Phil Coulter
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Phil Coulter – Classic Country 

Arrangiatore, compositore, presentatore TV, cantante, folksinger…la sua nuova tappa? L’America del country.

Testo di Alfredo De Pietra

Non è facile, sulle pagine di un mensile come “Keltika”, parlare di un artista come Phil Coulter. Non è facile perché si tratta di un personaggio che gode di un’enorme popolarità in patria, legata tuttavia non propriamente a quegli stili musicali che caratterizzano da sempre le recensioni della nostra rivista.

Tanto per essere chiari, stiamo infatti parlando di una delle figure artistiche più importanti della terra d’Irlanda sin dagli anni Sessanta, ma anche del best selling artist irlandese della sua generazione, che nasce come compositore di hit e arrangiatore per poi, gradualmente e col tempo, riavvicinarsi al patrimonio tradizionale della propria terra, con alcune splendide composizioni entrate oggi a pieno titolo nel repertorio di un gran numero di Irish folksinger.

Ma sarà bene andare con ordine. Phil Coulter nasce a Derry, nell’Irlanda del Nord, nel 1942. Durante il periodo degli studi alla Queens University di Dublino il suo estro compositivo inizia ad affacciarsi prepotentemente, e tra l’altro di ciò si accorgono sia la potente Capitol che l’impresario Phil Solomon. Il campo è quello dell’easy listening, tanto per intenderci, e si mira subito al bersaglio grosso: il festival dell’Eurovisione, per la cui edizione del 1965 il compositore nord-irlandese scrive “Walking The Streets In The Rain”. È l’inizio di una gloriosa carriera nel mondo del pop, con composizioni per i Them (“I Can Only Give You Everything”) e l’arrangiamento di qualche brano che riesce ad affacciarsi nella hit parade inglese.

Anche per questo motivo Coulter si trasferisce a Londra, ove inizia la partnership con Bill Martin, destinata a diventare una autentica fabbrica di hit: basti pensare alla celebre “Puppet On A String”, portata al successo dalla “cantante a piedi scalzi” Sandie Shaw al festival dell’Eurovisione del 1967, o anche a “Congratulations” (chi non la ricorda?) interpretata da Cliff Richard.

È ancora lui a portare al successo l’Irlanda all’Eurofestival (1970) con “All Kinds Of Everything”, cantata da Dana, e a margine lo stesso anno gli viene commissionato l’inno della nazionale di calcio inglese.

Il successo sul versante commerciale non distoglie tuttavia Phil Coulter da un nuovo interesse, quello per la tradizione musicale della sua patria. Tutto nacque per il fatto che uno dei gruppi rappresentati da Solomon era quello dei Dubliners; ma oltre a ciò, ecco che in quegli anni ritroviamo Coulter a fianco dei Fureys e nel ruolo di produttore di tre album dei Planxty. Siamo alla metà dei Settanta, e le composizioni dell’artista nord-irlandese che entrano nella hit parade britannica non si contano più, fino alla fine del sodalizio con Bill Martin, avvenuto nei primi anni Ottanta.

Coulter cambia a questo punto bruscamente la tipologia del proprio approccio artistico, iniziando a concentrarsi sulle registrazioni orchestrali: album come Classic Tranquillity e Sea Of Tranquillity (entrambi del 1984), Words And Music (1989), American Tranquillity (1994), Celtic Horizons (1996), Highland Cathedral (2000) e The Songs I Love So Well (2001) riscuotono un grandissimo successo presso le comunità irlandesi sparse nei Paesi di lingua anglosassone e, a torto o a ragione, diventano ospiti fissi delle classifiche americane specializzate in New Age Music. Il tutto, condito in questi ultimi anni dalle collaborazioni con il flautista classico James Galway e dalla produzione di artisti come Sinead O’Connor e i Boyzone (!)

La sua vita non è stata però tutta rose e fiori: suo figlio, affetto da trisomia 21, è deceduto all’età di soli tre anni, e un suo fratello è tragicamente venuto a mancare annegando in un incidente; a seguito di tali disgrazie, Coulter meditò anche per qualche tempo di ritirarsi dalle scene.

Da tutto ciò emerge la figura di un artista eclettico, i cui interessi non conoscono confini. Ed ecco quindi che non deve stupire la sua più recente digressione musicale, questa volta nel campo della musica country, concretizzata nel recentissimo album Classic Country, pubblicato da Celtic Collections (www.celticcollections.com), che presentiamo sul nostro sampler mensile con le due track “You Raise Me Up” (originariamente un successo dei Secret Garden) e “From A Distance”, (portato al successo in Irlanda dalla voce di Nanci Griffith).

È lo stesso Coulter che spiega nelle note di coprtina i perché di questa scelta: “Sono un fan della musica country, come molti irlandesi, sin da quando ero un ragazzino: da pianista passavo ore a cercare di capire come diavolo facesse Floyd Cramer a suonare il piano in quel modo, e uno dei miei primi impegni professionali di cui vado orgoglioso fu l’accompagnare il grande Hank Locklin in un tour irlandese. Come compositore ho sempre apprezzato la felice scelta dei titoli e dei testi associata a melodie di grande respiro. Negli ultimi anni la diffusione di questa musica è stata enorme, ma ciò non mi stupisce: dopo un periodo in cui nel music business la melodia ha rivestito un ruolo secondario, non è un caso che oggi invece il country venga apprezzato come merita. Così questo album è innanzitutto una celebrazione di alcune grandi melodie, e proprio per questo i miei riarrangiamenti di questi brani sono all’insegna del rispetto.

Tutti brani strumentali, in Classic Country, con l’eccezione di qualche coro a opera degli Sweet Charity, gruppo vocale frequentatore del suo show televisivo (…già, non ve lo avevamo detto, Phil  Coulter è anche presentatore di un programma TV) “Coulter & Co”, all’insegna dell’eleganza, anche se talvolta ai limiti del formalismo; molto lontano dagli album etichettati “New Age” e più vicino ai tranquillity album della prima metà degli anni Novanta. L’ennesimo nuovo capitolo della lunga carriera di un eclettico musicista  rivelatosi abilissimo nelle vesti di produttore, compositore, arrangiatore ed esecutore, capace di spaziare con la massima naturalezza dall’easy listening alla new age, dalla musica per orchestra a - perché no? - alla musica country.