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quale storia laggiù attende la fine?

"Nel grande trapasso da oggetto e soggetto che investe tutte le sfere dell'arte, della scienza, del pensiero attraverso questa discussione abbiamo sottolineato che neanche il tempo, neanche lo spazio sono più oggettivi, ma sono soggettivi.[...] Il nostro tempo è la prima dimensione del nostro spazio."


Parlando a proposito di Se una notte d'inverno un viaggiatore, Italo Calvino dice: "La crisi d'identità del protagonista viene dal fatto di non avere identità,d'essere un -tu- in cui ognuno può identificare il suo -io-". Calvino individua e descrive diverse condizioni umane, ciascuna delle quali variabili attraverso i parametri di tempo e spazio. Ogni condizione - parafrasando Calvino - si può riconoscere nella Cornice. Non è dunque strano che due grandi architetti come Frank Gehry e Peter Eisenman abbiano proprio individuato, attraverso la lettura della cornice-contesto-territorio,le linee formative di opere che riflettano il nostro tempo e il nostro spazio: il primo lavora sugli spazi interstiziali, il secondo sulle tracce storiche di cui è gravido il territorio.

Ma il romanzo di Calvino non è solo metafora della soggettività contemporanea nel tempo e nello spazio: l'autore, insieme al protagonista,compie un salto nei limiti del possibile. Tenta di esplorare la quarta dimensione, non ha caso con un salto,al margine di quello che lui è e fa: non è dunque il possibile in assoluto, ma il possibile per lui. Nel campo dell'architettura, le nuove tecnologie sembrano averci portato ai margini delle tre dimensioni: è nella condizione di margine che possiamo assumere un atteggiamento "disconoscitivo" e straniante verso il mondo. E' il tentativo di riportare il mondo a una visione circolare,totalizzante, dunque? Se lo erano forse chiesto già i Manieristi, ponendosi ai confini mentali del mondo Classico. Nell'allegoria calviniana, il mondo risulta disconosciuto, "sganciato da ogni tutela per essere restituito alla sua irriducibilità". A mio parere, la quarta dimensione, proprio per il suo essere irriducibile, è, nell'idea calviniana, quella spirituale. Se fosse così, non possiamo che restarne ai margini..

"Se una notte d'inverno un viaggiatore, fuori dall'abitato di Malbork, sporgendosi dalla costa scoscesa senza temere il vento e la vertigine, guarda in basso dove l'ombra s'addensa in una rete di linee che s'allacciano, in una rete di linee che s'intersecano sul tappeto di foglie illuminate dalla luna intorno a una fossa vuota, -Quale storia, laggiù, attende la fine?- chiede, ansioso d'ascoltare il racconto."

 

Alessandra Cao