ALESSANDRO

TETI

TORRICELLA PELIGNA NEGLI ANNI 50 & 60

 

 

 

 

IL MATRIMONIO

"Cumbiétt, cumbiétt a mènele" gridava la folla di ragazzi all'uscita degli sposi dalla chiesa appena dopo la cerimonia delle nozze. I confetti fioccavano a più riprese, ma ciò nonostante, gli spintoni seguiti da qualche scazzottata non mancavano mai per accaparrarsene in gran quantità e poi esibirli come trofeo di guerra. Tra i più assidui raccoglitori, c'era Camillo di Paperabella il quale una volta,per mettere in mostra le sue doti di abile acchiappatutto, fece: "Uaiù, guardète quanda ne so reccuold!" (ragazzi guardate quanti ne ho raccolti) ma prima che terminasse di parlare, una manata glieli fece schizzar via come proiettili e in un baleno i confetti finirono in altre tasche.
Da quel giorno decise di non farsi più sorprendere anzi, per aumentare il bottino, in un'altra occasione si presentò con l'ombrello aperto a rovescio, ma gli andò male lo stesso perchè glielo carpirono dalle mani con tutto il prezioso contenuto! I1 matrimonio in chiesa era preceduto da una serie di atti formali ed abitudinari che andavano eseguiti scrupolosamente. La dichiarazione d'amore fatta direttamente dall'uomo alla donna, era piuttosto problematica, quindi bisognava ricorrere all'intermediazione di un cosidetto "ambasciatore" che faceva la richiesta alla famiglia della ragazza.
Dopo averla vagliata con i parenti più stretti, spettava al padre di famiglia fornire la risposta. Nella scelta i genitori miravano soprattutto alla situazione economica e alla condotta morale del richiedente. Pertanto rifiutavano i cosidetti giovani “senz'art e né part” cioè che non avessero né un buon mestiere ne un'eredità. La prescelta invece teneva di più all'aspetto fisico e ai modi di presentarsi dello spasimante che, per dimostrare ancor più il suo affetto per la giovane amata, ricorreva alle famose serenate, con l'aiuto di un suonatore di fisarmonica e di qualche amico dalla voce intonata. I1 repertorio eseguito comprendeva le più note canzoni del tempo lanciate da Claudio Villa, Giacomo Rondinella, Gino Latilla e altri. Non tutti gradivano però il "fuoriprogramma" che in effetti recava disturbo a chi di notte voleva dormire. Perciò alla malcapitata orchestrina poteva accadere di finire sotto un'imprevista doccia a base di acqua, o molto più spesso,di un liquido dall'inconfondibile odore.

La notte di S. Giovanni

I1 sogno di molte giovinette in età da marito era quello di trasferirsi in America di cui tanti compaesani colà emigrati e poi tornati per breve tempo, tessevano giustamente le lodi. Si vedeva lontano un miglio che conducevano una vita più che dignitosa, decisamente migliorata rispetto al periodo precedente alla loro partenza. Allettate da queste premesse, le ragazze il 24 giugno, cioè la notte di San Giovanni, mettevano alla finestra una bottiglia d'acqua con una chiara d'uovo . A1 mattino,strano a dirsi, tutte erano convinte di vedere il bianco dell'uovo trasfonmato nelle sembianze di un bastimento, segno inequivocabile del loro destino:prima o poi sarebbero sbarcate in America. Ci fu un periodo in cui si effettuavano matrimoni per procura. Le cose andavano in questo modo: visto che negli USA c'era uno strisciante razzismo nei confronti degli emigranti e considerato anche che le donne di quel paese divorziavano con disinvolta facilità, molti connazionali preferivano prendere in moglie una compaesana sia pure conosciuta ai tempi dell'asilo o attraverso una sbiadita fotografia. Fatto sta che con questo sistema molte torricellane trovarono una buona sistemazione almeno dal punto di vista strettamente economico. Su quello affettivo non è lecito azzardare alcuna considerazione. Tra gli atti ufficiali che precedevano le nozze, il più importante era il fidanzamento: l' uomo accompagnato dai suoi genitori, fratelli, sorelle, si recava in casa della futura sposa per consegnare il fedìno. E qui cominciavano i primi screzi destinati a mai più sopirsi tra le due consuocere. C'era sempre qualcosa che non andava. Ad esempio il fedino era di scarso valore e giù vituperii ed improperii "che sa crede ca mia figlia è na mort de fame. Se putave pijà une chiù meie di quill”.
A cui l'altra rispondeva per le rime, sempre per interposta persona. "Sole che lu stupete de fijeme se putave piià na bruttone come chèll, che n'è capace a fà niend. Nin zà mètt mangh lu file all'ache ".
Superate queste prime schermaglie, se i due fidanzati si amavano, giungevano all'agognato matrimonio, altrimenti si lasciavano e tutto ciò che era stato regalato doveva essere reso, tramite il solito ambasciatore, comprese le eventuali lettere amorose che spesso costituivano motivo di salaci e piccanti commenti da parte delle solite malelingue. Qualche giorno prima della cerimonia nuziale si assegnava la "dodd" (dote), cioè si stilava uno scrupoloso elenco di tutto ciò che la donna recava con sè nella nuova veste di consorte: lenzuola, maglie, mutande, coperte, camicie....
I1 giorno dello sposalizio la donna si recava in chiesa a piedi al braccio del padre, o in mancanza di un fratello o di uno zio, accompagnata da altri parenti tutti ben agghindati per la lieta circostanza. I1 pranzo si faceva in casa, ma poi negli anni '60 cominciò a diffondersi l'abitudine di andare al ristorante, che era più costoso, ma alleviava la fatica e consentiva di poter giovarsi di un menù ben congegnato perchè preparato da cuochi esperti. Le pietanze inoltre erano così numerose ed abbondanti che, pur volendosi abbuffare a crepapelle, non era possibile ingozzare tutta quella roba. E allora perchè lasciare tanta grazia di Dio, per di più pagata e strapagata? In tal modo ebbe origine l'accorta consuetudine di portarsi una capiente borsa in cui si poteva infilare di tutto: polli arrosto, spicchi di torta, dolci, confetti, e chi più ne ha più ne metta! Insomma si faceva un rifornimento viveri per diversi giorni. Naturalmente più erano i commensali, più aumentavano i regali; ma quando a mente serena si andava a esaminarli, ci si ritrovava con una decina di ferri da stiro e centinaia di piatti, tazze e bicchieri sufficienti per aprire un negozio di casalinghi. Avete capito perchè poi inventarono le liste di nozze?