Storia dei pirati

 

I pirati esistono da quanto le navi solcano i mari e gli oceani. Sono i banditi del mare, predoni che attaccano le navi al largo e le città costiere. Le storie e le leggende sui pirati sono moltissime. Le più famose parlano di pirati vissuti centinaia di anni fa. I pirati di cui parlano le leggende vivono pericolosamente, non obbediscono a nessuna legge, trovano tesori sepolti e cantano canzoni che inneggiano alle loro eroiche imprese. In realtà i pirati "veri" non vivevano così. Passavano lunghi giorni in navigazione e si annoiavano. Mangiavano spesso cibo avariato, si ammalavano di malattie terribili e molti morivano in battaglie sul mare e nei naufragi. I pirati erano fuorilegge che vivevano nel timore di essere catturati e puniti per i loro crimini. E molto spesso la pena per il reato di pirateria era la morte. Ciononostante, migliaia di uomini nel corso degli anni scelsero di diventare pirati. in cerca di avventure e di tesori da razziare, salivano a bordo delle navi e salpavano verso il mare aperto.

I primi pirati di cui si hanno notizie vissero moltissimi anni fa. Derubavano le navi mercantili che navigavano lunghe le coste dell'antica Grecia. Si nascondevano sulle isole vicino alle coste e quando un mercantile passava in zona, raggiungevano a remi la nave e sorprendevano i marinai. Razziavano il carico e talvolta rapivano i marinai e si impadronivano dell'intera imbarcazione. Si racconta che un gruppo di pirati rapì Dioniso, dio del vino e delle feste. Dioniso si trasformò in un leone e per sfuggirgli, i pirati saltarono in mare, dopodichè Dioniso li trasformò tutti in delfini.

I pirati costituirono un problema anche per l'antica Roma. Attaccavano le navi che trasportavano merci da e per i porti romani e avevano addirittura una propria nazione, sulle coste dell'attuale Turchia. Il grande imperatore romano Giulio Cesare era molto giovane quando fu catturato dai pirati, che lo tennero prigionieri per moltissimi giorni. Lo liberarono solo dopo che suo padre ebbe pagato un lauto riscatto. Dopo la liberazione, Cesare si mise al comando di una flotta di navi e partì all'inseguimento dei suoi rapitori. Li sconfisse e li fece giustiziare tutti. Nel 67 a.C. il generale romano Pompeo organizzò una campagna militare contro i pirati. La flotta romana attaccò le navi pirata in mare aperto, mentre l'esercito assaliva le basi dei pirati sulla terraferma. Più di tremila fuorilegge furono catturati o uccisi in battaglia.

Intorno al 700 d.C. i Vichinghi cominciarono ad attaccare i villaggi costieri dell'Europa settentrionale. Venivano dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Danimarca. Nell'antica lingua scandinava il termine "vichingo" significa "colui che viaggia per mare". Le lunghe imbarcazioni dei Vichinghi erano chiamate "karv". Erano molto veloci e di solito dotate di una sola vela e numerosi remi. Spesso la prua era ornata da una polena che rappresentava la testa di un serpente. Quando i Vichinghi attaccavano un villaggio, sbarcavano in massa, urlando e brandendo asce e spade. Saccheggiavano case e chiese e riducevano gli abitanti in schiavitù. Le scorrerie vichinghe proseguirono per quattrocento anni. Ma poco a poco i Vichinghi cominciarono a colonizzare le terre invase, dove costituirono fattorie e si dedicarono al commercio.

Nel Medioevo le navi venivano attaccate da un altro gruppo di predoni del mare: i pirati barbareschi. I barbareschi erano marinai provenienti dalle coste settentrionali dell'Africa. Erano più interessati alla cattura di marinai e passeggeri che al bottino di merci e oggetti preziosi. Spesso le loro navi speronavano quelle cristiane che trasportavano ricchi cavalieri diretti alle crociate, per catturarli e poterne ricavare un riscatto. Se nessuno pagava, vendevano i prigionieri al mercato degli schiavi.

