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di Grazia Casagrande 
Data di pubblicazione: sett. 2002

 

"C'erano un sacco di cose che dovevamo distruggere per poter costruire quello che volevamo, non c'era altro modo, dovevamo essere capaci di soffrire e impartire sofferenza, chi avrebbe tollerato più dolore avrebbe vinto, non si può sognare un mondo migliore e pensare che te lo consegneranno solo perché lo chiedi, quelli non avrebbero mai ceduto, bisognava combattere..." 

La perfetta scrittura di Baricco, senza cedimenti, senza sbavature, ritorna finalmente in un testo narrativo che ha già scalato le classifiche di vendita toccandone la vetta e che ha suscitato il tradizionale entusiasmo degli innumerevoli ammiratori dello scrittore ancor prima di apparire nelle vetrine delle librerie. In effetti il senso di attesa che nasce intorno a un nuovo romanzo del più tradotto e amato autore italiano dell'ultima generazione è giustificato sia dalla sua resistenza a rilasciare interviste o ad apparire in occasioni pubbliche sia dal lasso di tempo che intercorre tra un'opera da lui prodotta e un'altra (Baricco fortunatamente non è scrittore da "un libro all'anno" o da talk show).
Eccoci ora di fronte a Senza sangue: diviso in due parti, quasi lunghi capitoli, occupa periodi temporali distinti mentre l'elemento di continuità è dato da due personaggi, secondari nella prima e centrali nella seconda. Nel primo capitolo la scena si apre sulla drammatica esecuzione di un "criminale di guerra" compiuta però a guerra conclusa. L'azione si svolge in un immaginario paese dell'America latina (i nomi ispanici fanno desumere questo al lettore) e precisamente nella casa di una vittima designata in cui un gruppetto di rivoluzionari (i vincitori della guerra) irrompe ed elimina non solo quell'uomo, colpevole di un massacro ignobile che aveva toccato personalmente il capo del commando, ma anche il suo piccolo figlio, mentre la bambina, nascosta in una specie di grande buco sotto il pavimento, coperto da una botola, si salva grazie alla pietà suscitata in un ragazzo che faceva parte del gruppetto e che finge di non vederla.
Nella seconda parte, molti anni dopo, una vecchia (ben presto si saprà che è quella bambina miracolosamente sopravvissuta) cerca e trova il suo salvatore. L'azione successiva, intensa e struggente, non è il caso che sia anticipata, perché riassumerne la trama sarebbe sicuramente riduttivo rispetto alla bellezza e alla forza della pagina scritta.
Tecnicamente impeccabile, Baricco riesce a porre delle tematiche complesse (quando si può considerare davvero conclusa una guerra per chi ne ha subito le offese? un ideale può giustificare la violenza? chi è vittima e chi è carnefice in una situazione estrema? esiste la possibilità di essere risarciti quando è la morte a rappresentare il debito?) senza rendere astratto o freddo il racconto, traccia i suoi personaggi in modo essenziale ma il lettore riesce a coglierne ogni emozione e ogni turbamento nella descrizione di un gesto, di un silenzio, di uno sguardo. 
Non è forse neppure necessario consigliare la lettura di Senza sangue (non si può non leggere un romanzo di Baricco!), ma vorrei comunque sottolineare che il testo può essere goduto a più livelli e risponde a diverse esigenze, vuoi per l'eleganza dello stile che per la sobrietà nel trattare tematiche scottanti e difficili (la sessualità negli anziani, per dirne una) in modo antiretorico e asciutto.