QUALCHE  CONSIGLIO  PER  UNACQUARIO  MARINO  PIU'  FACILE

Parte II

Nella parte precedente ho parlato del problema dello spazio e del trattamento dell'acqua di un acquario marino. Questa volta affronterò il discorso relativo a due fattori di vitale importanza per la sopravvivenza in cattività di pesci e invertebrati: la luce, il riscaldamento.

 

3 . Consideriamo innanzitutto la luce

Sotto un certo punto di vista, ai pesci non interessa che l'acquario marino sia più o meno illuminato. Infatti i pesci, a differenza di tanti altri animali acquatici, sono poco influenzati dalla presenza della luce. Perché allora si consiglia di illuminare intensamente l'acquario marino? Il motivo principale va ricercato nelle esigenze di molti microrganismi e di buona parte degli invertebrati. Questi infatti hanno bisogno di una buona illuminazione per la loro sopravvivenza. Infatti la luce non solo regola il bioritmo di tutti gli animali, compresi pesci e invertebrati, che necessitano di un periodo notturno per dormire e di uno diurno caratterizzato da un'illuminazione più intensa, ma consente a questi organismi di produrre determinate sostanze (le cui caratteristiche possono essere trascurate in questa spazio) di vitale importanza per la loro sopravvivenza. In altre parole, come per le piante, così per molti altri organismi, fra cui quelli acquatici precedentemente citati, la luce è un fattore di vita di primaria importanza. A tutto ciò si aggiunga che nei tropici la luce è generalmente molto più intensa che nelle zone subtropicali o temperate, e i giorni sono più lunghi. Tutti questi fattori devono essere rispettati in un acquario marino se non si vuole ostacolare o addirittura impedire la vita dei numerosi microrganismi indispensabili per la vita di un acquario e per la sopravvivenza degli invertebrati in cattività. In assenza di microrganismi nell'acquario non esiste possibilità di vita neppure per i pesci, almeno per un arco di tempo piuttosto lungo. Finora ho parlato di microrganismi e di pesci o di animali acquatici trascurando completamente la questione delle alghe. Se qualche appassionato neofita riterrà "poco estetica" la comparsa di un tappeto verde sui vetri o sui materiali decorativi del suo acquario non deve però dimenticare che la crescita delle alghe in acquario è indispensabile quanto lo sviluppo dei microrganismi. Inoltre la crescita delle alghe verdi sulle madrepore morte e sui vetri della vasca è indice di un buon funzionamento dell'acquario e in un certo qual modo può sostituire tanti apparecchi il cui compito è di controllare il buon andamento dell'acquario. Come vedremo nel paragrafo riservato al mangime, queste alghe costituiscono inoltre una ottima riserva di mangime per i pesci soprattutto un valido substrato per tanti organismi più o meno minuscoli di cui sono ghiotti i pesci piccoli. Esiste una regola generale, benché approssimativa, per calcolare la potenza delle lampade da applicare all'acquario secondo la quale ogni 100 cm2 di superficie di acqua del proprio acquario si devono applicare 4 watt di potenza di una lampada fluorescente. Questa indicazione, che a prima vista può sembrare eccessiva, e che infatti non è applicata in molti acquari marini funzionanti con una quantità di luce minore, rappresenta una sorta di valore standard ideale applicato a lampade fluorescenti normali. Secondo tale regola un acquario di 100 cm di larghezza e 30 cm di profondità richiederebbe lampade per un totale di circa 120 watt. Nel caso si utilizzino lampade fitostimolanti (Gro-lux, Flora o altre simili) il valore può essere ridotto di un terzo. Nel caso in cui vengano impiegate lampade speciali come la True-lite o simili, il valore può essere addirittura dimezzato. Ricordiamo tuttavia che l'uso di un solo tipo di lampada normalmente sfalsa i colori o almeno così sembra all'occhio umano. Pertanto, soprattutto quando si usano delle lampade fitostimolanti del genere Gro-lux e Fluora, conviene abbinarle a lampade a luce calda o a luce diurna per ottenere un effetto estetico più realistico. L'effetto prodotto dalle lampade True-lite è invece molto più simile alla luce del sole per cui si verifica un minor cambiamento dei colori. La luce in un acquario marino tropicale deve rimanere accesa almeno 12 ore al giorno, meglio ancora 14. Se l'acquario è grande circa un metro o più, cioè dotato di un'attrezzatura base di per sé relativamente costosa, è consigliabile applicare un orologio-timer che regola automaticamente l'accensione e lo spegnimento della luce evitando così che un'illuminazione irregolare, dovuta ad esempio alla disattenzione dell'acquariofilo, accorci o allunghi artificiosamente la "giornata" nell'acquario. In entrambi i casi le conseguenze possono essere negative per il ciclo vitale di microrganismi ed alghe. La soluzione ottimale consisterebbe inoltre nell'accendere e spegnere la luce gradatamente soprattutto in quegli acquari che non ricevono sufficiente illuminazione dall'ambiente circostante. Un'accensione brusca o uno spegnimento improvviso della luce artificiale dell'acquario possono provocare reazioni incontrollate nei pesci che, a causa dell'improvviso cambiamento delle condizioni ambientali, subiscono dei traumi. Le soluzioni a questo inconveniente sono sostanzialmente due: si accende e si spegne la luce dell'acquario solo quando la vasca è almeno parzialmente illuminata da fonti luminose secondarie (illuminazione della stanza, luce del giorno. ecc.), oppure si ricorre agli orologi-timer che permettono di programmare due circuiti indipendenti per cui prima si accende solo una minima parte delle lampade poi, a distanza di circa 15 minuti, si accende l'intero impianto d'illuminazione. Questo tipo più sofisticato di orologi non si trova normalmente in vendita nei negozi di acquariofilia che offrono invece programmatori abbinati a mangiatoie automatiche, ma possono essere facilmente acquistati nei negozi di articoli elettronici. Il loro costo non è di solito superiore a quello dei modelli normalmente venduti come orologi speciali per acquariofilia, e la loro applicazione all'impianto dell'acquario non richiede particolari doti di "elettricista".

