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CHIESA DI S. MARIA BAMBINA Parrocchiale

Dalle memorie di Don Ballardini parroco di Garda dal 1903 al 1944
Raccolte dagli appunti di Lorenzo Mottinelli (Lurinsì)

Chiesa di Santa Maria Nascente
Chiesa di S.Maria Bambina

Iniziata nel 1736 (ufficialmente il 13 apr. 1737) con piccole offerte dei gardesi, venne condotta a compimento nel principio del 1800, rustica all’esterno, ma con stabilitura e bianco all’interno; e si vede che venne ufficiata tosto perchè il rozzo altare di S. Giuseppe esistente in calce (prima del nuovo messo nello sfondo)era stato fatto nel 1832. Il quadro del transito del pittore Inganni  di Edolo (di cui sono pure le via Crucis  e il S. Antonio) era contornato da cornice come l’altare Maggiore e quello di S. Antonio. Il quadro di S. Giuseppe fu messo sopra a chiudere una finestra.
Dal 1830 al 1865 fu fatto il campanile e la parte di esso verso il presbiterio fu aperta nel 1872,
c’erano 2 campanelle l’una attuale per le ore e l’altra venduta nel 1897.
I sedili del presbiterio furono fatti nel 1897 dai Bormetti con offerte del paese, quasi contro la volontà del parroco.
L’altare maggiore (oggi a S. Lorenzo) è opera dei Pietroboni  di Vione: al suo posto ve n’era un altro, andato a finire a Stadolina. Così il pulpito, costato £ 400 (e la cattedra fatta nel 1840 ) .
In sagrestia vi sono 2 cassettoni con “calisere” simmetrici, provenienti dall’ex convento dei cappuccini, soppresso a Edolo, e che fu poi, nella caserma deposito del 5° alpini, ed a soggiorno militare.
Tali e niente altro erano le opere esistenti in quella chiesa sussidiaria, per la quale il paese raccoglieva separate elemosine, dimenticando così la parrochiale. Da parecchi anni vi si conservava il SS. Sacramento, e il paese concorreva con elemosine, uova per l’olio della lampada.
Vi era per quella chiesa un’amministrazione a parte con raccolte di fieno e latte, con cui si pagava il sagrista, custode anche dell’orologio.
In un paese così sbandato si riconobbe la necessità dell’orologio e allora nel 1874 adoperando di quelle casse speciali si comperò un orologio nuovo, non so con quale autorizzazione, oltre il prezzo  di compera, si spesero poi £ 18  ogni anno per la montatura oltre l’olio e corde occorrenti fino a £ 1000 offerte per la chiesa . La chiesa era in uno stato compassionevole con le porte e finestre tanto sgangherate che vi entravano i cani ei gatti, anche se chiuse, fino al 1908.
Nel 1904 il parroco  don Ballardini raccolse la gioventù intorno a S. Luigi facendone la festa annuale con la nuova bella statua comperata a Bergamo a £ 200.
Nel 1905, si fece pure l’acquisto della statua  di S. Giuseppe, proveniente dalla Francia e gli sposi, padrini e mariti ne onorarono particolarmente il protettore.
Essendo la chiesa dedicata alla Beata Vergine, era conveniente ci fosse la statua della Madonna che fu acquistata nel 1905 a £ 150. Dette due statue furono poste nelle loro nuove nicchie, sempre nel 1905, (S. Luigi e la Madonna fatte dal Maroni, mentre quella di  S. Giuseppe attese la sua nuova sede nel 1908-1909).
In detta chiesa poi si facevano le solennità di S. Giuseppe,  Assunzione e Natività. Vi si facevano quasi tutti gli Uffici, il mese Mariano, i Catechismi,  la Via crucis...ecc.
Tanto si imponeva sempre più il sezionismo della parrocchia.

