L’IMPORTANZA DEL TEMPO NELLA CRESCITA DEL BAMBINO

Massimo De Bortoli - psicologo

 

Premessa

Le tendenze infantili di tipo realistico (inteso come il considerare come unica realtà quella di tipo visibile e materiale) ed egocentrico (il non riuscire a tener sufficientemente conto delle possibilità che esistano punti di vista diversi dal proprio) condizionano il costituirsi di tutte le nozioni fanciullesche relative ai fenomeni fisici.

Nello specifico il problema e l’importanza del tempo nella crescita del bambino va inizialmente inquadrato con la seguente domanda di base: i bambini comprendono che l’avanzare dell’età costituisce un processo continuo ed uniforme nel corso del tempo?

Un bambino di 4 anni (periodo pre-operatorio) non capisce che una persona di età maggiore di un’altra è necessariamente nata prima. In questo caso il realismo influisce sul giudizio del bambino inducendolo a dare maggiore importanza alle trasformazioni vistose del corpo (per esempio:  l’altezza) e non al trascorrere obiettivo del tempo. L’assenza del pensiero operatorio-reversibile (trovare la soluzione di un problema a livello puramente mentale e non per prove ed errori), inoltre, impedisce al bambino di considerare che il tempo trascorre indipendentemente da tali trasformazioni e che i dati fondamentali da prendere in considerazione sono quelli relativi alla priorità o meno della nascita.

A 6-8 anni il bambino comincia a costruirsi delle nozioni appropriate anche se in modo incompleto, per esempio riesce a comprendere che le distanze d’età restano costanti ma ancora non sa dedurre chi è nato per primo.

Solo dopo gli 8 anni circa il bambino padroneggia pienamente il concetto di tempo.

 

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L’attenzione e di conseguenza il tempo che i bambini piccoli dedicano alle varie attività nel corso della giornata somiglia spesso ad un incantesimo. In questo senso però vorrei incentrare la maggior parte della mia riflessione sulla  grandissima quantità di tempo che i soggetti in età evolutiva, sia nei paesi industrializzati e sempre di più anche nei paesi in via di sviluppo, trascorrono davanti al mezzo televisivo.

Tecnicamente è stato stabilito che nel cervello di un bambino vi sono 200 miliardi di neuroni (cellule cerebrali) che si collegano l’un l’altro e che un bambino di tre anni possiede il doppio delle cellule cerebrali di un adulto. Il cervello, di conseguenza, si plasma nei primi anni di vita creando così le vie nervose definitive, le cellule inutilizzate muoiono entro il decimo anno di vita. Tutto questo serve per dire che un bambino che farà molte esperienze “da protagonista” avrà un cervello ricco di connessioni e saprà ragionare anche in modo originale, un soggetto che passa molto tempo davanti alla televisione non sempre potrà  riuscire a crearsi sufficienti schemi di ragionamento. Sembra ormai assodato che il condizionamento televisivo cresce quanto maggiore è la solitudine del bambino e che l’assorbimento di immagini televisive non favorisce lo sviluppo cognitivo mentre le stimolazioni positive sono più efficaci se vi è la mediazione da parte dell’adulto.

Fino a pochi decenni fa il processo di socializzazione si realizzava in ambiti non devianti: famiglia, scuola, parrocchia. Oggi le condizioni psicologiche, sociali e culturali in cui il bambino inizia a scoprire le molteplici facce della realtà sono profondamente mutate. La televisione, infatti, mostra tutto senza una spiegazione e non solo le immagini ma anche il dialogo scorre tanto veloce che i bambini non riescono a star dietro ai discorsi che vengono sviluppati, di conseguenza molti bambini mostrano di conoscere un gran numero di cose prima ancora di comprenderle, in loro si struttura “l’illusione di sapere” ne derivano atteggiamenti altezzosi, spavaldi, sicuri che consumano un lessico costituito da parole di facile impressione ma semanticamente vuote.

