CASADEI GIOVANNI sito
UNIONE EUROPEA
L’unione europea è una famiglia di paesi europei democratici che si sono impegnati a lavorare insieme per la pace e la prosperità. Non è uno stato che si propone di sostituire gli stati esistenti, né è una semplice organizzazione per la cooperazione internazionale. È qualcosa di unico. I suoi stati membri hanno creato una serie di istituzioni comuni a cui delegano una parte della loro sovranità in modo che le decisioni su questioni specifiche di interesse comune possano essere prese democraticamente a livello europeo.
Storicamente, le radici dell’unione risalgono alla seconda guerra mondiale. L’idea è nata perché gli europei erano fermamente decisi a evitare che si verificassero nuovamente distruzioni e stragi simili. Nei primi anni, la cooperazione coinvolge sei paesi e riguardava soprattutto il commercio e l’economia. Oggi l’UE accoglie 25 paesi e 450 milioni di cittadini. L’ Europa è un continente con molte tradizioni e lingue diverse, ma anche con valori comuni da salvaguardare quali la democrazia, la libertà e la giustizia sociale. Essa dà impulso alla cooperazione tra i popoli d’Europa, promuovendo l’unità nel rispetto della diversità e garantendo che le decisioni vengano prese il più possibile a contatto con i cittadini. Nel mondo del XXI secolo, caratterizzato da una sempre maggiore interdipendenza, è sempre più necessario che ciascun cittadino europeo lavori insieme ai popoli di altri paesi animato da curiosità, apertura e solidarietà. Inoltre quello che comporta e che si pone come obiettivi questa grande organizzazione sono: meno frontiere, più opportunità come ad esempio si possono fare acquisti in un altro paese dove le merci sono più convenienti senza dover pagare tasse supplementari, avere un’Europa più verde,i cittadini europei hanno una forte coscienza ambientale. Di conseguenza l’UE è all’avanguardia nelle iniziative mondiali per la tutela dell’ambiente e la promozione di un nuovo sviluppo sostenibile,si può studiare all’estero e conseguire titoli di studio;L’UE inoltre ha conseguito come obiettivo principale il Lavoro e la Prosperità infatti un terzo del bilancio annuale dell’UE, che vale 100 miliardi di euro, viene utilizzato per stimolare l’economia e creare posti di lavoro nelle regioni sfavorite, nonché per azioni di formazione destinate ai lavoratori disoccupati o meno qualificati. Ma uno dei successi più tangibili dell’UE è l’euro. La moneta unica è condivisa da 12 paesi, che rappresentano i due terzi della popolazione Europea, ma questo numero aumenterà quando le economie dei nuovi stati membri saranno pronte e questi ultimi adotteranno la moneta unica.

Paesi UE che utilizzano l’EURO:
Belgio,germania,Grecia,Spagna,Francia,Irlanda,Italia,Lussemburgo,Paesi Bassi, Portogallo e Finlandia.
Paesi che non utilizzano l’EURO:
Malta,Polonia,Slovenia,Slovacchia,Svezia,Regno Unito, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituana e Ungheria.

Paesi membri dell’unione Europea e le loro date di adesione:
1952 Belgio, Francia,Germania,Italia,Lussemburgo e Paesi Bassi
1973 Danimarca, Irlanda e Regno Unito
1981 Grecia
1986 Portogallo e Spagna
1995 Austria, Finlandia e Svezia
La prossima fase di allargamento

Mentre l’UE inizia il processo di assimilazione dei 10 nuovi stati membri, si stà già avvicinando la scadenza del prossimo allargamento. Bulgaria e Romania, dopo aver completato i negoziati, nell’aprile 2005 hanno firmato il trattato di adesione e dovrebbero normalmente entrare a far parte dell’unione il 1° gennaio 2007. Altri paesi che aspettano di entrar a far parte nell’ UNIONE EUROPEA sono la Turchia, la Croazia e l’ex Repubblica Jugoslavia di Macedonia.
I simboli dell’UE
La bandiera Europea
Le 12 stelle in cerchio rappresentano gli ideali di perfezione,completezza e unità.
L’inno Europeo
La melodia è quella della Nona sinfonia di Beethoven, privata però delle parole
Festa dell’Europa, 9 Maggio
Questa data è oggi ricordata, perché il 9 maggio 1950 dalla proposta di Robert Shuman per la creazione dell’UE
“ unita nella diversità”
è il motto dell’UE
Agenda 2000/2006
Il 26 marzo 1999, al termine del consiglio europeo di Berlino, i capi di Stato e di governo hanno concluso un accordo politico sull’agenda 2000.

Agenda 2000 è un programma d’azione che si prefigge, di rafforzare le politiche comunitarie e di dotare L’Unione europea di un nuovo quadro finanziario per il 2000-2006. Nel 1999 tale programma ha dato origine a una ventina di testi di legge riguardanti settori prioritari nei quali si ravvisano le seguenti esigenze:

Proseguire le riforme agricole nell’intento di stimolare la competività europea,garantire agli agricoltori redditi equi, ecc………..
Accrescere l’efficacia dei fondi strutturali e del fondo di coesione incentrando maggiormente le azioni sotto il profilo tematico e geografico e migliorandone la gestione.
Potenziare la strategia di preadesione dei paesi candidati mediante due nuovi dispositivi finanziari
Adottare un quadro finanziario per il periodo 2000-2006, per consentire all’unione di affrontare le principali sfide dell’inizio del XXI secolo.

