TUTTO EBBE INIZIO CON UNA 1300 TI BIANCA…
Correva l'anno -e trattandosi di Alfa non avrebbe potuto fare altrimenti- 1969: il babbo possedeva a quell'epoca una onesta Fiat 1100 R bianca, con tre anni di "onorato servizio", ed un bel giorno -un sabato ai primi di marzo- caricò la mamma ed il sottoscritto, allora settenne, in automobile, e ci portò -allora si abitava a Treviso- sul Terraglio, dove all'epoca aveva sede la concessionaria Alfa Romeo "Sandro Bottesella & C.".
Abbandonato e felicemente libero di sgattaiolare in mezzo alle automobili, che già allora esercitavano su di me un fascino indescrivibile, con l'impegno solenne alla mamma di non combinar disastri, ricordo che trascorsi almeno un paio d'ore a curiosare dentro automobili che allora, essendo semplici "usati", magari anche difficili da piazzare, attendevano di conoscere il proprio destino nel piazzale della concessionaria: e sto parlando di 2600 coupé, Giuliette sprint, 1900 super e così via…
Ci sarebbe -a distanza di 30 anni- da mettersi le mani nei capelli (ad averli!)…
Ricordo anche che nella vetrina dell'esposizione troneggiava una "muscolosa" ed aggressiva Giulia GT priva dei paraurti. Quasi sicuramente si trattava di una (mitica) Giulia GTA, ma a 7 anni cosa potevo capirne…
Dopo un po' fui recuperato dai miei perché era ora di tornare a casa con una "sorpresa": lì per lì credetti che si trattasse del modellino della gloriosa Alfa 33 Sport, che mi regalò il venditore (e che ancora adesso, sia pure bisognoso di restauri, sonnecchia in un cassetto), ma poi compresi di cosa in realtà si trattasse quando il babbo, visibilmente soddisfatto, mi fece salire su una fiammante Giulia 1300 TI bianca, targata Padova (215913), giunta nel frattempo.
Gli interni in skai bordeaux erano ancora cellofanati, ed i cerchi allargati e il volante in legno (modello Super) denunciavano chiaramente che si trattava di una di quelle che oggi si chiamano "auto aziendali", ed infatti la direzione Alfa Romeo per il Veneto allora era a Padova.
Comunque partimmo per tornare a casa, e la mamma, da poco patentata, ci seguì invece sulla 1100, che di lì a pochi giorni sarebbe passata in gestione allo zio, anch'egli fresco di patente, il quale avrebbe ceduto la sua 500, che incominciava ad essere un po' stretta per la famiglia (fratello overlength, mamma, nonna e nonno).
Fu proprio la Giulia bianca, anzi "biancospino 013", ad accompagnare buona parte della mia fanciullezza.
Il sedile posteriore diventava il "ponte di comando" nelle interminabili trasferte che facevamo per andare a trovare i nonni al sud verso fine agosto: si partiva da Treviso alle 4, 4 e mezza del mattino, con il fresco, io placidamente addormentato sulla "cuccetta volante" allestita sul sedile posteriore, e naturalmente il bagagliaio stracolmo (almeno una volta ricordo anche il portabagagli sul tetto!). Mi svegliavo dalle parti di Bologna, ed il babbo, perché non "rompessi" più del necessario, si era "inventato" per me il compito del mavigatore, con tanto di itinerario, road-book, medie calcolate… classico esempio di un gioco intelligente (babbo era ufficiale di artiglieria) che non solo mi ha insegnato a leggere le carte stradali, ma mi è tornato assai utile, molti anni dopo, con le prime gare di regolarità con la 500…
Ma torniamo alla Giulia! Ovviamente, ogni volta che era possibile, il sedile di guida era mio, naturalmente dopo aver verificato che non ci fossero le chiavi nel quadro (altrimenti una paternale non me l'avrebbe levata nessuno). In quel tempo la Giulia era l'auto dei "buoni" (Polizia e Carabinieri), ma naturalmente anche dei "cattivi"… e siccome la fantasia dei bambini è sfrenata gli "inseguimenti" non si contavano neppure!
Ma la Giulia era, come tutti ben sappiamo ed apprezziamo, un'automobile pericolosamente vicina al controsenso: una berlina da famiglia, quindi a vocazione tutto sommato tranquilla, di "fondista", con un motore tutto sommato non esagerato (appena un 1300!), capace di comportarsi come una vera e propria "pantera" (mai soprannome fu più azzeccato!), con uno scatto ed un'accelerazione eccezionali, una tenuta di strada entrata nella leggenda, ma soprattutto un "ruggito" inconfondibile ed entusiasmante…
Furono proprio queste caratteristiche a determinare la tragedia, ed il rischio che degenerasse in un vero dramma. Siamo nel '70 o forse nel '71, non ricordo bene: il babbo aveva, ed ha ancora, la passione della caccia. Quella mattina -era un sabato- la mamma avrebbe dovuto accompagnarmi a scuola, e così, facendo una levataccia, accompagnò il babbo "nei campi" e tornò indietro, senonché…
Io arrivai a scuola in ritardo, grazie al Maresciallo che -ma lo venni a sapere molto dopo- avvisato dai Carabinieri mi era venuto a prelevare e condurre a destinazione. La mamma invece, "piede pesante" come tutti i neopatentati, aveva incrociato sulla sua strada, alle 6 di mattina, un trasporto ghiaia, il cui conducente era assolutamente sicuro che a quell'ora in giro non ci fosse nessuno…
"Le conseguenze spesso fan soffrire" direbbe Battisti: chi vide la scena dell'incidente si stupì che non ci fosse scappato il morto. La mamma aveva sì stretto la curva, e viaggiava -come dire- "allegra", mentre il camion era decisamente al centro della strada: il "frontale" aveva fatto girare l'auto di 90 gradi, incastrandola fra la motrice ed un muretto a lato strada.
