Nevera Monte Cervati 1898 metri
Interno Nevera ;foto Gennaro De Stefano
Ghiacciaio perenne "Nevera" 4 agosto 2000

Monte Cervati

Il Cervati (mt. 1899) può essere considerato il colosso della Campania. È un monte singolare e caratteristico. Già dall'autunno appare ricoperto dalla neve, che permane a lungo fin nella tarda primavera, giacendo nelle conche sommitali e nei canaloni: in una zona chiamata la "Nevera" (mt. 1785), un profondo inghiottitoio carsico, la neve permane perenne, schermata dalle oscure ombre delle bianche rocce.
Tutto il monte è ricco di fenomeni carsici e di tracce glaciali.
La parte sommitale, una sorta di altopiano, che svetta al di sopra della linea altimetrica boschiva, presenta un continuo susseguirsi di cime tondeggianti separate da enormi crateri allungati di natura carsica. Verso la metà di maggio le conche, per lo scioglimento della neve, formano tanti laghetti circolari, come giganteschi occhi di bue; l'acqua è resa in parte opaca per la presenza della neve e del ghiaccio che indugiano sulle rive in ombra: un angolo di Scandinavia nel Mediterraneo. La parte sommitale è vasta, formata da due catene quasi parallele e leggermente arcuate. Quella che guarda verso il Tirreno ha le cime arrotondate e più alte; l'altra, che è rivolta verso l'interno, è più accidentata, con torri, denti, guglie strapiombanti sul sottostante bosco con salti vertiginosi. Durante l'ultima glaciazione qui, a queste altezze, dovettero dimorare i ghiacciai più meridionali della penisola. La loro traccia è ben chiara accanto ai fenomeni carsici e un grande cordone morenico è ancora ben visibile sull'altopiano sotto il versante nord, nei pressi di un rifugio forestale abbandonato a circa 1600 metri di quota.

Monte Cervati
Uno dei tanti laghetti formantisi a maggio nelle conche sommitali.

Su una balza erbosa, sotto una delle vette principali, a 1852 metri, vi è la chiesetta della Madonna della Neve. Alle sue spalle si apre una sorta di canyon che fra alte pareti scende giù precipite.
I boschi sono una presenza costante del luogo. Una faggeta primigenia, non toccata dalla mano dell'uomo, cresce intorno ai 1770 mt. sulla Serra Cervati, vicino alla Nevera. Su queste cime e dorsali la flora di climi artici e di climi mediterranei si è data convegno in un profumato afflato: betulle bianco-grigie, ginepri pungenti e striscianti, tassi viridescenti, colorate e fragranti lavande crescono quasi sfiorandosi. Nelle viscere della montagna, dicono, nascosti e remoti, vi sono due laghetti sotterranei, da dove nasce il Bussento, nell'inghiottitoio di Vallivona. Il Cervati è un'importante nodo idrografico da cui nascono torrenti e fiumi che ricordano altri luoghi e altri tempi: Pescina del Brigante, Torrente dell'acqua che suona, Calata dei Vaccari, i Mercuri.
Una nota dolente: una strada sterrata, partendo dalla provinciale Sanza-Rofrano, costeggiando il fianco del monte Faiatella, tortuosamente raggiunge l'antica chiesetta, violando la sacralità del luogo. Ma il Cervati è vasto e pare che non se ne sia tampoco accorto. È là apparentemente immoto nella sua aria ancestrale, sferzato dalle bufere, seccato dal sole, imbiancato dalla neve, calpestato da moderni irrispettosi pellegrini, reso fertile dagli armenti. Sconosciuto agli amanti della montagna!

Chianodde
Les aiguilles viste dal bosco dei Temponi.

Monte Cervati - Monte Faiatella - Cima di Mèrcori

  • Itinerario 1
    Località Fossa la Vacca - Vetta monte Cervati (mt. 1160 - 1899)
    Dislivello 1000 mt. ca., tempo di percorrenza totale 8/9h ca.. Percorso alquanto lungo che si snoda lungo il versante settentrionale del Cervati, tra faggete, pianori erbosi e pascoli d'altitudine. Acqua: fonte lungo la strada asfaltata; fontana degli Zingari; fontanile rifugio monte Cervati.