Gli importi stabiliti nel 1999 per l’allargamento si basavano sull’ipotesi dell’adesione di sei nuovi paesi nel 2002. I negoziati di adesione condotti successivamente hanno però consentito di contemplare un allargamento a dieci nuovi paesi a partire dal 1 maggio 2004. Per tener conto di questo nuovo contesto la Commissione ha presentato al consiglio, il 30 gennaio 2002, un quadro finanziario comune 2004-2006 aggiornato per tener conto delle esigenze dell’allargamento.

I fondi strutturali
Quattro fondi strutturali consentono attualmente all’ Unione europea di erogare contributi destinati a risolvere problemi strutturali di ordine economico e sociale:
•   Il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che si prefigge di promuovere la coesione economica     e sociale nell’Unione Europea
•   Il fondo sociale europeo (FSE), il principale strumento finanziario che consente all’unione di     concretizzare gli obiettivi strategici della sua politica per l’occupazione
•  Il fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG),per la riforma strutturale    dell’agricoltura
•  Lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), fondo specifico per la riforma    strutturale del settore della pesca.
Quali sono i principi di azione dei fondi strutturali?
L’azione dei fondi strutturali si basa su quattro principi:
1. La concentrazione delle misure sugli obiettivi prioritari di sviluppo
2. La programmazione elabora programmi di sviluppo pluriennali; Le misure adottate sono in seguito amministrate dalle autorità di gestione
3. Il partenariato comporta una cooperazione strettissima tra la Commissione e le autorità nazionali, regionali o locali interessate da ciascuno stato membro, dallo stadio dell’elaborazione fino all’attuazione delle misure.
4. L’addizionalità significa che l’aiuto comunitario integra gli sforzi finanziari dello stato membro, senza tuttavia determinare una riduzione di tali sforzi
Le relazioni tra la commissione e gli stati membri sono improntate al principio di sussidiarietà. Sono le autorità di gestione nominate dagli Stati membri che selezionano i progetti da finanziare e ne gestiscono l’attuazione. Asse 4:
Sistemi locali di sviluppo
Negli ultimi anni si è fatta strada una diffusa progettualità dal basso che, facendo leva sul potenziamento delle risorse locali, opera in direzione della creazione di nuova occupazione. L’approccio allo sviluppo locale presuppone un processo di animazione propedeutico alle azioni e la costruzione di metodologie e strumenti utili a realizzare un efficace processo decisionale di attuazione monitoraggio delle politiche di sviluppo. L’obiettivo globale è creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; aumentare la competività, la produttività, la coesione e la cooperazione sociale in aree concentrate del territorio, irrobustendo, anche attraverso l’innovazione tecnologica, le filiere produttive (specie in agricoltura e nello sviluppo rurale); promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi incluse le iniziative imprenditoriali e di riqualificazione dei servizi pubblici e privati nel comparto turistico, e l’emersione di imprese dall’area del sommerso; assicurare la sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema produttivo, e in particolare attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili funzionali al rispetto nel medio e lungo periodo della capacità di carico dell’ambiente.
L’asse 4 è diviso in 4 settori, e ogni settore ha i propri obiettivi e le proprie misure:

• Settore 1 – Sistemi produttivi industriali, artigianali e commerciali

Obiettivi specifici                                                                          Misure

29/4 Favorire l’espansione l’aumento di competività e di produttività, di iniziative imprenditoriali nei settori che dimostrino buone capacità di sviluppo 4.01 potenziamento dei sistemi industriali
30/4 Promuovere l’adozione di innovazioni di processo/prodotto che configurino soluzioni superiori sia dal punto di vista dell’efficienza economica che del rispetto dell’ambiente
4.02 potenziamento dei sistemi artigianali e commerciali
31/4 migliorare la dotazione e la funzionalità delle infrastrutture per la localizzazione e la logistica delle imprese e delle infrastrutture di servizio e supporto per la forza lavoro
4.04 strumenti di sviluppo territoriale (fesr)
32/4 favorire la nascita e la localizzazione di nuove attività e nuove imprese
 
33/4 favorire la creazione ed il rafforzamento dei servizi alle
imprese ed in particolare la loro qualificazione e specializzazione
anche sul versante dei processi di ricerca e di innovazione all’interno delle logistiche di filiere, focalizzando gli interventi sul lato della domanda
 
34/4 sostenere le imprese in modo organico e articolato, rispondendo ai loro bisogni reali, con particolare riguardo all’innovazione tecnologica

 

