Il relativismo filosofico pretende
che le opinioni divergenti sulla natura dell’umanità e la sua rilevanza
nell’universo siano tutte ugualmente valide.
Un’applicazione specifica di questo modo di pensare è che i
media promuovono stili architettonici diversi. Anche
la Chiesa ha adottato stili “contemporanei”, investendo risorse in alcune
chiese recenti per dimostrarne la bontà. Questo è successo nonostante
un’opposizione accesa di quei fedeli con gusti e sensibilità più conservatrici.
Accade, però, che certi stili architettonici molto in voga oggi siano, di
fatto, contro-natura. La questione ha un effetto negativo sul relazionarsi religioso del popolo, che non può essere
ignorata.
Questa è un’osservazione scientifica, che si basa su
proprietà essenziali geometriche di forme e superfici architettoniche. Tutte le
religioni del mondo hanno sviluppato dei metodi di
rapporto spirituale attraverso la forma costruita. Questi metodi sono stati
utilizzati per edificare meravigliose chiese, cattedrali, templi e moschee
nella storia. I grandi edifici religiosi del passato, eretti nell’ambito di
convinzioni religiose molto diverse, condividono una base comune matematica.
Tutti appartengono, in ogni caso, ad una classe di strutture molto distinta
dalle forme architettoniche contemporanee. Dunque, non
è buona norma utilizzare queste tipologie contemporanee per costruire edifici
religiosi. Oggi, la sapienza su come costruire edifici che si relazionano è soppressa e ridicolizzata dall’accademia e da
un’élite dominante (molto potente) che controlla l’architettura contemporanea.
Per capire questo fenomeno, si deve scavare a fondo
per mettere in luce la relazione dell’architettura con la società
contemporanea. La verità può essere veramente preoccupante. Esiste molta gente
indottrinata ad un’idea specifica della contemporaneità. Il loro credo non è positivo per il patrimonio dell’umanità, perché è fondato
sull’insistenza nel negare il passato, identificandolo con tutti i mali della
storia. Come se si potesse superare la cattiveria intrinseca
nella natura umana attraverso la costruzione d’edifici e città che non
rassomiglino a quelli del passato. È un malinteso fondamentale,
ma molta gente idealista non vuole credere che questa soluzione
semplicistica e radicale è sbagliata. Era una speranza così allettante che
quasi tutti se l’erano bevuta. Queste indagini aprono
gli occhi su di un mondo industriale, fondato sulle idee utopiche con una forte
dose di fanatismo. Quando una persona si sente sicura perché ha l’appoggio dei media, tutto il suo operato sembra essere giusto, anche
se è terribilmente sbagliato.
Cominciamo con una divertente storia personale. Recentemente, ho letto in un blog italiano
una mia descrizione, fatta da una persona che non ho mai conosciuto.
Qualcuno ha scritto una critica sul mio lavoro non molto simpatica. Si
riferisce alla pagina 37 del mio libro Antiarchitettura
e Demolizione. Alla fine egli termina: “Avevo così tanta voglia di sparlargli
addosso che sono perfino riuscito ad immaginarne le fattezze fisiognomiche, gli abiti eleganti, la pipa in ufficio
(rigorosamente spenta), e la più costosa versione dei trattati vitruviani alle spalle. Fine del conato di coscienza mosso
dall’esplorazione dei links proposti sull’universo
culturale degli amici del sito in questione.”
Mi dispiace, ma questa descrizione
è completamente erronea. Non fumo, non ho mai fumato, e di sicuro non ho una pipa. Forse Andrea pensava allo scomparso Bruno Zevi, ma egli non è mai stato un amico dell’architettura
tradizionale. Sì, ho un completo, ma di solito non lo metto
quando faccio lezioni all’università; piuttosto lo indosso quando
intervengo a qualche conferenza internazionale. Non ho una copia di Vitruvio nella mia biblioteca — ne avevo
una anni fa, però era una versione a buon mercato, in edizione economica. I
libri nel mio ufficio sono di scienza e matematica.
