Le mie letture con piccoli commenti



John Fante, Un anno terribile, Fazi

Isabella Santacroce, Destroy, Feltrinelli, Universale Economica

Nagib Mahfuz, Notti delle mille e una notte, Feltrinelli, Universale Economica

Giorgio Scerbanenco, Venere privata, Garzanti

Marguerite Duras, Il pomeriggio del signor Andesmas, Einaudi

Sanguineti/Novecento, Conversazione sulla cultura del XX secolo, il melangolo






John Fante - Un anno terribile - Fazi, pp.116

Un classico con una scrittura chiara e travolgente. America, 1933, grande depressione. Dom, un ragazzo italo-americano bruttino e pieno di complessi, è alle soglie della maturità. Vive nella grande casa con i genitori, i fratelli e la vecchia nonna: la madre sembra chiusa in una sua realtà fatta di una religione consolatoria e piccoli rituali. Il padre, muratore disoccupato da sei mesi, tira avanti giocando a biliardo e concedendosi qualche visitina ad una prostituta. A Dom non rimane che sperare nel Braccio (è un buon lanciatore di baseball), la sua unica risorsa per uscire da quella miseria e farsi la sua strada. La scrittura di questo libro è quella che più mi ha impressionato per la freschezza delle trovate e del linguaggio molto vicino al parlato. Il racconto ha degli improvvisi "scatti" che imprimono alla storia imprevedibili accelerazioni. Ad averne di scrittori con tanta chiarezza ed immediatezza.

*****

Isabella Santacroce, Destroy, Feltrinelli, Universale Economica, pp. 112

Il titolo significa più o meno "distruggere, sterminare" e non è una bella premessa, ma... Bisogna sgombrare il campo da molti pregiudizi prima di affrontare questo testo. Alessandro Baricco nella seconda di copertina scrive "Meglio se le vostre cellule cerebrali non hanno più di quarant'anni, se no rischiate di scivolarci sopra come una mano su una grattugia [...]" Spero che questa piccola frase sia stato una estrapolazione dell'editore di un discorso più vasto ed articolato, perché messa così è un vero autogol pubblicitario. Su Repubblica A. Baricco scrive " La falsa intelligenza del giornalismo culturale contrappone buonisti e cannibali come se la letteratura fosse una lotta di galli, e i galli scriventi, imbecilli, ci stanno, sparandosi pistolettate più o meno vigliacche, in una rissa da paese in cui si muovono con antica sapienza i vecchi maestri (supremamente i cattivi maestri) gestendo la loro mediocrità con abilità ammirevole [...]". Il che spiega probabilmente anche il fatto che Brizzi una volta è troppo buono, un'altra è troppo cattivo, e la prossima sarà troppo religioso, etc. "quanto è così evidente che non si scrive gli uni contro gli altri, ma ciascuno per disegnare il proprio pezzo di mondo, parziale e perfettibile, nella mappa complessiva di una geografia totale. La geografia non e' un duello. E' uno stare accanto di terre differenti. [...] La letteratura e' geografia (almeno credo)". Dopo queste forse inutili citazioni, vengo al libro... Lo trovo tenero anche sotto la scorza dura del linguaggio e la trivialità di alcune situazioni pseudo-erotiche. Per niente "nichilista o iperconsumista", penso invece che sia un modo iperrealista di descrivere la società di domani (non per altro la scena è una Londra allucinante). Non piace? E' il futuro che stiamo costruendo, ciascuno con le proprie responsabilità, naturalmente. Non stiamo tutti sulla stessa barca c'è chi veleggia nei mari tropicali e chi affoga nelle fogne.

"Sono le 20 nella Russel Square. Osservo psicotiche figure ansiose ingannare il tempo censurando lussuriosi desideri di gioia. Qualcosa di molto goloso il gioire fine a se stesso. Sentirsi a posto. Chirurgicamente oltre la perfezione. Un esistere sensato. Pura finzione. Osservo il crimine dell'illusione creare teatrini urbani di marionette, appese a invisibili fili di speranze amare. Osservo. Implacabilmente osservo lo spettacolo della quotidianità bastarda che vuole sudditi umili e alienati. Puro campare per campare per molti. Anestetizzarsi e sorridere. In vena. Ancora. Ancora in vena". (p.33).