• Settore 2 – Sistema agricolo e rurale

Obiettivi specifici misure
35/4 migliorare la competività dei sistemi agricoli ed agro-industriali in un contesto di filiera 4.06 Investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere agricole e zootecnica
36/4 sostenere lo sviluppo dei territori rurali e valorizzare le risorse agricole forestali, ambientali e storico-culturali 4.07 Insediamento dei giovani agricoltori
  4.08 formazione (FEAOG)
  4.09 miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione
  4.10 sostegno e tutela delle attività forestali
  4.11 ricomposizione fondiaria
  4.12 avviamento di sistemi di consulenza aziendale e di servizi di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole
  4.13 Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità
  4.14 Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali connesse allo sviluppo dell’agricoltura
  4.15 promozione dell’adeguamento e dello sviluppo delle zone rurali

• Settore 3 – Sistema della pesca e dell’acquacoltura

Obiettivi specifici misure
37/4 Rafforzare la competività dei sistemi locali della pesca in un ottica di sviluppo sostenibile, valorizzando in particolare la produzione ittica di allevamento in acqua
marina, salmastra e dolce. Prevenire i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato. Ridurre il differenziale socio-economico nel settore della pesca
4.16 Interventi a sostegno della pesca e dell’aquacoltura, investimenti produttivi
  4.17 Interventi a sostegno della pesca e dell’acquacoltura, interventi di contesto
delle risorse biologiche.

• Settore 4 – Sistema produttivo turistico

Obiettivi specifici misure
38/4 Accrescere e qualificare le presenze turistiche in Sicilia
4.18 promozione turistica
 39/4 Accrescere l’articolazione, l’efficienza e la compatibilità ambientale delle imprese turistiche 4.17 Interventi a sostegno della pesca e dell’acquacoltura, interventi di contesto
delle risorse biologiche.
40/4 Accrescere l’integrazione produttiva del sistema del turismo in un ottica di filiera 4.20 infrastrutture turistiche di interesse regionale

MISURA 4.16 – INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA,
INVESTIMENTI PRODUTTIVI

OBIETTIVO 1
FONDO SFOP
ASSE IV – SISTEMI LOCALI DI SVILUPPO
OBIETTIVO SPECIFICO 37/4
SETTORI CLASSIFICAZIONE UE 143 (30%) 144 (40%) 145 (30%)

Quadro finanziario

Costo totale
70.108.325
Totale risorse pubbliche
52.440.722
Risorse comunitarie
27.578.000
Contributi privati
17.667.603
Tasso di partecipazione fondo su spesa pubblica
52,59%

PREVISIONE INDICATIVA DELLA SPESA PUBBLICA PER ANNO IN EURO

2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
0
1.200.893
3.770.488
20.803.242
1.305.797
13.596.024
5.229.240
5.229.240
1.305.798

DESCRIZIONE

Si punta al raggiungimento dell’obiettivo specifico connesso al settore della pesca e dell’acquacoltura, valorizzando la produzione ittica d’allevamento in acquamarina, salmastra e dolce, tendendo a prevenire i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche. La misura è articolata in 4 sottomisure:

sottomisura A protezione e sviluppo delle risorse acquatiche
sottomisura B acquacoltura, adeguamento strutturale e creazioni di nuovi impianti, diversificazione della produzione verso specie ittiche pregiate
sottomisura C potenziamento degli impianti esistenti per la trasformazione e commercializzazione e ammodernamento dei mercati ittici tramite sistemi di collegamento telematica
sottomisura D adeguamento infrastrutturale dei porti pescherecci per il ricovero delle attrezzature da pesca, nuove attrezzature per la conservazione del pescato, per il rifornimento idrico e dei carburanti delle imbarcazioni

AMMINISTRAZIONE RESPONSABILE:

REGIONE SICILIA- ASSESSORATO REGIONALE PER LA COOPERAZIONE, COMMERCIO, ARTIGIANATO E PESCA, DIPARTIMENTO REGIONALE PESCA.

COPERTURA GEOGRAFICA:
- INTERO TERRITORIO SICILIANO

PROCEDURE PER L’ATTUAZIONE E CRONOGRAMMA
Per la misura è prevista la modalità di attuazione di seguito descritta:

La misura è attuata tramite la pubblicazione di bandi di gara.

In aderenza dell’esigenza di “semplificazione dell’attività amministrativa”, l’amministrazione definisce una procedura che si atta a ridurre al minimo gli adempimenti posti a carico dei richiedenti e, nel contempo, offre anche garanzia di legittimità amministrativa.

L’istruttoria amministrativa dei progetti viene effettuata dall’amministrazione regionale, una commissione nominata dal dipartimento regionale pesca, valuta e seleziona i progetti presentati ai sensi del bando relativo alla misura, assegnando a quelli ritenuti idonei, i punteggi attribuiti agli stessi sulla base dei criteri di selezione di seguito individuati.


