ITINERARIO
MARIANO NEL SANNIO
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Nostra Signora di Fatima
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Iniziamo il nostro itinerario
con le Chiese Mariane
nella città di Cerreto Sannita.
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MARIA SS DI COSTANTINOPOLI –A.D. 1616-
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La Chiesa fu voluta da una delle potenti “congreghe” controllate
dai ceti mercantili lungo la storica Via Telesina, col prospetto rivolto
verso la vecchia Cerreto, che doveva proteggere dalle calamità .
La conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II, nel 1453, spinse
molti nobili greci a trasmigrare sulle coste Italiane, esportando anche
le loro tradizioni religiose, come il culto della Madonna di Costantinopoli
alla quale, ben presto, una folla di fedeli si abituò a chiedere
la protezione in tempi di epidemie e pestilenze, frequenti anche in una
zona come la nostra. Qui c’erano, infatti, oltre 200.000 pecore che
davano sì ricchezza, con l’industria della pastorizia e dei
panni lana (il “bardiglione”, mantello in lana impermeabilizzato,
vera conquista tecnologica per il tempo, fu fornito anche all’esercito
borbonico!), ma anche problemi igienici. Nell’interno pavimenti ceramici,
eleganti stucchi, che incorniciano le tele che raccontano storie della vita
della Madonna della scuola del De Matteis, coro ligneo ed organo del 1619.
Sul presbiterio statue di stucco (S. Gioacchino e S. Giuseppe) dello scultore
cerretese L. A. Di Crosta. Sotto la volta tela di F. Fischetti rappresentante
la Madonna dominante su Costantinopoli in fiamme, come da tradizione. Sia
nel medaglione sul portone d’ingresso che nella bellissima statua
lignea realizzata da S. Jacobelli (1753), la città incendiata sembra
essere la Cerreto Medievale. L’artista Cerretese scolpì Madonne
bellissime nella naturalezza del volto, che ricorda quello delle nostre
ragazze, al di fuori del convenzionale schematismo pietistico.
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UNA PASSEGGIATA NELLA STORIA
S. MARIA MONTE DEI MORTI
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Nella vecchia Cerreto veniva detta anche “S. Maria in capite fori”
per essere posta all’estremità della Piazza. Distrutta dal
terremoto del 1688, fu ricostruita nella nuova Cerreto nella prima metà
del XVIII secolo. Ad unica navata è pregevole per essere ornata di
stucchi e tele. Due tempere di Angelo Mozzilli datate 1761, la Natività
e la Presentazione della Vergine al Tempio arredano i due lati dell’altare
maggiore, sul quale campeggia la statua lignea dell’Assunta. La facciata
di questa chiesa, progettata da Bartolomeo Tritta, ha uno splendido portale
in pietra (1754), opera dello «scalpellino» locale Antonio Di
Lella, autore anche della scalinata di S.Martino e della facciata di S.
Gennaro. La pietra tombale incassata nel pavimento è opera d’arte
che continua la tradizione degli scultori Martino da Cerreto (XV sec.),
che realizzò la Tomba di un Vescovo nella Cattedrale di Alife, e
di Ferrante da Cerreto (XVI sec.), autore del Portale del Fonte Battesimale
di S.Nicola in Cusano M.
Nel transetto predelle degli altari in ceramica del ‘700 ( integrazioni
realizzate dalla Bottega Natasha); dipinti realizzati intorno al 1727 da
Paolo De Falco, allievo del Solimene: Purgatorio e S.Riccardo.
Nelle cappelle ed in sagrestia, sono da ammirare statue lignee, pregevoli
tele e tempere. Da notare il Campanile, unico a Cerreto, dall’originale
cupoletta rivestita con embrici maiolicati e con inserti decorativi in pietra
provenienti dalla vecchia chiesa medievale. Nel sagrato è stato riproposto
il criptogramma MVA (Maria Vergine Assunta) e sono stati inseriti altorilievi
in pietra del maestro Ciccio Grillo: il sole, simbolo della ceramica, ed
il fiore, motivo decorativo della ceramica cerretese.