Fin dalla nascita della pirateria anche i mari dell'Estremo Oriente furono infestati dai pirati. Attaccavano le navi e le città costiere nei mari della Cina, del Giappone e del Borneo. Nel XVII secolo il pirata Cheng Chihlung navigò alla testa di una flotta di oltre mille navi pirata e una donna chimata Cheng I Sao condusse più di settantamila pirati in una serie di terribili scorrerie! Fino alla fine del XV secolo la pirateria fu limitata ai mari dell'Europo, dell'Africa e dell'Estremo Oriente. Ma con la scoperta dell'America, i pirati ebbero a disposizione un nuovo mondo di navi da arrembare.

I PIRATI DEL NUOVO MONDO

Nel 1492 un grande esploratore, Cristoforo Colombo, compì una traversata che cambiò la storia del mondo. Colombo era finanziato dal re e dalla regina di Spagna e voleva trovare un nuovo percorso per raggiungere l'Asia. Colombo non raggiunse il continente asiatico, ma sbarcò su un'sola del mar dei Caraibi. L'isola si trovava in una parte del mondo che nessuno in Europa conosceva ancora, quella che oggi si chiama "emisfero occidentale". Ai tempi di Colombo fu conosciuto invece come "Nuovo Mondo". Dopo i l viaggio di Cristoforo Colombo, navigatori ed esploratori spagnoli occuparono aster aree dell'America centrale e meridionale. Distrussero le civiltà dei nativi americani e depredarono oro e argento, gioielli e pietre preziose. Gli Spagnoli riempirono interi galeoni di tesori rubati d portare in patria. E quelle navi presto divennero la preda ideale per i pirati.

I bucanieri furono a lungo il terrore delle colonie spagnole nel Nuovo Mondo. Si trattava per la maggior parte di avventurieri e fuorilegge provenienti dall'Inghilterra,, dall'Olanda e dalla Francia che nel XVII secolo si stabilirono a Hispaniola e su numerose isole dei Caraibi. Per vivere cacciavano bestiame e maiali selvatici e ne affumicavano la carne per venderla  alle navi di passaggio che l'utilizzavano nelle traversate. Avevano imparato dai nativi come cucinare la carne su graticole chiamate "boucan", per questo motivo cominciarono ad essere chiamati bucanieri. Le isole abitate dia bucanieri erano dominio spagnolo. Quando, intorno al 1630, i governanti decisero di cacciarli, i bucanieri, furiosi, si diedero alla pirateria contro le navi spagnole. Si imbarcavano su lunghe canoe e a forza i braccia raggiungevano i galeoni di passaggio, che arrembavano armati di pistole, coltelli e asce per depredarne il tesoro.

I corsari erano pirati che lavoravano alle dipendenze dei loro governi ed erano autorizzati ad attaccare le navi dei paesi nemici. I corsari si impadronivano dei tesori che trovavano sulle navi arrembate ed erano tenuti a consegnarne una parte ai governi da cui dipendevano. Il documento governativo che dava ai corsari il permesso di esercitare la pirateria era la "lettera di corsa". Nel XVII secolo i governanti di molti paesi volevano una parte delle ricchezze del Nuovo Mondo, che era dominato dalla Spagna. Per questo si servirono dei corsari che attaccavano le navi e le città costiere spogliandole di ogni tesoro. Nei loro paesi d'origine i corsari erano considerati eroi. Per i paesi aggrediti, invece, erano pirati, predoni e fuorilegge.

Gli anni tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII sono conosciuti come "il periodo d'oro della pirateria". In quell'epoca molti governi fornirono "lettere di corsa" a capitani e ciurme per attaccare navi nemiche. I bucanieri si aggredivano reciprocamente, oltre ad accanirsi contro gli Spagnoli. I pirati barbareschi continuavano la loro attività in tutto il Mediterraneo e con lo sviluppo delle colonie nell'America del nord, pirati di ogni genere cominciarono ad arrembare le navi mercantili che portavano i rifornimenti. I mari e gli oceani divennero così pericolosi che alla fine molti paesi decisero di accordarsi per combattere la pirateria. Furono emanate leggi molto rigide contro i pirati e chiunque commerciasse con loro. Centinaia di pirati furono uccisi in battaglia e molti altri processati e impiccati per i loro crimini. Verso il 1720 il periodo d'oro della pirateria era ormai concluso, ma numerosi pirati erano già entrati nella leggenda.

