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di Pablo Ayo

Un'onda gigantesca sommerge Atlantide: è finita così? Atlantide. La sola parola evoca un sentimento di grandezza, antica saggezza, potenza e una sorta di nostalgia per un'epoca d'oro ormai scomparsa. Ma cos'era esattamente Atlantide? Una modesta isoletta nel Mediterraneo scomparsa in seguito ad un'eruzione vulcanica, come afferma qualcuno, o un continente grande quanto la Spagna che si ergeva imponente tra i flutti dell'Oceano Atlantico? Platone, il filosofo greco che rese celebre il mito di Atlantide, ne parlò in due famosi dialoghi: il Timeo e il Crizia. A questo avrebbe dovuto fare seguito idealmente un terzo testo, che però non venne mai alla luce, sembra per la morte prematura del ricco ateniese che aveva commissionato l'opera. Platone apprese di Atlantide da Solone, legislatore ateniese che visse molti anni in Egitto, dove dei sacerdoti gli tradussero alcune antiche iscrizioni incise sulle colonne del tempio di Sais. Secondo tali iscrizioni, Atlantide era un continente situato nel centro dell'Oceano Atlantico. Poseidone, il dio del mare, si era innamorato di una fanciulla mortale, Clito, che viveva su un'alta montagna di Atlantide. Per lei "recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua...". Nell'isolotto centrale della città venne eretto il Tempio di Poseidone, dove egli viveva con la sua Clito.
Una ricostruzione di Atlantide Dalla loro unione nacquero dieci figli, i famosi dieci re dell'antichità, e quando Poseidone in seguito andò a vivere lontano, lasciò il governo dell'isola al suo primogenito, Atlante, da cui derivò il nome del continente. Non a caso il mito vuole che Atlante "reggesse il mondo sulle proprie spalle": sembra infatti che il continente aureo fosse abitato da una popolazione forte e volitiva, pacifica all'interno, ma protesa alla colonizzazione e alla conquista esternamente. Le arti e le opere d'ingegneria di Atlantide, secondo Platone, erano superbe: il Tempio di Poseidone sarebbe stato lungo circa 250 metri e alto in proporzione, rivestito d'argento all'esterno e di oricalco nell'interno, con al centro una statua d'oro del dio del Mare sul suo cocchio tirato da sei destrieri alati, di tali dimensioni che con la testa toccava il soffitto dell'edificio. Il filosofo greco Platone Secondo il filosofo greco, il continente perduto sarebbe stato rinomato per altre due cose: i cavalli e le miniere. Dei primi si diceva che ce ne fossero moltissimi, tanto che erano spessi usati anche in battaglia, e per questo erano sacri a Poseidone. In quanto alle miniere, Platone afferma che ce n'erano in gran quantità su Atlantide, di oro, rame e altri metalli preziosi, e che grazie a queste risorse i tetti delle case e i templi erano interamente ricoperti da una lega metallica di invenzione degli Atlantidi, l'oricalco. Tutto terminò con un autentico cataclisma planetario, forse riconducibile al diluvio: "Si scatenarono violentissimi terremoti e inondazioni, e nel breve volger di un solo giorno, e di una sola notte di pioggia, tutta quella valorosa stirpe guerriera sprofondò nella terra, e similmente scomparve l'isola di Atlantide, inghiottita dal mare". Questo sarebbe accaduto circa 11.000 anni fa. Cosa c'era di vero nelle parole di Platone? Possibile che fosse solo una fantasia letteraria? Se è così, perché la catena montuosa del Marocco, che secondo gli antichi sarebbe sfociata nel continente perduto, ancora oggi si chiama "Atlante"? E perché gli abitanti delle isole Canarie, poco distanti dalle coste marocchine, sostengono di essere i discendenti di Atlantide? Heinrich Schliemann, l'archeologo tedesco "dilettante" che scoprì e riesumò le rovine della città di Troia, affermò di aver esaminato due papiri egiziani conservati al museo Hermitage. Questi affermavano che un Faraone organizzò una spedizione atta a "… trovare Atlantide, dalla quale, 3.500 anni prima gli antenati degli Egizi erano giunti". Un altro abbaglio? Piramide a gradoni nelle isole Canarie: un ponte tra Messico ed Egitto Dall'altra parte dell'Oceano - quello "Atlantico", naturalmente - i Maya dissero ai Conquistadores di Hernàn Cortes che la loro razza proveniva da un lontano continente situato a Oriente, che loro chiamavano "Aztlàn". Dal canto loro i Baschi, un gruppo etnico assolutamente unico che abita sui Pirenei a cavallo tra la Francia e il nord della Spagna, affermano di discendere da un continente situato a occidente che loro chiamano Atlaintika. L'idea che Atlantide fosse solo una sparuta isoletta nel Mediterraneo inizia a zoppicare. Persino gli antichi Vichinghi credevano che "Atli" fosse una terra meravigliosa nel mare occidentale (il suffisso ATL è ricorrente), mentre i Babilonesi parlavano di Arallu, gli abitanti dell'antica India dell'isola bianca Attala e i Fenici della prospera isola di Antilla, per non parlare della Avalon celtica. Sembra ancor più improbabile, dunque, che la somiglianza tra piramidi azteche, quelle egiziane e le torri babilonesi fosse solo una coincidenza. D'altronde, erano tutti edifici voluti dagli dei. Ma chi erano questi dei?

