ALLE PORTE DI NAPOLI, NEL CUORE DEL "MARE NOSTRUM" RIVIVE UNA STORIA MILLENARIA

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L'imperatore Augusto, fondatore della Praetoria Classis Misenenis

 

 

La base navale di Miseno, collocata al centro del Mediterraneo, contrituì ad assicurare a quest'area geografica 350 anni di pace

 

 

La base navale di Miseno era sede della prima legione dell'impero romano: la Prina Legio Auditrix

 

 

Uno fra gli imperatori romani più strettamente legati alla flotta di Miseno fu Lucio Domizio Enobarbo: Nerone. Per i militari della Classis allestì un favoloso Ebeterion nel suo Palatium di Baia

 

 

L'acqua potabile per la flotta imperiale di Miseno veniva dalle sorgenti del Serino, nel Sannio irpino: era portata da un acquedotto lungo 96 chilometri costruito in età augustea

 

 

Le Centum Ceallae (originariamente appartenenti alla villa di Q. Ortensio Ortalo) furono usate come deposito idrico per la flotta in aggiunta alla Piscina Mirabilis

 

 

LATINO VIVO

Le parole, i nomi e le espressioni latine della flotta imperiale di Miseno. Clicca sul disegno per saperne di più....

 

 

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Approdo naturale e base navale: dai miti greci alla Classis romana

   

Fin dalla sua comparsa nella storia, Miseno (il cui toponimo si faceva eziologicamente derivare dall'omonimo trombettiere di Enea, annegato in quelle acque) appare caratterizzata come un eccellente porto, sia militare che civile. Già nel VI sec. a.C. Miseno era uno degli anelli del sistema cumano di controllo del Golfo di Napoli; un poeta del III sec. a.C., Licofrone, ne parla come di un <> alla fine del III sec. a.C. la sua favorevole posizione fu probabilmente uno dei motivi che convinsero Annibale a spingere fin qui le sue devastazioni. Anche Misenum, comunque, conobbe una parentesi residenziale e le sue coste ospitarono, dalla fine del II sec. a tutto il I sec. a.C., sontuose ville, come quella di Cornelia, la madre dei Gracchi, una delle prime ad essere edificata nell'area flegrea, forse la stessa acq uisita più tardi da Mario e passata poi a Lucullo. Ma ben presto la zona tornò alla sua antica vocazione portuale, quando Agrippa la preferì al Portus Iulius, trasferendo nel doppio bacino misenate la base della flotta romana del Tirreno. Non si può stabilire una datazione precisa per lo stanziamento della flotta, ma esso è certamente da porre tra il 31 (battaglia di Azio) e il 12 a.C. (morte di Agrippa). In questo lasso di tempo (o, comunque, non molto più tardi) fu dedotta la colonia militare tra Punta Sarparella e Punta Terone; ciò conferì all'insediamento militare di Misenum compattezza urbana ed autonomia amministrativa, distaccandolo definitivamente dalla tipologia residenziale propria della regio baiana.  L'intelligenza politica di Augusto aveva fatto della flotta uno strumento di potere personale dell'imperatore: il principale porto militare di Roma divenne perciò una sorta di feudo particolare delle famiglie imperiali. Qui era sentito più che altrove il culto della persona dell'imperatore divinizzato post mortem: nel foro di Misenum spiccava, tra gli altri edifici pubblici, il sacello ad esso dedicato, sede del collegio degli Augustali. La decadenza di Misenum è collegata a quella della flotta militare della parte occidentale dell'impero e comincia già nel IV secolo, quando si afferma una politica di moltiplicazione e decentramento delle basi navali. Nel VI secolo, della base navale di Misenum si era perso finanche il ricordo.

 

Dieci milioni di sesterzi per la villa di Lucullo

Alla base del promontorio di Miseno, a ridosso della sabbiosa spiaggia di Miliscola,, si vedono diversi  ambienti scavati nel tufo e rivestiti in cocciopesto, al di sopra dei quali sporgono dalla roccia avanzi di altre strutture con paramento in opera vittata, reticolata e laterizia. Questi ambienti, probabilmente resti di ninfei e peschiere, dovevano essere parte della grande villa che sorgeva sulla collina individuata come quella che appartenne, prima, a Mario e, poi, a Lucullo, che l'acquistò per 10 milioni di sesterzi, trasformandola secondo la sua inclinazione al lusso grandioso. La villa fu  poi incamerata dal demanio imperiale.  Come ricorda Tacito, nel 37 d.C., vi morì Tiberio. Nel primo di tali ambienti a partire dalla spiaggia si può riconoscere una struttura, ninfeo o piccolo impianto termale,  nota come bagno del finocchio. Di fronte alla Grotta della Dragonara, appena imboccata via Dragonara, si trovano sulla destra, in proprietà privata (al n. 54), i resti delle terme pubbliche di Misenum, databili al II sec. d.C. Ben conservati sono il calidarium, il corridoio di servizio e l'impianto del praefurnium.

