane del gruppo, Gianni Andreis, Ezio Borgna, Ermanno Cagna, Romano e Franco Festichino, Romano Nicolino, Beppe Zoppi, Piero Camelia, Giovanni Zuanelli. Il Gruppo Ana vuole ringraziare anche per l'ospitalità ricevuta ed il pranzo le gentilissime signore Ede Crivella e Paola Malco. Il sentiero di circa 4 km, ripulito da quattro persone col taglio di piante ed arbusti che ostacolavano il passaggio, sbuca proprio sulla provinciale del Colle San Bernardo nei pressi della località Londone: gli Alpini hanno marcato la via con una penna rossa. "Il nostro progetto - spiega Zuanelli - è quello di rendere agibile un altro sentiero, che dal Londone porta al Colle San Bernardo e si congiunge con la vecchia strada comunale, che dalla Cascina dell'Arciprete e dal San Mauro conduce al Borgo Maggiore di Garessio. Il primo obiettivo raggiunto è stato la chiusura dell'anello attorno al Pian dei Fiori sopra Cerisola, possibile con un paio di km circa sull'asfalto e con la carrareccia che va ai Lisotti e ai Nanin, e di lì a Pian dei Fiori". L'idea s'inserisce a meraviglia con l'opera dell'Ana di Cisano, che ha già ripulito buona parte di questa Via del Sale da Cisano sul Neva a Erli, e quindi potrebbe rientrare in un progetto di valorizzazione turistica di più ampio respiro. Una volta su questa direttrice avvenivano gli scambi tra Ligures Montani e Ingauni prima, e tra le popolazioni di montagna ed i Romani poi, di qui passava il legname destinato alla costruzione delle navi, e merci importanti per la conservazione dei cibi, come l'olio ed il sale, e si rendeva così possibile la comunicazione tra la Liguria ed il Sud Piemonte. Il commercio del legname la faceva da padrone, come dimostrano alcuni passaggi della Convenzione stipulata nel 1216 tra il Comune di Albenga, e i Signori di Garessio, Cisano e Zuccarello, che garantiva la viabilità ed i commerci, la manutenzione e la sicurezza delle vie, e stabiliva i diritti ed i doveri dei contraenti. Dai boschi di Garessio e Cerisola il legname veniva trasportato al mare attraverso queste vie con la "trazonaria lignaminis", probabilmente per mezzo di buoi, e forse anche con un sistema di chiuse sui torrenti. La convenzione venne poi ribadita negli Statuti Comunali di Albenga (1288) e reiterata in quelli del 1350 in una rubrica "De conventione Garexii observanda".