NAVI PIRATA

Nel corso dei secoli, i pirati hanno navigato sul mare con molti tipi di imbarcazioni. Le prime navi erano le "galere". Una galera è una grande barca a remi fornita di vele. Quando il vento era a favore, le vele venivano sfruttate per accelerare la navigazione. I pirati  barbareschi avevano galere molto grandi, tanto che erano necessari un centinaio di rematori per muoversi. Quelle navi imbarcavano anche soldati e proprio per questo raramente navi del genere partivano per lunghi viaggi oceanici. C'erano così tanti uomini a bordo che non restava posto per le provviste!  

Durante il periodo d'oro della pirateria, la maggior parte delle navi pirata erano velieri, che utilizzavano il vento come forza motrice per i loro lunghi viaggi in cerca di tesori. Tutti i velieri erano abbastanza simili fra loro. Erano di lego e avevano grandi vele di tessuto pesante e resistente. Le vele erano appese a travi trasversali chiamate "pennoni", che a loro volta erano fissati ad alti pali chiamati "alberi". I velieri dei pirati avevano spazi appositi per conservare le provviste e custodire il tesoro. Molti erano armati di cannoni e altre armi da fuoco più piccole per attaccare le navi  ddi passaggio.

Un veliero è una nave dotata di vele e ne esistono vari tipi: lo "sloop" è una delle imbarcazioni preferite dai pirati. Era una piccola barca con un solo albero. Gli sloop dei pirati non potevano trasportare tanti cannoni e uomini come le navi pèiù grandi, ma in battaglia si muovevano molto velocemente. Per i pirati la velocità era fondamentale. Le loro imbarcazioni dovevano cogliere di sorpresa le navi che intendevano attaccare e dovevano anche essere svelte per sfuggire alle navi che volevano attaccare loro!

Le "golette" e i "brigantini" avevano invece due alberi ed erano navi piuttosto veloci. I  brigantini a palo avevano tre o più alberi. Erano più lenti delle imbarcazioni più piccole, ma alcuni pirati li preferivano perchè potevano trasportare più cannoni e un bottino più consistente.

VITA DA PIRATI

I pirati erano ladri, assassini e rapitori. Non ubbidivano alle leggi di nessuna nazione, ma rispettavano le regole stabilite a bordo delle loro navi. I pirati chiamavano le loro regole di comportamento "il Codice". Il Codice indicava agli uomini come dovevano comportarsi a bordo. Elencava le punizioni previste per chi infrangeva le regole e stabiliva come il bottino razziato alle navi arrembate doveva essere diviso fra ciurma e capitano. Le regole più comuni erano: il bottino viene diviso in parti uguali fra tutti i marinai, è vietato azzuffarsi, è vietato il gioco d'azzardo, le donne non possono salire a bordo, le armi devono essere sempre pulite e pronte, la punizione per il furto e la fuga in battaglia: la morte!

Il ruolo più importante su una nave pirata era quello del capitano. Il capitano comandava i pirati in battaglia, inoltre era suo compito "pilotare" la nave, ciò significa che era responsabile di portare la nave a destinazione. Anche il capitano della nave pirata doveva rispettare il Codice. Se non lo faceva e se non si comportava come doveva, la ciurma poteva decidere di gettarlo fuoribordo e di eleggere nuovo capitano.

Anche il commissario di bordo aveva un compito molto importante. Decideva cosa sottrarre alle navi arrembate e divideva il bottino fra gli uomini e il capitano Distribuiva le vettovaglie e organizzava il lavoro dei marinai a bordo.

La ciurma doveva lavorare duro per tenere in ordine la nave pirata. C'erano le vele, le gomene e le sartie da riparare, i cannoni da pulire, i ponti da lavare. 