 

Quello strano teatro con ingresso dal mare...

Del teatro, che fu edificato sfruttando il pendio della collina, ancora si conservavano, all'inizio del secolo scorso, parte della scena e della cavea, con le scale tra i cunei e i vomitoria. Oggi, per effetto dell'intensa urbanizzazione, sopravvivono solo strutture isolate, che non permettono di cogliere un'immagine complessiva dell'edificio. Sono visibili, del livello superiore, un pilastro di sostegno delle arcate e, del livello intermedio, i resti di una scala e parte di una galleria, attualmente trasformata in deposito. Ancora percorribile risulta un tratto del corridoio inferiore, da cui si dipartono altre gallerie radiali, successivamente murate. Caratteristica del teatro era la presenza di un cunicolo che, dalla tredicesima arcata di tale corridoio, raggiungeva, attraversando la collina, l'antica via Herculea e quindi il porto, <>. Il cunicolo, tuttora esistente e percorribile, termina oggi direttamente in mare.

 

Tutte le strade che portavano a Misenum

Non è certo che vi fosse una via costiera di collegamento diretto da Puteoli a Misenum. Le testimonianze letterarie autorizzano a parlare della Via Herculea solo in relazione al terrapieno artificiale che separava il Lucrino dal mare, né informazioni utili può offrire la ricerca archeologica; del resto l'instabilità geomorfologica della costa flegrea avrebbe opposto enormi difficoltà alla costruzione di una strada costiera. Puteoli era facilmente raggiungibile via mare. Vie di comunicazione interne univano invece Misenum alla regio baiana e, quindi, all a zona Lucrino-Averno. I collegamenti con Baia sfruttavano una strada interna che girava intorno all'abitato di Bauli e arrivava alla Sella di Baia. Un'altra strada seguiva la riva nord del lago Miseno per dirigersi verso Cuma, servendo anche le ville dell'area del Fusaro.

 

 

 

 

Navigare necesse est, si diceva a quei tempi: l'impero romano riuniva tutti i territori circostanti quello che veniva chiamato Mare Nostrum. La navigazione, pertanto, era indispensabile tanto per i traffici commerciali quanto per la difesa militare. La flotta imperiale di Miseno aveva il compito di tenere sotto controllo l'intero Mediterraneo occidentale. Quella con sede a Ravenna, invece, aveva la responsabilità per il Mediterraneo orientale.

 

 

Marco Vipsanio Agrippa fu l'organizzatore della marina da guerra dell'Impero Romano e il progettista della base navale di Miseno. Gli fu concesso l'onore di cingere la "corona bavale"

 

 

Fra i più celebri ammiragli della flotta imperiale di Miseno va ricordato Gaio Plinio Secondo (detto il vecchio), autore della Naturalis Historia, morto nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio di quell'anno

 

 

Le navi della flotta di Miseno erano costruite e armate nel bacino interno: si muovevano con relativa velocità sull'acqua grazie ad una sapiente velatura e alla forza di migliaia di braccia. Quelle dei rematori imbarcati a bordo di liburne e triremi, di quadriremi, pentaremi ed esaremi.

 

 

Intanto, dalle nebbie di un lontanissimo passato riemergono i nomi delle navi della flotta di Miseno. Ce li restituiscono le lapidi di marmo con le iscrizioni trovate nei Campi Flegrei e a Roma, a Ravenna, in Grecia, in Macedonia.  Sono i nomi di liburne e triremi, di quadriremi e pentaremi. C'è, persino il nome, di una esareme. Si chiamava Ops. Un nome che era tutto un programma. Significava: la forza, la potenza..

 

 

LA PRIMA LEGIO AUDITRIX

Erano i fedelissimi dell'imperatore. Clicca sulla foto 

 

 

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