Niamh Parsons
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Niamh Parsons – Heart’s Desire 

Testo di Alfredo De Pietra 

“…Dedicato a mio padre…” 

Le canzoni tradizionali possono raggiungere il cuore delle persone più di ogni altra forma musicale, se interpretate da artisti sensibili come Niamh Parsons. Siamo orgogliosi si presentare il suo ultimo album, recentemente nominato “album celtico dell’anno”, dall’Association For Independent Music.

Niamh (si pronuncia “Neeve”) Parsons (http://www.niamhparsons.com) è oggi una delle voci più affascinanti della tradizione musicale irlandese. Spesso la sua arte canora è stata paragonata alle grandi cantanti dell’isola di Smeraldo, e non a caso il grande compositore Archie Fisher ha detto, a proposito della Parsons: “Una cantante come lei può nascere una o due volte in una generazione.”

È questo il motivo per cui ogni suo nuovo album suscita grande interesse tra gli appassionati di Irish traditional singing: in ogni caso avremo a che fare con musica di squisita fattura, sia che si tratti di brani schiettamente tradizionali, che di canzoni contemporanee. Non sfugge a questa regola l’eccellente ultimo CD della Parsons, Heart’s Desire, pubblicato dalla Green Linnet (http://www.greenlinnet.com) e recente vincitore del prestigioso titolo di “Celtic Album Of The Year”.

Un album splendido, Heart’s Desire, molto “personale” (la cantante lo ha dedicato al padre, recentemente scomparso), quasi intimista, che alterna storie di guerra e di amori impossibili, melanconia, romanticismo e gioia, vecchie canzoni dei Planxty (“West Coast Of Clare”) e testi di Mark Knoplfler (“Done With Bonaparte”).

Anche i musicisti che accompagnano Parsons in questa sua ultima opera discografica sono di eccellente livello: si va dal grande chitarrista Graham Dunne a Josephine Marsh all’accordion, da Dennis Cahill (per una volta alla chitarra e al mandolino) a Mick Kinsella all’armonica.

La grande cantante irlandese ci ha rilasciato questa intervista in esclusiva: argomenti d’obbligo, il canto in Irlanda e il suo ultimo album.

Niamh, qual è la situazione del canto tradizionale, oggi in Irlanda? C’è chi sostiene che vi sia un maggiore interesse per la musica strumentale…

“In Irlanda attualmente ci sono molte singing session, e diversi singing weekend, in cui la gente si incontra e canta senza alcun accompagnamento: i primi esempi che mi vengono a mente sono il Forkhill Singers Weekend nella Contea di Armagh e il Ballyliffen Singing Weekend nel Donegal. Tuttavia è vero, nelle session musicali lo spazio per il canto è molto ristretto. Fino a qualche tempo fa i musicisti erano anche ottimi cantanti: pensi a Willie Clancy, Seamus Ennis… Sembra che oggi questa pratica non sia più seguita, e per questo motivo spingo sempre i giovani musicisti a provare a imparare anche a cantare qualche canzone. Quindi, se la scena canora è comunque ricca di personaggi, d’altro canto è vero che c’è un interesse maggiore nei confronti della musica strumentale.”

Qual è il suo approccio alla musica irlandese?

“Un approccio molto tradizionale, direi…guardo alla canzone come a una melodia senza accompagnamento. La sovrastruttura musicale deve servire solo ad abbellire la linea melodica, secondo me. In fondo io canto delle canzoni, nel modo più naturale possibile. Un approccio più moderno forse vorrebbe dire un maggiore ricorso alla ritmica, oppure una strumentazione “moderna”, ma entrambe queste cose sono lontane dal mio modo di pensare.”

Come sceglie le canzoni da interpretare?

“Ascolto e colleziono canzoni praticamente da quando ero bambina. Quando arriva il tempo di incidere un nuovo album, impiego all’incirca un mese per decidere quali ne saranno i brani, ma in ogni caso si tratta di canzoni che conosco molto bene. Magari qualcuna la canto anche da venticinque anni, altre da pochi mesi…Insomma, continuo a provare a cantare da sola un certo numero di canzoni, fino a ridurne il numero a una quindicina. Poi, in sala d’incisione, tre o quattro canzoni per un motivo o per l’altro finiscono per essere accantonate, e magari me le ritrovo per il CD successivo…”

Andiamo a questo suo ultimo album,. Quali le novità, rispetto alla sua precedente produzione?