Il sesso? Descritto con modi che a me sembrano giusti, senza compiacenze...

*****

Nagib Mahfuz - Notti delle mille e una notte - Feltrinelli, Universale Economica, pp. 224

Shahrazad è diventata la moglie del Sultano: i racconti delle "Mille e una notte" le hanno salvato la vita. Il Sultano è rimasto crudele come prima, sembra che nulla abbia scalfito la sua dispotica concezione del potere. La giustizia è amministrata con crudeltà, il boia ha un gran da fare, la polizia periodicamente esegue retate e torture, tutto procede come al solito. Allah è un dio lontano dagli uomini, immanente, misterioso nei suoi progetti. Molto più in basso si agitano genii buoni o malvagi che scompigliano esistenze tranquille di uomini e donne schiacciati da destini imperscrutabili. Così è per il commerciante San'an al-Gammali che viene indotto da un genio malvagio ad uccidere il primo governatore e prima si macchia di un altro orribile delitto: violenta ed uccide una bambina senza un apparente motivo. La stessa cosa avviene per Gamasa al-Bulti capo della polizia, zelante funzionario, sempre pronto all'obbedienza cieca. Anche con lui un genio malvagio si diverte a instillargli il dubbio sull'autorità che lui difende strenuamente. Immancabile un delitto e poi, per uno di quegli scherzi del destino lui assiste alla cattura del suo corpo ed alla sua esecuzione mentre la sua identità è divenuta quella di un misero facchino. Chi è stato giustiziato? Sicuramente la sua famiglia segue la sorte degli infami. E poi ancora la storia della bellissima sorella di Shahrazad che è oggetto dell'attenzione di due genii malvagi che la fanno incontrare in sogno con il bellissimo commerciante di profumi. Un sogno naturalmente che è molto reale tanto che provoca una gravidanza imprevista e, per la virtuosa sorella di Shahrazad, sconvolgente. Tanto più che i due giovani non si conoscono e non si sono mai visti se non in quella notte.

Un libro da leggere, affascinante come una favola, ma che descrive la realtà araba di oggi tra fanatismo religioso e grandi battaglie politiche.

*****

Giorgio Scerbanenco - Venere privata - Garzanti, pp. 256

Duca Lamberti è appena uscito di prigione: era medico, ora l'hanno radiato dall'ordine per aver procurato la morte ad una vecchia paziente.

Per le amicizie paterne in questura (il padre era stato poliziotto), viene affidato ad un servizio particolare: deve strappare dall'alcolismo Luca Auseri, figlio di un importante e troppo occupato manager. Luca nasconde un segreto che si è tenuto dentro per oltre un anno. Ha fatto un lungo viaggio di andata e ritorno da Milano a Roma con Alberta Radelli, una ragazza che occasionalmente faceva la prostituta e che l'ha agganciato con una scusa.

La ragazza viene trovata morta, con le vene tagliate, in un prato a Metanopoli, il giorno dopo questo viaggio. Luca da allora si è crogiolato nel rimorso di non averla aiutata ed ha incominciato a bere. Le motivazioni di questo comportamento naturalmente sono sconosciute al padre.

Gli omicidi però diventano due: le prime indagini collegano anche il misterioso annegamento avvenuto nel Tevere di Arbati Maurilia, amica di Alberta, trovata quattro giorni dopo. Le due ragazze facevano occasionalmente oltre che le prostitute anche foto pornografiche in un fantomatico studio gestito da un misterioso tedesco.

"Venere privata" è il primo libro della serie sul dott. Duca Lamberti pubblicato da Garzanti nel 1966 e scritto da Giorgio Scerbanenco. Si potrebbe definire un "giallo" anche se mi sembra che la definizione vada un po' stretta ad un romanzo di questo calibro. Anche il protagonista è tutt'altro che un poliziotto ed è mosso da una molla interiore che si potrebbe banalizzare definendola "semplice curiosità". Le motivazioni partono da lontano e sono legate anche all'esperienza del padre mutilato in un agguato di mafia e costretto a fare il passacarte rinunciando a compiti operativi. E' una specie di "rivincita" quella di Duca su quella mafia che gestisce la prostituzione ed altri traffici sporchi. Ed i suoi metodi (lui che non è della polizia) sono piuttosto sbrigativi ed anche -calcolatamente- violenti: una specie di Marlove con tanto di linguaggio spoglio, scattante, tutto bianchi e neri...