Il bambino ritiene la TV come un mezzo per capire il mondo, infatti quando vede un qualsiasi cartone animato, (tesi psicanalitica) non essendo sempre in grado di distinguere la realtà dalla fantasia, lo ritiene vero, spesso i genitori ne comprano il pupazzetto (l’eroe del cartone) ed una volta dopo averci giocato si rende conto che è inanimato ed allora ritornerà a fare zapping con la bacchetta magica –telecomando- cercando nuove soddisfazioni ai propri desideri, il cui conseguimento richiede talmente poco in termini di tempo e fatica, che raggiunta l’età adulta per alcuni di questi bambini sarà arduo affrontare la realtà.

Concetti come passato, presente, futuro, non interessano alla TV che fa leva anche sul fatto che tali concetti nei bambini piccoli non sono percepibili, come già detto in precedenza. L’unico tempo che la TV rispetta è quello che regola gli spazi pubblicitari ed il palinsesto, tutto viene risolto in quello spazio di tempo con la conseguente eliminazione del desiderio che è funzione del tempo e del futuro, la creatività viene praticamente eliminata e diventa oggetto di consumo (distorsioni temporali). La pubblicità, presentata sempre in forma di piacevole spettacolo, è gradita dai bambini per il mondo di fast fiction cui principalmente s’ispira, i messaggi sono basati esclusivamente su interessi di tipo economico e consumistico e sono sempre particolarmente carichi di idiozie subliminali. Come stupirsi quindi del disimpegno o del disinteresse mostrato successivamente dagli adolescenti nei confronti di argomenti che non siano lo sport o la musica (dispense di forti emozioni) se poi tutto viene risolto in uno spot o in assurdi talk-show dove tutti dicono tutto sovrapponendosi l’un l’altro!

La cosiddetta “teledipendenza” è data proprio dal disimpegno dell’adulto-educatore e dalla sua debole attenzione nei confronti del bambino sia in termini di tempo trascorso assieme al proprio figlio sia nei termini di qualità del tempo trascorso. Infatti molto spesso sono proprio gli adulti che vedono nel televisore uno strumento di comodo che serve a guadagnare momenti tutti per sé o per le proprie occupazioni. Non è infrequente il caso di mamme che accendono il televisore per essere “lasciate in pace” dai loro figli, salvo poi lamentarsi che il bambino è cambiato, si comporta in un certo modo, parla in maniera incompiuta e grottesca.

Un’efficace azione preventiva nei confronti del mezzo televisivo risiede in primo luogo nel sistema di valori vissuti dalla famiglia e dalla scuola in stretta collaborazione.

Sta proprio alla famiglia regolare l’uso televisivo, tenendo conto dell’età del bambino e di un complesso di attività che dovrebbero riempire la sua giornata in una fase di scelte nella quale la televisione non deve avere un posto privilegiato. Successivamente è la scuola a porsi come centro di riordino, orientamento e valutazione dei messaggi veicolati dalla televisione.

 

 

Se da un lato il mezzo televisivo produce effetti positivi (apprendimento, cultura, ecc.), dall’altro può causare delle problematiche sia di tipo psicosociale, sia di tipo sociosanitario. Pertanto si impone un intervento sia per rendere consapevoli genitori ed educatori dell’influenza della televisione nell’età evolutiva, sia per organizzare campagne di informazione ad ampio raggio.

I 15 suggerimenti che seguono sono rivolti ai genitori e a tutti coloro che sono a contatto con il “pianeta-bambino. Essi non hanno lo scopo di distruggere la televisione, ma di restituirle il suo vero ruolo: quello di un utile strumento di cultura, di aggiornamento e di svago a disposizione di tutti.

 

1.     Proporre ai bambini i programmi più adatti a loro.

Non è necessario solo suggerire trasmissioni serie ed istruttive, ma consigliare quelle più belle ed interessanti adatte alla loro età.