Il veggente statunitense Edgard Cayce
Edgard Cayce nacque il 18 Marzo 1877 a Hopskinville, nel Kentucky, città ben nota agli ufologi per via di uno storico Incontro Ravvicinato del 3° Tipo. Cayce venne definito da alcuni il "profeta dormiente", e non a torto: nel corso degli anni, in uno stato di leggera trance autoindotta, profetizzò diversi avvenimenti che in seguito si realizzarono e scoprì cure e rimedi non convenzionali per i moltissimi malati che bussavano alla sua porta. Talvolta poneva sotto ipnosi chi lo desiderava, riportando alla luce ricordi di altre vite. Fu così che iniziarono ad emergere sempre più frequentemente, in alcuni dei pazienti e anche in Cayce stesso, ricordi concernenti esistenze vissute su Atlantide. E le loro rivelazioni furono clamorose: sembra che l'antico continente, infatti, disponesse di una tecnologia avanzatissima, capace di sviluppare enormi fonti di energia, allo scopo di alimentare intere città, mezzi volanti e armi terrificanti. Va considerato che Cayce, parlando di Atlantide, menzionò "Televisori, aeromobili da trasporto e raggi di luce distruttivi" negli anni '30, quando questi strumenti ancora non esistevano. Secondo il sensitivo, alla base della tecnologia atlantidea vi erano dei cristalli la cui struttura atomica sarebbe stata modificata per imbrigliare e condurre enormi quantitativi di energia, assorbita dal suolo, dal mare, dal sole e dalle stelle, come una sorta di enorme "Onda Tesla". Spesso questi cristalli erano situati all'interno di edifici simili a templi, studiati per accrescere il potenziale dei cristalli. Fantasie? Non esattamente. Nel 1970 una spedizione di sommozzatori americani che stava esplorando le acque delle Bahamas in cerca di galeoni affondati si imbattè in una città sommersa lunga chilometri. Il dottor Ray Brown, che era tra i sub, scovò tra le rovine una piramide che "brillava come uno specchio". A una decina di metri dalla sommità della piramide c'era un'apertura che immetteva in una stanza interna in cui Brown intravide, nell'acqua limacciosa e salmastra, un grosso cristallo sorretto da due mani metalliche. Il coraggioso sub prese il cristallo e lo portò in superficie. Brown la possiede ancora oggi e afferma che quando si prende in mano questo cristallo rotondo - al cui interno si intravedono forme piramidali - si avverte una "vibrazione molto forte. Ma forse è la suggestione". Già, forse. Oppure si tratta del residuo potenziale energetico dei cristalli di cui parlava Cayce. L'ultima profezia del veggente di Hopskinville riguardava proprio Atlantide: un giorno, egli affermava, essa sarebbe riemersa dai flutti, e per via degli assestamenti tettonici la faglia di S. Andreas si sarebbe spaccata e l'intera penisola della California sarebbe sprofondata in mare.

