ALESSANDRO

TETI

TORRICELLA PELIGNA NEGLI ANNI 50 & 60

 

 

 

 

IL CARNEVALE

Diciassette gennaio S. Antonio Abate (sandanduone). La mat¬tina il sacerdote dàll'alto dei "tirriete" benediceva tutte le bestie convenute: pecore, capre, cavalli, asini, muli, maiali... I1 pomeriggio invece si rappresentava la tentazione di S. Antonio da parte del diavolo. Colui che impersonava il santo aveva un finto barbone sul volto e un saio da monaco; il demonio con la faccia tinta di nero e una calzabraga rossa con un tridente; seguivano angeli di bianco vestiti ed altri personaggi. L'esibizione avveniva prima nel Corso, poi nelle ca¬se, dove la benassortita compagnia riceveva in dono ceci, fave, uova, raramente salsicce; quello che non mancava mai era il vino: veniva elargito senza parsimonia. La quantità dell'offerta era inversamente proporzionale alla qualità del prodotto, insomma più il vino era acre e "ncitìte" più gliene davano: guai a rifiutarlo. Comunque non bisognava insistere più di tanto per persuadere l'allegra brigata a far fuori un intero fiasco in un batter d'occhio. Mentre tutti erano attratti dallo spettacolo, a cominciare dal padrone di casa, che si scompisciava dalle risate, qualcuno furtivamente, approfit¬tando del cambiamento dei connotati che si celavano sotto le mentite spoglie della maschera, arraffava una salsiccia messa ad essiccare su delle pertiche appese al soffitto.
Ad acque ormai chete, i casigliani commentavano la bravura dei commedianti, quando sul più beIlo del conversare, lo sguardo andava a stamparsi sull'inusitato dondolìo della pertica e sú quell'inequivocabile vuoto che confermava l'ammanco. "Ah figli di…” e giù vituperii, imprecazioni e anatemi. Ma a che pro? Vai a scoprire il ladro tra una simile baraonda composta dai commedianti e dal folto stuolo di spettatori ambulanti! Più che per la salsiccia trafugata, che era una quisquilia, il derubato si arrovellava il cervello per il modo in cui si era fatto infinocchiare, sotto i suoi stessi occhi! "Proprio a ma doveva capitare una cosa simile!
Io che ho sempre dato consigli a tutti! Ah ma gliela faccio pagare". Ma non lo faceva, anche perché avrebbe dato adito ¬a molti di ridere della sua dabbenaggine. A1 termine del giro per le case del paese gli "attori" erano talmente ebbri che a fatica rammentavano la loro parte. Per fortuna l'aria pungente e una bella passeggiata verso la pineta, li aiutavano a smalti¬re la superabornia.
I1 17 gennaio segnava l'inizio ufficiale del Carnevale; molte famiglie la sera si riunivano presso la casa di amici e giocavano a tombola oppure a sette e mezzo. Gli uomini a stoppa o a bestia. I bambini, un po' assonnati ascoltavano "li fiètt" narrati dai nonni, ma appena l'iargomento toccava "le straie" (le streghe) ¬essi drizzavano le orecchie con la massima attenzione e poi per tutta la notte non riuscivano più a pigliar son¬no. Durante i giochi si consumavano fave e ceci abbrustoliti, frit¬ti, qualche volta la "cicirchiata", vino. I ragazzi intanto prepa¬ravano la recita da rappresentare nelle abitazioni torricellane.
Le prove si effettuavano presso la casa di un loro compagno e tra una filastrocca e l’altra giocavano anche a "nonna nonna" (moscacieca) e a papà Girolamo. Per i vestiti non c'erano proble¬mi: un valido contributo veniva dall'America, infatti i famosi "pacchi" provenienti da quel lontano paese, fornivano vestiti, soprattutto femminili, dai colori talmente sgargianti e maleassor¬titi, che le donne mai e poi mai avrebbero indossato. Però in un'occasione si potevano utilizzare, a Carnevale appunto da parte dei ragazzi. Costoro, quando avevano bene imparato la reci¬ta, bussavano alle case dicendo : "Vuléte aricèvere li maschere?". Molti li accoglievano volentieri. Finita la rappresentazione ri¬cevevano qualche moneta o delle uova con le quali, il giorno di Carnevale, al pomeriggio, si facevano preparare una grossa frittata frammista ai "cacchi" (pezzi) di salsiccia. Con i soldi acqui¬stavano delle aranciate. La fine del periodo carnascialesco veniva sancita quando si "squacciava la pignanta": a turno ogni bambino veniva bendato e con un bastone doveva colpire delle pentole di terracotta appese al soffitto. I1 contenuto era imprevedibile: ci potevano essere caramelle e monete, ma anche cenere e segatura!

