LO STRESS E IL SISTEMA IMMUNITARIO

Recentemente, tra gli atti del Meeting di aggiornamento dell'anno scorso di una delle più importanti e tradizionaliste Società di Neurologia, la "American Academy of Neurology" è apparso un articolo che, seppur povero nel contenuto e nelle informazioni, risulta un passo importante nella medicina: ne riporto integralmente la conclusione: "Lo stress ha delle conseguenze a breve e a lungo termine sia sul Sistema Nervoso Centrale che sul sistema immunitario. Tuttavia la precisa relazione non è nota e il significato dei vari disturbi non è chiaro. E' ragionevole predire che le tecniche di riduzione dello stress, con modificazioni appropriate dello stile di vita, diventerà una parte dell'armamentario terapeutico." Queste affermazioni ci possono apparire banali e quasi scontate, ma non lo sono affatto nell'ambito della scienza medica ufficiale, che ancora risulta ancorata alla paura di apparire troppo "magica" e troppo poco "scientifica". Nell'articolo in questione vengono forniti alcuni dati sugli effetti sperimentali che lo "stress", inteso come "una condizione di disarmonia o di minaccia all'omeostasi" (l'omeostasi è l'equilibrio dinamico di un organismo. n.d.t.), provoca nell'organismo. "Vengono considerati "stressor" gli eventi maggiori della vita, i traumi, gli abusi e i cambiamenti di lavoro, di casa, di vicinato. Lo stress può essere suddiviso in acuto e cronico." Risulta evidente come tali studi siano in realtà molto superficiali già nella raccolta dei dati: infatti comprendono sotto la definizione di stress condizioni molto diverse fra loro. Comunque, misurando le variazioni di alcune sostanze prodotte dal nostro organismo durante condizioni definite "stressanti" e studiando gli effetti di tali sostanze sul cervello e sul sistema immunitario, si sono trovate alcune interessanti relazioni: "Durante lo stress acuto, con l'aumento di secrezione di cortisolo, si assiste ad una temporanea riduzione della memoria a breve termine. Stress ripetuti producono una atrofia dei dendriti delle cellule piramidali del capo CA3 (zona dell'ippocampo deputata all'immagazzinamento delle informazioni). Sebbene questa atrofia sia potenzialmente reversibile, stress che durino mesi o anni distruggono i neuroni ippocampali. Negli animali sottoposti a stress cronico si assiste ad un invecchiamento accelerato dell'encefalo". Il passo successivo è il mettere in relazione queste interazioni con la patologia: "Nelle patologie neoplastiche la riduzione dello stress prolunga la sopravvivenza nelle neoplasie polmonari e prolunga la sopravvivenza o riduce la recidiva di melanoma maligno (tumore della pelle molto aggressivo)" Uno studio molto recente, tra i dati preliminari, riferisce lo stress come un fattore precipitante l'attività di una malattia autoimmunitaria del sistema nervoso centrale (Mohr DC et alt. Relationship of stress, psychological distress, and disease activity in multiple sclerosis patients. Ann Neurol 1997; 42:443) Il fatto che la scienza neurologica incominci nuovamente a porre il quesito di quanto il sistema emozionale influenzi il corpo, attraverso i sistemi neurologico e immunitario è per me fonte di grande gioia: ci si avvia verso una medicina più completa e più efficace? E' importante inoltre che sia chiaro che le azioni della psiche sul corpo non sono mediate da eventi "magici" o "energetici", ma sono sottese da precise e sempre più note connessioni anatomiche che si servono di messaggi veicolati da impulsi nervosi o da mediatori chimici.

Un Neurologo

Indice Articoli Essere ~ SCRIVICI