Era difficile procurasi il cibo nel corso delle lunghe traversate in mare. Qualche volta i pirati allevavano galline a bordo per avere a disposizione uova fresche. Mangiavano carne secca e gallette, quasi sempre rafferme e magari ammuffite. Nei lunghi viaggi in mare era un problema rifornirsi di acqua dolce, per questo i pirati ne caricavano a bordo grandi scorte. Le traversate spesso prevedevano anche molti giorni di inattività e la vita a bordo poteva essere davvero noiosa. Per passare il tempo,i pirati giocavano a dadi e qualche volta scoppiavano terribili risse. Il Codice vietava severamente il gioco d'azzardo e le risse. Il commissario di bordo aveva il compito di stabilire le punizioni per coloro che infrangevano le regole.

Molte storie di pirati raccontano che chi non rispettava le regole del Codice spesso venivano condannato a morte e gettato fuoribordo. Il condannato aveva gli occhi bendati e le mani legate. Una larga tavola di legno veniva fatta sporgere oltre il parapetto della nave e lui era costretto a camminare sull'asse, fino a quando cadeva in mare. Non esistono prove certe che questo tipo di esecuzione venisse davvero messo in pratica. Una punizione terribile era anche l'abbandono. I condannati a questa pena venivano abbandonati su un'isola deserta e lasciati sulla spiaggia, senza cibo nè acqua. le isole deserte erano quasi sempre molto piccole e per il pirata abbandonato era difficile sopravvivere.

IL TESORO DEI PIRATI

Perchè i pirati affrontavano le terribili condizioni di vita della navigazione in mare? Perchè erano così feroci e crudeli? Perchè rischiavano la pena di morte per i loro crimini? Per molti di loro la risposta è semplice: per denaro. L'arrembaggio di un galeone carico d'oro e gioielli poteva rendere ricchi per il resto della vita il capitano e tutti i marinai di una nave pirata. I pirati chiamavano "bottino" la refurtiva dell'arrembaggio. Il bottino migliore era l'oro, ma anche l'argento era un bottino molto ambito. Sfortunatamente le navi mercantili che trasportavano forzieri pieni d'oro e d'argento erano poche, perchè di solito i pirati dovevano accontentarsi di ciò che c'era. Quando abbordavano una nave, si impossessavano di tutto ciò che aveva un valore. Prendevano spezie e zucchero da rivendere una volta tornati a terra, i gioielli dei passeggerei e tute le parmi. I pirati arraffavano anche vele e cordami da riutilizzare sulla loro nave. Rubavano cibo, acqua e ogni genere di vettovaglie. Inoltre si impadronivano di tutte le medicine, perchè all'epoca i medicinali erano rari e costosi. Qualche volta i pirati si impossessavano dell'intera nave! La trasformavano in una navae pirata e costringevano la ciurma a unirsi a loro.

Il Codice di ogni nave stabiliva regole ferree riguardo al spartizione del bottino, che di solito veniva rigorosamente diviso in parti uguali fra tutti gli uomini della ciurma. Solo i capitano,  il commissario di bordo e il medico di bordo ricevevano qualcosa più degli altri.

Molte storie raccontano di pirati che seppellivano forzieri colmi di oggetti preziosi su misteriose isole deserte e quasi sempre disegnavano una mappa che indicava esattamente dove quel tesoro era sepolto. Può darsi che non esistano tesori sepolti su isole misteriose, m a sicuramente ci sono tesori di pirati in fondo all'oceano. Molte navi pirati naufragarono a causa delle tempeste, altre furono sconfitte in battaglia e affondate e quando una nave pirata colava a picco, il tesoro che trasportava finiva in forno al mare con il relitto.

ALL'ARREMBAGGIO!