La povera Giulia ci aveva rimesso ben 17 centimetri, ma la mia mamma, grazie alla sua robustezza, era salva!
La portammo da un carrozziere all'antica, un vero battilastra come ce ne vorrebbero tanti soprattutto oggi, e questo "artista", sia pure mettendoci dei mesi, la ricostruì completamente. Conservo ancora il suo stemmino originale del frontale, recuperato fra i rottami da buttare ed infilato di nascosto nelle tasche dei jeans…
Purtroppo -e lo sappiamo fin troppo bene- ciò che non fece l'incidente lo fece la ruggine: la Giulia fu venduta a Torino nel 1975, per 500.000 Lire, con annessi brancali da rifare e fioriture un po' ovunque…
Fu sostituita da una grossa Peugeot 504 a benzina (quanto beveva!), poi da una terribile Lancia Beta, ma il "tarlo" Alfa continuava a lavorare…
CI ritrovammo ad inizio anni '90, il babbo con una "75" ed io alla mia prima Alfa, una "33 1500" canna di fucile. Certo, non era proprio come ai vecchi tempi… Ma si sa, i sogni prima o poi si realizzano: un paio d'anni fa, già felice possessore di una "500R" del 1975, omologata ASI e protagonista di numerose gare e raduni, fui colto da un'idea "folle".
"E se ci comprassimo una Giulia?" domandai a mia moglie. Spiegatole di quale auto si trattasse, ma soprattutto di quali ragioni storiche ed affettive mi inducevano a meditare su un gesto che tutto può definirsi tranne razionale, mentendo spudoratamente sui costi che l'operazione a conti fatti avrebbe comportato, iniziò, di comune accordo, la ricerca. Non ne vidi molte, in realtà, perché fui ben presto scoraggiato da prezzi assurdi, condizioni pietose, ecc. ecc.
Finché un giorno un amico mi telefonò: "Senti, vendono una Giulia 1300 così e cosà a tot. Andiamo a vederla?". Andammo, insieme ad un altro amico che fa il meccanico. Tutto sommato non era poi così male, a parte i brancali marci, il motore che tossicchiava, i fondi da rifare… Insomma, era pura follia, anche se il prezzo (800.000 Lier) era accettabile. Ma mettendola in moto scattò qualcosa: dovevo avere quella Giulia. Quella, e non un'altra, avrebbe dovuto essere la mia prima Giulia. E così fu.
Lasciamo perdere i soldi spesi, i carrozzieri cialtroni, l'elettrauto che me l'ha tenuta ferma tre -dico tre- mesi per cambiare un devioluci… insomma, quando la metto in moto torno indietro di trent'anni! E pur avendo ancora molto da imparare sul modo di "domare" la belva, devo dire che di soddisfazioni me ne sono già tolte un bel po'…
E' vero, fa tanto "truzzo", ma quando al semaforo ti si affianca, che so, una "Seicento Sporting" con giovane truzzo e truzza al fianco che inizia a sgassare guardandoti con aria di superiorità… ci sono due alternative: la prima è quella di schizzare via al verde, lasciando due o tre etti di gomma sull'asfalto ed il truzzo in questione che tenta, invano, di starti dietro. La seconda, a mio giudizio molto più elegante, consiste nel farlo partire con uno o due secondi di vantaggio, ed appena si può, ovviamente con strada libera, niente traffico, ecc., scalare di marcia e "via". Garantisco che l'effetto psicologico del ruggito di un 4 cilindri Alfa "tirato" a dovere, magari con una "doppietta" ben piazzata -cosa che ormai sanno fare sempre meno gli stessi alfisti…-, è INCREDIBILE!
"Finisce qui?" vi chiederete. Eh, no… Qualche mese fa, improvvisamente, mi resi conto di non aver mai pensato alla "madre di tutte le follie": e se avessi tentato di rintracciare la Giulia di papà e ricomprarla?????
Non ci sono riuscito perché, purtroppo, sono arrivato in ritardo di 19 anni… in una triste giornata del 1983, come venni a sapere dal PRA, dopo soli 15 anni di onesta carriera la Giulia fu radiata per demolizione. A meno che non siano state solo versate le targhe… Mah… Cercheremo di scoprirlo. Anche perché nel frattempo è arrivata l'estate.
Voglia di sole, di vacanze, … di speeder… insomma, a questo punto la Giulia ce l'ho. Ma per l'estate non è meglio una "Giulia in topless" (Leggi "Duetto")?????
Fabio Fabbricatore



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