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Alessandro Baricco
Data di pubblicazione: 03/12/97
La Repubblica

Comincia così. Vagabondi a decine, ammassati in un vagone ferroviario, tra puzza alcool, belle storie, botte da orbi. Vagone merci. A chiudere gli occhi, si può sentire l' odore. Treno che scola giù verso Chicago, attraversandosi un' America anni Quaranta.

Giovani, vecchi, c' è di tutto. Non la smettono mai di parlare. Anche quando se le danno, parlano. Dicono: noi, da dove veniamo? Cosa abbiamo sbagliato, nella vita? Ma se ne fregano, e cantano una canzone che dice: this train is bound for glory, questo treno va verso la gloria, this train, questo treno. Se le danno talmente, e con tale passione, che a un certo punto uno finisce fuori, mezzo fuori, appeso al bordo del vagone, con i piedi a penzolare a un pelo da terra, buffa bandiera a sventolare paura. Quando il treno rallenta, lui salta giù, si mette a correre, piglia al volo la scaletta che gli passa di fianco, ci sale su, gradino dopo gradino, e arriva sul tetto del vagone. Aria che tira, e paesaggio che va. L' uomo ha con sé una chitarra. Strimpella qualche nota. Là sopra, sul tetto, ci sono altri tre. Gli si avvicinano. Guardano il cielo e pensano: pioggia. Cielo del Minnesota, per la cronaca. Nuvole, e poi nuvoloni, e poi un diluvio, giù a lavare tutto. Allora uno dei tre prende il suo maglione e lo allunga a quello con la chitarra: si rovinerà, con la pioggia, dice.

WOODY GUTHRIE, L' UOMO CHE SPARO' CON LA CHITARRA l'uomo infila la chitarra nel maglione, come se fosse un bambino. Allora un altro si leva la camicia e gliela dà. E anche il terzo, che ha una camicia lurida, ma non importa.
Treno che corre sotto il diluvio, e sul tetto quei quattro a torso nudo, e una chitarra imbacuccata come un bambino con la febbre.

Comincia così. L' uomo con la chitarra era Woody Guthrie. E comincia così il suo romanzo autobiografico, Questa terra è la mia terra, che era già stato pubblicato in Italia da Savelli, anni fa, e che ora Marcos y Marcos ripropone nella traduzione di Cristina Bertea, con un' utile prefazione di Alessandro Portelli. Strano libro.
Meravigliosamente imperfetto. Uno di quei testi che un editor farebbe a pezzi con tanti interventi molto sensati e dunque rovinosi. Sbanda da tutte le parti, accelera e frena come un ciclista ubriaco, e intanto ti ipnotizza come lo sferragliare di un treno senza fermate, e alla fine viaggi, scomodo, ma viaggi. C' è una forza, lì dentro, - una specie di irresistibile sincerità - che rende perdonabile tutto.

Quando, dopo trecento pagine, ci si imbatte in frasi tipo "Le sue labbra sul mio volto erano come ali di farfalla", non dico che sembrino belle: ma han finito di darti fastidio duecento pagine prima. In quel libro Woody mise la sua storia, o almeno quanto gli piaceva raccontare della sua storia. Lui veniva da una città che si chiamava Okemah e che ci mise poi decenni a riconoscere la grandezza di quel suo figlio vagabondo, cioè tutto il tempo che le occorse per dimenticarsi che era comunista, lui. La parabola della sua famiglia sembra inventata dal migliore Steinbeck, e invece è un graffito esemplare e vero, che racconta con spietata esattezza una certa America. Benestanti prima, poi rovinati, poi ripartiti da zero in un' altra città, poi dispersi per sempre, con la madre a morire in un ospedale psichiatrico e il padre rifugiato in un angolo di Texas, a contemplare i ruderi di una vita spesa a fare mille lavori diversi.

E' l' America del liberismo selvaggio e senza rete dove ricchezza e povertà passano veloci e immotivate come tempeste di sabbia. E il destino procede a scossoni, tra case che bruciano, città che nascono e muoiono, guerre che scoppiano. Un meccanismo esatto e folle che produce denaro ed espelle senza pietà brandelli di umanità, facendone tribù nomadi alla ricerca di una sopravvivenza possibile. Woody era uno di quei brandelli. Aveva una chitarra e un talento micidiale a coniare storie in forma di ballate. Così raccontò il nomadismo suo e di quella gente, e lo fece come non è riuscito a nessuno, Steinbeck compreso. Cantava con una voce da latta di benzina, barando sempre un po' sul tempo, come se perfino il ritmo gli paresse una galera da prendere per i fondelli. Con gli anni ottenne una notorietà che gli avrebbe anche permesso di tornare in sella e accomodarsi in qualche poltrona di qualche America satolla. Ma doveva averci dentro una qualche vocazione a non far tornare i conti, una specie di obbligo alla precarietà. Così non si fermò mai. Tutta la vita a torso nudo sul tetto di un treno in corsa: per così dire. Nel libro dice che suo padre gli insegnò a non farsi impaurire da nessuno, e sua madre a guardare la realtà dal punto di vista del prossimo. A ben pensarci sono le due sponde esatte tra cui fece rimbalzare la sua vita, il suo impegno politico, la sua attività di testimone e di artista.