Quando attaccavano una nave i pirati utilizzavano molte armi, ma quella che preferivano non era un fucile, un coltello o una spada. La loro arma prediletta era la sorpresa! Spesso i pirati ingannavano la ciurma della nave che intendevano attaccare. Fingevano che la loro fosse una normale nave mercantile, nascondevano le armi e issavano la stessa bandiera. Quando la nave pirata era abbastanza vicina all'altra, all'improvviso gli uomini davano fuoco alle polveri e issavano la bandiera pirata. Poi gettavano numerosi grappini oltre il parapetto della nave avversaria, tiravano con forza le gomene fissate ai grappini e facevano accostare le due imbarcazioni. A quel punto glia assalitori potevano agevolmente saltare sul ponte della nave per andare all'arrembaggio. Urlavano a squarciagola, agitavano sciabole e stiletti e sparavano a più non posso. I pirati facevano di tutto per spaventare gli avversari durante l'arrembaggio, perchè volevano che le vittime si arrendessero senza combattere. E di solito era proprio così!La maggior parte dei marinai venivano pagati pochissimo e non avevano nessuna voglia di rischiare la vita per difendere un tesoro che non apparteneva a loro.

In combattimento i pirati usavano molti tipi di armi. La "sciabola corta" era l'arma preferita nel periodo d'oro della pirateria. Si trattava di una spada corta, dalla lama larga e molto affilata, con un'elsa per proteggere le dita del pirata. Era più adatta di una lunga spada per combattere negli spazi ristretti delle navi ed era meno facile che restasse impigliata fra le sartie. Spesso i pirati combattevano anche con piccoli pugnali chiamati "stiletti", adatti a combattimenti in luoghi ristretti. All'inizio del XVIII secolo molti pirati cominciarono ad usare pistole a pietra focaia, che sparavano un solo colpo e poi dovevano essere ricaricate. Per questo spesso un pirata all'arrembaggio teneva una pistola in ciascuna mano. I pirati usavano anche lunghi fucili chiamati "moschetti". La mira di un moschetto era più precisa di quella di una pistola a pietra focaia. Con un moschetto era possibile colpire un bersaglio anche a novanta metri di distanza. Talvolta i pirati davano inizio all'attacco sparando un colpo di moschetto al timoniere della nave avversaria. Il timoniere era l'uomo che governava la nave: se veniva colpito, la nave andava alla deriva ed era più facile da catturare. I pirati tagliavano le sartie e le gomene della nave che stavano attaccando con poderosi colpi d'ascia. Senza sartie, infatti, le vele cadevano sul ponte e la nave era "morta nell'acqua", cioè non era più in grado di navigare. I pirati usavano le asce anche per abbattere le porte delle cabine e aprire i forzieri colmi di tesori. A volte usavano anche bombe fumogene. Le preparavano riempiendo un vaso o una bottiglia con catrame e stracci, poi davano fuoco al contenuto e gettavano la bomba sul ponte della nave che stavano arrembando. Il denso fumo nero che si sviluppava rapidamente accresceva la confusione e la paura degli avversari. Durante l'attacco i pirati usavano anche i cannoni. Le palle di cannone erano fatte di pietra o di ferro e riuscivano facilmente a perforare le vele e a fracassare il legno dello scafo.

Nel XIX secolo una serie di avvenimenti riuscì praticamente a spazzare via la pirateria. Nel 1816 il porto da cui partirono i pirati barbareschi fu distrutto. Nel 1849 la marina inglese distrusse una grande flotta pirata in Asia. Nel 1856 molte nazioni firmarono un accordo con cui si impegnavano a non concedere più lettere di corsa. In quell'epoca, inoltre, si erano ormai diffuse le navi a vapore, che non dipendevano dal vento per navigare. I pirati, con i loro piccoli velieri, non avevano speranze contro le grandi navi a vapore, possenti e ben armate. Tuttavia  i pirati continuarono a vivere nei romanzi e nelle leggende che li riguardavano. "L'isola del tesoro" è il più famoso romanzo di pirati che sia mai stato scritto. Narra la storia di un ragazzo che combatte contro i pirati alla ricerca di un tesoro nascosto. E poi tutti conoscono Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere e combatteva contro il malvagio pirata Capitan Uncino.  I pirati di un tempo arrembavano le navi, rubavano forzieri pieni di dobloni e catturavano marinai e passeggeri e ancora oggi continuano e continueranno a catturare per sempre la nostra immaginazione.

 

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