“Considero Heart’s Desire uno dei miei migliori album, perché la sua musica è perfettamente complementare alle canzoni e al mio stile canoro. Lavoro con Graham Dunne ormai da quattro anni, e questo è il mio secondo disco con lui: il primo, registrato nel 2000, era In My Prime. Bene, si avverte nettamente che il nostro sodalizio artistico è migliorato, perché mentre ai tempi delle incisioni del 2000 avevamo appena iniziato a suonare insieme, ora lavoriamo costantemente in duo. E tra l’altro in Heart’s Desire Graham ha avuto la possibilità di suonare due dei brani strumentali per chitarra che esegue dal vivo. Un altro aspetto importante di questo CD è la produzione ad opera di Dennis Cahill, violinista dello show “Lord Of The Dance”, che ha mostrato una grande comprensione per la musica mia e di Graham. Il produttore del mio primo album (Loosely Connected, 1992) fu Vinnie Kilduff, mentre a produrre il mio secondo CD (Loosen Up, 1997) era stato il mio ex-marito, il compositore Dee Moore. Mi occupai in prima persona dei miei due album successivi, quindi sentivo l’esigenza di tornare a essere guidata da un musicista ricco di esperienza, anche se si trattava di una “prima volta” anche per Cahill nei panni del produttore. Ancora, ho invitato a partecipare a questo progetto due cantanti che spesso sono stati in tour con me e Graham, Terry Coyne e Tony Gibbons: il primo suona anche il flauto, il secondo il bouzouki. Sono entrambi di Liverpool, e cantano da oltre venti anni nella band Garvagh. Conosco Terry Coyne sin da quando eravamo bambini e quando, nel 2001, ci fu la possibilità di cantare insieme, non ci lasciammo scappare l’occasione. Così è stato per me naturale invitarli a Dublino per partecipare alla registrazione di Heart’s Desire. Un’ultima cosa, molto importante per me: la copertina del CD è stata dipinta dalla moglie di Dennis Cahill, Gwen Sale. Era la sua prima copertina, e sia lei che il marito erano molto orgogliosi di questo album. Purtroppo Gwen è deceduta in un tragico incidente stradale a maggio dell’anno scorso, appena una settimana prima del lancio del CD.”

E soprattutto non dimentichiamo che Heart’s Desire è stato nominato “Celtic Album Of The Year” dall’Association For Independent Music (AFIM)…

“Sono contentissima di questo riconoscimento, sia per chi ha lavorato alla realizzazione dell’album che per la casa discografica Green Linnet. Non conosco la motivazione del premio, ma noto che anche i miei due album precedenti avevano ricevuto la nomination, e che nel 1996 il premio fu vinto dagli Arcady…e io ero una di loro! Quindi posso solo concludere che evidentemente alla AFIM piace la mia musica!”

Lei ha dedicato Heart’s Desire a suo padre…

“Oltre a essere mio padre, era anche un ottimo cantante, e devo a lui l’amore per le canzoni tradizionali. È morto nel 2000, all’età di 74 anni. Sin da bambine ha insegnato a cantare canzoni di ogni genere a me e a mia sorella. Era originario di Dublino, ed era un grande appassionato di musica irlandese. Mia madre è della contea di Clare, una zona ricchissima di musica tradizionale, così, quando si sposarono, lui scoprì tutta una nuova serie di brani. Andavamo tutti insieme alle singing session e ai singing weekend. Era mio padre, ma era anche il mio migliore amico, e anche per questo mi manca tantissimo. Sento che sarebbe stato orgoglioso di questo mio ultimo disco, e per questo motivo gliel’ho dedicato.”

Sul CD di “Keltika” di questo mese abbiamo l’opportunità di ascoltare “The Rigs Of Rye”, tratto da  Heart’s Desire

“È una canzone scozzese molto vecchia…ma per favore non mi chieda “quanto” vecchia! L’ho imparata da un mio amico, Declan Fay, che a sua volta l’aveva scoperta su un disco di Robin Dransfield. Era una delle canzoni che cantavo, accompagnata dalla chitarra, sin dai tempi dei miei inizi al Brazen Head, nel 1983. Mi affascina la vicenda narrata in questa canzone, e tra l’altro è una delle poche canzoni a lieto fine! E sono entusiasta delle armonizzazioni vocali ad opera di Tony Gibbons e Terry Coyne.”

Le esperienze italiane di Niamh Parsons?

“Sono venuta a cantare da voi cinque volte, insieme ai Birkin Tree: incontrai questi musicisti al Feakle International Festival, nella Contea di Clare, nel 1999, diventammo amici, e così Fabio Rinaudo, il piper del gruppo, invitò me e Graham a suonare e cantare con loro. Sono stata un po’ in tutto il nord Italia, da Savona a Venezia, a Milano, Bologna, Torino, Vicenza. La prossima volta mi piacerebbe spingermi più a sud, magari cantare a Roma, a Napoli, in Sicilia. Amo l’Italia, la sua gente, il cibo, i posti…Fabio risiede a Savona, quindi conosco molto bene quella zona. Abbiamo anche registrato con i Birkin Tree, e per quanto ne so il loro CD con queste incisioni uscirà nel 2004. Insomma, non vedo l’ora di tornare! Mi piacerebbe venire con il mio gruppo, la prossima volta, per presentare un concerto intero: anche se a molti, in Italia, potrà sfuggire il significato delle mie canzoni, vedo che a livello emozionale l’intesa con voi italiani è eccellente. Il vero problema con l’Italia è un altro…non riesco mai a mangiare del buon cibo italiano al di fuori dell’Italia. Non ha mai il meraviglioso sapore che ha da voi!”