    Dal centro di monte S. Giacomo, nei pressi delle scuole e del municipio, si dirama a destra dalla via principale una strada asfaltata che tra saliscendi e curve porta verso il monte Cervati, morendo in prossimità di alcune costruzioni in località Valle Scura. Percorrere la suddetta strada per buona parte della sua lunghezza, senza mai svoltare né a destra né a sinistra agli incroci del percorso. La strada fiancheggia prima la Serra di Campo Soprano in zona Pontone, poi verso i 1060 mt. di quota svolta decisamente a sinistra (a destra si vede il roccioso monte Motola) verso un pianoro alla base del monte Cerasuolo e le Tempe di Tronicello. Qui essa sale di nuovo incontrando un bivio: girare a destra. La strada diviene molto angusta e in prossimità di una curva a gomito, in località Fossa la Vacca (1160 mt.) incomincia il percorso a piedi.
    Una sterrata si diparte dalla destra della strada asfaltata, prima in direzione del monte Cerasuolo, per poi piegare nella direzione opposta verso la Calata dei Vaccari.
    Percorrendo la sterrata nel bosco rado, si vedrà sulla destra il lato nord del monte Cervati e più dietro la boscosa cima di Mercori ed alle spalle il monte Cerasuolo. Giunti in un piccolo pianoro, non proseguire per la strada né a destra né a sinistra, ma prendere il sentiero davanti non ben visibile, contrassegnato dal CAI, verso il costone boscoso. Il sentiero si snoda tortuoso e dopo aver superato il valico della Calata dei Vaccari a circa 1330 mt., si continua sull'evidente sentiero in direzione sud/sud-est nel bosco di faggi, fra doline carsiche. Il sentiero, in un piccolo pianoro, si allarga in una sterrata (non segnata sulla carta IGM 50000). Percorrendola interamente si raggiungono dei pianori erbosi circondati da medi ontani e da faggi. Alla destra appaiono le torri precipiti del Cervati. Continuando per scarse tracce di sentiero fra i prati e la faggeta fitta, seguendo una direzione sud/sud-est (alla destra i costoni rocciosi del monte), si raggiunge una nuova sterrata (1450 mt. ca.) proveniente da Piaggine. La strada si inoltra in una fitta faggeta, terminando in un piccolo spiazzo. Qui seguire le indicazioni del CAI. Un sentiero parte a destra fino ad una vicina sella, proseguendo poi per un pianoro di faggi alla volta del rifugio del monte Cervati a quota 1597 mt., situato in una vasta radura erbosa circondata dal bosco. Dirigersi verso sud/sud-est , dove su un grosso faggio isolato vi sono (o vi erano) i segnali del CAI. Qui il sentiero sale e dopo una radura erbosa (Le Chianolle) si giunge ad un incrocio. Svoltare a destra dirigendosi sulla mulattiera che snodandosi lungo la Chiaia Amara, prima nel bosco e poi fra rocce e magro pascolo, porta alla vetta. Superato il limite altimetrico del bosco (a sinistra il versante roccioso del monte, a destra il bosco dei Temponi sottostante), si raggiunge il valico a 1840 mt. ca.. Da qui, dirigendosi a sinistra si potrà fare il giro delle cime principali (in senso orario). Sotto la vetta un ampio anfiteatro roccioso occupa l'intera sommità del monte.
    Sempre dal valico sommitale, se si va a destra lungo il sentiero o per la cresta settentrionale più accidentata, contrassegnata da canaloni, torrioni e pareti precipiti, si giunge alla chiesetta della Madonna della Neve (1852 mt.). Alle spalle della chiesa, dopo un piccolo ripiano erboso, scende vertiginosamente fra alte torri verso il mare verde dei faggi uno scosceso canalone, simile ad un canyon. Esso, a lungo sommerso dalla neve e dal ghiaccio, offre d'inverno spunti alpinistici per la sua ascesa.
    Dalle cime del Cervati uno dei più vasti panorami del sud.


    IL SORBETTO DEL RE BORBONE

     

    Due anni fa in occasione della festa della montagna è stata inaugurata la manifestazione "Il Sorbetto del Re Borbone",ideata dall'Associazione Allegracore , organizzata e realizzata insieme all'Istituto Santuario Santa Maria della Neve.
    La manifestazione si è svolta nello spazio antistante la nevera, qui alcuni Confratelli nonché soci dell'Associazione Allegracore sono scesi nell'anfratto naturale a prelevare la neve con la quale poi è stato preparato con i ben noti ingredienti limone e zucchero il caratteristico "Sorbetto".
    Alle numerose ed entusiaste persone venute a visitare la nevera è stato offerto il sorbetto e sono state erudite di notizie storiche sull'utilizzazione della nevera in passato.
    La raccolta della neve nelle "nevere" è stata praticata fino a non molti anni fa dalle popolazioni della fascia pedemontana del Cervato. Allora si saliva coi muli sulla montagna e si riportavano nei paesi grossi pezzi di ghiaccio che sarebbero serviti a tenere al fresco le bevande, ottenere granite e soprattutto alleviare il dolore di alcune affezioni.
    Molto interessante è la credenza riportata dal Volpi nel 1752:[<< Ma per l'altezza sopra tutte le altre [montagne]si erge nel Territorio di Sanza quella del Cervato,che in ogni stagione comparisce coperta di neve di modo che quei Paesani scioccamente dicono,che ne' suoi fossi vi sia la prima neve caduta dopo la creazione del mondo>>].
    Costantino Gatta vent'anni prima scriveva:[<< Non è però che questo Monte [ Cervato] , tuttoché aspro e orrido, esso venga privo rimarcabili pregi e larghi doni di Natura, perché ivi nelle di lui ombrose caverne,e profonde Valli vi albergano perpetuamente le Nevi convertite in durissimi ghiacci, che ne' tempi estivi sovvente hanno l'uso di accrescere le delizie non meno, che temperare l'arsura non solo ne' con vicini Paesi, ma anche nella Città stessa di Napoli, colà traghettatori per i Porti di Palinuro>>]; e ancora sul finire del 700 il barone Antonini afferma: Nell'anzidetta montagna di Cervato sono tre gran cavità; da' paesani con voce Franzese chiamate Rove, o Rovine: quante ricevono ogni anno tutta la neve, che dal cielo vi cade; e per la freddezza del sito indurandovisi, dà somma comodità à vicini luoghi di provvedersene a lor talento nell'estate.Nel MCDLXI essendo mancata la neve ne' luoghi vicino Napoli, onde la città n'era in costernazione, fu mandato in quel Rove a provvedersene, e si portava a ischiena di mulo fino al porto di Palinuro, dove poi mettevasi in barca, e per tal via fu riparato alla mancanza .

    5 luglio 2000

    jennyd@inwind.it


    Foto Gennaro De Stefano e Stefano De Mieri
    Preparazione del sorbetto

    Foto Gennaro De Stefano
    Fosse

    Foto Gennaro De Stefano
    Rupe a lato della Cappella


    Allegracore