Quelli sull’architettura sono scritti dai miei amici Christopher Alexander e Léon Krier. Ebbene,
Léon è un classicista, ma Christopher non lo è. Il mio
interesse architettonico non è affatto ristretto al classicismo; alcuni lettori
mi considerano un promotore dell’architettura islamica e di quelle vernacolari di altri paesi. Il
peggio di questo malinteso è che il mio ruolo nello sviluppo di un’architettura
innovativa è oscurato e dunque ignorato.
Vale la pena cercare i motivi di questa sicurezza
assoluta (ma non di meno falsa) del bravo Andrea. Egli non ha verificato le sue
ipotesi sul tipo di persona che sono — possiede una
mia immagine rivelata. Io posso fare l’ipotesi seguente: nella sua formazione,
un suo professore ha parlato dei “nemici”
dell’architettura innovativa. Forse un professore gli ha detto che questa gente
è pronta a fare di tutto per impedire lo sviluppo, e quindi deve stare attento!
Il “nemico fittizio” è identificato come un classicista in un completo di lusso
molto caro, con una pipa spenta. L’architettura contemporanea ha poco da
mostrare come innovazione artistica e perde il suo tempo in autodifesa contro
nemici immaginari. Come i piccoli paesi completamente
corrotti, che fanno una guerra contro i vicini per sviare l’attenzione dalle
sofferenze del popolo.
Ho spiegato questo fenomeno allarmante
nel mio libro (Anti-Architettura e Demolizione, pagina 175): “Quando viene a mancare tutto il resto, il
culto deve raccogliere i fedeli intorno all’idea astratta di un nemico. È una
reazione prevedibile, ma generalmente mal compresa dal
pubblico, che la interpreta come disputa stilistica. Non si tratta affatto di
questo. Si tratta invece di un proclama di guerra essenziale per la
conservazione dell’integrità del culto… Un nemico fittizio serve da chiamata a
raccolta: qualcuno su cui concentrare l’odio del culto. Si tratta qui di
qualcosa di più di una battaglia per il territorio. In
questo momento gli edifici tradizionali di Lèon Krier sembrano concentrare su di loro la collera
dell’istituzione architettonica, benché molti dei suoi esponenti di spicco
guadagnino abbondantemente dalla costruzione di commesse tradizionali (comunque furtivamente). Ma i
giovani adepti sono stati resi fanatici. Sono la carne da cannone della
professione.”
Triste, ma vero. I giovani architetti sono
addestrati ad attaccare il nemico fittizio — in altre parole, tutti noi, che critichiamo un’architettura assurda e mostruosa. Sono
eccitati perché queste critiche possono rovinare i loro blocchi giocattolo. I
giovani architetti hanno avuto come promessa (dai loro professori) carta
bianca. Loro possono utilizzare la città e gli esseri umani come loro campo da
gioco. Naturalmente sono delusi se qualcuno dice che non si può giocare con le
vite e la sensibilità degli esseri umani. Ma non la
vedono così. Sinceramente credono d’avere la missione sacra dell’innovazione
attraverso le forme strane ed aliene (non basta l’innovazione di forme più
adatte all’uso e alla sensibilità umana).
Non è un gioco innocente.
L’architettura contemporanea ha delle radici oscure, perfino nichiliste. Benché nessun architetto voglia ammettere questo segreto, un
osservatore intelligente lo scopre se segue la storia del pensiero
architettonico. Il programma di ingegneria sociale
comprende una grande visione di società ristrutturata in un nuovo mondo utopico
industriale. Un’applicazione della scienza per riformare l’imperfezione degli
esseri umani è stata il sogno di ogni governo
totalitario, sia di estrema destra sia di estrema sinistra. Solo un sistema
statale paternalistico poteva riuscire nella
ristrutturazione, nel momento in cui altri legami, più vecchi, sono
stati tolti. Dai legami umani all’architettura tradizionale, alla società tradizionale, all’individuo, alla religione, al buon senso
del “bello” estetico — tutta quest’eredità del
passato è stata annientata. Prima di tutto, si deve negare la connessione
sensoriale con l’ambiente, convincendo la gente che quello che fa schifo è “bello”, mentre quello che relaziona (cioè, il vecchio
“bello”) è contro lo sviluppo e il progresso. Così si invertono
le nostre reazioni sensoriali.
