- Tratto dal "Giornale di Brescia" del 19 agosto 2011.
- Foto di Giovanni Frizza
L'ultimo viaggio del partigiano
I resti di Giacomo Mottinelli, morto a Mathausen nel 1945 all'età di 18 anni sono stati ritrovati e riportati in Patria. L'altro ieri la cerimonia funebre
"Quando sono partito per il cimitero militate di
Mauthausen mi sono portato una pietra di Garda, cosi, se
non fossi riuscito a riportarlo
a casa, avrei lasciato là almeno un pezzo del nostro paese... ».
Sembra di vederlo, il giovane Ivano: spaesato tra la distesa
di croci bianche del cimitero italiano in terra austriaca a
cercare il nome di Giacomo
Mottinelli, lo zio partigiano
morto sessantasei anni prima al campo di lavoro
“Gusen2» dopo tre mesi di prigionia.
"Sono cresciuto con la storia
dello zio nelle orecchie, ma a
casa nostra non se ne poteva
parlare perché per la nonna é
sempre stata una ferita aperta. Volevo riportarlo qui: per lui e per
tutti noi". Così, Giacomo Mottinelli di Garda di
Sonico, é tornato a casa.
E la cerimonia funebre di due giorni fa é sembrata
più un benvenuto
che un addio.
Quel giovanorto, che nell'ulti'ma foto scattata a sedici
anni sembrava gia vecchio,
mancava all'appello dal
1944, quando all’imbrunire
di un settembre piovoso i gendarmi del comando tedesco
di Edolo lo prelevarono fuori
dalla polveriera di Sonico.
Aveva diciassette anni, i panni da lavoro ancora addosso
e un trascorso di militanza attiva alla "54ma Brigata Garibaldi". Fu costretto su un camion
che viaggiava opposto alle
sue momagne, lontano dalla
strada di casa dove la famiglia è rimasta ad aspettarlo a
lungo. Invano.
Si sa che fu trasferito a Bolzano il
3 febbraio 1945, fu scritto dell'imbarco il giomo seguente sul cunvoglio diretto
ad un capolinea chiamato
Mauthausen. "Fu l'ultimo
viaggio diretto a quel campo
di lavoro", ricorda la mente
brillante dell'amico Ivano Lela preziosissimo nella ricostruzione di questa storia.
Tre mesi dopo, il "deportato
Giacomo Mottinelli - matricola 126304 - professione
scalpellino», moriva di stenti
sulla soglia della baracca che
per tre mesi fu casa e speranza, galera e tomba. Era il 4
maggio 1945 e il giorno seguente gli Alleati aprivano
una breccia nel campo della
vergogna cambiando la storia.
Poi, il 18 agosto 2011 nella
chiesa parrocchiale di Garda,
il ritorno a casa con la semplice cerimonia che non ha avuto né proclami né picchetti
d'onore ma il giusto omaggio dell'ANPI di Vallecamonica e delle
Fiamme Verdi.
"Quando siamo arrivati a Mathausen é stato co-
me essere alla fine
di un lunghissimo
viaggio", ricorda il
nipote Ivano. "E
seguito l'iter burocratico e le mail
col Ministero della difesa che, dopo un po’ di
diffidenza, ci ha fatto capire
che il rimpatrio dello zio era
possibile".
Tra ricordi e scartoffie, il 27 luglio scorso le spoglie di Mottinelli sono atterrate a Malpensa e hanno preso la strada dell'Alta Vallecamonica dove,
nell’ultima fermata del Viaggio, anche noi abbiamo avuto la fortuna di diventare spettatori.
Don Bruno Colosio ha
presieduto la celebrazione e,
per un giorno,vecchi e giovani di Garda hanno riavvolto il
nastro dei ricordi per rivedere altre facce di altri tempi
con altri ideali.
Ma - come ha fatto osservare qualcuno -
era anche un'altra montagna.
Sergio Gabossi