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UNA PASSEGGIATA NELLA STORIA
MADONNA DELLE GRAZIE
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La chiesa, intitolata a “S. Maria de la Gratia”, fu costruita
nel 1587 con fondi dei Cerretesi (22.000 scudi). Sull’altare centrale
una imponente struttura lignea funge da cornice ad una tela del 1710. Riccamente
scolpita, esalta e magnifica la scena della Vergine con il Bambino ed i
santi Francesco ed Antonio, con ai piedi le anime purganti. La stessa cornice
si sviluppa nella parte superiore per ornare una tela più piccola
raffigurante l’Eterno Padre. La Chiesa ed il convento furono danneggiati
dal terremoto del 5 giugno 1688, ma ben presto vennero riparati dagli stessi
frati con elemosine di poveri cittadini. L’abside è arricchita
da due bellissime tele a lunetta, attribuite a F. Celebrano: La visita della
Madonna a S. Elisabetta che la saluta “piena di grazia” e La
Presentazione della Vergine al tempio. Del 1732 è la meravigliosa
statua lignea della Madonna con il Bambino Gesù –da qualche
studioso attribuita a S.Jacobelli, che veniva a scuola nel Convento-. Essa
è custodita in una cappella di fine ‘800 decorata con affreschi
di U. Albino, A. Grassi, F. Barile -. La chiesa custodisce anche la statua
lignea di S. Felice da Cantalice, donata ai Frati dalla Congregazione di
S. Maria di Costantinopoli di Cerreto nel 1712; una tela del 1703 raffigurante
lo stesso S. Felice; una meravigliosa Annunciazione ed una Crocifissione;
opere di autori ignoti, analogamente alle sei lunette con scene evangeliche
e bibliche che ornano il refettorio del convento, di rilevante qualità
stilistica, probabilmente scuola del Solimene. La facciata con il pronao
è del 1921. La statua fu incoronata nel 1893 nella Chiesa Cattedrale
e nel 1964 Mons.Leonardo proclamò la Madonna Patrona della Diocesi. |
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CERRETO SANNITA
CITTA’ DELLA CERAMICA
UNA PASSEGGIATA NELLA STORIA
S. MARIA DEL SOCCORSO
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Chiesetta extra moenia, citata per la prima volta nella S.Visita per Mons.
De Rustici nel 1638, anno in cui fu restaurata, secondo quanto si legge
nell’architrave del portale d’ingresso.
“In sua prima fondazione fu assai piccola cappellina. Nel 1634 si
prese ad ampliarla alquanto, ed a di 15 di maggio se ne benedisse dal Vescovo
solennemente la prima pietra fondamentale” N.Rotondi M.S.
La tradizione vuole che un ricco mercante di lana e pelli, attività
nella quale la Cerreto del ‘600 primeggiava in Europa, mentre si recava
in Puglia lungo l’antica via che collegava Cerreto Vecchia al Tratturo
regio, attraversando un ponte oggi diruto, cadde da cavallo. Cadendo invocò
la Vergine “ Madonna soccorrimi”. Rimasto incolume, fondò
la Chiesetta per il miracolo ricevuto.
Danneggiata dal terremoto del 1688 e subito restaurata, era di patronato
dell’Università i cui Eletti, a seguito di assenso Vescovile,
nel 1633 concessero a Pietro Girardo il diritto di nomina del Rettore.
L’interno, dopo il restauro del 2002, ha riproposto l’originario
tetto con capriate in legno e tracce di pavimento in ceramica del ‘700
sulla predella.
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CERRETO SANNITA
CITTA’ DELLA CERAMICA FONDATA NEL 1688
UNA PASSEGGIATA NELLA STORIA
MADONNA DELLA LIBERA
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La Chiesa è situata a 540 m di altezza in zona detta “CAMPO
DI FIORI”, per la presenza del Tempio dedicato a Flora, a ridosso
di monte Cigno e di Montalto.
Il monte Cigno, a sinistra, raggiunge i 675 m. di altitudine e dall’alto
della sua cima i Sanniti, alleati di Annibale contro Roma, dominavano la
valle. Qui sono stati trovati resti di muratura (la Rocca di COMINIUM) e
varie monete di epoca romana.