Quello che mi è piaciuto nel libro sono le atmosfere della Milano degli anni '60 ed il tratteggio veloce ed incisivo dei personaggi. Tra tutti spicca, oltre al protagonista, quello di Livia Ussaro, l'esca utilizzata per incastrare i responsabili degli omicidi. Una donna tutt'altro che passiva nel suo ruolo di "adescatrice non professionista" con la passione per la sociologia, gli scacchi ed una calcolata propensione al masochismo...

Lucarelli ha sempre detto che questo romanzo di Scerbanenco è quello che ama di più della sua enorme produzione e lo posso capire. E' davvero una "scoperta" che mi ha entusiasmato.

*****

Marguerite Duras - Il pomeriggio del signor Andesmas - Einaudi, pp.200

Un incedere lento, una attesa senza sorprese. Il libro contiene due racconti: il primo dà il titolo al libro, il secondo si intitola "alle dieci e mezzo di sera, d'estate". Il Signor Andesmas aspetta sulla veranda della casa sulla collina che la giovane figlia torni dalla festa in paese. Dalla casa si intravede la festa e tutto il racconto è incentrato su questa attesa che si carica via via di tensioni impercettibili.

"Sbucò dal sentiero sulla sinistra. Arrivava da quella parte della collina completamente ricoperta dal bosco, facendo frusciare i piccoli arbusti e i cespugli che lo delimitavano verso lo spiazzo. Era un cane rossiccio, piuttosto piccolo. Veniva certamente dai gruppi di case che si trovavano sull'altro versante, superata la cima, a una decina di chilometri di distanza (...) Non vide subito l'uomo seduto davanti alla casa (...) Si sedette, ansimando per la stanchezza e per il caldo".

Il secondo racconto è superficialmente molto più animato. Marito e moglie in vacanza in Spagna si fermano in un paese sottosopra per l'omicidio di una giovane donna. L'assassino per sfuggire la polizia è salito sui tetti e viene scorto dai due turisti. La loro vacanza e forse la loro stessa vita può cambiare completamente dopo questo evento.

QUARTA

Due storie avvincenti sul destino umano, protagonisti assoluti la solitudine, il vuoto della vita, lo svanire dei sogni.In un lungo pomeriggio d'estate, un vecchio signore, il signor Andesmas, attende il ritorno della figlia seduto fuori della sua casa di campagna. L'assenza della ragazza riempie le ore e il racconto, caricandosi via via di quelle ansie che ogni legame forte porta fuori con sé. L'esile trama del "Pomeriggio del signor Andesmas" diventa così pretesto per mettere in scena le tensioni che scaturiscono da rapporti umani apparentemente immobili e inafferrabili."Alle dieci e mezzo di sera, d'estate" è una storia movimentata a avventurosa: una coppia in vacanza, in un'affollatissima Spagna estiva, arriva in un paese sottosopra perché un uomo ha commesso un delitto passionale ed è braccato dalla polizia. Sotto i lampi di un temporale, la protagonista guarda i tetti del paese. E, nascosto in cima a un tetto, vede un uomo. Una scoperta che potrebbe cambiare il corso delle vacanze, e forse di una vita.Pubblicato per la prima volta nel 1962 da Einaudi, questo libro viene ora riproposto in una nuova edizione a cura di Gioia Zannino Angiolillo e Dianella Selvatico Estense.

*****

Sanguineti/Novecento, Conversazione sulla cultura del XX secolo, il melangolo

Una serie di interviste di Giuliano Galletta a Edoardo Sanguineti apparse su una tv locale genovese (Telecittà). Le interviste sono state registrate tra  l'ottobre del 2001  e l'aprile del 2002 e poi trasmesse  settimanalmente.  Gli argomenti sono: l'ideologia, la guerra, le avanguardie, musica e teatro, romanzo e teatro, fisosofi, realismo, cinema, televisione, psicanalisi, erotimo e morte. Come si capisce è un excursus molto denso di suggestioni di una generazione di intellettuali con le loro passioni e le loro idee. Una lettura stimolante sopratutto per la capacità di Sanguineti di interpretare movimenti letterari e più in generali culturali di un'epoca. Da leggere le sue pagine sulla tv e sulla psicanalisi.