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LE CASTAGNE

Con l'economia di montagna, il quadro gastronomico cambia: qui i prodotti di base sono la castagna, i frutti di bosco, i funghi, le erbe aromatiche, i formaggi d'alpeggio.

I castagneti  sono una notevole risorsa economica e ambientale: col prodotto fresco si ottengono i carnosi marrons glacés e altre specialità di pasticceria; con la farina si fanno torte e biscotti. Le castagne bianche, ovvero mondate delle due pelli, rappresentano ormai una chicca per intenditori: vengono essiccate al fumo dei "metati" (essiccatoi) di montagna per giorni e giorni. Sanno leggermente di affumicato, si conservano a lungo e sono adatte per dolci e piatti salati.

 

I FUNGHI

La povertà di risorse e occasioni che ha caratterizzato da sempre la montagna, accanto ai gravi risvolti economici e sociali che ha comportato, ha consentito il mantenimento di condizioni ambientali immutate nei tempi; ed è proprio questa caratteristica che rende queste zone, da sempre isolate e raccolte rispetto ad altre valli scelte per le grandi vie di comunicazione, uniche e caratteristiche nelle loro integrità ambientale e paesaggistica. Lo spettacolo grandioso offerto dalla valle immersa nella nebbia e quello più agreste delle pecore al casolare, sanno ugualmente offrire, a chi decide di abbandonare per un giorno la vita cittadina per dedicarsi alla raccolta di funghi, un’occasione di contemplazione che ripagherà anche della delusione di una eventuale scarsa raccolta

Chiunque abbia provato almeno una volta l'esperienza di una piacevole scampagnata alla ricerca di funghi, si sarà reso conto che la raccolta pura e semplice del prodotto rappresenta solo uno degli aspetti gradevoli che donano all'escursione un fascino particolare. L'osservazione e l'ammirazione degli ambienti visitati, soprattutto per chi sappia veramente "guardarli" ed apprezzarli con la dovuta attenzione, offre l'immagine di un mondo che si concede generosamente per dispensare al visitatore innumerevoli piacevoli sensazioni.

Limpide acque cristalline, animali al pascolo, casolari in pietra testimoni di antica e dignitosa civiltà contadina, distese di fiori nei prati montani, macchie boschive caratteristiche sono solo esempi di cui il cercatore potrà rallegrarsi uscendo dai soliti e più famosi circuiti turistici.

E accanto ai luoghi particolari si ripropone anche qui l'invito a riscoprire, in un susseguirsi di rinnovate sorprese, tutti gli aspetti paesaggistico-ambientali e culturali dell'intera valle, con la gioia di assaporare manifestazioni di tradizione locale che si sprigionano dall'ambiente rurale. Esiste certamente un tratto comune che unisce le genti e l'ambiente della montagna: tutte le vallate, ciascuna con proprie peculiarità, vantano una tradizione contadina nella quale la raccolta dei funghi rappresenta da sempre un aspetto non marginale, forte della naturale predisposizione ambientale che pone l'area in questione tra le più favorevoli alla produzione fungina, e che si ripercuote inevitabilmente sulla tradizione gastronomica dei luoghi, nei quali i piatti a base di funghi rappresentano una invitante particolarità. Basta fermarsi in una delle numerosissime locande, osterie, trattorie della zona per assaporare appieno le prelibatezze di una cucina "rustica" ricca di sapori e profumi altrimenti dimenticati, completando nel modo migliore una giornata dedicata alla raccolta dei funghi.

Per chi "di montagna" non è, l'andar per funghi deve essere un momento naturale di conoscenza dei luoghi e della gente che lo "ospitano", poiché è solo con la conoscenza che rafforzerà il rispetto per l'interesse per ciò che lo circonda rendendo la montagna, in fondo, un po' anche sua.

 

LA TREBBIATURA...


Questa foto risale alla trebbiatura‚ del 1953,  A questi tempi il grano in campagna quando era maturo il contadino lo tagliava a mano e altri passavano dietro di lui e facevano come delle fascine  e le legavano,c'era sempre tanta gente a lavorare, anche i bambini. Quando il grano nel campo era tutto tagliato e legato,passavano e lo ammuchiavano in tante piccole capanne che  e le lasciavano al sole a seccare ancora qualche giorno, se pioveva bisognava disfarle  perché il grano asciugasse bene e poi la sera rifarle. Dopo qualche giorno lo portavano a casa con il carro tirato dal cavallo che doveva fare un grande sforzo per tirarlo, a casa lo ammucchiavano in un grande pagliaio. Dopo qualche settimana veniva la macchina  che batteva il grano e venivano in molti a lavorare; c'era chi  buttava le fascine sulla macchina, sopra due persone lo slegavano e le facevano passare dentro poco per volta, altre persone tagliavano la paglia che usciva da dietro , faceva tanta polvere, infine altre persone erano addette a togliere i sacchi del grano di fianco alla macchina e altri li portavano nel granaio. Certo che in confronto a oggi c'era tanto più lavoro a battere il grano, adesso si va nel campo con il trattore e il carro, la trebbiatrice lo butta dentro direttamente, in due ore fa il lavoro di giorni e giorni di tanta gente.

Foto scattate nell'estate dell'anno 1988, penultimo anno in cui fu fatta questa antica tradizione.
Qui i contadini riunivano i loro raccolti di grano e orzo e mediante l'uso di una macchina detta "trebbiatrice" battevano il raccolto utile per l'inverno che seguiva. Una parte del raccolto veniva portata a macinare nei mulini  per farne della farina da utilizzare per la produzione del pane, mentre il restante serviva per la semina dell'anno seguente.
 
 
L'IMBOSCATA
Un' antica tradizione di Acquabona: si aspettavano gli sposi all'uscita della Chiesa e li si accompagnava con i gendarmi dinnanzi al comitato popolare, si faceva promettere loro di rimanere uniti nel matrimonio e li si rimpinzava di dolciumi e bevande alcoliche. Una volta giurato venivano salutati da una salva di spari (a salve).