Il genere Ariocarpus è costituito da piante di piccole dimensioni, molto poco visibili in habitat, costituito dai rilievi desertici che vanno dall'estremo sud degli USA fino al Messico centrale, grazie al fusto poco sviluppato con caratteristiche mimetiche. Hanno tutte una radice carnosa molto ingrossata, a forma di rapa, che può superare in dimensioni la parte aerea, la quale è costituita da tutta una serie di tubercoli di varia forma e dimensione più o meno addossati gli uni sugli altri, in alcuni casi avvolti alla base da lanugine, presente spesso copiosa anche all'apice. Cuticola coriacea, areole presenti o meno, sempre lanose, spine assenti nella pianta adulta tranne che in A. agavoides e A. confusus, fiori semplici, semi papillati neri ad ilo basale. Il fatto che le varie specie abbiano morfologia in generale molto simile, ma che nel particolare si discostino abbastanza le une dalle altre, ha fatto sì che un tempo fossero divise in tre generi distinti,oggi considerati sottogeneri:
In ogni caso sono tutte piante di crescita lenta, molto difficili
da coltivare se non vengono rispettate alcune condizioni.
Il terriccio. Una particolare cura va posta nella preparazione del terriccio,
che dovrà essere molto drenato, privo di ristagni d'acqua che portano presto
alla morte le radici più sottili. La composizione dipenderà molto da dove le
piante vengono poste durante il periodo di vegetazione: in piante coltivate
all'aperto, in posizione soleggiata, un'idea può essere partire da una base
costituita per 1/3 di terra argillosa, molto importante per la crescita di tutte
le specie vista la natura dei terreni di origine ma soprattutto per A.
kotschoubeyanus e A.
agavoides, 1/3 da sabbia molto grossolana di fiume e per 1/3 di lapillo
lavico grossolano che oltre a costituire un ottimo materiale drenante è ricco
di potassio (fino 50%) e fosforo (fino 15%) utilizzabili, sostanze di cui tutte
le cactacee necessitano (attenzione però all'alta quantità di azoto di alcuni
tipi). Si potranno poi aggiungere una quantità molto esigua di humus, che non
dovrà superare il 10% sul totale, anche per le piante giovani, una certa quantità
di ghiaino calcareo (ad esempio lo scarto di lavorazione del marmo, poco costoso
e discretamente utilizzabile dalla pianta) in misura variabile (da 0 al 15%
e più)in funzione del calcio presente nella terra di campo e nell'acqua delle
annaffiature, molto importante in quanto in habitat le piante crescono su roccia
calcarea. Può anche essere utile (forse più per la tranquillità del coltivatore
che non per le piante) l'aggiunta di una piccola quantità di carbone sminuzzato,
che dovrebbe ostacolare la crescita dei funghi sequestrando loro nutrimento
ed enzimi di cui si avvalgono. È importante che la parte vicina al colletto
sia avvolta da materiale grossolano come ghiaino quarzifero, che funga da drenaggio
superficiale per evitare il ristagno a livello di una zona così sensibile. Passando
ad ambienti di coltivazione diversi, come serre, tunnel, ecc., tanto più aumenta
il livello di umidità e il ristagno dell'aria, tanto più sarà necessario aumentare
la quantità di materiale drenante nella composta aggiungendo lapillo, pomice
(sostanza inerte molto usata, però avente solo funzione di alleggerire il terreno,
in quanto costituita da silice quasi pura) e quant'altro possa diminuire il
ristagno nel terriccio, diminuendo contemporaneamente la quantità di terra di
foglie aggiunta.
Le
annaffiature. Per quanto riguarda le annaffiature, è da sfatare la credenza
secondo cui vadano innaffiati molto raramente con quantità esigue di acqua:
il continuo asciugarsi del pane di terra in tempi molto brevi porta alla morte
le radici assorbenti, che vengono riformate con estrema difficoltà dalla pianta
soprattutto se vecchia. Di conseguenza, sarà importante imbibire perfettamente
il pane di terra ad ogni annaffiatura, magari fornendo l'acqua dal basso, lasciando
poi che si asciughi perfettamente (condizione essenziale per la salute delle
piante) in ogni sua parte prima di ripetere l'operazione. In ogni caso, tanto
più frequentemente si innaffierà, tanto maggiore sarà la crescita, ma di conseguenza
aumenteranno esponenzialmente i pericoli per la pianta. In inverno dovranno
rimanere assolutamente asciutti e ad una temperatura di 5-10° C. In primavera
è importante iniziare ad innaffiare solo quando si noterà che la pianta inizia
ad abbozzare una ripresa vegetativa, con quantità dapprima limitate di acqua,
via via crescenti con l'avanzare della stagione.