Campanile con l'orologio
Campanile

Siamo nel 1907
Il 14 dic. feci il trasloco nella nuova canonica e si cominciarono le funzioni a S. Maria: ma oh! Quanto restava da fare in quella spelonca! Per ben 4 mesi vi lavorò il falegname Rizzi di Precasaglio. Si trasportò il grandiosio banco della vecchia sagrestia e si dispose questo e gli altri 2 con internamento, come sono ora, rimettendo questi di tante parti mancanti. Si trasformarono le balaustre, che si completarono con nuove colonne e tinte. Si trasportarono i banconi e parecchi banchi della chiesa e si restaurarono decentemente le porte con pezzi nuovi. Se non che qui si palesava un’altra volta faccia  dei soliti vigliacchi. Mentre prima per non aiutare per la casa andavano scusandosi, che avrebbero fatto la loro parte per la chiesa, ora che si pensava a questo, dicevano:
-non ci prestiamo perchè altrimenti se si comincia non finirà più, non avrà più fine. Farisei!
L’obolo della vedova vi svergognerà un’altra volta!
Come sia riuscito a pagare tante spese non lo so : ma per voltar mano certo ne andava spesso del mio.
Restavano da trasportare le campane, e per non figurare io, che mi avrebbero contraddetto, feci dire che una persona pagava la spesa, se eran contenti e se si fossero prestati. Non vi fu cosa che andò così a soddisfazione di tutti: si trattava di portare a S. Maria il concerto di 5 campane che era a S. Lorenzo e a S. Lorenzo quelle due che di là si erano portate a S. Maria nel 1888.
Contenti i conservatoristi d’aver laggiù almeno le loro vecchie campane e relativi ceppi e battagli, contenti gli altri a S. Maria. Detto fatto. Provveduto dal Parroco a Monno il cordone e carrucole da un carpentiere (£ 20 d’affitto), dal 6 al 12 gennaio 1909 si fece tutta l’opera, sebbene fosse un freddo indiavolato: e tutto fu disfatto, trasportato, adattato, rifatto, dai bravi operai gardesi, che sono enciclopedici muratori, scalpellini, fabbri, meccanici.. ecc. quando vogliono.
Restava da mettere a posto la solita campana e meccanismo di battervi le ore cui tanto ci tenevano su essa :  ma nessuno si muoveva a ciò, doveva restare estraneo alla spesa.
Visto che tardavano anche per il freddo il parroco e il  maister Ciodì  (nonno del Dindola) in tre ore  a far battere provvisoriamente le ore sul campanone: rispondeva magnificamente e tutti erano contenti e superbi.
Ma tanto per contraddire ecco altra peripezia. Restava così vacante, impiccata, inutile la 6a campana.
Il Parroco fece la proposta di metterla a S. Lorenzo al posto della scadente più grossa e di vendere questa, impiegando il ricavo nell’apparato delle Quarantore.  Bastava che fosse proposta dal Parroco perchè venisse scartata.
Nel maggio successivo capitò un forestiero che si qualificò riparatore di orologi, ed eccolo circondato, accolto, impegnato perchè regolasse l’orologio a loro modo. Ma chi paga? Fa notare che in ciò non si era mai fatta spesa, perchè si era saputo e si sapeva fare la pulizia da noi.
Ma la montatura è fatta: si manda dal Parroco (Cassiere della Fabbriceria) lo stesso operaio per l’accordo del prezzo e gli vien risposto che lui non paga e non può pagare, sia senza un mandato dei fabbricieri sia perchè non c’era denaro a ciò destinato per il capriccio e comodo di pochi non offerenti.
Due fabbricieri assentivano il terzo era con loro.
Fatta l’opera chi comanda paga e la fabbriceria che nulla aveva ordinato, anche perchè non necessario, si rifiutò giustamente di sprecare £ 37; allora sborsò del suo il Fabbriciere Foini Battista
e poiché non venne reintegrato da nessuno, si rimborsò con prendere tanto fieno dalla chiesa in Valmalga e poi non volle pagarlo e mai più lo pagò. Eppure vi era in paese la cassa della Vicinia che è per i bisogni del paese... . In quell’anno 1909 si fecero altre opere inaugurate il 9-10 agosto :
- canapeo in seta
- candelabri riargentati
- altra cosa finestrone a colori sopra la porta maggire
- gradini di marmo al presbiterio e altare maggiore
- restauri balaustre e porte di entrata
- pavimento presbiterio
- ordinamento cassettoni sagrestia con apertura all’interno della casa
- altare (marmo) con cappella entrante di S. Giuseppe (quindi sfondamento muro chiesa con cappella)
Se tutte le finestre erano bisognose di restauro la maggiore forse perchè più esposta a mezzodì era davvero mancante di vetri per metà e per quanto velata da una tenda già si era sperimentato (con qual piacere si capisse) come il vento e freddo vi aveva libera corrente onde ad essa si rivolse anzitutto l’attenzione del parroco.
Avendo egli fatta conoscenza e relazione con i gentili signori Piccinelli Franco e sua degna sposa Pastore Maria, nipote del Piccinelli maister proprietari con fabbriche e commerciante in vetri a Milano da cui aveva acquistato anche i vetri della canonica, pensò di ricorrere a loro per l’acquisto di vetri per detta finestra, ma da essi sperava non solo i vetri, ma una finestra speciale e non si ingannò.