ricostruzione di Atlantide, sovrastata da una montagna a nord Secondo Cayce, gli abitanti di Atlantide provenivano da altre stelle: c'erano due classi sociali ad Atlantide, una che professava una fede spirituale denominata "la via dell'Uno" e l'altra detta dei "seguaci di Belial", che invece desideravano solamente appagare gli istinti più bassi. Inoltre, nel continente sarebbe stata presente un'altra razza, che Cayce, in mancanza di una definizione qualsiasi, chiama "The Things", "le cose". Questi esseri sarebbero stati molto semplici e primitivi, sfortunati incroci tra umani e animali, sfruttati dagli Atlantidi quali servi, o meglio declassati appunto allo stato di oggetto, di "automi". Secondo Cayce, sarebbero state tali disparità sociali e morali, unite alla frenetica ricerca di più tecnologia, potere, agi e ricchezze, che causarono la fine di Atlantide. "Questo pianeta ha un suo Karma preciso - soleva dire Cayce - e quello che sta accadendo oggi alla nostra società è accaduto già ad Atlantide". Platone in effetti scrisse che "... quando la divina scintilla iniziò a dileguare dai cuori degli Atlantidi, e a confondersi con la loro parte umana, quest'ultima cominciò a prendere il sopravvento: divennero indegni della loro fortuna, presi da una gretta avarizia e dalla brama di potere. Zeus, signore degli dei, rendendosi conto che una nobile stirpe era miseramente degenerata e intendendo per ciò punirla, perché potesse ravvedersi, chiamò allora a raccolta gli dei, e parlò loro..." Zeus, il padre degli dei, il cui simbolo era l'aquila, è per molti versi accostabile al severo dio sumero Enlil. Difatti il quadro inizia a chiarirsi tramite un attento riesame del materiale di Cayce e di Platone analizzato e confrontato con gli studi di Zecharia Sitchin. Sitchin, docente universitario ed esperto di lingue semitiche, sostiene ormai da anni che alcune tavolette sumere descrivono la storia di una antica colonizzazione della Terra ad opera di visitatori extraterrestri chiamati Nephilim. Questi provenivano da un pianeta chiamato Nibiru, il quale circolerebbe attorno al nostro Sole in una lunga rotazione orbitale di 3.600 anni. Gli abitanti di Nibiru erano, guarda caso, divisi in due categorie: gli spirituali (ma dispotici) Nephilim, probabilmente biondi, e gli Annunaki "dai capelli scuri", a cui toccavano i lavori più ingrati, nella fattispecie scendere sulla Terra ed estrarre dei minerali preziosi necessari alla loro tecnologia. A capo della spedizione sulla Terra vi è il dio Enki (chiamato anche Ea), mentre sul pianeta Nibiru regnava il "dio del cielo" Enlil. Dopo un po' gli Annunaki, stanchi dei lavori massacranti, si ribellano, dando luogo ad un'autentica battaglia con i Nephilim. Nella Bibbia esistono evidenti riferimenti - per quanto fugaci - ad una rivolta degli angeli contro il "dio dei Cieli", ribellione citata anche negli antichi testi egizi e in quelli Vedici (lotta tra Deva e Asura) e persino in quelli nordici (guerra tra Asi e Vani). L'angelo ribelle "caduto" sulla Terra e divenuto "Lucifero" in realtà non sarebbe altri che lo stesso Enki. A lui infatti viene attribuita la nascita del primo essere umano e l'avvertimento di Noè/Utnapishtim prima del diluvio, mentre per i Greci artefice di entrambe le cose fu Prometeo, semidio spesso identificato con Lucifero perché "rubò il fuoco agli dei per dare vita all'uomo". Il termine Lucifero deriva da Lux Infer, portatore di luce.