DI SEGUITO TROVIAMO LA GRADUATORIA DEI PROGETTI:
QUESTI SONO DEI PROGETTI RELATIVI A
POR SICILIA 2000-2006

MISURA 4.16 sottomisura C
GRADUATORIA PROGETTI AMMESSI
N.
COD.
Ditta Punti
1
C007
MARITTTICA s. r .l 40.52
2
C040
MOMDOITTICOL 40
3
C041
KOINE FISH TRAIDING 30
4
C015
FULL s . r .l 30
5
C036
ACQUA AZZURRA 27.26
6
C016
COMUNE DI TRAPANI 20
7
C032
TITOMARE 16.84
8
C005
CIB di Brunetto Giovan battista 16.31
9
C019
AGOSTINO RECCA 10
10
C004
INDUSTRIA ITTICA SCALA 0
Programma Operativo Regionale
Sicilia
2000-2006
allegato 2

analisi del settore della pesca e dell’acquacoltura

Il programma operativo regionale per il periodo 2000-2006 si pone l’obiettivo di individuare gli obiettivi e le strategie di sviluppo a sostegno del settore peschereccio locale; con tale programma si intende incentivare la permanenza, l’afflusso e l’investimento di risorse al fine di ottenere un tasso di crescita soddisfacente e ridurre il disagio sociale con un forte aumento occupazionale.

Nell’ambito dell’asse IV del P.O.R. “Sistemi locali di sviluppo”, finalizzato alla creazione di condizioni economiche idonee per lo sviluppo imprenditoriale, alla crescita produttiva ed all’aumento della competività si colloca il settore della pesca, con seguenti obiettivi specifici:

• Accrescere la dotazione di servizi e la propensione alla innovazione

• Rafforzare la competitività dei sistemi locali della pesca in un ottica di sviluppo sostenibile


• Ridurre il differenziale socio-economico del settore

• Adeguare e potenziare nonché valorizzare la produzione ittica di allevamento anche attraverso la riconversione degli addetti al settore, con il sostegno della ricerca, di strutture di servizio e di assistenza

• Prevenire i danni derivanti da uno sfruttamento non equilibrato delle risorse biologiche marine.

SI INTENDONO PERTANTO OTTENERE NEL PERIODO CONSIDERATO:

• Maggiori investimenti ed un maggior valore aggiunto diretto e indiretto sul territorio interessato, attraverso il rafforzamento   della filiera della pesca ed altre attività quali l’acquacoltura, la maricoltura,e il pescaturismo
• Un incremento del numero e del livello di operatività dei consorzi, intese accordi e programmi creati da imprese della pesca per   lo sviluppo produttivo e commerciale
• Un maggior reddito per i lavoratori del settore della pesca
• La riconversione degli addetti verso la produzione ittica di allevamento


Come ho accennato ora, si intendono ottenere nel periodo considerato maggiori investimenti sul territorio interessato attraverso varie attività,tra quali il “PESCATURISMO”.


PROGETTO:

ATTIVITA' » PESCATURISMO » COS'E' IL PESCATURISMO

COS'E' IL PESCATURISMO

Il "Pescaturismo" consiste in un'attività integrativa alla pesca artigiana che offre la possibilità agli operatori nel settore di ospitare a bordo delle proprie imbarcazioni un certo numero di persone diverse dall'equipaggio per lo svolgimento di attività turistiche ricreative.
L'attività di pescaturismo è attualmente regolamentata dal decreto ministeriale 13 aprile 1999, n° 293 che comprende lo svolgimento di attività nell'ottica della divulgazione della cultura del mare e della pesca, come: brevi escursioni lungo le coste, l'osservazione delle attività di pesca professionale, la ristorazione a bordo o a terra, la pesca sportiva e tutte quelle attività finalizzate alla conoscenza e alla valorizzazione dell'ambiente costiero che possono servire ad avvicinare il grande pubblico al mondo della pesca professionale. Il pescaturismo rappresenta una proposta innovativa per rispondere all'esigenza di diversificazione di parte delle attività di pesca, in special modo all'interno delle AMP, riqualificando una quota del mercato turistico in parte esistente e creandone una aggiuntiva particolarmente interessante; il tutto in perfetta linea con l'esigenza di politiche che rispondano ai criteri di un "Turismo responsabile".