Finestra sopra la porta maggiore
Finestra sopra porta principale

Prese le misure e gli accordi preventivi fatte le rispettive intelligenze, si convenne d’avere una bella immagine della Madonna a vetri colorati.
Ad Edolo si preparò intanto il telaio di ferro e nel settembre arrivarono le casse ed i signori medesimi in persona vennero ad assistere alla posa in opera. La finestra così compiuta fu un loro dono prezioso e caro; al telaio era concorso con sua offerta di £ 20, il Mottinelli Lorenzo (Flumì) furono loro rispedite le casse con alcuni vetri antichi rotondi in magro computo.
Detto sig. Franco veniva ogni tanto a trovare il padre Domenico, da lui provveduto di ogni cosa nella sua casetta e assistito dalla sua figlia Marietta a Rino.
Nel gennaio 1915 poi, fornendo il legname il parroco e fatta l’opera dei fratelli Gelmi di Domenico furono rimesse nuove tutte le altre finestre, i cui vetri furono pur dono degli stessi Signori.
Avevano essi desiderio che io li tenessi informati dello stato di salute del padre, di cui erano in ansia, ma un giorno non avevo potuto entrare in casa, esclusone dal balzano cervello della Marietta, con gli epiteti di pitoccare, solo per la mia chiesa: mentre nulla mai avevo loro chiesto.
Riferii storicamente loro il fatto ed essi a mandarmi gratis i vetri e gli ultimi ritagli di tal genere belgico che avevano nel negozio così con prove tangibili mi dimostravano il compiacimento e la piena soddisfazione e loro plauso alle opere così compiute per il bene di Garda, Patria dei loro genitori !
Il presbiterio era tanto indecente sia perchè fatto con piastre di pietra ruvida, che non si poteva pulire, sia per i gradini di granito, di cui  2 soli all’altare maggiore.
Già era stato dato per tempo incarico dal parroco al Riva Abbondio di Vione di preparare tali gradini di marmo a £ 11 a m lineare.
Quell’estate furono finiti: si andò a prenderli a Vione  e nel contempo si  comperarono le mattonelle dai Tomasi di Edolo e così per le feste di S. Lorenzo si erano messi a posto gradini e pavimento al presbiterio. I due gradini dell’altare vennero utilizzati per quello di S. Giuseppe e gli altri alla scala fuori le porte degli uomini, per futuri bisogni. A soddisfare in parte l’Abbondio si adoperò un’offerta di £ 93 della Visiguna. Tanto più per il sepolcro della settimana Santa si aveva il desiderio d’internare uno degli altari laterali troppo sporgenti e sproporzionati. Si era già predisposto parte del fondamento del muro, 1908, esterno verso la sagrestia. Occorrendo nel contempo aggiungere alla sagrestia un ripostiglio di arredi premeva fare l’opera: ma non so se ne vedeva il mezzo, quando venne in aiuto per la spesa in denaro il Mottinelli Domenico e sperando che il paese concorresse con manodopera gratuita si cominciò la demolizione il 16 aprile 1909. Ma poi se si volle il lavoro, si dovette tutto pagare, anche le condotte dei materiali, ciò che importò £ 380, restava da farsi l’abbellimento, la decorazione, l’altare. Per l’altare il Parroco  dopo essersi dato attorno a Breno,Lovere,Brescia, Bergamo finì con l’accordarsi a £ 260 tutto l’altare di marmo messo in opera con il Nicola Barbieri di Bergamo. Il resto della Cappella convenne con il Maroni Luigi, stuccatore, di Villa Dalegno, che allora era a lavorare nella chiesa di Corteno di qui fece il compimento. Intanto si era giunti al 1910 e nel giugno il Mottinelli Domenico pagò pure le dorature eseguite dai  Ferrari Antonio di Precasaglio che avevano fatto pure i telai delle nicchie e il Crocefisso delle Madri.
Detta Cappella così come si era voluta e riuscita, doveva essere l’esempio o campione di tutta la chiesa da restaurare. Ma quando? Quando Dio vorrà.
Intanto si fece il ripostiglio aggiunto alla sagrestia, con aperture intercomunicanti e vi si installò l’armadio grande portato da S. Lorenzo.
Il cassone catafalco fu opera del maister Ciodì l’uomo più attivo e zelante trovato dal Parroco sempre pronto a tutti i servizi.
Sta bene che qui si faccia la nota del legname che continuamente si impiegò in tante opere della chiesa (il legname fornito dal parroco):

NEL 1912 e 1913.
Il Parroco era occupato nel restauro cascinali Plemùl e Prabel, ma intanto si doveva pure maturare altro ideale, l’opera dell’

apparato della macchina delle Quarantore.

