Harmon Whitney

Dalle luci e dal frastuono delle città,
sospinto come una favilla a Spoon River,
bruciato dal fuoco dell’alcol, distrutto,
amante d’una donna presa per degradarmi,
ma anche per nascondere un orgoglio ferito.
Giudicato e disprezzato dalle menti grette del villaggio,
io, col dono delle lingue e del sapere,
sprofondato qui nella polvere d’un tribunale,
ridotto a frugare nell’immondezza di offese e rancori, io,
cui la vita sorrideva! io, in un villaggio,
a declamare per dei bifolchi boccheggianti, pagine di versi
frutto dell’erudizione dei miei anni migliori,
o a provocare una risata con uno sprazzo di spirito scurrile
quando mi pagavano da bere per ridestare la mia mente spenta.
Giudicato da voi,
quando a voi è nascosta la mia anima,
con la sua ferita incancrenita
per amore d’una donna che mi aprì la ferita,
col suo freddo seno candido, traditore, puro e duro,
implacabile fino all’ultimo, quando il tocco della sua mano
in qualunque momento, avrebbe potuto guarirmi dal tifo,
preso nella giungla della vita dove molti si perdono.
E pensare che la mia anima non poté reagire,
come quella di Byron, col canto, con qualcosa di nobile,
ma s’attorcigliò su se stessa come una serpe straziata.
Giudicami così, o mondo!