LABORATORIO D'ARTE APPLICATA

Benvenuti nella pagina web personale di Agliolo Gallitto Nicolò


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Salve a tutti, il mio nome è Agliolo Gallitto Nicolò, insegnante di Discipline Plastiche presso l'Istituto Statale d'Arte di Cefalù, e ho il grande piacere di potervi mostrare alcuni elaborati plastici raffiguranti S.Nicolò Politi, patrono e protettore di Alcara Li Fusi, S.Biagio, patrono e protettore di Militello Rosmarino, due paesini dell'entroterra nebroideo della provincia di Messina, una targa raffigurante l'Immagine Sacra dello Spirito Santo venerata nella citta di Gangi (PA) secondo una mia interpretazione plastica, tre targhe per un futuro ipotetico "premio muzzuni" ed opere plastico-pittoriche di arte profana.




S.Nicolò Politi – scultura in tela colla del 1600, (foto 1908, negativo su lastra di vetro - statua processionale). Accanto l'urna in argento contenente le reliquie del Santo, donata dall'Universita di Catania - autore è un certo Paolo Guarna, che nel 1581 modellò con la tecnica del cesello e dello sbalzo il prezioso scrigno, il cui nome appare come capo sciurto nel consolato degli orefici e argentieri di Catania negli anni 1572/75 e 78. La storia narra che a modellare la statua sia stato un certo Giuffrè, modellatore della città di Messina.

S.Nicolò Politi nasce nel 1117 ad Adrano in provincia di Catania da una famiglia facoltosa. Non appena compiuti 17 anni il padre Almidoro pensa sia giunta l’età per fargli prendere moglie. Nicola, sentiva già il richiamo alla vita spirituale, fatta di preghiere, di privazioni, rivolte al Signore, e per sfuggire a tutto questo alla vigilia delle nozze, quando tutto era pronto, fugge da casa. Inizialmente si rifugia in una spelonca del monte Etna, dopo qualche tempo vistosi scoperto fugge, ancora. Dopo tanto camminare, guidato da un' aquila giunse nei pressi del monte Calanna in prossimità del paese di Alcara Li Fusi in provincia di Messina, dove visse da anacoreta per circa trent’anni, nutrito solo del pane che la stessa aquila che l’aveva guidato fino al monte Calanna gli procurava ogni giorno. Visse in perfetta solitudine pregando il Signore, recandosi una volta la settimana al monastero Basiliano del Rogato retto dal frate Don Cusmano per confessarsi e comunicarsi. Dopo trentatrè anni di preghiera e meditazioni Nicola Politi passò a vita migliore, accolto dal Padre Nostro il 17 agosto del 1167. Il corpo di S.Nicolò rimase nella chiesa del Rogato quasi quattro secoli. Nel 1507, su richiesta degli abitanti di Alcara, recatisi dal Santo Padre, Giulio II, presso la Santa Sede, ottennero l'autorizzazione a venerare le Sacre reliqiue ed il Suo culto in chiesa.

S.Nicolò Politi è venerato ad Alcara li Fusi, come ad Adrano, (sua città natale), con grandi festeggiamenti; il 3 maggio, il 15, 16, 17 e 18 agosto ad Alcara, il 3, 4 e 5 agosto a Adrano.




Elenco elaborati plastici raffiguranti S.Nicolò Politi



S.Nicolò Politi

scultura a tutto tondo in resina e cemento - h cm 84, base 60x65.

località Acquasanta

Alcara li Fusi (ME).



S.Nicolò statuetta a tutto tondo - resina e cemento, dorata anticata - h cm 37



S.Nicolò Politi - resina e cemento - h cm 22 -



Targa capezzale sagomato  con supporto in vetro -  S.Nicolò Politi



S.Nicolo Politi -bozzetto a mezzo busto - resina e cemento h cm 26



S.Nicolò Politi - scultura a tutto tondo in resina poliestere e cemento, h cm 74, base cm 48x48 (p.p.)


E-mail:agliologallitto@libero.it




S.Biagio - Militello Rosmarino - Statua processionale.

San Biagio Vescovo e martire, Secondo una tradizione, fu vescovo di Sebaste in Armenia e morì martire sotto Licinio (ca. 316). San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della "benedizione della gola", fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l'unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L'atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola. Per Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in queste opere, che vogliono soprattutto stimolare la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza). Qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l'attuale basilica, sull'altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri. Da qui è facile intuire come nel tempo, il culto di S.Biagio si sia diffuso per tutta la penisola, venerandolo anche a Militello Rosmarino, e dedicandogli in altri luoghi nomi di città.




Elenco elaborati plastici raffiguranti S.BIAGIO



S.Biagio, bozzetto in resina e cemento - h cm 55 - Militello Rosmarino (contrada Cottonaro)



S.Biagio - terracotta policroma - h cm 47 - (proprierà privata)



S.Biagio vescovo e martire - terracotta, h cm 29 - (proprietà privata)



A breve sarà disponibile una foto di un bozzetto in resina raffigurante S.Biagio, alta cm 16



E-mail:agliologallitto@libero.it



Targa per edicola votiva raffigurante l'Immagine Sacra dello Spirito Santo



Targa per edicola votiva - Spirito Santo - terracotta cm 22x30


E-mail:agliologallitto@libero.it


Appassionato di fenomeni antropologici legati al vivere quotidiano di ognuno di noi, dalle manifestazioni religiose a quelle di origine pagane, ha da tempo intrapreso un tipo di attività artistica affiancata alla didattica, al fine di trovare quel nesso che lega appunto il fare di ognuno di noi in rapporto a ciò che sta al di sopra di noi, di astratto, di spirituale, ricchi di simboli concettuali che possono richiamare ricordi o ad atteggiamenti, che riaffiorano come retaggi cultuali. Ed è in quest’ottica, che il mio operare artistico è orientato verso una ricerca formale, elaborando sottoforma di segni, colori, masse, volumi, forme concave e convesse, passando dalle rappresentazioni plastiche figurative raffiguranti S.Nicolò Politi, S.Biagio, a “Il dubbio della vocazione”, al “Cristo contaminato, alla “Deposizione”, a “Jesus” ecc…



