Davis Matlock

 

Ammettiamo che non ci sia altro che l’alveare:
che ci siano fuchi e operaie
e regine, e nient’altro che miele da ammucchiare
(cose importanti quanto la cultura e il sapere)
per la prossima generazione, questa generazione che non vive,
se non quando sciama al sole della giovinezza,
irrobustendosi le ali con ciò che è stato raccolto,
e gustando, durante il ritorno all’alveare
dal campo di trifoglio, il prelibato bottino.
Ammettiamolo, e ammettiamo questa verità:
che la natura dell’uomo sia superiore
al bisogno della natura nell’alveare;
e che tu debba sopportare il fardello della vita,
come pure la spinta d’un eccesso dello spirito—
bene, io dico che viverla come un dio
certo dell’immortalità, per quanto increduli,
e il modo di viverla.
Se ciò non rende Dio orgoglioso di voi,
allora Dio non è che gravitazione,
o è il sonno la meta aurea.