Spesso, sia la RAI che MEDIASET, trasmettono, tra gli altri, i vecchi film dell'indimenticabile Totò. Ebbene, strano ma vero, buona parte di essi, chi ha ormai i capelli grigi, li aveva già visti in epoca remota nel cinema di Torricella, che si trovava al piano terra della scuola elementare. Esso dapprima fu gestito da Armando Passalacqua, che era anche un ingegnoso elettrotecnico, ma si può ben immaginare quanto poco lavoro avesse da svolgere in tempi in cui gli unici elettrodomestici consistevano in pochi apparecchi radio e in qualche sgangherato grammofono a manovella. Infatti finì per espatriare negli USA dove sicuramente poté mettere a profitto le sue capacità. La gestione del cinema passò quindi alla Ditta Di Sangro Nicola e Figli. Naturalmente, dati i tempi, non certo floridi, la nuova società, nonostante i buoni propositi, si barcamenava tra. mille difficoltà, perciò si doveva limitare a proporre film poco costosi, soprattutto western e comici. Tuttavia vi era un nutrito gruppo di incalliti cinef'ili così impazienti, che per cono¬scere anzitempo il titolo del film in programmazione per la settimana successiva andavano a leggerselo sulla "pizza"spedita da Pescara con la corriera delle cinque. L'inizio dello spettacolo pomeridiano era fissato per le ore quindici di ogni domenica, ma si trattava di un'indicazione del tutto aleato¬ria che, in termini matematici si potrebbe definire come una "variabile dipendente” nel senso che l'avvio della proiezio¬ne cambiava sempre orario e dipendeva dall'afflusso degli spet¬tatori. Per farla breve: quando in sala c'era un discreto nume¬ro di persone si mettevano in moto le macchine, il che avveniva sempre con notevole ritardo, così il pubblico spazientito protestava scandendo ritmicamente e a gran voce: "o ra rio, o ra rio". I1 locale era costantemente pervaso da una densa nuvolaglia di fumo che rendeva l'aria irrespirabile e ancor più offuscate le già sbiadite immagini sullo schermo. Tutti fumavano, anche gli sbarbatelli che, approfittando del buio, davano libero stogo a quel desiderio represso per tanto tempo. Salvo poi ad essere smascherati da qualche "spione" che andava a riferire tutto ai genitori. A volte la visione della pellicola era preceduta dai cosiddetti cinegiornali, che però essendo proposti in ritardo, minimo di sei mesi, riferivano su avveni¬menti ormai superati, per esempio a Natale capitava di vedere immagini di spiagge infuocate gremite di bagnanti, mentre a Torricella c'era un gelo da far rabbrividire. Durante le proiezioni poteva accadere di tutto: ragazzi squattrinati che scagliavano sassi sulle porte. improvvisa mancanza di corren¬te. In quest'ultima evenienza la sala restava completamente buia e così i più scalmanati ne approtittavano per gridare, fischiare o battere rumorosamente i sedili pieghevoli contro il poggiaschiena. Un inserviente allora si precipitava ad aprire le porte rimanendovi nei pressi per impedire che qualcuno approtiffando del trambusto, si intrufolasse furtivamente in sala. La giornata dell'Epifania era de1 tutto particolare. C'era una folla strabocchevole e nelle prime file i soliti schiamaz¬zatori che erano più turbolenti del solito per via delle pisto¬le a tamburo ricevute nella calza. Provate a immaginare (o a ricordare) cosa accadeva se si proiettava un western! Quando non se ne poteva piu, dopo numerosi e infruttuosi richiami, lo spettacolo veniva interrotto, si accendevano le luci e doveva intervenire "zi Nicola" : ''Chi è stato?! Se continuate così vi caccio tutti fuori". Figuriamoci se qualcuno si dichia¬rava colpevole! Né tantomeno chi, innocente, si azzardava ad accusare i più facinorosi: avrebbe rischiato un pre linciag¬gio appena spente le luci, per poi beccarsi il resto un istante dopo aver messo piede fuori dal cinema. Comunque la ra¬manzina di zi Nicola contribuiva a riportare un po' di calma.
Molto spesso sul più bello la proiezione si interrompeva perché "s'ave stuccate la pelliquele" ed anche in tale frangente si levavano bordate di fischi e di grida di disapprovazione. Alla fin fine si trattava pur sempre di film che avevano fatto il giro di tutta l'Italia! Comunque nonostante questi insormon¬tabili contrattempi, il cinema a Torricella contribuì sicura¬mente a migliorare il livello culturale e soprattutto a favori¬re i contatti sociali fra la gente. Era l'occasione propizia per scambiarsi informazioni, novità dell'ultima ora "Li sì ca Necole part pe lu Canadà". "Maestre coma va fijeme a la scole?" Richieste di lavoro: "Ndo, dumane matìne pu menì a la case ca me s'é rott lu lavandine?". C'erano inoltre dei veri e propri appassionati che rivedevano fino alla nausea lo stesso film e se disgraziatamente te ne capitava uno vicino, ti rendeva la vita impossibile perché voleva a tutti i costi anticiparti la trama. Uno di questi personaggi, di cui è meglio non fare il nome per non infrangere la legge sulla privacy, accanito fan di Eddy Costantine, famoso attore poliziesco, ne imitava anche i gesti, con il fondato pericolo di mollarti uno sganas¬sone in faccia! All'inizio degli anni '60 però cominciò l'inelut¬tabile declino delle sale cinematografiche italiane, causato principalmente da uno scatolone di legno con uno schermo di vetro chiamato "televisione". A Torricella fece la sua compar¬sa nel 1956, ironia della sorte, ad opera di Armando Passa¬lacqua poco prima di fare le valige per l'America. A dire il vero quello strano marchingegno non fece una buona impressione. Dopo un'iniziale curiosità, prevalse lo scetticismo o addirit¬tura l'indifferenza nei suoi contronti, pienamente giustificati dal fatto che si vedevano delle ombre che si muovevano, coper¬te da una specie di nevischio "sémbre ca néngh" era il commen¬to di tutti. Nel giro di poco tempo però le immagini migliora¬rono; cominciarono i primi acquisti di televisori, finché ne fu installato uno presso l'UNRRA e poi un altro all'ONARMO. In tal modo, essendo l'ingresso libero e gratuito' nessuno più frequen¬tava il cinema, che già assillato da tanti problemi, fu costretto ¬a chiudere definitivamente i battenti.