Una raffigurazione pittorica di Atlantide Ma perché si arrivò alla creazione dell'essere umano? Stando ai Sumeri, dopo reiterati e durissimi scontri (in cui secondo il Mahabarata vennero usate armi high-tech) e moltissime vittime, Enki promosse una tregua, offrendo nel contempo anche una soluzione al problema causa del conflitto. A lavorare nelle miniere, d'ora in avanti, sarebbe stata una nuova razza, da loro creata all'uopo. Le tavolette sumere descrivono con minuzia di particolari i tentativi di Enki di creare gli esseri umani, con l'aiuto della sorella Nin Hur Sag, la signora della montagna, detta anche Nit-Ti, signora della vita, visto che "dirigeva il settore medico": forse un'esperta in biogenetica. Essi presero delle semplici creature animali e mescolarono il loro DNA divino con quello delle cavie. I primi tentativi diedero origine a mostri terrificanti, metà uomini e metà animali, che continueranno a circolare per parecchi secoli. Forse creature favolose come il minotauro e i centauri, nonché divinità egiziane come Anubi e Horus, nacquero da questo tentativo mal riuscito della biologa Nin Hur Sag. D'altronde ancora oggi gli Ebrei temono la terribile Lilith, il cui nome deriva dalla radice Lil', che vuol dire demone. Lilith è definita "Madre di tutti i mostri", perché la tradizione vuole che ogni creatura demoniaca sia nata da lei. Anche la dea-madre sumera Tiamat era definita "colei che genera mostri". Che sia un ricordo atavico dei terribili esperimenti della biologa atlantidea? Un'ultima nota: un altro appellativo di Nin Hur Sag era "Signora della Montagna". Platone non aveva affermato che la bella Clito di cui si era invaghito Poseidone abitava sulla più alta montagna di Atlantide? Sia come sia, alla fine l'ingegneria genetica Nephilim/Annunaki ebbe successo e nacque Adamo. O meglio "Adam", una creatura ermafrodita che poi verrà scissa in maschio e femmina. Le sue fattezze sono perfette, inequivocabilemte umane. E i "Servi del Signore" iniziano la loro vita di duro lavoro nelle miniere e anche altrove. Tutti sono soddisfatti, Nephilim e Annunaki. Gli uomini un po' meno. Enki, non più vincolato al suo compito di "capo cantiere minerario" inizia a dedicarsi allo sfruttamento delle risorse ittiche, e in breve i Sumeri, invece che come divinità sotterranea e delle ricchezze nascoste, lo idolatrano quale dio del Mare. A questo punto, nella nostra mente si saranno già accese quattro o cinque lampadine. Ma Platone non sosteneva che Atlantide era ricca di Miniere? Allora forse si trattava del continente abitato da Annunaki e Nephilim. E non vi regnava sovrano Poseidone? Certo: a Platone fu detto che il continente era governato dal dio del Mare, ossia Enki, ma Poseidon era l'unico dio oceanico che il filosofo greco conoscesse. Sempre per i Greci, Ade era dio dell'aldilà, il regno sotterraneo dei morti. Eppure Ade, ribattezzato più tardi Plutone dai Romani, veniva venerato anche come dio della ricchezza del sottosuolo. Il che vuol dire oro e miniere. E, naturalmente, Plutone e Nettuno erano fratelli, secondo il mito. Perché ancor oggi immaginiamo il "diavolo" nel sottosuolo armato di tridente, se questo era il simbolo di Poseidone? Probabilmente perché si trattava della stessa divinità, Enki, il sovrano sceso dalle stelle i cui culti (dio del sottosuolo e del mare) finirono per scindersi col passare del tempo. Una prima conferma? Il diavolo è solitamente raffigurato con il volto di caprone. Ebbene, per i Sumeri il dio dalle fattezze di capro era Enki, tanto che la costellazione del Capricorno è nata per rappresentarlo mentre esce dal mare, mezzo capro e mezzo pesce. E ancora: in India una delle divinità più antiche è Siva, dio dei morti, degli inferi, ma anche del mare e dei fiumi, tanto che il Gange scaturirebbe dalla sua testa. Il suo simbolo? Un tridente, naturalmente. E, sempre per caso, Siva è sposato con Kali, nata e vissuta sull'Himalaya, tanto che uno dei suoi appellativi era "Signora della Montagna". Dietro questa pletora di divini nomi, insomma, si nascondono un singolo regnante extraterrestre e la sua compagna. Cosa dire invece riguardo gli esperimenti mal riusciti di Nin Hur-Sag? Erano quelle creature mostruose, per metà animali, le "Cose" di cui parlava Cayce? Possibile, anche perché le leggende dei Nativi Americani lo confermerebbero: "Secoli addietro avevamo un corpo metà uomo, metà animale. Poi intervennero gli dei, e lentamente perdemmo pelame, piumaggio, zoccoli e corna, fino a diventare umani". Forse la povera biologa Nin Hur Sag, la "perfida" Lilith, aveva la coscienza un po' sporca per tutti gli esperimenti fatti, e vi pose rimedio. Persino Cayce sostiene che le "Cose" degli Atlantidi diventarono via via più umane. Enki in seguito aiutò gli uomini a scampare alle ire di Enlil, che non potendosi sfogare sugli Annunaki decise di perseguitare i poveri umani. Lo studioso anglosassone Sir Laurence Gardner fa notare come, nella Bibbia, si sia creata una tremenda confusione a questo punto: Jahvé si comporta da schizofrenico, dato che in certi momenti si fa in quattro per salvare il popolo ebraico e in altri cerca di distruggerlo con ogni mezzo. In realtà il testo originale usa due nomi distinti: El Shaddai (Jahvè) e Adon (Signore), termini che in realtà indicano Enlil e Enki: due "divinità" ben diverse e contrapposte, insomma, poi "unificate" dai cattolici per evitare domande imbarazzanti. Enlil, dio del cielo (poiché abita ancora su Nibiru) viene spesso rappresentato da un aquila, mentre l'ittico Enki viene simboleggiato da animali marini: delfini, cetacei, o persino mitici dragoni. La contrapposizione tra Aquila e Serpente-Dragone si riaffaccia in tutte le mitologie: Horus il falco contro Seth il serpente, Ercole (figlio di Zeus) e l'Hydra, l'Aquila dei Romani contro il dragone dei Celti, per finire alle rappresentazioni bibliche di Satana contro San Michele. Ancora oggi, sulla bandiera nazionale del Messico appare un'aquila che ghermisce tra gli artigli un serpente, in riferimento ad un antico mito Maya. Poi, l'irreparabile. Sembra che gli Annunaki, ormai con tanto tempo libero a disposizione, costruissero apparecchiature sempre più complesse e dotate di un'energia pericolosa ed instabile, nel tentativo di acquisire più agi e ricchezze. Secondo Cayce, fu l'estrema dissolutezza dei "seguaci di Belial" - forse gli stessi Annunaki - a portare il continente alla rovina. Essi alterarono le leggi della natura con i loro potenti macchinari, e la Terra reagì bruscamente, spostando il proprio asse magnetico. Secondo alcuni il cataclisma venne causato dalla caduta di un enorme asteroide, secondo altri da una serie di terremoti: poco importa la causa. Il risultato fu che l'asse terrestre si inclinò di parecchio, e forse la stessa Terra si avvicinò maggiormente al Sole, restringendo la propria orbita. Sta di fatto che i ghiacci dei poli vennero a trovarsi sotto i raggi cocenti del sole diretto, e in breve tempo si sciolsero. Dopo i tremendi terremoti di assestamento planetario, Atlantide dovette subire dunque anche una spaventosa inondazione, che venne ricordata poi come diluvio universale. Secondo i Sumeri, Enki avvertì appena in tempo Utnapishtim (il Noè sumero) di salpare, prima che il diluvio giungesse. Dall'alto delle loro navi stellari, Nephilim ed Annunaki osservarono sgomenti la vita venire distrutta nel pianeta sottostante. Le alte torri dorate di Atlantide svanivano ingoiate dai flutti, mentre ridenti città e verdi pascoli furono annientati in un attimo. I Sumeri narrano che persino l'implacabile Enlil, il vendicativo "dio degli eserciti", quel giorno si commosse, forse scosso dall'intensità distruttiva della natura. La stessa Bibbia afferma che quando il diluvio cessò e le terre riemersero, Jahvè scese dal cielo e giurò a Noé e alla sua stirpe che mai più avrebbe perseguitato il genere umano. Solo fantascienza? Chissà. Fa pensare, però, che in numerosi casi, gli ET nordici avrebbero affermato di dover aiutare gli esseri umani per un debito karmico, perché "I nostri antenati fecero del male ai vostri, e ora dobbiamo ripagare il danno fatto". I biondi Nephilim si sentono responsabili delle antiche ire di Enlil? Se così fosse, sarebbe un bellissimo gesto da parte loro. Chissà se un domani anche noi "umani" ci mostreremo altrettanto saggi con chi ha patito per colpa nostra.

(articolo pubblicato su UFO Network n°9)
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