A.I.A.R.T. Gruppo territoriale di San Dona di Piave

 

 

 

Anno 2003/2004

 

 

 

 

Gruppo d'ascolto delle socie Bertapelle, Boni, Brussolo, Campagna, Lauria, Manfredini, Rottigni, Segattini, Stradella.

 

 

RELAZIONE ANNUALE

 

Durante quest'anno sociale abbiamo preso in esame una serie di lavori denominati fiction (11 per l'esattezza), nove dei quali trasmessi dalle reti RAI, che si sono mantenuti poco al di sotto di dieci milioni di spettatori a puntata, il che ne decreta il grande successo di pubblico e quindi l'ottima qualità, anche se le due cose in altri casi non sono consequenziali.

Difficile sarebbe stilare una classifica del nostro gradimento, ma ricordiamo l'interesse e la commozione suscitati dalle figure di Salvo d'Acquisto e di Madre Teresa: gli ottimi registi si sono avvalsi di un intensissimo Beppe Fiorello per Pinterpretazione del valoroso carabiniere e di una straordinaria Olivia Hussey che è arrivata ad assomigliare anche tisicamente alla piccola eroica suora. In Luisa Sanfelice invece, i fratelli Taviani hanno apertamente travisato la storia riducendo a macchiette il clero e la monarchia: i pur bravissimi Giannini e Casta non sono riusciti a sollevarne le sorti.

Per "La tassista", "Soraya" e "Al di là delle frontiere" vorremmo limitarci a mettere a confronto le tre interpreti principali: apprezziamo Stefania Sandrelli per la sua simpatia, fisicità e bravura di attrice consumata che sa accettare e interpretare i ruoli adatti alla sua età con intensità e leggerezza insieme. Il bellissimo viso di Anna Valle invece non ci trasmette emozioni, la sua espressione è fissa e monocorde, ma, sia in "Soraya" che in "Le stagioni del cuore", ha potuto, con innata eleganza, indossare vestiti da sogno: è stata appunto una perfetta indossatrice. Sabrina Ferilli invece, pur infagottata nei panni di una partigiana e nei poveri vestiti del tempo di guerra, ci è sembrata più matura e convincente come attrice drammatica.

Prima di iniziare, a conclusione del nostro lavoro, un discorso globale sui reality show, vogliamo parlare di "Bisturi". Quando la chinirgia estetica riduce o cancella una imperfezione del corpo che influisce negativamente sul carattere di una persona e crea penosi complessi, ben venga. Ma che di questo si faccia spettacolo, esibendone gli aspetti più cruenti e disgustosi, è oltremodo criticabile e non si capisce come il pubblico lo possa gradire. E per quel che riguarda la conduzione di siffatto programma,. Irene Pivetti, persona presumibilmente intelligente pur nella sua nuova versione sado-maso, è apparsa spesso apertamente imbarazzata di fronte ai commenti volgari della ributtante Platinette, anche se si è dichiarata entusiasta sia dell'accoppiata che della trasmissione.

Abbiamo esaminato a campioni i vari reality show dell'annata televisiva e ne vogliamo dare una valutazione complessiva che è sostanzialmente negativa. Prima però desiderfvS'parlare di Super Senior, l'unico reality che si presentava con una formula nuova perché non coinvolgeva personaggi più o meno famosi, ma un gruppo di persone anziane di mente vivace che, riunite nella cornice splendida di un palazzo fuori Roma, dovevano realizzare uno spettacolo teatrale. La trasmissione è passata via via dalla prima, alla seconda, alla terza serata, abbandonata dai media per la scarsa audience. Eppure era garbata, ironica, priva di volgarità, sottolineata da musiche raffinate fino alla splendida sigla finale, condotta dal giovane Sermenti, moderno, disinvolto e coltivato. Fulgido esempio che la tv di qualità non paga. E noi che, senza modestia, ci riteniamo pubblico di qualità, dichiariamo che tutti gli altri cosiddetti reality show non ci piacciono, non ci incuriosiscono, non ci interessano, spesso ci disturbano. Ciò premesso, rileviamo che il fiorire di tali trasmissioni evidenzia, come già abbiamo sostenuto lo scorso anno, la crisi di idee della nostra TV. Il Grande Fratello continua a fare audience? E gli autori continuano su questo filone riproponendolo in tutte le salse, foraggiando e coinvolgendo il pubblico di massa. Li chiamano reality show e non c'è nulla di più falso e virtuale nella vita fittizia di un gruppo di persone consapevoli di essere spiate 24 ore su 24. Ma se li segtìom*nWoni W. spettatori, cosa vogliamo di più? Percorrere nuove strade, farsi venire delle idee innovatrici, prendere in considerazione anche l'intelligenza e il gusto dei telespettatori di qualità è evidentemente troppo faticoso e soprattutto poco produttivo. E siccome, assieme al gradimento del pubblico di massa c'è pure la convenienza perché i reality show costano relativamente poco, è certo che negli anni avvenire i loro cloni arriveranno numerosi.

Non ci resta che esclamare col caro vecchio Mike: Allegria!

Giugno 2004