Ribellione e difesa dei deboli. Coraggio e compassione. A pensarci ancora meglio, si capisce che è proprio in quella forbice démodé che dimorano anche tutte le pagine di Questa terra è la mia terra. E dev' essere questa la ragione per cui, pur non essendo un capolavoro, finisce per tenerti legato lì a respirare quell' aria, a stare ancora un po' in quell' ossigeno di passione, d' ingenuità, di sincerità. E' un' aria che non ti ricordavi quasi più. Ribellione e compassione sono sponde dell' anima in disuso, buone per carambole di rabbia che, di questi tempi, non vedi più fare. Non ci sono più giocatori capaci di immaginarle. Sul panno verde della Storia, si giocano partitine asfittiche, dominate dal titic titoc del buon senso, con biglie così annoiate che hanno perso anche il loro colore, va a capire qual era la tua. Lui, Woody, sapeva, qual era la sua. Sulla chitarra aveva scritto: questa macchina ammazza i fascisti. Poi sparava canzoni, mica proiettili, ma intanto il diritto a un nemico, preciso e con un nome, se lo portava a tracolla, e non lo mollava mai. Così come il piacere - non solo il dovere - di vedere le cose alla rovescia: invece di ammirare la logica inappuntabile di ciò che vinceva, gli veniva d' istinto di guardare negli occhi l' illogicità assoluta del fatto che ci fosse qualcuno a perdere. Bruce Springsteen, che non è un filosofo, l' ha detto con parole da niente, una volta, a un concerto: "Woody ti entra dentro e ti tira fuori quella parte di te che pensa a chi ti sta vicino". Suona come roba da bollettino parrocchiale, perché ormai il cinismo della furbizia si è rosicchiato tutto, e ciò che non è lucida analisi o zuffa preelettorale sfuma immancabilmente a ingenuità vagamente kitsch. Siamo tarati sul disincanto, e cose come lo sdegno o la compassione sono merci scadute. Ma c' è da credere, da qualche parte, qualcuno sia ancora talmente ingenuo da fermarsi a riguardare quei relitti, e dare loro il tempo di tornare a significare qualcosa. Questa terra è la mia terra è 350 pagine di tempo. Se si ha la pazienza di consumarlo, riga dopo riga, poi uno alza la testa, dice piano parole tipo "sdegno", o "ribellione", e perfino "compassione", e invece di una forte nausea sentirà come l' impressione di aver dimenticato qualcosa, in quella stazione di servizio, quando si era fermato l' ultima volta. Capace che torna indietro, rientra in quel bar, e chiede: Scusate, devo aver dimenticato qui della roba, è solo rabbia e compassione, niente di prezioso, ma è un ricordo, ci tengo. Sta sicuro che non gliel' hanno portato via. Non è merce che va a ruba. Capace che la ritrova lì, posta sul lavabo, al cesso. Se la mette in tasca e se ne riparte via.

E magari la strada è sempre la stessa. Ma sarà tutto un altro viaggio.

 

BOX

IL FIGLIO Arlo Guthrie (50 anni) è il primogenito di Woody. Ha tentato di ripercorrere le orme dell' ingombrante padre. Con discreto successo negli anni 60 L' EREDE Bob Dylan si è sempre dichiarato debitore della vena musicale, poetica e politica di Woody Guthrie. Una devozione che lo spinse a incontrarlo sul letto di morte nel 1967 IL FILM Il film che Hal Ashby ricavò nel 1976 dall' autobiografia di Woody Guthrie portava il medesimo titolo del libro 'Bound for glory' (' Questa terra è la mia terra' nella versione italiana). Ne era interprete David Carradine. La sceneggiatura che Robert Getchell aveva tratto dal libro di Guthrie ne ripercorreva abbastanza fedelmente le pagine: il racconto è ambientato nel 1936, in piena Grande Depressione, in quell' anno Guthrie-Carradine parte con la moglie per gli stati meridionali degli Usa, sconvolti dalla crisi economica ed apre una mensa per poveri. Il film vinse due Oscar: per la fotografia di Haskell Wexler e la colonna sonora non originale di Leonard Rosenman

Questa terra è la mia terra
Woody Guthrie
Ed. Marcos y Marcos

Link originario

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Ultimo Aggiornamento_Last Update: 10 Nov. 2001