Come è stato possibile che la
società abbia voltato faccia? Si può indottrinare tutta la gente (applicando le
tecniche sviluppate dai governi totalitari dello stato di polizia), ma non si
può cambiare il nostro sistema sensoriale. Quindi,
molta gente d’oggi sostiene un’estetica nichilista, ma lo sforzo per riuscirvi
li rende malati, perché agiscono contro i propri segnali sensoriali — contro la
propria fisiologia. Non è sorprendente avere oggi una società di nevrotici. Più
ci si addentra nel campo delle arti e l’architettura contemporanea, più si
trova gente davvero nevrotica.
Devo non di meno difendere molti
architetti con i quali non sono d’accordo ma nutro
amicizia. Non fanno parte del culto. Sono gente gentile, progressisti, e fanno
buona compagnia anche se uno parla dell’architettura.
Seguono la loro intuizione per idealismo, innovazione, progettazione originale
e libero pensiero. Esclusi dal meccanismo del potere, non riescono ad ottenere
riconoscimenti, posti all’università e premi. Sono vittimizzati. Peccato che il dogmatismo non aiuti una feconda conciliazione con
le nostre idee. INSIEME POSSIAMO DEFINIRE UNA
NUOVA ARCHITETTURA ESILARANTE E UMANISTICA. In collaborazione amichevole,
possiamo costruire un mondo nuovo inconcepibilmente piacevole.
Molti architetti contemporanei
continuano, per motivi ideologici, ad appoggiare l’establishment,
credendo che questo, invece, sia sincero nelle sue dichiarazioni di
“liberazione” del passato classico. Niente affatto, non esiste una simmetria
tra campi filosofici; abbiamo soltanto un movimento verso il potere, capace di
tradire qualsiasi aderente all’ideologia. Abbiamo registrato il fenomeno
dapprima nella politica (i comunisti sinceri che non sono membri del partito
molte volte sono spediti in esilio o fucilati).
In tutta sincerità debbo dire che la maggior parte del lettori potrebbe restare
confusa. Rimane non spiegato il concetto di relazione tra uomo e architettura,
che io spiego bene nei miei libri. Altrimenti, sembra un argomento un po’
difficile da far accettare ad un pubblico ignaro della questione. Inoltre c’è
il rischio che io venga considerato un mitomane che dà
credito alla teoria dei complotti universali. Dobbiamo spiegare bene il bieco
intendimento dell’architettura contemporanea. Per questa ragione torniamo alle
due filosofie opposte.
In primo luogo, ci sono quelli che
volevano togliere i nostri legami con la natura, superare la biologia
dell’uomo, riformando così la società verso un futuro anti-tradizionale. Friedrich Nietzsche ha definito
una filosofia di potere, anti-cristiana, seguita da Adolf
Hitler, Martin Heidegger e Philip Johnson. Allo stesso tempo, Karl Marx
si oppone ad ogni religione, seguito dalla scuola di Francoforte, con la sua
“teoria critica”. Più vicini a noi, i filosofi francesi Jacques
Derrida, Michel Foucault ed altri hanno spinto la “teoria critica” verso il
nichilismo decostruttivista. Benché
si annullino a vicenda, queste scuole filosofiche hanno un filo comune nella
ristrutturazione dell’essere umano al di fuori della sua natura tradizionale,
al di fuori della sua natura biologica.
In secondo luogo compare negli
ultimi anni una filosofia dell’universo connessa alla biologia e alla struttura
matematica. I campioni sono due scienziati: Edward O.