Il concetto di "Turismo responsabile" nasce da nuove esigenze di valorizzazione e riscoperta della realtà sociale ed ambientale dei luoghi più suggestivi e delle antiche tradizioni della nostra cultura. Si vuole offrire al visitatore la possibilità di inserirsi in maniera armonica nel contesto preesistente senza alterarne le preziose particolarità.Gli usi e le tradizioni legati alle marinerie italiane possono offrire nuove possibilità di rilancio di questo settore, rispondendo contemporaneamente alle politiche europee sulla razionalizzazione dello sforzo di pesca. Il Pescaturismo può portare molteplici vantaggi: il mantenimento di quell'integrità sociale ed economica spesso danneggiata dal voler promuovere attività che non tengono conto del contesto locale; una valida risposta ai problemi legati alla pesca, con la possibilità di integrazione del reddito degli operatori del settore attraverso un'attività non contrastante la loro stessa identità storica e culturale; la razionalizzazione del prelievo delle risorse, ottenuta tramite l'orientamento verso una graduale diversificazione delle attività produttive. Il pescaturismo permette, infine al pescatore, di mettere in rilievo aspetti della cultura marinara e delle tradizioni della pesca artigianale, spesso sottovalutati.
Questa nuova attività permette al pescatore artigianale, oltre alcuni vantaggi detti precedentemente, anche di incominciare a crearsi una piccola impresa, incominciando ad avere più barche per l’attività e più operai pescatori al servizio della sua attività. Ricordo che la figura dell’imprenditore è una nozione fondamentale del DIRITTO COMMERCIALE. Tutto questo ramo del diritto, infatti, ruota intorno alla figura dell’imprenditore per disciplinare le forme attraverso le quali egli opera, gli strumenti dei quali abitualmente si avvale, la situazione di crisi nella quale può venirsi a trovare.
L’imprenditore moderno trova le sue lontane radici nel mercante medievale e nelle fiere delle città più importanti d’Europa. Con il crescere degli scambi e delle esigenze di mercato, si sono poi affermate figure imprenditoriali sempre più complesse e influenti, come quelli dell’armatore che metteva a disposizione le proprie navi e ne organizzava i viaggi per commerciare spezie, tessuti e altre merci di scambio e lavorazione con i paesi d’oriente, oppure quella del banchiere,etc…Nel corso dei secoli al mercante medievale e rinascimentale si sostituì il borghese di fine settecento, l’evoluzione continuò fino ai giorni nostri attraverso la figura del commerciante delle codificazioni dell’ottocento fino ad arrivare –in ultimo- l’imprenditore del codice civile del 1942.
Certo la nozione di imprenditore non può rifarsi unicamente al passato, ma deve guardare anche e soprattutto alle prospettive del futuro. Si tratta di un processo in atto del quale già si sono affermati alcuni tratti di fondo tra loro interdipendenti, quali la tendenziale integrazione dei mercati e dei sistemi produttivi mondiali (GLOBALIZZAZIONE) e l’applicazione del sistema economico delle nuove tecnologie telematiche e dei servizi della società di informazione (INFORMATIZZAZIONE).Quindi nel mondo del commercio ormai internet ne fa da padrone.
The internet is a network of people and information, linked together by telephone lines which are connected to computers. Information can be transported, for example, through e-mail and the www. All you need to join this system is a computer, a normal telephone line, a modem and an account with an internet service provider, a company that provides access to the internet.

ADVANTAGES FOR COMPANIES
Generally speaking, the internet allows companies to work faster and more efficiently than any traditional methods. In particular, they can:
• Promote their products and services easily and cheaply to a worldwide market.
• Obtain, send, receive and store information in written, audio and visual forms.
• Advertise for and find staff.
• Etc………………….

Electronic commerce applications started in the early 1970. However, the extent of the applications was limited to large corporations, financial institutions and a few businesses. Later it expanded from financial transactions to other transactions processing so that manufacturers, retailers, service providers and so on could also use it. With the commercialization of the internet in the early 1990 and its rapid growth among millions of potential customers, EC application increased rapidly.

E-COMMERCE IS VERY COMPETITIVE OVER TRADITIONAL DIRECT SALES METHODS:
1. Product promotion: E-commerce enhances promotion of product and services through direct and interactive contact with costumers.
2. New sales channels: it creates a new distribution channel for existing products
3. direct savings: Also all the costs of a transaction from ordering products to exchanging documentation are reduced.

Quindi un imprenditore dei nostri giorni trova la propria definizione giuridica nel codice civile, in base all’articolo 2082 : è imprenditore colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. In poche parole per poter definire imprenditore un soggetto occorre la presenza di tutti i seguenti elementi:
•  L’esercizio di un’attività economica
•  La produzione o lo scambio di beni e servizi
•  L’organizzazione dell’attività economica
•  L’ esercizio professionale dell’attività economica.

Di imprenditori però ce ne sono di vari tipi: infatti la realtà dimostra che possono esistere vari tipi di imprenditore, secondo le dimensioni dell’impresa e della natura dell’attività esercitata.
Il codice civile recepisce questa differenziazione distinguendo tra
  -piccolo imprenditore art. 2083 c.c.
  -imprenditore agricolo art. 2135 c.c.
  -imprenditore commerciale art. 2195 c.c.
E’ molto importante saper individuare le diverse categorie imprenditoriali perché il regime previsto per l’imprenditore commerciale (la figura giuridicamente ed economicamente più importante) è più rigoroso di quello applicabile al piccolo imprenditore e all’imprenditore agricolo. Infatti il piccolo imprenditore e l’imprenditore agricolo, diversamente da quanto avviene per l’imprenditore commerciale, sono esonerati dalla tenuta delle scritture contabili e, in caso di insolvenza, non sono soggetti al fallimento. Quindi l’imprenditore commerciale, come abbiamo già accennato, è sottoposto a un particolare regime giuridico che non si applica né al piccolo imprenditore né all’imprenditore agricolo. Il complesso delle disposizioni dettate appositamente per l’imprenditore commerciale viene comunemente denominato statuto dell’imprenditore commerciale.