 

 

4 . Il problema del riscaldamento

Per riscaldare un acquario marino non è così semplice come potrebbe sembrare. Innanzitutto consideriamo che i pesci, come del resto la maggior parte degli esseri acquatici, sono dotati di un organismo che è condizionato dalla temperatura dell'acqua che li circonda. Tutto il metabolismo ne è influenzato direttamente: quanto più alta è la temperatura dell'acqua tanto più "attivo" e accelerato sarà il metabolismo, quanto più bassa è questa tanto più lento risulterà il metabolismo. Un simile fenomeno si riscontra per esempio in certi animali terrestri che a basse temperature vanno in letargo. Purtroppo una delle più grandi tentazioni dell'acquariofilo è quella di allevare i pesci a temperature elevate perché in queste condizioni i colori delle livree diventano più smaglianti e si riscontra un maggiore appetito. Si tratta tuttavia di una stimolazione che, se a volte può essere d'aiuto nel superare certi momenti critici dovuti all'acclimatazione di pesci appena importati, con l'andar del tempo provoca notevoli disturbi nei pesci. Qualcuno potrebbe obiettare che nei mari tropicali la temperatura raggiunge a volte valori veramente "impressionanti". Ma occorre ricordare a questo proposito che le continue correnti presenti nelle barriere coralline fanno sì che la temperatura, al di sotto dello strato superficiale dell'acqua, rimanga piuttosto costante superando solo raramente i 27°C. Naturalmente a una profondità compresa tra 3 e 15 metri anche nei mari tropicali più caldi la temperatura si aggira intorno ai 24°C, né si può escludere la presenza di correnti molto fredde, fino a circa 20-22°C. In linea di massima comunque una temperatura intorno ai 24-25°C dovrebbe garantire una lunga sopravvivenza ai pesci marini tropicali in acquario. Eccezionalmente tale valore può essere aumentato fino a 28-30°C, ma non dovrebbe mai superare i 30°C, se non per un arco di tempo molto breve. I valori minimi non dovrebbero essere inferiori a 20°C, se non per pochissimo tempo. Questo vale ovviamente solo per i pesci e gli invertebrati dei mari tropicali, mentre per gli animali provenienti dal nostro Mare Mediterraneo la temperatura può oscillare fra i 15 e i 25°C e per la verità in molti casi non deve affatto superare i 20-22°C, se non per pochissimo tempo, pena la morte degli animali. Comunque il discorso sull'acquario mediterraneo esula dal contesto di questa chiacchierata poiché, trattandosi sotto alcuni aspetti di un acquario speciale, non mi sento assolutamente di consigliarne l'allestimento all'acquariofilo principiante. La regolazione della temperatura è molto semplice grazie all'esistenza sul mercato di ottimi apparecchi elettronici che permettono la regolazione tramite termostati. D'altra parte però è necessario sfatare una vecchia regola che ancora oggi viene applicata troppo spesso dagli appassionati. In un acquario allestito in un ambiente domestico, dove anche durante l'inverno sia garantita una temperatura minima, bastano 1,0 watt di potenza del riscaldatore per ogni litro d'acqua e non 0,5 watt come una volta si sosteneva. Per un acquario di 100 litri è più che sufficiente un riscaldatore di 100 watt. Nella scelta dei riscaldatori non possiamo dimenticare alcuni fondamentali criteri di sicurezza, dato che si tratta di introdurre in un recipiente pieno di acqua un'apparecchiatura elettrica. Per eliminare certi rischi conviene acquistare il miglior riscaldatore in commercio. Sarebbe un controsenso acquistare un apparecchio troppo "economico", col rischio di mettere e repentaglio la vita propria e delle persone che possono eventualmente venire a contatto con l'acquario, per poi concedersi magari il capriccio di acquistare