PORIFERI
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Tra i Metazoi (gli animali pluricellulari) quello dei Poriferi è senza dubbio il phylum più primitivo: i suoi membri, comunemente detti spugne, sono privi di organi, e in un certo senso mancano anche di tessuti propriamente detti. In pratica una spugna può essere considerata come un organismo pluricellulare costituito da più tipi di cellule differenziate, in grado di assolvere le funzioni più semplici ed essenziali: i coanocisti sono cellule flagellate che col loro movimento provocano un flusso continuo di acqua ( e di sostanze nutritive ) all'interno della spugna, gli amebociti, assieme agli stessi coanociti, sono deputati all'inglobamento e all'assorbimento delle sostanze alimentari, gli scleroblasti sono invece le cellule produttrici di elementi scheletrici che, a seconda del tipo di spugna, possono essere calcarei o silicei. Quasi tutte le circa 5000 specie di spugne sono esclusivamente marine, una sola famiglia colonizza le acque dolci; si tratta di organismi sessili e filtratori, dalla forma estremamente variabile (anche nell'ambito della stessa specie) in quanto influenzata da fattori quali la struttura e la composizione del substrato, l'azione delle correnti e l'intensità luminosa. Poche spugne necessitano di un'illuminazione intensa, in quanto ospitano in simbiosi, all'interno di alcune loro cellule, alghe unicellulari del gruppo Cianoficee, denominate Zooclorelle: quest'ultime, responsabili della vivace colorazione di certi poriferi, vengono utilizzate dalla spugna come nutrimento quando, terminato il ciclo vitale, si disgregano e vengono rimpiazzate da altre alghe. Al contrario, molte spugne crescono di preferenza al riparo dalla luce eccessiva, e alcune possono essere considerate decisamente organismi sciafili e crescono esclusivamente a forte profondità o all'interno di grotte e anfratti. Le spugne possono riprodursi per via agamica (per gemmazione) o sessualmente: molte specie sono ermafrodite, con uova e spermi che maturano in tempi diversi per evitare l'autofecondazione; gli spermi vengono emessi direttamente in acqua, e vengono trasportati dalle correnti, per mezzo delle quali fecondano le uova contenute negli individui sessualmente recettivi. Anche le larve vengono emesse liberamente in acqua, e contrariamente agli adulti possono essere considerate come organismi planctonici: trasportate dalle correnti riescono a propagarsi su aree a volte molto vaste, finché si fissano al substrato più adatto dove completano lo sviluppo trasformandosi in spugne adulte. A causa del loro aspetto e della loro apparente staticità, le spugne sono state a lungo considerate alla stregua di organismi vegetali: questa era la convinzione di molti grandi naturalisti dell'antichità, e solo sul finire del 1700 l'equivoco è stato definitivamente chiarito. L'identificazione delle numerose specie di spugne è spesso assai difficoltosa, a causa della notevole variabilità morfologica (talvolta anche cromatica) riscontrabile in questi organismi: a volte l'unico metodo sicuro di riconoscimento consiste nell'esame della struttura e della composizione delle spicole scheletriche, un metodo dunque difficilmente alla portata del semplice acquariofilo o naturalista. Nel complesso le spugne tropicali, spesso fornite di colori sgargianti, si adattano abbastanza bene ad essere allevate in acquario, purché raccolte integre e trasportate con le dovute precauzioni: l'esposizione all'aria, infatti, anche se breve può causare seri danni a questi organismi, che inoltre possono venir facilmente attaccati e soffocati dalle alghe filamentose. In natura le spugne, con la loro attività filtratoria, si nutrono principalmente di microorganismi planctonici (protozoi, alghe unicellulari, batteri ecc.), la loro sopravvivenza in acquario è dunque subordinata alla presenza di tali organismi nell'acqua di allevamento: va detto però che è possibile alimentare le spugne anche somministrando cibo liquido in sospensione (tipo liquifry) nonché il cosiddetto «latte di cozza», ottenuto schiacciando la polpa di un mollusco bivalve in un piccolo recipiente contenente un po' dell'acqua della vasca in cui sono allevate le spugne.
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Tra le spugne tropicali più adatte ad essere allevate in acquario cominciamo col citare le specie del genere Axinella, diffuso anche da noi nel Mediterraneo: mentre però le specie nostrane si dimostrano assai poco resistenti a temperature superiori ai 20°C, non altrettanto può dirsi naturalmente delle specie tropicali (provenienti soprattutto dai mari dell'America centrale), che nel complesso si dimostrano anche più robuste e longeve delle congeneri mediterranee. Molto robuste, e più frequentemente reperibili in commercio, sono le spugne del genere Clathria, diffuso nell'Indopacifico: Clathria seriata è una specie incrostante, color giallo chiaro, mentre Clathria coralloides ricorda effettivamente, con le sue forme bizzarre, certe madrepore della barriera corallina, ed è anch'essa di color giallo. Entrambe le specie richiedono un'illuminazione piuttosto attenuata, inoltre per stimolare la crescita dei «rami» di Clathria coralloides, simili a quelli dei coralli, occorre allevare tale spugna in acqua molto mossa. Sempre dal Sud est asiatico provengono altre due spugne splendidamente colorate, la cui forma ricorda vagamente quella di certi coralli solitari «a coppa»: Desmacidon è di un bel colore giallo-arancione, Craterispongia è invece una splendida spugna rosso-fuoco. Entrambe possono vivere a lungo in acquario, se intatte e se collocate in zone non troppo fortemente illuminate. Per concludere, un cenno ai nemici naturali delle spugne tropicali: molti pesci, soprattutto chetodontidi (Pomacanthus, Angelichthys, Holacanthus) si nutrono in natura di poriferi, al pari di certi molluschi gasteropodi del genere Cypraea e nudibranchi del genere Peltodoris.
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