I punti fondamentali di questo statuto riguardano :
 -  la capacità a esercitare l’impresa
 -  L ’obbligo di iscrizione nel registro delle imprese
 -  la soggezione al fallimento e alle altre procedure concorsuali
 -  l’ obbligo di tenere le scritture contabili

A proposito di contabilità possiamo aprire una parentesi e parlare della CO.GE. ma ancora meglio della COA.
Infatti la contabilità generale ha per oggetto la registrazione di tutte le operazioni di gestione esterna e come scopo la determinazione del risultato economico d’esercizio e del patrimonio di funzionamento. Invece la contabilità analitico gestionale, o contabilità industriale, consente di determinare, analizzare e rilevare costi, ricavi e risultati economici relativi a singoli prodotti, a particolari produzioni, o a determinati comparti dell’attività aziendale.
Il sistema di rilevazione della COA analizza e registra le operazioni di interna ed esterna gestione, allo scopo di calcolare, sia in via preventiva sia a consuntivo, i costi, i ricavi, e il risultato economico di specifiche attività.
Gli scopi della COA possono essere così sintetizzati:
1. Attuare la programmazione e il controllo della gestione affiancandosi alla CO.GE. e al budget;
2. attuare lo studio del comportamento dei costi che permette:
   • il controllo del processo produttivo aziendale;
   • il calcolo del costo di prodotto e la determinazione di risultati economici analitici;
   • la verifica dell’efficienza dei fattori produttivi;
   • la fissazione dei prezzi di vendita o la verifica della loro remuneratività;
   • le valutazioni di fine esercizio( prodotti in corso di lavorazioni e finiti, costruzioni in economia,ecc..)
3. Costituire un indispensabile supporto informativo alle decisioni aziendali nei problemi di scelta.

La COA si affianca alla CO.GE. per produrre e gestire numerose informazioni che la CO.GE. non è in grado di elaborare, quali ad esempio, i risultati di specifici settori dell’azienda o do particolari combinazioni produttive, l’analisi del processo di formazione e di aggregazione dei costi,ecc…

Le principali differenze tra la CO.GE. e la COA sono riassunte nella tabella seguente:

  Contabilità generale Contabilità industriale
Epoca di riferimento passato Passato e futuro
Oggetto Operazioni esterne di gestione Operazioni interne dei gestione
Classificazione dei costi Per natura, secondo la loro origine Per destinazione
Momento di rilevazione Momento dell’accertamento di costi e ricavi Momento di utilizzo dei fattori produttivi
E della vendita del prodotto
Campo di indagine Rileva sia l’aspetto economico sia quello finanziario Rileva soltanto l’aspetto economico
Strumenti di rilevazione Scritture contabili in P.D. Scritture contabili o extra contabili in P.D. o scritture libere
Utilizzo direzionale saltuario Continuativo
obbligatorietà obbligatorietà Obbligatoria secondo la normativa civilistica e fiscale Non obbligatoria

Se facciamo una riflessione su tutto quello che ho appena detto,e cioè parlando di misure di provvedimenti per lo sviluppo economico e sociale della regione SICILIA, parlando di tutti queste misure di attuazione,parlano di impresa e di imprenditori, la domanda che viene facilmente da pensare è: che cosa ha reso le regioni del sud dell’Italia,in maniera particolare la Sicilia, economicamente e socialmente così arretrate e povere di vie di sviluppo delle risorse produttive rispetto a quelle del nord e del centro?
Oppure come ha scritto uno dei maggiori interpreti contemporanei della storiografia meridionalista, Rosario Villari, e cioè: si è realizzata “una più radicale rinunzia” ad utilizzare nel processo di ammodernamento del paese le potenziali risorse umane, economiche, politiche ed intellettuali del mezzogiorno?
Questi sono alcuni degli interrogativi, molti dei quali tuttora aperti, che hanno animato la discussione politica e storiografica intorno alla cosiddetta “questione meridionale”.


LA POLITICA DEI FALLIMENTI

A metà del novecento il Sud dell’Italia è una terra di povertà. Le conseguenze della seconda guerra mondiale ne hanno aggravato le condizioni economiche: il reddito pro capite , se è 100 al nord, al Sud è 55. La popolazione meridionale, a partire dall’unita d’Italia, è complessivamente raddoppiata, ma quella in grado di lavorare va progressivamente diminuendo sempre più, a causa dell’emigrazione verso il nord che continuerà per oltre un decennio. Gli investimenti privati – i capitali delle società per azioni- raggiungono, a metà del secolo un misero 8 % rispetto al totale nazionale.
Durante il fascismo si tenta una politica di dura repressione della mafia rurale, soprattutto per impulso di Cesare Mori, detto il “prefetto di ferro” per i suoi metodi militari. Nel 1926 Mori organizza un rastrellamento violento e indiscriminato ai danni delle famiglie mafiose locali; ma l’azione repressiva,in poco tempo, sortisce effetti contrari a quelli auspicati: tutt’altro che sconfitta, la mafia trova un alleanza sempre più forte con la popolazione, che identifica nei carabinieri una forza repressiva. Negli anni trenta si persegue una politica di leggi speciali per la sistemazione di singole aree e si lancia un programma di investimenti nei lavori pubblici: strade, acquedotti, infrastrutture. Si tratta però di speculazioni,infatti in gran parte le opere rimangono incompiute. Questa è solamente uno dei tanti motivi che incidono sulle ragioni strutturali della povertà del sud.
L’ atto finale di questa politica di stanziamenti a fondo perduto, promossi quasi sempre da meccanismi di clientelismo individuale, se non di corruzione, è la cassa per il mezzogiorno, l’ente istituito nell’agosto del 1950 sul modello inglese e americano di risanamento delle “aree depresse” per finanziare opere pubbliche – bonifiche, acquedotti, ferrovie, strutture turistiche – e realizzare una fase di crescita industriale. La conclusione dell’attività della cassa, prevista a regime straordinario per il 1960, verrà prorogata al 1980, con risultati per la verità scarsi, a causa di una gestione tutt’altro che trasparente dei cospicui finanziamenti. In conclusione questa riforma non portò gli esiti sperati.