La Chiesa è il risultato di un ampliamento realizzato nel 1656 per
ringraziare la Madonna per la LIBERAZIONE dalla peste che imperversava in
Italia. La primitiva Chiesetta, ora adibita a sacrestia, sorgeva sul podio
di un vecchio Tempio Sannitico, i cui grossi massi fuoriescono dal terreno
che li ricopre per circa m 1.50. Colonne e capitelli corinzi , visibili
davanti alla chiesa fino a qualche anno fa e poi “misteriosamente”
scomparsi, la fontana-abbeveratoio ( a destra) e i grossi blocchi di pietra
squadrati provengono tutti dal vecchio tempio.
In zona sono stati trovati anche numerosi “sepolcreti all’uso
sannitico”.
PRO LOCO - AD 2002
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FAICCHIO
CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMELO
Fondata dai Padri Carmelitani intorno al 1670 con annesso monastero,
oggi è
Casa Madre delle Suore degli Angeli. La chiesa è stata largamente
rimaneggiata in seguito; presenta un' ampia facciata e una bella cupola
e, nel luminoso interno, un notevole altare maggiore in marmi colorati.
Sull' altare maggiore della Chiesa domina un quadro prodigioso dipinto
su legno nel 1710 da Francesco Basile, copia dell' immagine della Vergine
del Carmelo, veneratissima nella chiesa del convento in Torre del Greco.
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CUSANO MUTRI
S. MARIA DEL CASTAGNETO
Le prime attendibili notizie su di un monastero " Sancte Mariae que
vocatur ad Castanietum, propinquo castro Piniano ", si ricavano da
un processo celebratosi a Benevento tra il marzo e l'agosto dell' 897,
alla presenza del duca Radelchi e dell'imperatrice Ageltrude.
Alle soglie dell'età moderna la chiesa, per quanto in rovina, presentava
le vestigia della sua antica magnificenza.
Costruita forse sul basamento di un tempio sannita, essa aveva i caratteri
della basilica paleocristiana a pianta rettangolare. Dotata di un abside
semicircolare, fiancheggiata dalla prothesis e dal diaconicon, l'edificio
era lungo oltre venti metri e, fino al piano delle capriate, alto oltre
sei. Le tre navate misuravano in larghezza circa quattordici metri.
Al di fuori della pars dominica propriamente detta, sorgeva il borgo.
A forma sub-pentagonale, questo aveva un'estensione di oltre cinquemila
metri quadrati. Una torre quadrata, di epoca anteriore al secolo XIII,
era posta a protezione dell'abitato e del sottostante monastero.
Un rifacimento integrale fu compiuto nel 1755, anche per adattare l'edificio
al modello gesuitico, secondo cui l'attenzione dei fedeli doveva convergere
verso l'ambone, segno e simbolo del magistero ecclesiale.
Nel 1854 il vescovo di Telese o Cerreto, mons. Luigi Sodo, si recò
più volte da Ferdinando II per impretrarne l'erezione a parrocchia.
Nel 1892 il terzo arcone della navata fu elevato e vi fu effettuata una
soffittatura a volta con " fiaschette " in cotto. Il manto di
copertura fu sorretto da capriate.
La parte più antica subì anch'essa modifiche: i primi due
arconi della navata furono abbassati di oltre un metro, con sovrastante
struttura, ugualmente, a capriata. L'altare maggiore venne spostato indietro,
verso il centro dell'abside.
Il vescovo vicario mons. Della Camera il 22 agosto 1893 consacrò
la chiesa, che risultava lunga oltre venti metri, larga otto. L'altezza
interna era di circa dieci metri. La chiesa rimaneva fiancheggiata da
un corpo di fabbrica, composto da alcuni seminterrati e da sovrastanti
vani con corridoio.
La stessa compartimentazione si riscontra al piano superiore.
Nel 1893 vi fu istituita una Congrega composta dalla popolazione locale.
Il complesso dimostra ancora la nobiltà della sua origine, il suo
esser parte di un paesaggio geografico e storico, in cui costituì
una presenza significativa.
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Madonna del Rosario
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SANTA MARIA A TORO
SANTA MARIA DELLE GRANATELLE
In alto, su un colle, la chiesa di Santa Maria delle Granatelle di Santa
Maria a Toro, frazione di San Nicola Manfredi, domina l'intera vallata
del Calore fino a Benevento.
