MULINO AD ACQUA

Il mulino ad acqua,  insieme al mulino a vento,  può essere considerato uno dei primi "motori" alimentati da una fonte di energia naturale che, sostituendo la forza muscolare (biologica) fornita dagli animali e dagli uomini (soprattutto schiavi), veniva utilizzato per muovere diverse macchine operatrici. Nelle figure qui sotto riportate è descritto un mulino medievale per la macina del frumento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'alluvione del 1972

La popolazione ha reagito accingendosi immediatamente, con coraggio e tenacia, all'opera dì ricostruzione che ancora continua.


 

Un aspetto delle impetuose acque del Secchia.


 

Una fitta pioggia, nei primi giorni del settembre 1972, aveva battuto insistentemente il territorio della provincia, la domenica 11 le zone più esposte dell'Appennino vennero sconvolte da frane e allagamenti. La Statale 63 fu interrotta in diversi punti. Fu particolarmente colpita la frazione di Valbona, allagata per l'improvviso ingrossarsi di torrenti e ruscelli, che hanno trasportato detriti e fango nelle strade. L'acqua era penetrata anche nelle abitazioni a piano terra, costringendo diverse famiglie a trovare rifugio nei piani superiori. In serata la massa di acqua incominciò a defluire trascinando uno spesso strato di fango. Notevoli danni furono riportati anche dagli abitanti di Gatta, Cerezzola, Ciano e Giarola. La località di Ospitaletto fu isolata da una frana. Vasti allagamenti erano stati segnalati in diverse zone della Bassa padana.

Ma, come era accaduto anche mezzo secolo prima, per il terremoto, le prime notizie, nonostante fossero tutt'altro che rassicuranti, non ri­flettevano la situazione in tutta la sua gravita, anche perché il maltempo, dopo breve pausa, continuò ad infuriare per un'altra settimana. Dopo Collagna, circa a km. 40, venne registrato un abbassamento del piano viabile di 7 metri per una lunghezza di 40 metri. Cinque squadre di vigili del fuoco e diversi camion carichi di ghiaia vennero fatti affluire sul posto. Il centro di collagna era stato invaso da una massa liquida che trasportava roccia, terriccio e detriti scaricati a valle dalla strada di Vallisnera. I piani terreni di diverse abitazioni erano stati allagati. Collagna, e altri tredici comuni, erano rimasti senz'acqua. Il passo del Cerreto continuava ad essere irragiungibile anche dopo diversi giorni. L'ondata di piena del Secchia aveva fatto sparire un tratto della statale 63. Dopo tre giorni non era stato possibile dare inizio ai lavori di ripristino, a dimostrazione della gravita della situazione.

In località Oratorio la statale si era abbassata di circa mezzo metro. Il ponte della Biola era impraticabile e si era dato inizio ai lavori di installazione di un ponte in ferro, mentre si provvedeva a tracciare un passaggio di emergenza a monte per i mezzi leggeri.

Una frana minacciò una stalla della Cooperativa agricola S. Bartolomeo.

A ponte del Barone, nei pressi della Gabellina, la piena di alcuni corsi d'acqua causò la morte di 500 polli, di diversi conigli, di un maiale di due quintali e di dieci pecore. Il giorno 16 era ancora chiusa a traffico la statale 63 per il Cerreto. Finalmente il 17 settembre il movi­mento della frana che paurosamen­te scendeva dalla Biola, si era arrestato.

 

La pioggia aveva cessato di battere quei terreni già ridotti in poltiglia, frantumati e sconvolti. Al ponte della Biola si continuava a lavorare febbrilmente, per prepara­re gli appoggi al ponte in ferro di 25 metri, della prevista portata di 150 quintali. Un primo bilancio dei danni, in via approssimativa, erano stati già calcolati in dieci miliardi (valore 1972), dei quali una fetta non trascurabile riguardava il comune di Collagna

(1). "La popolazione di Collagna -ci ha dichiarato in proposito il sindaco Vittorio Ruffini - ha dato prova di una grande forza d'animo, ac­cingendosi con abnegazione nell' operadi ricostruzione. Non è la prima volta che i collagnesi si sono trovati di fronte alle avversità della natura, ricordiamo il terremoto del 1920. Ma in questa recente occasione la calamità si è verificata in un ambiente socioeconomico già degradato. E tuttavia l'alluvione è stata come una sferzata che ha fatto stringere i denti, ha stimolato l'orgoglio di molti, incitandoli a mettercela tutta per salvare il paese dall'estre­ma rovina. Si può dire che l'opera di ricostruzione continua ancora. Dobbiamo datare da allora la rinascita del paese, la sua lenta ma immancabile ripresa economica. La forza d'animo degli abitanti di Collagna si è manifestata appieno nelle ore difficili ed infonde fiducia nel futuro".

(1) - Le notizie sono state riprese dal "Resto
del Carlino" dei giorni 11-12-13-14-15-16 e^
17 settembre 1972.  (Foto alluvione: Benito Gambarelli)                           ..

 

 

Foto scattata durante la terribile Alluvione dell'1972

 

 

Foto dopo l'alluvione del 1972

 

 

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Foto recente del mulino  2007