L’EMIGRAZIONE AL NORD: LO SRADICAMENTO

Il boom economico, cioè la rapidissima crescita industriale degli anni sessanta, limitata ai grandi centri del nord, fa il resto: chi può lavorare abbandona il sud così l’Italia si ritrova divisa in due parti,una delle quali assorbe le risorse dell’altra.

IL DOPOGUERRA

Altre testimonianze, nell’immediato dopoguerra, legano strettamente l’inchiesta sociologica alla narrazione:quella per Esempio del torinese CARLO LEVI, medico , scrittore , pittore di fama, testimone diretto dell’arretratezza e dello spessore arcaico della civiltà contadina.
L’AUTORE E L’OPERA Carlo Levi nasce a Torino nel 1902; suo zio è leader politico socialista Claudio Treves. Laureato in medicina, Levi si perfeziona a Parigi, dove conosce i fratelli Rosselli e Gaetano Salvemini , fuorusciti antifascisti. Attivo nel gruppo torinese di giustizia e libertà, viene mandato al confino in Basilicata dal 1935 al 1936. L’asprezza del paesaggio lucano gli si rivela come nuova fonte d’ispirazione e come un nuovo impulso per l’avvio della scrittura narrativa e memoriale: il paesino di Aliano (Matera) sarà infatti il teatro del suo capolavoro, Cristo si è fermato a Eboli (1945). Questo capolavoro è una profonda indagine antropologica e sentimentale condotta con il passo narrativo del romanzo: pubblicato nel 1945 conosce un rapido successo che lo porta a essere tradotto in parecchie lingue. Scritto in prima persona, è il memoriale del soggiorno coatto di Levi ad Aliano, ribattezzato nel libro Gagliano, e della scoperta della società e della cultura del meridione rurale Italiano, così distante e in certi aspetti inspiegabile agli occhi di un intellettuale del nord. Per quel mondo sconosciuto l’autore ha occhi e orecchie appassionati e curiosi, sempre più messi in crisi nella certezza dei loro schemi interpretativi codificati, ma via via conquistati dalla complessità antropologica di quell’estremo oltre confine : per i gaglianesi, infatti, Cristo, simbolo di civiltà, non è andato oltre Eboli, lasciando la Lucania, quell’ ultimo lembo di sud in una condizione preumana, animalesca e animistica.

In questo frammento l’occhio dell’osservatore in esilio nella realtà del sud affronta l’analisi di un tema di grande rilievo nella storiografia meridionalista: il brigantaggio, che acquista una certa consistenza già a partire dall’annessione del regno di Napoli all’Italia unita da parte di Garibaldi. Nei primi anni, i briganti riescono a organizzarsi in un piccolo esercito finanziato dagli spagnoli, favorevoli a un ritorno dei Borbone nell’ Italia meridionale. Fino al 1865 le campagne governative di repressione sono molto violente, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. Con questa visione retrospettiva Levi coglie il fenomeno di progressivo radicamento del brigantaggio come una risposta disperata di rivendicazione dei diritti delle classi rurali più deboli, sfociata irrimediabilmente nella violenza.

IL TESORO DEI BRIGANTI
“ Di veri briganti, di quelli del 1960, non c’è ne quasi più. Uno ne vive mi raccontò la Giulia, qui vicino, a Missanello. E’ un vecchio di novantenni, con una gran barba bianca, ed è un santo. Era stato un temuto capo di bande. Ora vive nel paese onorato dai contadini come un patriarca; si ricorre a lui per consigli in tutti i casi difficili della vita. Mi dispiace di non essere mai potuto andare a conoscerlo.”