Secondo gli storici locali l'etimologia del toponimo "Granatelle"
deriva dalla lunga scala di accesso.
La chiesa, prima di essere un luogo di culto, era un avamposto militare;
considerazione suffragata dal fatto che lo schema planimetrico e le mura
perimetrali presentano le caratteristiche di una fortezza.
Nelle vicinanze della chiesa vi erano i confini tra lo Stato Pontificio
ed il regno delle Due Sicilie e per questo motivo non sempre regnava la
"pace".
La storia della chiesa locale è legata alle varie invasioni, che
si sono susseguite dato il posto strategico della chiesa.
L'edificio si sviluppa su un unico livello, adiacente ad esso sorge il
campanile.
Sono di pregevole valore storico - artistico il portale d'ingresso con
l'iscrizione, l'acquasantiera a forma di conchiglia, un reperto d'affresco
all'interno del campanile, il maestoso campanile e la pavimentazione della
chiesa.
Il sistema strutturale originale del complesso architettonico ha subito
notevoli alterazioni.
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CASTELVENERE
S. MARIA DELLA SEGGIOLA
Era l'anno 1898 quando una veggente di Telese, secondo alcune testimonianze,
ebbe la visione che in quella zona vi fosse sepolta una immagine sacra
della Madonna che doveva essere portata alla luce. Fu così che
nei primi anni del '900 nel detto luogo " dello scavo " a conclusione
di un entusiasmo devozionale, che fece accorrere sul posto una moltitudine
di persone provenienti da tutti i paesi vicini, per assistere ed aiutare
nei lavori di scavo, dopo il ritrovamento dell'immagine sacra della Madonna,
venne eretta la chiesa.
Il tempio fu utilizzato come chiesa parrocchiale dal 1910 al 1959 perché
la vecchia parrocchia di S. Nicola era cadente.
Fu seriamente danneggiata dal terremoto del 1980, ma successivamente fu
restaurata e riaperta al pubblico il 25.04.1993, con grandi festeggiamenti,
alla presenza del Vescovo Mons. Felice Leonardo e numerose autorità
civili e religiose.
La statua della Madonna fu fatta costruire dalla Sig. Agnese Fasani, di
Solopaca, perché miracolata dalla Santa che l'aveva fatta risvegliare
dal coma e guarire completamente da una erisipola maligna complicata a
meningite.
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S. MARIA DELLA FORESTA
La piccola chiesetta nasce in luogo ricco di memorie storiche e religiose,
in contrada Foresta, risultante secondo gli studiosi da un antico e maestoso
tempio basiliano, dove si venera un'antica immagine della Madonna "
Theotocos ", dipinta su tavola, secondo le usanze bizantine, il cui
prezioso quadro fu rubato e mai più ritrovato, nell'anno 1974.
Attualmente nella chiesetta vi è esposta una sua riproduzione fatta
eseguire subito dopo il furto.
Nel muro frontale della chiesa vi erano incastonate delle croci bizantine,
delle quali ne è rimasta una sola, a testimonianza che l'antico
tempio dei monaci basiliani era consacrato.
Essa risulta dal foglio 23 del " Libro magno " come dedicata
a S. Maria della Foresta e della Annunziata ed era di diritto di patronato
del Duca Carafa, Conte di Cerreto. Il suo culto si mantiene vivo nei fedeli
di Castelvenere e dei paesi vicini anche perché la tradizione vuole
che presso questo tempio nacque e iniziò la formazione al ministero
sacerdotale S. Barbato, patrono di Castelvenere e Vescovo di Benevento
che convertì i Longobardi al Cristianesimo.
La festa in onore di S. Maria della Foresta si celebra l' 8 settembre.
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GUARDIA SANFRAMONDI
SANTUARIO SANTA MARIA ASSUNTA
Costruita, forse, intorno al XVII secolo è la Chiesa parrocchiale
di Guardia Sanframondi. Eretta a Santuario dell'Assunta nel 1956, a Basilica
minore pontificia nel 1988, condedicata a San Filippo Neri, patrono del
paese, rappresenta il cuore mistico e religioso della comunità
di stile barocco, a croce latina, è formata da tre navate con quattro
archi che poggiano su colonne di pietra. In corrispondenza di ciascuna
delle tre navate sono state realizzate tre cappelle: al centro c'è
l'altare maggiore con l'artistico trono dove è riposta la statua
dell'Assunta; a sinistra le cappelle del SS. Sacramento e a destra la
cappella di San Filippo Neri.
