sabato 25 maggio 2013 13:23

 

In migliaia sotto la pioggia per l'addio a Don Gallo, applausi e 'Bella Ciao'
Fischi a Bagnasco


Genova si ferma per celebrare il prete degli ultimi: don Andrea Gallo. Scomparso mercoledì all’età di 84 anni, il fondatore della comunità di San Benedetto al Porto ha ricevuto oggi a Genova nella Chiesa del Carmine l’ultimo saluto. E così, don Gallo è stato riportato proprio nel luogo dove tutto era cominciato: la chiesa da cui fu allontanato negli anni ‘70 e da cui partì la sua avventura a San Benedetto. Ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio, gli amici di tutta una vita: quegli ‘ultimi’ di cui si è sempre voluto occupare e a cui non ha mai chiuso le porte della sua chiesa. Fra rulli di tamburi, ‘Bella ciao’, pugni alzati e bandiere dell’Anpi ( don Gallo da giovane è stato partigiano), della pace, di Emergency e No Tav, la commozione per le strade di Genova è stata tanta ma sembrava più una festa, un arrivederci, che non un funerale. Sulla bara di don Gallo, applaudita lungamente sia all’arrivo in chiesa, portata in spalle, sia all’uscita, erano posati la bandiera della pace e due suoi indumenti distintivi: il cappello nero e la sciarpa rossa, che indossava sempre. Ad accompagnare il feretro, l’urlo ‘Resistenza’.

Il funerale del prete ‘scomodo’ è stato celebrato dal cardinale Angelo Bagnasco, fischiato e contestato duramente dalla folla, tanto da indurlo a fermarsi, e dal fondatore di Libera don Ciotti. Ma a ricordare il prete ‘comunista’ durante la celebrazione, anche qualche amico celebre. Fra loro Vladimir Luxuria, che, commossa, ha detto: “Don Gallo, grazie per averci aperto le porte della tua chiesa e del tuo cuore. Ci hai fatto capire che una chiesa che non caccia nessuno è possibile. Grazie di averci accarezzato. Grazie di aver fatto sentire noi creature transgender volute da Dio e amate da Dio. Ci auguriamo che tanti seguano il tuo esempio e che qualcuno ti chieda scusa”. Al termine della cerimonia ha preso la parola, sul sagrato della chiesa, il regista e grande amico di don Gallo, Moni Ovadia: “Per la mia religione, il mondo si sostiene grazie a 36 giusti. Per ora gli altri 35 non li ho incontrati”. E la bara lascia la chiesa fra i cori da stadio ‘Uno di noi, Andrea uno di noi’ e chi chiede ‘Santo subito’.

BAGNASCO: APRIVA LA PORTA A CHI CERCAVA CALORE - “Ovunque svolse suo ministero sacerdotale, guardava a chi riportava evidenti ferite della vita, quelle del corpo e quelle dell’anima. Come ogni sacerdote ha cercato di lenire i dolori di chi ha incontrato. Anche qui, in questa chiesa, svolse suo ministero e da qui approdò a San Benedetto al Porto”. Così il cardinale Angelo Bagnasco celebrando a Genova i funerali di Don Andrea Gallo. “Cominciò alla spicciolata - ha proseguito il presidente della Cei - aprendo la porta a chi bussava e cercava calore. La comunità divenne sempre più un abbraccio per chi si sentiva ai margini, forse senza nome. Don Andrea sapeva che la sua era la risposta a coloro che sono percossi dalla vita, la risposta alle tante malattie che tolgono la luce ma non la voglia di cercare o attendere un sorriso o una carezza. Sapeva che era la sua risposta e non pretendeva fosse quella di tutti, perché la fantasia del bene è grande”.

FISCHI E BELLA CIAO DURANTE L'OMELIA DI BAGNASCO - Fischi contro il cardinale Angelo Bagnasco durante il funerale di Don Andrea Gallo. Alcuni secondi di fischi sono scattati quando il cardinale ha iniziato a parlare dell’attività di don Gallo alla chiesa del Carmine, da cui il parroco venne allontanato. Alcuni minuti dopo, durante l’omelia, la piazza ha iniziato a cantare a gran voce Bella ciao. Poi le grida: “Vergogna vergogna!”. Fischi seguiti da un lungo applauso e dal coro “Andrea, Andrea” durente l’omelia dell’arcivescovo di Genova. Mentre parlava il cardinale, dall’esterno della chiesa molte delle migliaia di persone presenti hanno iniziato a intonare il canto partigiano ‘Bella ciao’. All’interno, dove alcuni hanno alzato il pugno chiuso, la situazione è tornata alla calma soltanto dopo l’accorato appello di una delle più strette collaboratrici del sacerdote genovese.

DON LUIGI CIOTTI: VANGELO E COSTITUZIONE, CIELO E TERRA - “Andrea è stato un sacerdote, un prete, che ha dato un nome a chi non lo aveva o se lo era visto negare da qualcuno”. E’ il saluto di Don Luigi Ciotti, nella Chiesa del Carmine di Genova, ad Andrea Gallo, di cui si celebrano i funerali. “Ci ha insegnato- dice don Ciotti- a guardare nei nostri limiti. Se trovate qualcuno che ha capito tutto, a nome di Don Gallo e mio, salutatelo e cambiate strada, per piacere. E’ la strada che ci ha insegnato che ogni persona è vita, è storia. E che la diversità mai deve diventare avversità”. Don Ciotti spiega che “sono i poveri, gli ultimi, quelli che fanno più fatica, che ci aiutano a incontrare Dio che ci indicano la strada. Grazie Andrea per i tratti di cammino percorsi insieme. Grazie per le porte che hai aperto, e che hai lasciato aperto”. Quindi Don Ciotti ricorda le parole del Pontefice: “Sono contento che Papa Francesco ha detto ‘no ai cristiani da salotto’. E ne era contento anche Andrea” che “ha sempre saldato il Cielo e la Terra.

Per lui- osserva il fondatore del Gruppo Abele- erano chiari due riferimenti: il Vangelo e la Costituzione”. Oggi, sottolinea il sacerdote, “nel nostro Paese si respira malessere, che si costruisce sull’illegalità diffusa sulla pelle dei più poveri, sul crescere dell’egoismo e dell’individualismo sociale. C’è troppo perbenismo di facciata”. Quindi Don Ciotti ricorda le battaglie comuni: “La ricerca della verità per la morte di Carlo Giuliani, la rabbia contro la base di Vicenza: ma che ce ne facciamo delle grandi opere quando non ci sono i soldi per i servizi? Gridiamo ancora una volta insieme a lui la vergogna delle carceri e dei Cie, gabbie per i migranti”, dice il sacerdote applaudito dalla folla. Don Ciotti ricorda “la vicinanza di Don Gallo ai camalli, agli operai che lo hanno accompagnato fino a qui e che lottano per il lavoro. Dobbiamo stare alla tavola dei poveri”, è l’invito del sacerdote che legge le parole di Don Gallo nella sua ultima intervista: “Nel commentare l’attualità c’è il rischio di lanciare un bollettino di guerra. Io però- diceva Don Gallo- mi colloco tra coloro che desiderano impegnarsi e spendere energie, capacità, relazioni. Perché è vero che il Male urla forte, ma la speranza urla ancora più forte”.


© riproduzione riservata www.adisonline.it


promozione

© adisonline.it