Dalle "Croniche de overe de papi et imperaoy"
Il Mago Merlino
In
questo tenpo si fo in Britagna Merlin propheta, figio de unna saynta monega
figia de re, et nassé per conçonçimento de demmonio,
ché la mayre de questo Merlin fo figia de lo re Demecio et fo monega
in lo monesté de San Pero in la citay de Caermedua, et questa disse
che may ella no cognoscé homo, ma disse che gi apparsse un chi gi
pareyva belissimo et si la basà; un'atra vota gi apparsse et si
l'abrazà et basala monte vote, et quando se disparsse questo chi
gi pareyva cossì bello et chi l'abrazava et chi la basava, ella
se trovà esser gravea. Fazando lo re de Britagna un hedificio meravejoso
et grandissimo, de note dispareyva çò che de jorno hedificava,
et dagandosse meravegia avé responsion dali soy magi che lo hedificio
no prospareyva sarvo inter la cancina no fosse meschià delo sangue
de arcun chi fosse zenerao et procreao senza paire. Et cercandosse tar
persona per lo regname, fo revelao Merlin da un garzon cum chi ello se
acavejava, et seando preyso Merlin, mostrà che li magi se mentivan,
et questo Merlin mostrà un grande abisso chi devorava in tera de
note tuto lo hedificio che lo re fasea far de dì, et per questo
moo scanpà.
In quel tempo ci fu in Bretagna il profeta Merlino, figlio di una santa monaca figlia di re, nato per congiungimento con il demonio; la madre di Merlino era figlia del Re Demecio e suora in un monastero dedicato a San Pietro, nella città di Caermedua. Sosteneva di non aver mai conosciuto uomo, ma che una volta le era apparso un essere bellissimo, il quale l'aveva baciata; apparsole un'altra volta, la abbracciò e baciò ancora, e quando questo essere che le sembrava così bello e che l'abbracciava e baciava fu scomparso, ella scoprì di essere incinta. Il re di Bretagna stava facendo edificare una costruzione bellissima e grandissima, ma ogni notte tutto ciò che era stato edificato scompariva. Meravigliatosi di ciò, venne a sapere dai suoi maghi che la costruzione non sarebbe progredita a meno che nella calce non fosse mescolato il sangue di una persona generata e procreata senza l'intervento del padre. Allora venne fatta cercare in tutto il reame una persona simile, e Merlino fu riconosciuto per la segnalazione di un altro ragazzo con il quale si stava accapigliando. Merlino fu preso, ma dimostrò che i maghi mentivano, facendo vedere una grande voragine, la quale, di notte, divorava l'edificio che il re faceva costruire di giorno. In questo modo si salvò. |
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E, no passao goairi tempo, questa femena morì e, abjandola Bacon cum li soi compagnoin missa su unna nave per portar a questa gexia, se comensà unna grande tempesta in mar, là unde fuzim tuti quelli de la nave, salvo Bacon e um so compagnon e parente. Quando elli fom zointi a la gexia, sì aceizem um grande fogo per ché 'l era monto noyte scura. E, de presenti, questa femena se levà e demandà a beiver de l'aigoa. Alaora disse Bacon a lo compagnon: "Ello convem che tu vagi per aigoa e mi goarderò cocì, o voi goardai cocì e mi ge anderò; ello convem che tu vaga a la longa un migiar". E quello respoze: " Tu ge anderai e mi starò". E, seando Bacon andaito per aigoa, questa se levà da lo leto, unde ella jaxeiva, e zità quello chi era romazo inter lo fogo e, retornando Bacon cum l'aigoa, questa li zé incontra e, incontenente che ella la vì, la boca se li revoze e fuzì per penser sum um arboro. E questa femena, de presente fo satâ sum l'erboro e de la soa boca zitava fjama de fogo. E avegne che in quella hora, lì arivà lo alcivesco de Ravena, chi passava lor ichena e, vegando cossì oriber cossa, comandà a li soi jherexi che elli aparegiassem li paramenti cum lo incensso e cum l'aigoa beneita. E quando ello fo parao zé a sconzurà quella femena per savei chi ella era e ella respoze che 'l era diavo, stao in quella semegiansa per longo temporar, per poei prender l'annima de Bacon so mario. Ma, per caxom de la devociom che ello avé in la vergem madona Sancta Maria e saruavala pjascum jorno, no poeiva aveir nissuna segnoria sovre ello. "E per so me som missa in forma de morta per megio inganarlo". E, de presente, desparve via. C'era un tale di nome Bacon, che era molto devoto alla vergine Maria. Una volta promise a una donna di prenderla in moglie se lei avesse consentito di fare la sua volontà. Lei glielo promise a condizione che egli si impegnasse a seppellirla, una volta che fosse morta, in una certa chiesa molto distante da quel paese, lungo la costa del mare. Quello accettò, senza conoscere l'inganno perpetrato dal diavolo, che aveva assunto quelle sembianze per ingannarlo con la follia d'amore. Non passò troppo tempo e la donna morì. Bacon e i suoi compagni misero la salma su una nave per portarla in quella chiesa, ma subito si scatenò una grande tempesta in mare, e tutti abbandonarono la nave tranne Bacon e un suo fedele compagno e parente. Quando ebbero raggiunto la chiesa, accesero un grande fuoco, perché la notte era assai buia. All'improvviso la donna si alzò e chiese di bere dell'acqua. Bacon disse al suo compagno: Conviene che tu vada a prendere l'acqua e che io resti qui a fare la guardia, oppure tu rimani, e vado io: bisogna fare un miglio di strada. Quello rispose: Vai tu, io rimango qui. Quando Bacon fu andato a prendere l'acqua, la donna si alzò dal giaciglio e scaraventò nel fuoco il compagno. Quando Bacon ritornò con l'acqua, fece per muovergli incontro, ma lui, come la vide, storse la bocca e, pieno di paura, si rifugiò su un albero. La donna saltò subito sull'albero, e la sua bocca gettava fiamme e fuoco. In quel momento passava lì vicino l'arcivescovo di Ravenna e, assistendo a quella scena orribile, ordinò ai suoi chierici di preparargli i paramenti, l'incenso e l'acqua benedetta. Quando fu pronto, andò ad interrogare quella donna per sapere chi fosse, e quella rispose di essere il diavolo, rimasto a lungo in quelle sembianze per impadronirsi dell'anima di Bacon suo marito. Ma grazie alla devozione che egli nutriva per la vergine Maria, alla quale si rivolgeva ogni giorno, non riusciva ad averne ragione. Così ho assunto l'aspetto di un cadavere per ingannarlo. E subito scomparve. |