Le navate delle cappelle sono impreziosite da pregevoli e interessanti
decorazioni che traggono spunto da argomenti religiosi locali.
Vi sono statue e tele di autori vari, un pregevole soffitto ligneo dipinto
ed un organo a canna di buona fattura.
La Basilica Santuario è vigile custode della preziosa statua dell'Assunta
per la quale i guardiesi hanno una devozione grande che sfocia nei riti
penitenziali.
La statua lignea che raffigura la Vergine è una scultura databile
agli inizi del millennio e rappresenta una " Madonna seduta con Bambino
", ma la ricca veste che la ricopre la trasforma in Madonna eretta
con Bambino.
Nella Chiesa è conservata, anche, una costola di San Filippo Neri
e la mozzetta di S. Carlo Borromeo.
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SOLOPACA
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL ROSETO
In origine la Badia di S. Maria del Roseto apparteneva all'Ordine dei
Benedettini Bianchi, della riforma di S. Guglielmo da Vercelli, chiamati
anche Verginiani. Esiste un sentiero montano, che rasenta la collina "
Sbirrimorti ", detto ancora adesso " Via dei Monaci ".
A valle del Monte delle rose, tuttora sgorga una fonte, detta " Fontana
dei monaci ".
L'Abate esercitava la sua giurisdizione non solo sul Monastero, annesso
alla Chiesa badiale, ma in tutta la contrada. Benché non si possa
precisare l'epoca della fondazione del Monastero e della Badia, della
loro antica esistenza però si hanno importanti testimonianze.
P. Agostino Lubin, dell'ordine degli Eremiti di S. Agostino, nella sua
opera "Abbatiarum Italiae brevis notitia", dedicata a Leandro
Card. Colloredo e pubblicata in Roma il 1693, allegando l'autorità
di tutti i codici della Camera Apostolica, dove sono registrate le Badie
e le tasse delle medesime, alla pag. 348, riporta la seguente nota: "
Abbatia titulo S. Mariae de Roseto, alias de Rosito, Ordin. Sancti Benedicti,
Dioec. Thelesinae, in Campania Felice, sive Terra Laboris, de qua loquuntur
omnes codices Camerae Apostolicae; dicitur etiam de Rosito, & in Thelesia
civitate collocatur ".
Anche il noto autore francese Dom. L. H. Cottineau O.S.B., nella sua opera
"Repertoire topo-bibliographique des Abbajes et prieurés",
cita la Badia con queste parole: " De Roseto, Rosito, S. Maria, Bénédictins,
diocèse de Telese, province de Benevento ".
Mancano rigorose notizie storiche intorno all'effigie della Madonna.
La statua, molto simile a quella di S. Maria del Castagneto in Cusano
Mutri, è ritenuta più antica del Monastero ed è assai
bella; il suo primitivo colorito è rimasto alquanto alterato per
i vari ritocchi apportati successivamente.
Ha il busto e le mani scolpiti in legno ed è vestita con sottana
rosa e manto celeste, ricamati in oro fino. Il suo volto delicato ed il
suo collo lungo, pur non esprimendo chiaramente elementi bizantini, rivelano
però gusti e influssi dell'arte sacra ortodossa.
Il primo documento, che si riferisce al Monastero, è del 1374.
Resta tuttavia la probabilità che il sacro Cenobio esistesse già
nel sec. XI o XII.
Intorno a quest'epoca si accese una vera gara fra gli uomini di Dio nel
fondare Badie.
Dal 1374, epoca della prima collazione, fino al 1761, epoca dell'ultima
collazione, la Badia del Roseto ebbe 20 Abati.
Rientrano nella salda tradizione la discesa in paese della statua della
Vergine, il 1° lunedì di giugno, la sua salita in montagna,
sempre in processione, il 1° lunedì di settembre.