CONI (COMITATO OLIMPICO NAZIONALE ITALIANO)

Rimanendo sempre in periodo fascista, possiamo aprire un'altra parentesi, e cioè quella dell’educazione fisica. Infatti il periodo fascista aveva saldamente legato tra loro educazione fisica e ideologia di regime, perciò inevitabilmente l’una è destinata a richiamare alla mente l’altra. I saggi ginnici, le marce di parata, gli incontri calcistici a cui erano soliti assistere gerarchi fascisti di rilievo avevano dato il marchio fascista a qualsiasi attività fisica o ginnica.
Lo stesso CONI, che durante il periodo fascista sotto la pressione del “fidato” Lando Ferretti, assumeva spesso e volentieri il ruolo di macchina propagandistica, a favore del fascismo. Sarà attraverso lo slogan sport agli sportivi , coniato da Giulio Onesti nella sua scalata alla presidenza dell’ente nel 1947, che il CONI farà pubblica la propria relazione con la passata gestione politica. Ma l’affermata neutralità del fenomeno sportivo rispetto ai meccanismi di gestione del potere e di conseguenza dei partiti politici, risulterà più presunta che reale. Essa sarà invocata e si ergerà come barriera insormontabile a bloccare ed emarginare tutti coloro che richiederanno una maggiore trasparenza dei meccanismi organizzativi dello sport italiano, ma sarà nel contempo del tutto disattesa nella pratica, seguita da molti politici, di acquisire responsabilità nelle federazioni sportive nazionali. Si colloca in questa fase la nascita di quello strano processo che porterà il CONI ad essere regolamentato legislativamente come un ente privato, ma ad essere nei fatti una sorta di ministero dello sport non sottoposto alle leggi del ricambio elettorale a suffraggio universale.
Detto questo, vediamo che cosa accade nel versante scolastico, giacché anche in questo settore il secondo dopoguerra si caratterizza come periodo di ripensamento e revisione dell’intero ordinamento. L’insegnamento dell’educazione fisica rientra alle dipendenze del ministero della pubblica istruzione. Ma gli insegnanti continuano ad essere numericamente scarsi, approssimativamente preparati, assolutamente non coordinati.
Per rimediare a questa situazione e con lo scopo di affrontare i vari problemi esistenti nel settore, nel 1948 si fonda l’ANEF (associazione nazionale di educazione fisica), associazione di categoria degli insegnanti. L’ ANEF nel decennio ’48-’58 lavora in collegamento con il ministero, al difficoltoso riordino di una materia che forse aveva subito più di altre gli umori dei tempi.
Questo prezioso contributo è recuperato e reso organico dall’allora Ministro alla pubblica istruzione Aldo Moro, che il 7 febbraio 1958 presenta una articolata proposta di legge che nel box sottostante evidenziamo nei suoi punti salienti.

                   Legge n° 88 del 7/2/1958
- obbligatorietà in ogni ordine e grado di scuola
- Programmi di lavoro differenziati per sesso
- Voto dell’educazione fisica negli istituti magistrali   compreso nel calcolo della media nei punti ai fini   dell’ammissione agli esami.
- Forniture delle palestre da parte degli enti locali

CONI: Il comitato olimpico nazionale italiano è istituito nel 1906 ma assume l’attuale denominazione nel 1914. Dapprima organo di collegamento delle nascenti federazioni sportive nazionali, durante il periodo fascista amplia di gran lunga i suoi poteri,diventando un vera e propria federazioni delle federazioni, un sicuro strumento di guida politica controllata dal regime.

Infine concludo il mio discorso ricordando che sempre riferito alla seconda guerra mondiale e agli anni poi successivi, ebbe origine la ricerca operativa, precisamente nei paesi anglosassoni. Fu inventata per risolvere problemi di natura militare riguardanti in particolar modo l’impianto di radar per la difesa antiaerea, la strategia per i bombardamenti contro i sommergibili, la determinazione delle dimensioni ottimali dei convogli marittimi per approvvigionare le truppe operanti in Europa. Si ottennero validi risultati poiché, senza ricorrere a mezzi supplementari, le perdite e i danni furono sensibilmente ridotti. Dopo nel 1945 la ricerca operativa ha trovato sempre più ampie applicazioni nei settori dell’industria, del commercio, dei trasporti e delle comunicazioni, della pubblica amministrazione, per risolvere problemi di pianificazione, sviluppo e impiego di risorse, di controllo delle scorte, di distribuzione dei prodotti, di pubblicità,ecc…
Le decisioni che i gruppi dirigenti devono prendere si sono fatte più complesse e da assumersi sempre più rapidamente in quanto una scelta errata o non tempestiva può arrecare danni rilevanti all’impresa.
La ricerca operativa non si sostituisce ai dirigenti responsabili nell’assumere le decisioni,ma, fornendo soluzioni dei problemi ottenuti con metodi scientifici, permette di effettuare scelte razionali.

La prima fase della ricerca operativa consiste nell’esame della situazione reale e nella raccolta di informazioni nel modo più ampio e approfondito possibile; i dati raccolti dovranno poi successivamente essere sottoposti ad analisi critica.

La seconda fase è la formulazione del problema, che comporta l’individuazione delle variabili controllabili e non controllabili e la scelta della funzione economica da massimizzare o da minimizzare.

La terza fase è la costruzione del modello matematico, che deve essere una buona rappresentazione del problema, anche se è quasi impossibile che sia una rappresentazione perfetta;

In una quarta fase si cerca la soluzione del modello.

L’ultima fase è quella di analisi e di verifica delle soluzioni ottenute.