Le concimazioni. Le concimazioni dovranno essere molto scarse, aggiungendo
un cucchiaino per litro di terra circa di perfosfato minerale (o di concime
a bassissimo tenore di azoto ma alti fosforo e potassio se il terreno scarseggia
di quest'ultimo) nella composta di rinvaso, in più si interverrà con un paio
di concimazioni liquide, fatte ad inizio stagione e più o meno alla metà di
agosto per favorire la fioritura, con un prodotto con un rapporto azoto-fosforo-potassio
pari ad 1-2-3 molto diluito (0,5 gr in un litro). Come per le annaffiature,
tanto più frequentemente si concima , tanto più la pianta cresce, ma tanto maggiori
dovranno poi essere i trattamenti contro le malattie favorite dall'eccesso di
vegetazione (relativamente alla velocità che può avere un Ariocarpus) che indebolisce
i tessuti.
I rinvasi. Il materiale dei vasi contrappone i coltivatori, comunque
se da un lato la terracotta evita maggiormente il ristagno profondo, dall'altro
a causa del richiamo laterale di acqua tende a far sì che le radici sottili
si concentrino sulla parete del vaso, con di conseguenza stress idrico e mal
utilizzazione del pane di terra. È allora forse meglio optare per i vasi in
plastica, scelti innanzitutto molto profondi per favorire lo sviluppo della
radice napiforme, e di una misura tale da permettere alla pianta di rimanervi
per molti anni. Infatti tutti gli Ariocarpus sono molto poco simpatici dopo
i trapianti, morendo a volte quando tutto sembra fatto a regola d'arte: è importante
evitare soprattutto di lesionare il fittone centrale, ma anche la perdita di
alcune radici sottili può essere deleteria, per cui è meglio non effettuare
eccessive pulizie dalla terra vecchia, soprattutto con utensili lesivi o con
getti d'acqua troppo forti, lasciando magari una minuta porzione di composta
attorno alla parte assorbente, per evitare troppo stress. La pianta svasata
si lascia poi asciugare bene, cospargendo eventuali ferite con polvere di carbone,
lasciando poi passare almeno 10 giorni prima di effettuare una annaffiatura.
L'esposizione.
Anche se può determinare una crescita leggermente più lenta, l'esposizione in
pieno sole, all'aria aperta, è quella che dà i migliori risultati: l'irradiazione
solare fortifica molto i tessuti, rendendo le piante più resistenti alle malattie
vegetali ed animali. È chiaro che man mano diminuisce il ricambio d'aria sarà
necessario schermare la luce solare, per evitare eccessivo calore e problemi
alle piante.
Le malattie. I parassiti vegetali sono costituiti dai normali funghi
che colpiscono le cactacee : Fusarium, Phitium, Phitophora, ecc, la lotta ai
quali deve essere essenzialmente preventiva, effettuando almeno due (ma anche
più) trattamenti, all'inizio e alla fine della stagione vegetativa, con fungicidi
aventi il più ampio spettro possibile, sia spruzzando la parte aerea sia annaffiando.
I parassiti animali sono anch'essi i soliti: innanzitutto le cocciniglie, soprattutto
quella delle radici, possono dare molti problemi, dato che la presenza di pochissimi
esemplari è già in grado di arrestare la crescita. Anche in questo caso è molto
meglio prevenire mediante insetticidi idonei, sia sistemici che per contatto,
da usare anche in annaffiatura. Il ragnetto rosso, da combattere mediante opportuni
acaricidi, è un problema tipico delle piante mantenute in ambienti chiusi e/o
poco luminosi, in quanto le piante mantenute al sole sviluppano una cuticola
spessa, difficilmente intaccabile dal rostro dei piccoli acari.
La
semina. La semina degli Ariocarpus può dare notevoli soddisfazioni, a patto
di non avere troppa fretta, dato che difficilmente si avranno fiori prima dei
5 anni (comunque chi dice che sono esageratamente lenti dovrebbe provare gli
Aztekium da seme). Essa può avvenire in piccoli contenitori riempiti con un
normale terriccio per la semina delle cactee, sul quale vengono sparsi i semi,
senza interrarli, si bagna bene con un fungicida e si copre con un vetro o un
nylon. Per aiutare la germinazione può essere utile una certa escursione termica
tra il giorno e la notte, soprattutto per le specie più settentrionali. Sembra
che le piantine, una volta germinate, gradiscano per i primi mesi un ambiente
chiuso, umido, ma ciò favorisce molto il propagarsi di micosi, con di conseguenza
la necessità di trattamenti fungicidi molto più frequenti, e lo svilupparsi
delle microalghe in superficie, difficilmente poi contrastabili (può essere
utile un leggero strato di materiale inerte superficiale). Un altro problema
è dato dalle larve di Sciaridi, vermetti biancastri che mangiano molto volentieri
le piccole piante: è importante allora non appena si manifestano intervenire
con trattamenti insetticidi. Le piantine andranno concimate non troppo frequentemente
con un concime per cactacee a bassa concentrazione (05-1 per mille) e mantenute
per il primo anno a mezzombra.
Comunque, come diceva il prof. Lodi, gli Ariocarpus "crescono molto lentamente
e se si aiutano con terra troppo grassa e troppa acqua marciscono facilmente...Ma
tenuti in terra magra e permeabile, d'estate al sole e all'aperto, in modo che
possano godere del fresco e dell'aria umida della notte e della prima mattina,
asciutte e al fresco d'inverno, possono vivere per molti anni".