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Primo Lunedì di Giugno: Discesa della Madonna
del Roseto
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SAN LORENZO MAGGIORE
MARIA SS. DELLA STRADA
Il P. Serafino Montorio narra nel suo " Zodiaco Mariano" che
presumibilmente verso il secolo XI la SS. Vergine apparve a pia donna
in visione e le ingiunse di scavare in un luogo ben determinato dove avrebbe
trovata una sua Immagine per la quale avrebbe Ella operato grandi prodigi.
I fatti confermarono la visione: nel luogo indicato dalla Vergine a circa
tre metri di profondità fu trovata una cappelletta, tuttora esistente,
ed in questa una tavola di più pezzi di legno ben connessi fra
loro, di cm 60 x 40, su cui è dipinta la Vergine. Essa è
di tipo greco col bambino Gesù adagiato sul braccio destro, ed
è dipinto a mezzo busto in campo d'oro. Sigle greche si leggono
attorno al capo della Vergine e del Bambino: poiché dette sigle
sono comuni a tutte le immagini che la tradizione attribuisce al pennello
di S. Luca, si ritiene che anche detta effigie, ove non sia opera originale
dell'Evangelista medico e pittore, ne sia certamente una copia. L'espressione
della Vergine si distingue poi da tante altre immagini per la sua naturalezza,
per lo sguardo materno e maestoso insieme, che segue chi la mira, ovunque
egli si ponga, per la perfetta regolarità di tutti i lineamenti
e per la meraviglia dei colori che dopo tanti secoli si conservano ancora
freschi e ben marcati, anche nelle loro più lievi sfumature.
Innumerevoli le grazie e i prodigi operati da Dio per mezzo della sua
SS. Madre effigiata in questa tavola. La devozione crebbe subito in modo
imponente e si diffuse in quei secoli del Medio Evo soprattutto nelle
Puglie, donde alla Chiesa e Convento costruito in quel luogo dopo la invenzione
della sacra Immagine, venivano portati carri di grano e ex-voto di numerosissimi
fedeli. Oggi la devozione alla Vergine Santissima è conservata
non solo, ma anche estesa, poiché dovunque nelle lontane Americhe
sono cittadini laurentini, ivi è una fiaccola di devozione alla
Vergine della Strada.
Il Titolo DELLA STRADA derivò poi alla sacra Immagine dal fatto
che la sotterranea cappelletta ove fu rinvenuta, trovasi a breve distanza
dalla via Latina, costruita dagli antichi Romani.
E oggi non meno che nei tempi passati la Vergine SS.ma si mostra benefica
Madre, largendo grazie e favori a tutti coloro che la invocano sotto il
titolo della STRADA.
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BENEVENTO
MARIA SS. DELLE GRAZIE
Patrona di Benevento e del Sannio
La chiesa fu costruita su progetto dell'architetto Vincenzo Coppola,
per adempiere il voto della città, durante l'epidemia colerica
del 1837.
La prima pietra fu posta il 26 maggio 1839 da Gioacchino Pecci, futuro
papa Leone XIII, allora delegato apostolico di Benevento.
La basilica è preceduta da un pronao esastilo architravato sormontato
di statue: vi sono raffigurati da sinistra di chi guarda: San Rocco, San
Gennaro, San Bartolomeo, San Francesco, San Barbato, Sant'Antonio.
La facciata fu ricostruita negli anni 1921-23 su disegno dell'Ing. De
Fazio.
Ai lati dell'ingresso centrale, quasi guardie d'onore, vi sono le statue
di Benedetto XIII, papa Orsini, e di Leone XIII, papa Pecci che figurano
tra i figli più devoti della Madonna delle Grazie, di cui più
di tutti intensificarono il culto.
All'inizio del pronao s'innalza il monumento al papa Giovanni Paolo II,
in ricordo della sua visita nella nostra basilica il 2 luglio 1990. Il
monumento è opera di P. Andrea Martini che ha realizzato per la
basilica anche le due acquasantiere e i quadri della Via Crucis.
Anche Pio IX, il 31 ottobre 1837, venne a visitare la Vergine delle Grazie
e le donò il suo anello d'oro in segno di amore filiale.
L'interno è vasto e grandioso, ma di freddo stile neoclassico.