Wilson e Christopher Alexander. Alexander
è anche architetto. Promuovono una visione dell’universo come un’organizzazione
dell’ordine fisico-matematico e quindi il contrario
del disordine frammentato dei decostruttivisti. Tutti e due propongono l’essere umano come prodotto di una
lunga evoluzione naturale e dunque una parte inseparabile delle forme
biologiche. La società tradizionale, secondo loro, è un’estensione della
biologia e non si può cambiare così artificialmente senza distruggere la
maggior parte della natura. Rischiamo di uccidere il pianeta con l’applicazione
arrogante de un’industrializzazione senza scrupoli. La
gran sorpresa è stata che due scienziati hanno sviluppato una filosofia che
appoggia la tradizione, incluso il ruolo delle religioni per salvare la vita
sul pianeta.
Partendo da un esempio concreto,
vedo adesso un catalogo dei corsi post-laurea della scuola ARCHITETTONICA di un’università molto celebre. La bibliografia è basata sui
libri di Gilles Deleuze, Jacques Derrida, Michel Foucault, Félix Guattari, Martin Heidegger, “The Essential Frankfurt Reader”, ecc. Niente di Alexander né di Wilson, quasi niente sull’architettura!
Perché alcuni promuovono il nichilismo?
Semplicemente, è una strategia per destabilizzare la
società fondata sull’intelligenza razionale dell’individuo, prima di poter
controllare la gente. È tutto un gioco di potere — la trasformazione della
società in una massa omogenea di consumatori di immagini
televisive e prodotti industriali. Una massa di gente che segue la moda
definita per mezzo dei media. Non si possono vendere
le stupidaggini alla gente che pensa individualmente, in pratica si deve
indottrinarla per formare il mercato. Non si tratta qui di alcune
figure estremiste che agiscono con scopo politico; le radici della politica
nichilista degli anni ‘20 sono adesso adottate dalla classe dirigente
pubblicitaria/industriale. Sono loro che vestono i completi più cari.
Uno può cercare nelle radici del
modello di nichilismo architettonico un metodo per fare fuori la cultura
ereditata. In questo senso, non è né teoria (non si spiega nessun fenomeno
architettonico), né critica alle forme in modo analitico e costruttivo —
diventa soltanto una tattica per prendere il potere. Prima si distrugge la base
intuitiva della bellezza e il ruolo dell’uomo nella natura, poi si prende il
controllo delle istituzioni come le università, poi si prova a controllare i
mezzi di comunicazione di massa, poi si controlla l’industria dello spettacolo,
poi si controlla la Chiesa, e finalmente, dopo aver catturato
tutti gli elementi della società, si avrà il controllo dello stato
politico. Qui abbiamo il metodo totalitario “sottile”, che evita una grande e
sanguinaria rivoluzione; la presa di potere è più soave, ma non di meno
efficace. Un colpo di stato per mezzo dei media e
utilizzando il processo elettorale, completamente democratico!
La lotta per il potere non deve
essere necessariamente legata con il nichilismo. Accade, però, che alcune
figure di spicco nell’architettura sono pronte a distruggere ogni ordine
esistente per arrivare all’apice della fama e ricchezza. Da solito, uno può
assumere il potere, come fanno i politici non-rivoluzionari, trattando di
preservare le qualità positive di quello che esiste
già. Un uomo ambizioso con psicologia normale vuole avere
successo nella società esistente per godere i beni e i piaceri che offre
la società; sicuro che non vuole distruggerla. Soltanto qualcuno
con ideali completamente astratti ignora l’ordine esistente. Agisce con
un’arroganza pericolosa e distruttiva. Si tratta di una fisionomia psicopatica
come ne abbiamo viste tristemente nella storia.
Questa spiegazione (benché un po’
scioccante ad alcuni lettori) spiega l’odio che i giovani addestrati hanno per
gli architetti tradizionali oggi e per tutta l’architettura umanistica. Abbiamo
visto questo fanatismo nei giovani estremisti formati in brigate paramilitari
in ogni stato totalitario. Non è colpa loro — sono
istruiti dai loro professori ad attaccare i legami della società tradizionale,
con un fanatismo assoluto. Niente è sacro, soltanto l’idea del nichilismo
visuale. È il loro idealismo; non potranno mai accettare che sia un ideale
sbagliato, perché danno la loro vita per quest’idea.