2.     Guardare la televisione insieme ai bambini.

E’ un modo per dare ai propri figli una chiave d’interpretazione per capire ciò che appare sul teleschermo; si aiutano così i bambini ad avere un atteggiamento più attivo verso i messaggi televisivi. Inoltre commentare insieme i programmi potrebbe essere una piacevole occasione di incontro per la famiglia.

3.     Non utilizzare la televisione come castigo o premio.

In caso contrario le verrebbe attribuito un valore morale che non possiede. Inoltre nel proibire si rendono i programmi ancora più desiderabili.

4.     Non usare la TV come baby-sitter.

Una utilizzazione di questo tipo, anche se comoda potrebbe diventare in seguito incontrollabile.

5.     Stabilire insieme ai bambini il tempo da dedicare alla televisione.

La quantità di tempo consentita è di circa un’ora e mezzo al giorno durante il periodo scolastico e di circa 2 ore durante le vacanze o il fine-settimana. Inoltre si può cercare di definire le fasce orarie più adatte.

6.     Evitare che i bambini guardino la Tv prima di andare a scuola.

E’ necessario salvaguardare il sonno dei figli e il momento della prima colazione insieme ai genitori. La Tv al mattino presto ruba tempo e attenzione alla scuola. Può accadere che i bambini si alzino prima del necessario per vedere la Tv o vadano a scuola in ritardo per non perdere una parte della trasmissione  e quindi vi arrivino stanchi o poco motivati.

7.     Evitare che i bambini guardino la Tv fino al momento di andare a letto.

Devono essere essenzialmente proibiti i programmi estremamente emozionanti. Così se i bambini avranno qualche momento di calma prima di andare a dormire, riposeranno più tranquillamente; ovviamente fatta eccezione per le trasmissioni rivolte specificatamente al pubblico infantile.

8.     Tenere la Tv spenta durante le ore dei pasti e dei compiti.

La colazione, il pranzo e la cena sono spesso i momenti in cui i genitori si ritrovano di più con i figli e la Tv può sottrarre questo tempo al dialogo all’interno della famiglia.  Dividersi tra teleschermo e studio può far diminuire l’attenzione e la concentrazione su un unico argomento.

9.     Non lasciare in mano al bambino il telecomando.

Lo zapping tralascia descrizioni, dialoghi, ragionamenti, privilegiando quasi esclusivamente l’azione. Saltare da un canale all’altro causa una comprensione parziale (che fa cogliere solo i messaggi più semplici) e un’attenzione breve e superficiale, oltre al fatto che il bambino potrebbe non trovare programmi non adatti a lui.

10. Non collocare il televisore nella camera dei bambini.

La Tv va controllata e regolamentata dagli adulti, in caso contrario si perde il controllo su ciò che il bambino vede e per quanto tempo rimane davanti al teleschermo. Inoltre c’è il pericolo di allontanare i figli dai genitori rinunciando ad un’occasione di dialogo con loro.

11. Usare spesso il videoregistratore.

Ciò consente di creare una videoteca e di valutare i programmi televisivi prima di proporli al bambino. Si può decidere l’ora e il tempo che più opportuni per seguire una trasmissione registrata in precedenza.

12. Cercare valide alternative rispetto alla televisione.

Promuovere la lettura, la partecipazione ad attività sportive ad incontri con gli amici. In vacanza è opportuno rinunciare alla televisione, prendendo così coscienza che non è no strumento indispensabile.

13. Disporre di libri adatti a sviluppare gli interessi prodotti dalle trasmissioni televisive.

Televisione e libri costituiscono mezzi d’informazione complementari che vanno impiegati uno a fianco all’altro.

14. Prestare attenzione alle “condizioni” della visione e dell’ascolto.

Evitare che il bambino assuma posture scorrette mentre guarda la TV e che la distanza dall’apparecchio televisivo sia di almeno tre metri.

15. Controllare la qualità e la quantità degli alimenti assunti davanti alla televisione.

Evitare il consumo esagerato di alimenti e bevande dolci.