L'altezza della cupola è di m. 42, l'altezza della chiesa è
di m. 32, è lunga m. 65 e larga m. 33; sul lato destro vi è
la tomba dell'arcivescovo di Benevento Carlo Minchiatti.
Il tempio fu ultimato solo verso la fine del secolo e nel 1893 il Cardinale
Camillo Siciliano Di Rende, arcivescovo di Benevento, dopo una sosta di
tre giorni della statua della Madonna delle Grazie nella Cattedrale, la
riaccompagnò nella sua nuova dimora, collocandola sul nuovo altare
donato da Papa Leone XIII.
Il 16 giugno 1901 fu consacrato il nuovo tempio dall'arcivescovo Donato
Maria Dell'Oglio. La statua lignea policroma di Santa Maria delle Grazie,
attribuita a Giovanni Meriliano da Nola, 1476/78 - 1553, e incoronata
dal Capitolo Vaticano il 3 aprile 1723, è davvero meravigliosa.
Essa sostituì altra immagine che la tradizione dice portata nel
secolo VI da Costantinopoli dalla vergine Artelaide, 567, la quale, per
sfuggire alle insidie dell'imperatore Giustiniano, riparò a Benevento
presso lo zio Narsete, generale imperiale. Qui Artelaide fece costruire,
per munificenza dello zio, una chiesa per collocarvi l'immagine.
Nelle innumerevoli calamità, alluvioni, movimenti tellurici o sconvolgimenti
bellici, che hanno colpito il nostro popolo, l'immagine di questa nostra
Madre ha sempre costituito il fulcro della nostra fede ed a Lei si è
fatto ricorso, perché lo sguardo di questa immagine, pur avendo
la purezza di cielo, è rivolto alla terra, verso i suoi figli sofferenti,
nell'atteggiamento materno della donazione.
Il " Concilium communitatis " il 15 novembre 1699 elesse la
Vergine delle Grazie a speciale protettrice della città e la Sacra
Congregazione dei Riti, auspice l'arcivescovo Orsini, il 13 marzo 1700,
la dichiarò fra i patroni della città. Il Papa Pio XII,
con Breve del 2 ottobre 1954, proclamava la Madonna delle Grazie di Benevento,
Patrona principale di tutta la regione sannitica, che secondo la concezione
ecclesiastica si estende molto al di là della provincia di Benevento,
cioè in tutta la regione che comprendeva l'antico Sannio.
I bombardamenti del settembre 1943 rovinarono il santuario: rimasero solo
le mura perimetrali, frantumato anche l'altare maggiore, ma la Madonna
fu salva perché portata alla chiesa del convento di Paduli.
Il 23 giugno 1951 il Cardinale Piazza consacrò l'altare e la basilica
ricostruita.
Il 13 ottobre 1957 lo stesso Cardinale Adeodato Giovanni Piazza, Patriarca
di Venezia e già Arcivescovo di Benevento dal 1930 al 1935, in
seguito al decreto del 7 giugno 1957 di Papa Pio XII, e dopo la celebrazione
di un solenne pontificale, proclamava Basilica Minore la chiesa della
Madonna delle Grazie.
Il sisma del 23 novembre 1980 rese la chiesa, ancora una volta, inagibile,
ma la pietà dei fedeli e lo zelo dei frati fecero sì che
alla vigilia di Natale del 1981 fosse riaperta al culto. Ma a causa di
questi disastrosi eventi, la chiesa ne aveva risentito nella struttura
e l'intervento dell'Amministrazione comunale provvide al consolidamento
e l'Arcivescovo Carlo Minchiatti, il 6 giugno 1987, poté nuovamente
riaprirla al culto.
E' da ricordare che, quasi a creare un ponte ideale con i predecessori
Benedetto XIII e Pio IX che vennero ai piedi della effigie della nostra
Madonna, il 2 luglio 1990 dopo 141 anni venne anche papa Giovanni Paolo
II a testimoniare il suo amore alla Vergine e ad impetrare grazie per
il popolo di Benevento e del Sannio e di quanti confidano in Lei.
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PIETRELCINA
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
MADONNA DELLA LIBERA
Attuale chiesa madre di Pietrelcina, è sita nei pressi della piazza
SS. Annunziata.
