CONGRESSO I.C.S.A.T. 23/24 MAGGIO 1998

GIOVANNI GASTALDO MIRANDA OTTOBRE

Considerazioni sulla Formazione di Alcuni Simboli

1) Premessa: un modello metapsicologico dedotto dai vissuti in stato autogeno

Insegnando il Training Autogeno, seguendo le precise indicazioni di I. H. Schultz, si scoprono prospettive insospettate; ecco alcune sue frasi paradigmatiche di tali indicazioni: (Schultz 1991) (1) "un qualsiasi parlare accompagnatorio da parte dei conduttori, ... trasforma il procedimento... in una lieve eteroipnosi di vecchio stile (pag 100) ... principalmente basta distanziare il Training Autogeno da tutti gli sforzi di autopersuasione" (pag. 345). (Schultz 1968) (2) :"In modo morbido e passivo il Training Autogeno porta inavvertitamente ad un processo di maturazione che si svolge sulla via della più libera autorealizzazione... questa deve prendere forma solo e soltanto da ciò che è il patrimonio interiore dell'individuo, il mondo dei propri atteggiamenti interiori, il contenuto delle "immagini" che ognuno di noi porta in sé " (II vol. pag 610).

Insegnando il T.A. come veramente autogeno, le persone allenate realizzano uno stato di coscienza particolare. In questo: "Conscio e inconscio, funzioni attribuite all'emisfero destro e quelle attribuite a quello sinistro, coesistono in un continuum che si snoda con fluidi passaggi da un settore all'altro dell'apparato psichico" (Gastaldo/Ottobre (3) 1994 - pag19). Ciò che emerge, durante lo stato autogeno, a volte anche in sequenze di un'ora e più, è molto complesso: immagini che frequentemente formano 'storie' complete, ricordi reali o simbolizzati, associazioni libere, sensazioni, metafore di modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ecc. Lo studio di diecimila vissuti in Stato Autogeno registrati, trascritti e catalogati per contenuti emozionali e simbolici, ha portato alla costruzione di un modello metapsicologico utile, anche per capire alcune relazioni cruciali fra esperienze e maturazione dell'apparato psichico del bambino. Sintetizziamo ora tale modello nei seguenti quattro punti:

I) "Pacchetti di esperienze" (metafora da noi coniata), nell'età evolutiva e in particolar modo nella prima infanzia, modulano alcune modalità biologico-emotive d'interazione dell'apparato psichico con la realtà (secondo i neurobiologi avviene una modulazione di sinapsi di circuiti neuronali - Kandel 1994 (4) , pagg. 1055-1057).

II) L'apparato psichico contrassegna tali pacchetti con simboli, che evocano contenuti emozionali degli stessi; sono le 'parole' del dialogo interno e permettono alla psiche di compiere rapide ricerche sul proprio patrimonio esperenziale interiore, per risposte istintivo-emotive tempestive e congrue alla realtà.

III) Eventi, che possono essere interpretati non correttamente dalla mente del bambino, formano "pacchetti di esperienze" simboleggiati in modo inadeguato; si creano così riferimenti interni sbagliati e quindi modi dolorosi di vivere . (es.: l'ospedalizzazione del bambino, nel secondo semestre di vita, con distacco dalla figura materna, viene catalogato dall'apparato psichico come abbandono - tradimento - rifiuto e simboleggiato con un'immagine di madre cattiva; inoltre in seguito il: "Vai a giocare con i tuoi amici" è vissuto come: "Madre che mi manda via" e così pure le esperienze di essere condotto alla scuola materna. Si formano pertanto enormi pacchetti sincretici di abbandono - tradimento - rifiuto).