Sullo sfondo macchina delle Quarantore
Macchina delle Quarantore

Il denaro £ 500, offerto dal Mottinelli Domenico, era pronto, il legname pure (benché l’offerta del paese fosse poi trovata scadente, come il rifiuto di Caino) era predisposto: ma il Parroco doveva poi metterci tutto del suo, specie per l’intaglio.
Bisogna maturare il disegno, fare il contratto e metterlo in opera. Dopo il rifiuto e la correzione di vari disegni presentati dai Ferrari e i Bormetti di Precasaglio si finì con uno di questi, anche per la mitezza del prezzo.
Doveva essere eseguito per il gennaio 1913 invece fu solo per il 1914.
Esso corrispondeva all’idea di un grandioso ostensorio, la più confacente residenza del SS.
Ma dall’opera dell’artista alla sua inaugurazione  oh! Quanti altri pensieri e fatiche!
I lumini le candele ecc...
Ma tutto arrivò in porto e tutto fu compiuto e riuscì a piena compiacenza, soddisfazione e meraviglia di tutti.
Predicatore dell’ inaugurazione fu il rev. Celerino Testini 7-10 gennaio 1914, mentre nel 13 aveva si bene e con frutto predicato in puro dialetto il rev. Don Luigi Bressanelli.
In quel tempo si era pure abbassato il pulpito di cm 95, mentre era troppo alto e faticoso punto rispondendo da esso la voce del predicatore: pur detta opera fu notevole. Per Natale antecedente si era provvisto e sfoggiato nella cappella di S. Giuseppe un meraviglioso presepio ripetuto nel 1914 e 15, e poi saltuariamente riposto in una cassetta apposita. Così non restava ormai che il cocente desiderio del restauro generale della chiesa, ma non provvedendone il tempo, nè avendo l’ardire di decidermi, senza mezzi, lo rimandava ognora però ormai si era ventilato e maturato il progetto del restauro della facciata. Nei primi mesi del 1914 si era stabilito che i muratori prestassero all’uopo la opera gratuita in primavera prima che partissero per la Svizzera: ma sia pel tempo sia per le loro occupazioni sia per non saper ove prendere la sabbia non si fece nulla. E così fu rimandata l’opera all’autunno per la compera di calce e cemento si erano offerti i pensionati veterani. Ma chi avrebbe previsto che tutto l’interno ed esterno della chiesa sarebbe stato fatto e compiuto entro 5 mesi ?
Così fu perchè Dio lo volle!
Era il mercoledì Santo 8  aprile 1914, quando mi capitò una lettera del Maroni Luigi stuccatore di Villa Dallegno, il quale non avendo in vista alcun altro lavoro del suo mestiere e sapendo come io desideravo da anni abbellire la chiesa di S. Maria, mi si offriva a lavorare a buon prezzo.
Nel 1905 aveva fatto le nicchie e nel 1909 la cappella di S. Giuseppe. Che fare? Era una violenta tentazione! Qui non sapevo come resistere.
Fin dal 1903 (in cui ero ancora a Precasaglio dopo aver concorso per Garda) spesso mi ero trovato col Maroni mentre faceva le decorazioni della chiesa di Zoanno; e aveva formato il disegno di ridurre così quandochessia la nuova chiesa di Garda.
Non avendolo ancora potuto attuare perchè non farlo ora? Non ne prevedevo la possibilità,tanto mi sembrava grandioso inattuabile subito l’idea; non vedevo ancora venuto il tempo opportuno: ma quando sarebbe mai venuto senza le relative difficoltà? Non potea quindi, dunque accettare la proposta ma non se la sentiva neppure di rifiutare.
La mattina della domenica in Albis si diede uno sguardo alla chiesa e poi stese il preventivo di £ 1200 quello poi stesso ridotto a £800.
Venne fatta la proposta al paese di arrivare all’offerta di £ 400 e per le altre il parroco ci avrebbe pensato.
Le offerte raggiunsero £ 400 e così venne stipulato il contratto con il Maroni.
Si fecero i preparativi: antenne, assi, si fecero alcuni ponti: i lavori iniziarono; le stuccature il Maroni le faceva molto bene, ma non le tinte. Fu fatto intervenire il pittore Coccoli di Brescia che mise a posto le cose molto bene, in modo meraviglioso, talché nel 1915 il  prof. Coccoli fece dichiarare la chiesa monumento nazionale.
Intanto nel 1915 scoppiò la guerra e tornarono gli emigranti dalla Svizzera con questi senza lavoro venne fatta la facciata, con un filo si portava giù dal Malandosso la sabbia.
Il tutto fu inaugurato con l’intervento della banda musicale di Ponte di Legno.