Non si serba memoria della sua fondazione, ma si ritiene che sia nata
come cappella intitolata a S. Anna, fuori dell'antico " castrum Petrae
Pulcinae ", intorno al XIV secolo. Ampliatasi nel tempo, venne consacrata
dall'Arcivescovo di Benevento Cardinale Orsini, futuro Papa Benedetto
XIII, il 21 ottobre del 1701, nel corso di una Visita Pastorale.
Nel 1700, alle spalle della suddetta chiesa, esisteva un "cimitero"
che per le esigue dimensioni si ritiene che dovesse essere un ossario.
In tale periodo si usava seppellire i defunti sotto il pavimento delle
chiese. Sempre nello stesso periodo, di fronte alla chiesa in questione,
esisteva un "ospedale". Tale edificio rivestiva la funzione
di un ospizio per forestieri di passaggio, non già esclusivamente
di nosocomio.
A croce greca e a tre navate, protetta dal campanile con orologio, la
chiesa presenta internamente, per il gioco di stucchi ed affreschi, un
incantevole colpo d'occhio.
Nella chiesa si conserva la statua lignea policroma di scuola napoletana
di fine 1600 della Madonna della Libera, patrona di Pietrelcina.
Il 17 luglio 1966 ebbe dal Capitolo Vaticano il diadema d'oro e la sera
del successivo 6 agosto avvenne la solenne incoronazione alla presenza
del Vescovo di Benevento, mons. Calabria.
La devozione del Pietrelcinese per la Madonna della Libera è a
dir poco commovente ed affonda le radici nel passato remoto. Nella metà
del XVI secolo già esisteva una Cappella e la Confraternita laicale
a Lei intitolate.
La "Madunnella nostra" soleva chiamarla Padre Pio e basta questa
espressione a spiegare tutto. Si era cresciuto ai piedi della "Madunnella"
e aveva provato gioie grandissime quando, da giovane sacerdote, L'incontrava
in chiesa.
Padre Pio descriverà le intense emozioni nelle lettere ai suoi
direttori spirituali:
"
Povera Mammina, quanto bene mi vuole. L'ho constatato di
bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura Ella mi ha
accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato ch'Ella non
avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di
santi affetti. Un fuoco misterioso sentivo dalla parte del cuore, che
non ho potuto capire. Sentivo il bisogno di applicarci del ghiaccio per
estinguere questo fuoco che mi va consumando. Vorrei avere una voce sì
forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna
".
( Epist. I, lett. 76 - Pietrelcina, 1/05/1912 )
In questa chiesa, la domenica del 14 agosto 1910, Padre Pio celebrò
la sua prima messa e tutte le altre "lunghe messe" del periodo
di permanenza per motivi di salute nella Sua Pietrelcina e qui ebbe molte
estasi che lo videro spesso privo di sensi ai piedi dell'altare maggiore
e della statua della Madonna della Libera.
Si faceva chiudere spesso in chiesa dal sagrestano Michele Pilla per avere
più intimità e tempo da trascorrere in dolci colloqui con
il Divino.
Il rapporto con Gesù era semplicemente stupendo, arrivando al fenomeno
mistico della "fusione dei cuori".
Sull'altare, durante la celebrazione della messa, Padre Pio avverte intense
emozioni che lo coinvolgono e lo trascinano verso il sublime, non riuscendo
nemmeno a darsi una plausibile motivazione:
"
I battiti del cuore, allorché mi trovo con Gesù
Sacramentato, sono molto forti.
Sembrami alle volte che voglia proprio uscirsene dal petto. All'altare
alle volte mi sento talmente un accendimento per tutta la persona, che
non posso descriverglielo.
Il viso massimamente mi sembra che voglia andare tutto in fuoco. Che segni
sono questi, padre mio, lo ignoro
".
( Epist. I , lett. 44 - Pietrelcina 8 settembre 1911 )
Nella stessa chiesa, inoltre, amministrò il suo primo battezzo
ad un infante pietrelcinese che diventerà Redentorista, il compianto
padre Ermelindo Masone.
("Pietrelcina. Guida ai luoghi natali
di Padre Pio" - Edizioni Padre Pio S.r.l.)
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