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Dalla Prefazione di Giampaolo Rugarli Se un romanzo deve essere l'esposizione di una serie di avvenimenti, più o meno
concatenati, sino a un colpo di scena finale, tale da mozzare il fiato al
Lettore, La Memoria impura di Alfredo
Fiorani corrisponde poco a queste
caratteristiche, tranne forse la sorpresa conclusiva che ovviamente non
rivelerò. La Memoria impura non concede nulla alle convenzioni
romanzesche, ha la fissità ossessiva della prigione, una cella di tre
metri per tre, dove è rinchiuso Alvaro, per scontare i venticinque anni
di reclusione ai quali è stato condannato. Perché? E perché una pena
così pesante? Alvaro è un assassino, anzi è un assassino seriale: ha
ucciso un piccolo esercito di bambine, tutte in età preadolescenziale e
tutte equamente violentate e strangolate. La condanna sta per scadere,
e, alla vigilia della scarcerazione, ricordi, rimorsi, proponimenti...
arriva tutto in frotta, costringendo il nostro omicida a un tumultuoso
esame di coscienza. Venticinque anni di così detta espiazione sono
serviti a qualche cosa? Verrà restituito alla vita civile un uomo
redento (o almeno cambiato) oppure...? |
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