Per loro, il futuro della società utopica rimane in pericolo se esiste anche un
solo pensatore che parla dell’architettura umanistica. Sterminare fa ancora
parte del movimento della contemporaneità. Lo stato democratico stesso sta
promuovendo il fanatismo perché commissiona edifici nuovi in stile nichilista. Anche la Chiesa sta commissionando edifici in questo stile,
favorendo così la propria scomparsa eventuale. La Chiesa non vuole che la gente
pensi che non sia “contemporanea” e così volta le spalle al patrimonio di cui è protettrice.
Il movimento nichilista ha molti
membri intelligenti. Sono furbi ed esercitati nella propaganda. Loro parlano un
po’ come noi, utilizzando le stesse parole. Si dicono di un’architettura
“trascendentale”, un’espressione tettonica di bellezza rivelatrice attraverso
l’“onestà” dei materiali, e così via. Mi dispiace, ma tutte queste parole sono
delle bugie. I loro prodotti, questi spazi, queste
superfici sono un’espressione di puro nichilismo. Tante belle
parole offerte per confondere l’osservatore che si sente male con nausea in una
Chiesa senza immagini, priva dell’arte figurativa e ornamentale, con pareti
nude. Non parlo di una semplicità tettonica onesta,
piuttosto si tratta qui di una negazione sensoriale usata con
testardaggine. L’estetica del crematorio — dov’è Dio? Dove era Dio ad Auschwitz, il complesso modello urbanistico-architettonico, progettato da quel Fritz Ertl laureato del Bauhaus? L’abbiamo cacciato via. Dio non esiste nella
geometria morta.
Qui facciamo domande proibite che
non ci si permette di fare all’interno dell’università. I
cittadini pagano molte tasse per sostenere le facoltà universitarie che
stanno formando giovani fanatici. Ai congressi d’architettura si parla di nuovi
edifici che esprimono la morte come se fossero miracoli. I loro organizzatori
non lasciano voci dissidenti, hanno imparato bene
dalle loro radici totalitarie. Gli organizzatori di questi congressi fanno
attenzione a non invitare uno di noi, neanche un architetto innovatore fuori
del sistema, soltanto seguaci del loro culto. Diventa una burla patetica perché
oggi, è molto di moda parlare di temi scientifici nei congressi d’architettura,
ma i membri del culto sanno poco di queste cose. Io e i miei amici abbiamo
sviluppato le basi scientifiche dell’architettura, invece il culto ignora il
nostro lavoro per appoggiare strettamente lo spettacolo di auto-compiacimento.
(Al contrario, comunico in modo creativo con
architetti veramente innovatori al di FUORI delle università in tutto il mondo
e di tutti i gusti stilistici). Una conferenza d’architettura è oggi uno
spettacolo per i media — attori selezionati per
presentare il dogma approvato, con massimo impatto teatrale. Un nuovo tipo di adunata politica per celebrare la fede nichilista e
rendere omaggio ai capi (“grandi architetti” stranieri, persone quasi mitiche).
La Chiesa paga per nuovi edifici
con aspetto di crematori e i giornali scrivono della contemporaneità attraente
di queste nuove Chiese. Forse l’architetto vince un premio (sempre con
l’appoggio del culto). I giovani lo registrano come riprova della loro fede
architettonica — dissipazione di qualsiasi dubbio intellettuale, il segno
terrestre del “miracolo”. Così, assicurati del diritto assoluto, possono
mettere in ridicolo, senza scrupoli, un autore che osa criticare l’architettura
nichilista.
(Abstract:
Il Domenicale, 22 marzo 2008)
NOTE
Christopher
Alexander, The Nature of Order, Books 1-4, Center
for Environmental Structure, Berkeley, California, 2002-2005.
Nikos A. Salingaros, Principles
of Urban Structure, Techne Press,
Nikos A. Salingaros, A Theory of Architecture, Umbau-Verlag,
Nikos A. Salingaros, Antiarchitettura
e Demolizione, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2007.
Edward
O. Wilson, Biophilia,
Edward O.
Wilson, Consilience: The Unity of Knowledge,
Alfred A. Knopf,
Edward O.
Wilson, The Creation, W. W. Norton,