un pesce raro e costoso. Per quanto riguarda la scelta dei termostati consiglio senz'altro l'acquisto di un termostato elettronico per tre motivi: in primo luogo è molto più preciso del termostato bimetallico incorporato di solito nei cosiddetti riscaldatori termostatati. In secondo luogo ha una durata quasi illimitata e comunque in caso di guasto è riparabile con poca spesa. Infine, in un riscaldatore termostatato se si brucia la resistenza l'intero apparecchio sarà inutilizzabile, mentre in un riscaldatore dotato di termostato elettronico basterà procedere alla sostituzione di quest'ultimo con una spesa limitata. Un altro fattore di fondamentale importanza, ma a volte trascurato, è la buona circolazione dell'acqua intorno al riscaldatore. Quando l'acquario è dotato di un filtro incorporato la soluzione migliore consiste nell'applicare il riscaldatore nel vano filtro assicurando, per così dire automaticamente, attorno al riscaldatore una costante circolazione dell'acqua, che contribuisce a riscaldare uniformemente l'acqua dell'acquario. Anche in questo caso tuttavia occorre fare attenzione ad un particolare. I filtri interni sono di solito suddivisi in tre scomparti, l'ultimo dei quali è riservato all'alloggio della pompa centrifuga. La maggior parte degli acquariofili è portata, diremmo quasi spontaneamente, ad applicare in questo scomparto anche il riscaldatore poiché non se ne potrebbe usufruire, se non in misura limitata, come contenitore di materiale filtrante. Spesso però in quest'ultimo scomparto l'entrata dell'acqua avviene dall'alto e non dal basso: ciò significa, almeno in linea teorica, che con un abbassamento del livello dell'acqua nell'acquario in questo scomparto questa non arriva più dagli scomparti precedenti e la pompa continua a pescare acqua fino a quando lo scomparto è più o meno svuotato. Le conseguenze sono ben immaginabili: il riscaldatore scoppia perché le sue pareti di vetro sono dimensionate per essere sempre "refrigerate" dall'acqua. È opportuno quindi alloggiare il riscaldatore in uno scomparto che non possa essere mai inavvertitamente svuotato dalla pompa centrifuga. Altro compito di fondamentale importanza è quello di controllare regolarmente la temperatura. Come già detto in precedenza, le resistenze incorporate nei riscaldatori non hanno una durata eterna per cui dopo un certo periodo possono anche bruciarsi e a questo punto anche il miglior termostato del mondo non servirebbe a nulla dal momento che è privato del suo elemento riscaldatore. Affidarsi perciò ciecamente a un termostato, anche se elettronico e di ottima qualità, non serve a molto senza contare che numerosi fattori esterni possono a volte influenzare la temperatura dell'acqua. Soprattutto durante l'estate si possono lasciare aperti i coperchi in modo da aumentare la circolazione dell'aria intorno alla superficie dell'acqua provocando così un leggero abbassamento della temperatura dell'acqua che, altrimenti, potrebbe superare anche i 30°C. In breve, non si può fare a meno di un buon termometro. Sarebbe però opportuno scegliere un termometro ad alcool e non a mercurio perché molti pesci marini hanno la sgradita abitudine di "attaccarlo". Pesci balestra, pesci istrice e altri giocando con il termometro riescono a volte a romperlo. Il mercurio che ne fuoriesce è altamente tossico e può in pochissimo tempo avvelenare i pesci, mentre l'alcool è meno pericoloso e soprattutto in acquari di una certa grandezza non ha effetti collaterali. Per ovviare all'inconveniente della fuoriuscita del liquido gli appassionati del fai da te potrebbero costruire una custodia per il termometro costituita da un tubo di plastica trasparente, aperto alle due estremità, con