IV) nel processo terapeutico c'è un recupero di esperienze positive; i pacchetti, composti da esperienze obbiettivamente diverse, ma vissute con la stessa emozione, si scindono (analisi), si liberano dall'emozione incongrua (catarsi), si ricompongono diversamente e vengono incorporati simboli più' adeguati (riordino). Si formano così punti di riferimento congrui alla realtà . (Questo modello venne formulato a partire dal 1987 e presentato in alcuni lavori (3) (5) (6) (7) (8) (9) . Sarà esposto più compiutamente in un libro di prossima pubblicazione: "Dottore posso Guarire? Come curare i mali oscuri". Dal 1994 stiamo lavorando su un altro aspetto del quale ora diamo un breve ragguaglio. Data la mole di tutto il costrutto, in questo contesto possiamo solo esporne alcuni assunti: sarebbe infatti troppo lungo discutere, in modo non superficiale, le interconnessioni con altri modelli interpretativi dei simboli e, in particolare, il rapporto fra simboli che contrassegnano pacchetti di esperienze e simboli, archetipi).

2) Inusuale significato simbolico della rosa e del serpente.

Riportiamo qualche frammento dell'ottava seduta di T.A. Avanzato di una paziente. Tale seduta è durata oltre un'ora e rappresenta una tappa importante nel suo viaggio terapeutico. Denominiamo T.I.A.A., cioè Terapia Immaginativa Analitica Autogena (sigla del nostro studio), i Rêves prodotti in stato autogeno.


In una seduta precedente la paziente aveva vissuto l'immagine della rosa come negativa, mentre nella realtà amava questo fiore; in un'altra aveva focalizzato l'attenzione in un cane che gli era apparso ostile. L'ottava T.I.A.A. si apre con la fusione dell'immagine della rosa con quella del cane: "La rosa si è aperta come se avesse avuto un muso con dei denti, ... come un fiore con un viso cattivo, .... sembra che ci siano i petali attorno e il cane nel mezzo... adesso mi ha morso una mano e io sto scappando...".

Poi guardando il cane negli occhi vede dentro alla sua testa un cervello, che asserisce essere il proprio e dentro al cervello, un cuore ed esclama: " E' una menomazione di una persona ammalata che ha il cervello ammalato!".

Vede poi negli occhi del cane un baratro e dice: "Sto rotolando giù nel baratro e mi sto sbucciando tutta la pelle sulle pietre...e non finisce mai". Più avanti: "Mi buttano la terra sopra: con le ruspe".

Seguono nel suo immaginario altri eventi che si possono definire come tentativi di salvataggio da parte di alcune persone con le quali lei sembra attivamente collaborare. Poi s'accorge improvvisamente che l'insuccesso di tali tentativi sono dovuti al fatto che: "C'è una parte di me che vuole venire su, ma una parte mi dice di no! ". Più avanti: "Sono sempre a metà di quel burrone e non voglio venire su".

A questo punto cambia improvvisamente scena e si vede neonata, a pochi mesi di vita, in braccio a sua madre ed afferma con voce angosciata: "Sto mangiando il latte della mamma... e punge, il seno della mamma, non so perché ma punge... ha come delle spine... e le spine si chiudono ogni volta che tento di mangiare... Io piango... e la mamma mi culla e cerca di capire perché piango, perché lei le spine non le vede e non le sente... non se ne accorge la mamma... e io sto male".
Poi cambia ancora scena e si ritrova nel burrone ed è ormai notte; dice: "Io non voglio risalire da lì, non so perché; fuori c'è il mondo normale, ci sono i fiori, ci sono gli alberi; mi fanno paura anche quelli.... Anche la bambina aveva paura di non riuscire a mangiare perché facevano male le spine".
Quando, nell'immaginario, aiuta se stessa bambina a togliere le spine, finalmente risale dal burrone. E' notte; dorme sfinita distesa sulla nuda terra fra il burrone e la rosa che al risveglio vede davanti a sé ed esclama: "Mi fa paura quella rosa! ... La colgo, gli tolgo le spine e il cane se ne va... però io ho paura di tutto, ... guardo con sospetto tutto quello che ho attorno... Mi sembra che.... le spine rinascano subito".

Al colloquio successivo la paziente, ad una precisa domanda, rispose che nessun inconveniente aveva intralciato il suo allattamento al seno.

