I sette peccati capitali


 L'ordine col quale i sette peccati vengono elencati è il medesimo col quale vengono ritualizzati........

( ogni riferimento a persone è puramente casuale; premettendo che tutti commettiamo peccato, l'artista, porge le più sentite scuse, a chi si sentisse inserito in un peccato che non è il suo )


SUPERBIA

La superbia dimora nelle persone innamorate della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspettano un riconoscimento. La superbia affonda le proprie radici nel profondo dell'uomo, che è sempre teso alla ricerca e all'affermazione della propria identità. Il riconoscimento nell'essere umano è una necessità fortissima: forte come altri bisogni più esistenziali.


AVARIZIA

L'avarizia è il più devastante dei peccati. Il possedere non ammette di dividere con altro l'anima degli uomini. Il possedere è tiranno potente. Il volto vero dell'avarizia è il potere: chi ha può, e chi più ha, più può. Chi brama di possedere, viene posseduto senza speranza. Alla fine, l'essere posseduti trionfa e il nostro possedere si sgretola. La colpa non è il possedere, ma l'abietto mercimonio che si fa di sé stessi, in cambio del potere. La pena del possedere è il perdere; se stessi prima di tutto.


LUSSURIA
 

 Si noti la lingua fantozziana del soggetto indicante un elevato desiderio libidinoso-carnale

La radice della parola lussuria coincide con quella della parola lusso (che indica una esagerazione) e quella della parola lussazione (che significa deformazione o divisione). Appare quindi chiaro il significato di lussuria, che designa qualche cosa di esagerato e di parziale; l'interezza è negata. Il corpo viene oggettivato e la persona spersonalizzata. La lussuria è anche una delle manifestazioni più comuni del disagio proprio della nostra società, dove siamo alla continua ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni che ci facciano sentire "vivi"; trovare l'appagamento di tutti i bisogni non solo di quello erotico. Nel linguaggio comune, la lussuria è associata all'erotismo, o eros. La lussuria diventa un peccato capitale, quando la persona si fa travolgere dalle proprie passioni, perdendo completamente il controllo di sé. Ma anche la situazione opposta non è raccomandabile: le persone che esercitano un controllo esagerato delle proprie pulsioni vanno incontro a grosse frustrazioni, e rischiano di inaridirsi, diventando fredde, giudicanti e bigotte. Inoltre, quando la repressione è protratta nel tempo, nei casi estremi assistiamo a episodi di sdoppiamento di personalità: impiegati modello o brave casalinghe che di pomeriggio o di notte si trasformano in qualcos'altro… L'istinto alla sessualità quindi non va represso. Le passioni danneggiano l'essere umano sia quando sono eccessivamente compresse, sia quando sono scatenate senza limiti. E la salute del corpo e l'equilibrio della mente non si mantengono con la repressione o la rimozione delle passioni, ma con la loro misurata espressione…


IRA

La rabbia è una passione che fa parte di noi e che dovrebbe indurci a guardarci dentro con più attenzione. Se qualcuno ci fa arrabbiare, infatti, questo significa che in noi c’è qualche cosa di irrisolto, c’è una disarmonia. In caso contrario non ci arrabbieremmo, ma affronteremmo la difficoltà con calma, moderazione e logica. La rabbia, come le altre passioni, è una dinamica del corpo che lo danneggia sia quando è eccessivamente compressa, sia quando è scatenata senza limiti. L’ira compressa, nella migliore delle ipotesi, genera frustrazione e mal di stomaco, così come il suo scatenamento aumenta la pressione e può generare un colpo apoplettico.


GOLA

 Se il vassoio fosse commestibile...

Il richiamo alla nostra animalità. Il peccato di gola coincide con una soddisfazione corporea tramite qualche cosa di materiale che provoca compiacimento. É un'irrefrenabilità, un'incapacità di moderarsi nell'assunzione di cibo. Il rapporto col cibo è un problema serio che investe degli aspetti legati all'esistenza. Infatti, siccome il cibo è la prima condizione di esistenza, spetta al cibo e alla gola mettere in scena un tema che non è alimentare, ma profondamente esistenziale, perché va alla radice dell'accettazione o del rifiuto di sé.


INVIDIA

 Non desiderare l'intrigo d'altri ...

E' molto diffusa ma difficile da individuare: non viene quasi mai dichiarata per non rivelare il senso d'inferiorità che sottintende. L'invidioso infatti non è mai soddisfatto di sé, si vede dei limiti, reali o presunti, mentre riconosce solo negli altri le doti e i riconoscimenti che vorrebbe possedere. Vergognandosi della sua inadeguatezza, che attribuisce all'ingiustizia del giudizio altrui, non tenta di migliorarsi ma si augura solo che gli altri cadano al suo stesso livello.  Così facendo si condanna a una vita meschina e piena di rancore, l'invidia è malevola e consuma perché non si sfoga mai, non si placa, citando un vecchio proverbio "L'invidia è così magra e pallida perché morde e non mangia".


ACCIDIA

Persone appartate, vuote nel pensiero, sfuggenti allo scorrere delle pulsazioni sottostanti.

Il termine, nel greco classico, designa la negligenza, l'indifferenza, la mancanza di cure e di interesse per una cosa. Designa inoltre l'abbattimento, lo scoraggiamento, la prostrazione, la stanchezza, la noia e la depressione dell'uomo di fronte alla vita. É lo smarrimento estremo: si produce uno stato d'animo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che raggiunge. L'accidia è il male del nostro tempo. L'accidia consiste cioè nella paura di affrontare la vita con le sue frustrazioni e le sue prove, e nella fuga di fronte a noi stessi e a ciò che percepiamo come vuoto. Chi è in preda all'accidia è nell'impossibilità di fare scelte durature, e ricerca emozioni sempre diverse, come se proiettasse la propria felicità in un altro tempo o in un altro luogo.