Andrea
Capano
(1953)
Insegnante di francese
nelle scuole superiori, ha pubblicato diverse sillogi di poesia, tra cui
ricordiamo A sgavàudura e u dagliu (1986) e Teragnae (1987).
Poeta dell'inutilità dell'esistere, Capano non lesina duri attacchi
all'odierno sistema di vita, falso e consumistico. Lontano dal felibrismo
de A barma grande, il ventimigliese di Capano è principalmente
espressione della solitudine esistenziale dell'autore.
De àrburi
stenti arrente au çemiteriu...
De àrburi stenti
arrente au çemiteriu,
|
Alberi soffocati vicino
al cimitero,
e luci e soldi e ori di negozi: Ventimiglia-pidocchio che piagnucola, che per guadagnarci sveglierebbe i morti. Dove avete seppellito quei muri coi vetri sopra e gli orti coi pozzi a bilico? E gozzi, e reti, e palamiti, e lampare, e il rezzaglio di Berto, i piedi scalzi dei cacciatori d'anguille, pance vuote tutto l'arco dell'anno, e i carri, e zappe dentate, e seghe, e falci, e mule, e bigonce, e trottole, e vicoli coperti? L'odore dell'olio, che solo il fiuto d'un poeta-contadino, ubriaco ostinato a restare vivo contro tutto il gioco, riconosce ancor fresco di spremitura, guarda, ci rincorre fino in fondo al cuore. non ce lo scrolleremmo da dosso neppure se ci sfregassimo con la spazzola e il sapone di Marsiglia, profumi di questa Francia ridicola e anglofona. L'anima del frantoio si è attaccata sulla nostra più antica, e non c'è niente che possa più spezzare i suoi anelli. È la fiaba dell'ulivo, tenero e acciaio, che si fa beffe di me, di te, di tutti, di Ventimiglia che va barcollando sotto l'otre dei soldi, dei suoi strepiti di paese dei fiori (quanto malandati!) di alberi soffocati vicino al cimitero. |
Sciurtì,
vuxe da lenga maire antiga...
Sciurtì, vuxe da lenga
maire antiga,
|
Uscite, voci della
lingua madre antica,
da questo sotterraneo, ove vi sommerge il rumore dell'oro, della radio e dell'urlo straniero al cuore dell'uomo. E dispiegatevi al sole, come sulla spiaggia il ribollire d'argento del mare quando giunge a terra la sciabica. Scorrete simili all'acqua dei torrenti più nascosti, che si slancia verso il fiume che ci porta l'anima del timo e della maggiorana. E da dentro le mura della città si diffondano nella brezza ancora le grida dei bambini, insieme alle voci stanche che ruminano una preghiera, quanto simile al giro consunto e nuovo della gran ruota della vita che beviamo a garganella. |
M'apiaixereva
...
M'apiaixereva
möire versu avrì,
|
Mi piacerebbe morire verso
aprile,
in un soffio di brezza, quando cadono i fiori degli olivi. Potrebbe andare bene anche ottobre, nell'odore della vendemmia e del mosto, col rimpianto di non poter assaggiare il vino dell'anno. Non vorrei mai morire d'agosto, nel mese del caldo e dei tafani, con i cani affannati e l'acqua a gocce e il grido della civetta nella notte. In luogo di pregare per mille cose: solo questa chiedo al Signore Iddio: non lasciatemi morire nell'agosto. |