IL VIAGGIO DI ANGELA E
STEFANO
IN TANZANIA
Siamo partiti martedì 9 ottobre 2007
sera da Milano Malpensa, ci sono stati 40 minuti di ritardo ma sono cose che
capitano. La mattina successiva siamo atterrati a Zanzibar alle 8:30 circa.
Alla discesa dall’aereo la sensazione è stata tremenda: caldissimo e
umidissimo! Ovviamente ce lo aspettavamo, avevamo letto parecchie cose su
Zanzibar nei mesi precedenti.
L’unica
vera nota negativa di tutta la vacanza è proprio l’aereoporto locale. Le
valigie vengono scaricate e trasportate A MANO fino ad una stanzina con una
sola apertura sul muro e viene fatta uscire una valigia alla volta. Immaginate
la ressa di quasi 200 italiani (erano arrivati quasi contemporaneamente tre
aerei) davanti ad un unico tavolino che mostrava una valigia alla volta. A
quel punto chi stava davanti urlava il nome appeso sul bagaglio e poi si
passava il fardello sopra alle teste di tutti.. |
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Ma d’altronde…
siamo in AFRICA NERA!!!
Preso il bagaglio ci siamo diretti verso
l’uscita quasi sollevati per aver trovato i bagagli integri e ci ha fermato la
polizia dicendo “Ti apro la valigia o dammi mancia”. E’ una pratica da non assecondare
per non spingerli a perseverare, certo che la voglia di litigare con un
poliziotto locale non ci passava minimamente per
Almeno, una volta fuori, il personale
della Ventaglio ci ha accolti e portati all’autobus per il trasferimento al
villaggio.
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L’isola
è molto bella come ambiente naturale, verde e piena di palme, manghi, banani,
ecc… ma la gente vive in condizioni di estrema povertà. Vedi dal vivo le
immagini che fino a quel momento hai sempre visto in TV: case di fango,
vecchissimi camion scassati carichi di gente, bambini seduti per terra,
qualche mucca magrissima libera di girare per i prati. I negozi sono baracche
con qualche insegna scolorita appesa davanti… ma molti uomini per |
Una cosa comunque da sottolineare è che
tutti i bambini sono giocosi e sorridenti; tutti con gli occhietti vispi che
salutano al passaggio delle corriere. Questo sdrammatizza non poco lo scenario.
In un’oretta scarsa di strada siamo
arrivati al villaggio e di colpo tutto il contorno cambia decisamente.
Il villaggio Karibu è bello, la
struttura si vede che è un po’ datata ma è tenuta bene, e poi in camera c’è
l’aria condizionata, la cassaforte… non mancano le comodità. A questo punto il
grande caldo diventa solo un piacere vacanziero.
Il
giardino del villaggio è ben curato e pieno di fiori profumatissimi che da
noi non si trovano. I giardinieri e le mamy (le ragazze addette alla pulizia
delle camere) sono simpatici, gentili e salutano sempre. Altra cosa carina:
ogni giorno trovavamo il letto rifatto con una composizione di fiori freschi
sulle lenzuola, ogni giorno disposti in maniera diversa. C’è
un po’ di muffa sulle pareti dei bungalows, poca cosa in realtà, malgrado
vengano riverniciati costantemente, e un po’ se ne sente l’odore appena si
entra nelle camere. |
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Questo è dovuto al clima estremamente
umido dell’isola, ma vi garantiamo che appena si accende il condizionatore
l’odore di muffa se ne va. Altre persone che avevano provato anche altri
villaggi di Zanzibar ci hanno riferito che è così dappertutto.
Abbiamo passato il mercoledì 10 e il
giovedì
Abbiamo conosciuto subito i “beach
boys”, ossia i ragazzi locali che stanno tutto il giorno in spiaggia cercando
di venderti i loro manufatti o cercando di convincerti a fare le escursioni con
loro invece che con l’organizzazione del villaggio. Con loro le uscite costano
molto meno e, a quanto ci hanno riferito persone che le hanno provate, sono
piacevoli e ben organizzate, pranzi compresi.
Una cosa che ci ha decisamente colpiti è
che i ragazzi locali si ricordano in maniera perfetta i nomi di tutti e quando
vedono che sei una “faccia nuova”, ossia che sei appena arrivato a Zanzibar, ti
stanno addosso in maniera assillante fino a quando non arrivi ad essere anche
scontroso purché ti lascino andare a fare il bagno. Infatti si sistemano sul
bagnasciuga e aspettano quelli che vanno verso l’acqua; quando arrivi a
fermarti da uno di loro ne arrivano altri tre o quattro ad insistere. Alcuni
sono simpatici (per esempio un ragazzo che si faceva chiamare Jeremia, al quale
abbiamo commissionato delle tavolette in legno con i nomi incisi ed al quale
abbiamo regalato il nostro shampoo prima di tornare a casa), mentre altri sono
decisamente infastidenti (come un tal Gattuso… che fantasia sul nome… molto
maleducato. Non abbiamo comprato nulla da quelli che si comportavano come lui).
Comunque tutto sommato in spiaggia si
stava proprio bene (all’ombra delle palme!!! Abbiamo visto molta gente girare
con ustioni serie… Mai sottovalutare la potenza dei raggi solari quando si va
in questi posti!).
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Zanzibar
è parecchio sottoposta al fenomeno delle maree, e quando siamo arrivati noi
c’era luna nuova (quindi ci hanno spiegato che dalla alta alla bassa marea
c’erano fino a |
Al primo pomeriggio invece il mare torna
normale e infine, verso sera, sale fino a toccare il muretto del villaggio. Di
notte sentivamo il frangersi delle onde dell’oceano: nulla a che vedere con il
rumore del nostro Adriatico.
Al Karibu si mangia discretamente bene,
c’è una buona varietà di portate e ci sono sempre a disposizione carne e pesce
grigliati al momento. Non abbiamo mai assaggiato il vino (tutto sudafricano),
ma la birra locale è proprio buona, leggera e piacevole. La frutta ha tutto un
altro sapore rispetto a quella che arriva da noi. Ananas e cocchi sono delicati
e buonissimi. Provare per credere!!!
Comunque è inutile nascondere che i
primi due giorni sono trascorsi in spasmodica attesa della nostra visita
nell’Africa continentale.