un diametro interno per lo meno doppio di quello del termometro per consentire la circolazione dell'acqua. Poiché la lettura dei valori sulla scala può essere resa in parte difficile dalla presenza del tubo, occorrerà scegliere un modello di termometro che disponga di una scala di lettura ben chiara e visibile anche attraverso la custodia di plastica. Viene spontanea a questo punto la domanda: che cosa si può fare quando, per qualche incidente, la temperatura si è alzata troppo o si è abbassata eccessivamente? Parliamo innanzitutto del primo caso, il più frequente. L'errore più grande sarebbe quello di cambiare bruscamente la temperatura dell'acqua con un cambiamento quasi totale dell'acqua. A parte il costo notevole di tale operazione, il brusco cambiamento provocherebbe nei pesci uno chock termico con conseguenze anche mortali. E' molto più opportuno in questo caso abbassare gradatamente la temperatura. Per prima cosa si aprono tutti i coperchi, si spegne la luce dell'acquario poiché anche le lampade fluorescenti producono calore, si aumenta al massimo la circolazione dell'acqua applicando eventualmente un'ulteriore pompa centrifuga e facendo funzionare al massimo anche l'aereatore con le relative pietre porose. Nel caso in cui l'acquario non ne fosse dotato converrebbe applicarne alcune almeno temporaneamente facendole funzionare con un potente aereatore. Altro espediente è quello di introdurre qualche cubetto di ghiaccio in un sacchetto di plastica che viene in parte gonfiato con l'aria e poi chiuso ermeticamente con un elastico in modo che galleggi sulla superficie dell'acqua. Occorre tuttavia non esagerare col ghiaccio altrimenti, come già accennato, si potrebbe verificare un brusco abbassamento della temperatura. Ideale sarebbe di inserire il sacchetto con il ghiacccio nel filtro. In linea di massima si può dire che un cambiamento di circa 2°C nell'arco di un'ora è sopportabile dai pesci. Altro errore assolutamente da evitare è quello di trasferire i pesci da un acquario all'altro quando si trovano in uno "surriscaldato". Nei rari casi di abbassamento della temperatura a livelli che possono aggirarsi anche attorno ai 20°C, dovuti all'inefficienza sia dell'impianto di riscaldamento dell'acquario sia di quello domestico, si potrà aumentare la temperatura anche abbastanza rapidamente dato che un aumento di temperatura è più facilmente sopportato di un brusco abbassamento. La soluzione migliore, se non si vuole ricorrere a un sostanziale cambiamento dell'acqua (intorno al 40-50%) impiegando acqua marina la cui temperatura oscilli tra i 40 e i 50°C consiste nell'immergere nella vasca un recipiente di plastica di dimensioni proporzionate alla grandezza dell'acquario, contenente acqua bollente. Naturalmente occorrerà prima accertarsi che il recipiente sia perfettamente pulito, soprattutto all'esterno, in modo da evitare l'introduzione di sostanze inquinanti nell'acquario. È altrettanto ovvio che prima di ricorrere a questi rimedi si sarà rimesso in funzione l'impianto di riscaldamento applicando momentaneamente un riscaldatore supplementare (se ne abbiamo uno di scorta) anche privo di termostato. Oltre la temperatura è necessario tenere sotto controllo la circolazione dell'acqua per evitare che si creino zone stagnanti a temperature particolarmente alte o basse. Una volta raggiunti i 24°C è opportuno interrompere qualsiasi "trattamento" speciale e far funzionare normalmente la vasca. Nei giorni immediatamente seguenti sarà necessario controllare i pesci con maggiore attenzione per identificare ai primi sintomi eventuali malattie che si verificano piuttosto facilmente in seguito agli sbalzi di temperatura subiti dagli animali.

 

 

Parte III