Elaborati plastici "il dubbio della vocazione"



FUORI dall’AULA

FUORI dall’AULA

ATELIER, BOTTEGHE E STUDI, OPERE GRAFICHE - PITTORICE - ARCHITETTONICHE - PLASTICHE DEI DOCENTI DELL’ISTITUTO STATALE D’ARTE CEFALU’

5/31 maggio 2003

L’esigenza di realismo ha da sempre attraversato la cultura occidentale e ad essa risponde il Cristo contaminato in cui repertorio tematico, forma e materia concorrono a dare evidenza espressiva al reale, con rimandi al percorso di Ugo Attardi. (Evelina De Castro).


Il dubbio della vocazione - legno cipresso - dimens. reali





Ragno su fondo rosso - vernice su tavola e ferro - cm 50x70





Il pentimento di Giuda - terracotta, dimens. reali





Jesus - legno, colore acrilico,ferro e terracotta, cm 35x70





Cristo contaminato - legno ulivo - mezzo busto - h cm 70

La forma ricavata da un legno contaminato produce dei vuoti nella scultura che evocano le lacerazioni nel corpo di Cristo.Il volto si allontana dai canoni dell’iconografia tradizionali e il dolore si manifesta soprattutto attraverso l’espressione di una bocca senile, come se la sofferenza avesse aggiunto anni agli anni; bocca aperta, alla ricerca di un respiro, di una parola, di un senso, che possa conferire valori nuovi all’esistenza dell’uomo. (Rosalba Gallà)






Deposizione - legno e ferro - cm 100x40



“OLTRE LA PORTA”

6^ RASSEGNA D’ARTE SACRA

17 febbraio—3 marzo 2001

“Chiesa S.Giovanni all’Origlione” P.za Dell’Origlione - Palermo

Presentazione di Gemma Salvo Barcellona

Nell’opera di Nicolò Agliolo Gallitto si intravedono reminiscenze di arte concettuale, che comunque, inducono alla riflessione per l’unico vero motivo dell’esistenza cristiana, “il sacrificio di Gesù in croce”.



Volta Celeste - gesso colorato su tavola e polvere d'argento - cm 100x40


E-mail:agliologallitto@libero.it



"U MUZZUNI"


Muzzuni con scialle rosso -  24 giugno 1998



“U MUZZUNI”

24 giugno, solstizio d’estate

Alcara li Fusi (ME)

Testimonianza unica, in un’epoca che tende sempre più a demistificarsi, di antichissimi culti agresti della Dea Demetra, legati al periodo della mietitura. Festa popolare che conserva intatte nei canti, nelle danze, nei manufatti artigianali, le tradizioni folkloriche-contadine di millenarie generazioni. Celebrazione gioiosa della vita che rinasce e si rigenera nella fase culminante del solstizio d’estate, una delle feste popolari più antiche d’Italia. Per risalire alle origini della festa del “MUZZUNI”, che ogni anno si svolge ad Alcara Li Fusi il 24 giugno, solstizio d’estate, è necessario tornare indietro nel tempo, al periodo in cui alcuni greci sfuggiti alla distruzione di Troia, trovarono rifugio dove sorge attualmente il paese. La cerimonia mostra la sua relazione con le celebrazioni elleniche dei misteri propiziatori dedicati alle divinità Adone, Demetra e Afrodite , divinità della terra, della vegetazione, della fertilità e dell’amore. I riti legati all’esperienza della morte e della rinascita della natura, della capacità degli esseri viventi di fecondare e procreare divennero feste agricole di valore propiziatorio e purificatorio, arrivando fino ai nostri giorni con tutto il loro fascino e i loro significati profondi . Essa si svolge subito dopo il crepuscolo, negli antichi quartieri dove le donne decorano con ori e spighe di grano fatti germogliare al buio, una brocca dal collo mozzo(1) rivestita di seta e posta sopra un altarino sistemato tra le “pizzare”, tappeti colorati tessuti al telaio. Attorno all’altare si festeggia con danze e canti d’amore fino alle prime ore del mattino. E’ impossibile non farsi contagiare dalla magia della serata che stimola risonanze profonde negli animi di chi vi partecipa.

(1) Studiosi di antropologia culturale e di storia delle religioni hanno riscontrato nel muzzuni l'archetipo del sinbolo fallico, che con la fuoriuscita del liquido spermatico feconda la donna, cosi come i semi fecondano la terra.



Demetra che sorride e gioisce per l'abbondanza dei frutti della terra - bozzetto in plastilina - h cm 30



“U Muzzuni”

Interpretazione plastica de il muzzuni secondo l’autore



Targa premio “MUZZUNI D’ORO”

per un ipotetico premio  in seno alla festa del Muzzuni,  che si svolge il 24 giugno di ogni anno ad Alcara Li Fusi (ME).


Targa premio muzzuni d'oro, terracotta patinata - cm 18x20



Targa Premio - Muzzuni d'oro, gesso patinato cm 12x24



E-mail:agliologallitto@libero.it




Ultimo aggiornamento 3 ottobre 2004 ore 16:50 - Creato con Blocco note

A.G.N.A. - Castel di Tusa (ME)

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