Nelle molte decine di T.I.A.A. successive c'è stata una lunga elaborazione di tante tematiche presenti nell'ottava seduta; ci fu l'occasione pertanto di rivolgere alla paziente la richiesta di informarsi, presso la madre, se durante i primi mesi di vita, avesse avuto il mughetto. La richiesta era giustificata dal fatto che questa malattia colpisce le mucose della bocca e il neonato, quando succhia, piange perché sente trafitture; sono sensazioni dolorose molto simili a quelle prodotte da punture di spine.

La risposta, questa volta, fu affermativa e precisa: aveva avuto il mughetto a due mesi.

Prima di esporre altri dati di questo caso e trarne le deduzioni, ne riportiamo un secondo di un paziente il cui viaggio terapeutico è avvenuto solo attraverso il T. A. basale.

Al quinto incontro, quando l'apprendimento era al secondo esercizio standard, riferisce quanto segue: "...Ho molta più energia dopo gli esercizi di ripresa... la pressione arteriosa, da 140/110, si è stabilizzata a 110/80... in generale mi sento meglio... anche perché sono scomparse le frequenti amnesie che mi tormentavano e i pensieri sono più fluidi... Invece questa mattina mi sono sentito molto agitato forse in relazione ad un vissuto che ho avuto durante la seduta di T.A.: ho visto un bambino piccolo ed ho sentito che ero io; in testa aveva molti fili e si vedeva e sentiva molto solo in una sala grande. Il bambino tentava di strapparsi i fili".
Gli abbiamo chiesto se, in quel momento, qualche immagine o emozione si associasse al vissuto riferito. Rispose: "Mi vengono in mente i serpenti; da sempre non li sopporto! Una volta - avevo 5 anni - ho visto un serpente penzolare da un ramo di un albero e mio zio l'ha tirato giù e ucciso.".
"Ha preso paura di quel serpente?"
"No !... Nella realtà non ho vissuto situazioni pericolose con i serpenti, ma ora mi viene in mente che quel serpente appeso lo sento molto simile alle cannule che scendono dalle flebo e a quei fili del bambino... Non ricordo nulla di quando sono stato male perché avevo meno di un anno, proprio come quel bambino che ho visto. Mia madre afferma che ho avuto una grave broncopolmonite; mi hanno fatto molte flebo sulle vene della testa. Non permettevano a mia madre di rimanere in reparto".

NOTE

1) Schultz I.H.: "Das autogene training"; George Thieme Verlag, Stuttgart, New York 1991.
2) Schultz I.H.: "Il Training Autogeno"; Feltrinelli, Milano 1968.
3) Gastaldo G.,Ottobre M.: "Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se      stessi"; Armando Editore, Roma marzo 1994.
4) Kandel E. R., Scwartz J.H., Jessel T.M.: "Principi di neuroscienze"; Casa Editrice     Ambrosiana, seconda edizione, Cea Milano 1994.
5) Gastaldo G., Ottobre M.: "Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie     dell'energia nell'età evolutiva"; Piovan Editore, Abano Terme (PD) 1987.
6) Gastaldo G.: "Lo stato autogeno e il tiro con l'arco nello zen"; Rassegna di Psicoterapie,      Ipnosi; Vol.15. n.3, Edizioni Minerva Medica, Torino 1988.
7) Gastaldo G. Ottobre M.: "Terapia Immaginativa Analitica Autogena"; Rassegna di      Psicoterapie - Ipnosi; Vol. 15 N°1 Gennaio Aprile 1988.
8) Gastaldo G. Ottobre M.: "La Psicoterapia Autogena: attuale sistema psicoterapeutico";     Attualità in Psicologia, anno XI-N°2, Aprile, Maggio, Giugno 1996.
9) Gastaldo G. Ottobre M.: "Scuola Autogonon dell'A.I.R.D.A; indirizzo scientifico culturale e      preparazione di psicoterapeuti di Psicoterapia Autogena."; SIMPOSIO - rivista di psicologi e      psicoterapeuti, Autunno 96 N°6.

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