LUCIO VERO
Lucius Aurelius Verus,
già Lucius Ælius Aurelius,
già Lucius Ceionius Commodus
07/03/161 - primavera (oppure 02)/169


Lucius Aurelius Verus


Nasce nel dicembre del 130, e gli è imposto il nome, già del padre, di Lucio Ceionio Commodo. Questi, meglio noto col nome di Lucio Elio Cesare da quando viene adottato da Adriano (anno 136), muore nel 138. Adriano adotta così Antonino Pio, ingiungendogli di adottare a sua volta Marco Aurelio ed il giovane Lucio Ceionio Commodo, ribattezzato Lucio Elio Aurelio. Fra i due è Marco Aurelio ad intraprendere la carriera più rapida, benché anche Lucio si distingua assumento le cariche di questore e di console. Alla morte di Antonino Pio, Marco nomina Lucio proprio collega alla carica imperiale, con il nuovo nome di Lucio Aurelio Elio Vero (da qui noto come Lucio Vero). A ciò fanno seguito le cariche di Augusto e la potestà tribunizia. L'unica carica che sul piano formale rende diversi i poteri dei due Augusti (a favore di Marco Aurelio) è quella di Pontefice Massimo.
Si crea così un importante ed originale precedente di "coabitazione" di due imperatori.
Il legame fra i due diviene ancor più solido quando, nel 164, Vero sposa la figlia del collega, Lucilla.
Fra il 162 ed il 163 Lucio assume il comando della guerria di Armenia, causata dal re dei Parti. Malgrado la propria natura indolente e temporeggiante Vero ottiene la vittoria, soprattutto grazie alla intensa attività dei suoi comandanti, e guadagna il titolo di Armeniacvs. A questo punto riesce a portare avanti una profonda azione militare penetrando in Mesopotamia, sino alla presa, fra le altre città partiche, di Ctesifonte: Lucio è così salutato Parthicvs Maximvs, e rientra a Roma nell'ottobre del 166. Ma ancor prima ch'egli sia giunto a Roma, le truppe hanno diffuso nell'Impero una grave epidemia, che si espande in Grecia, Asia Minore e in una Italia già sofferente per la carestia. Il flagello devasta esercito e popolazione civile sino al Reno, indebolendo non poco tutto l'Impero.
Solo nel tardo autunno del 167 i due imperatori riescono a partire per la frontiera danubiana, minacciata dagli invasori germanici. Si stanziano ad Aquileia, dove i nemici vengono meno e chiedono una tregua; a questo punto, contro il parere di Lucio Vero, che consiglia di fare rientro a Roma perché ormai il pericolo è scampato, Marco Aurelio vuole dare una dimostrazione di forza al di là delle Alpi, dopo la quale i due fanno ritorno ad Aquileia ed in seguito partono alla volta di Roma. Ma nella primavera del 169 la peste dilaga ancora tra le fila dell'esercito, Lucio vero muore di lì a poco per un attacco apoplettico ed immediatamente viene deificato e la sua memoria è onorata. La sua salma viene sepolta nel mausoleo di Adriano.
Lucio ci viene tramandato come uomo fisicamente atletico, di bell'aspetto, di poche parole ma nel contempo buon oratore, nonché amante della poesia. Una delle sue scelte più sagge fu forse quella di affidare le operazioni militari più delicate ai propri generali migliori, senza la pretesa di poter sempre assumere il controllo in prima persona, riconoscendo indirettamente, secondo il parere di alcuni storici, la limitatezza delle proprie capacità di stratega militare.


Lucius Aurelius Verus


In alto: un sesterzio; un denario in argento del 164 d.Cr.

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