La luce: magia di colori

 

La primavera sta per finire. La natura è in festa e ci regala i suoi colori più belli. Alberi, piante, fiori e animali: ogni cosa è a colori.

Ma ecco che il sole tramonta e scende la sera. Presto sarà notte fonda e i colori scompariranno, perchè essi nascono dalla luce.

Di giorno è la luce del sole che dà al cielo il suo colore. A seconda che l’aria sia secca o umida, limpida o densa di pulviscolo, il cielo può assumere tutti i colori dell’arcobaleno.

La luce nasce quasi sempre dal calore. Riscaldando un corpo qualsiasi, oltre la temperatura di 500 gradi, questo comincia a irradiare una luce propria. Così, un pezzo di ferro riscaldato comincia a brillare: diventa cioè incandescente. Man mano che la sua temperatura aumenta, sino a raggiungere i 1000 gradi, il suo colore passa dal rosso cupo al rosso brillante. A 6000 gradi il suo colore diventa bianco. La maggior parte dell’illuminazione artificiale utilizza il calore come fonte luminosa.

Sino all’invenzione della lampadina elettrica nel 1880 da parte di Thomas Edison, l’illuminazione artificiale, in realtà piuttosto scarsa, era ottenuta dalla combustione di sostanze come olio, grasso o cera, alcool, petrolio e gas.

Il filamento delle prime lampadine, riscaldato dalla corrente elettrica toccava i 2800 gradi. Oggi  i filamenti delle lampade alogene raggiungono i 4000 gradi.

La luce può venire da corpi riscaldati, ma può anche essere riflessa da specchi o da oggetti metallici, diffusa da fumi e vapori o trasmessa da corpi trasparenti come il vetro.

La luce del sole contiene tutti i colori. Essa appare bianca, ma è in realtà la combinazione di un’infinità di luci colorate. Ciò venne dimostrato nel 1666 dal fisico inglese Isaac Newton, che fece passare un raggio di luce solare attraverso una piccola piramide di vetro, detta prisma.

Cos’è la luce nessuno lo sa con certezza, ma i fisici hanno compreso le leggi del suo comportamento.

La luce è un’onda. Quando un raggio di luce colpisce un oggetto opaco, una parte viene assorbita e un’altra viene riflessa. Un oggetto bianco assorbe pochissima luce e quindi riflette tutti i colori. Un oggetto nero, al contrario, assorbe tutti i colori e non riflette quasi la luce.

Questi fenomeni hanno portato gli scienziati a pensare che la luce è composta da una serie di onde, simili alle onde sonore. I suoi colori corrispondono all’incirca a dei suoni di altezza diversa: i rossi sono quelli più gravi, i violetti quelli più acuti.

La luce è una linea. Quando la luce viene riflessa da uno specchio o quando cambia direzione attraversando un corpo trasparente, essa si comporta come se fosse composta da raggi rettilinei. Una cannuccia immersa in un bicchiere d’acqua sembra piegata. Il passaggio dall’aria all’acqua cambia la direzione dei raggi luminosi.

Il colore della luce non dipende solo dalla temperatura del corpo che la emette. Se si espongono dei granelli di alcune sostanze alla fiamma caldissima in un becco a gas o di un saldatore, questi diventano subito incandescenti e colorano per un attimo la fiamma.

I contenitori dei fuochi artificiali sono riempiti, oltre che dalla polvere da sparo che serve a proiettarli in aria, da una miscela di diverse sostanze: polveri metalliche e sali di rame, bario e sodio, che bruciando producono fiamme brillanti e colorate.

Si possono ottenere tutti i colori partendo da solo tre di essi. Gli artisti hanno scelto il blu, il giallo e il rosso e li hanno chiamati colori primari. L’arancione, mescolanza di rosso e giallo, o il verde, mescolanza di giallo e blu, o ancora il viola, mescolanza di blu e rosso, sono chiamati colori complementari. I fotografi hanno scelto tre differenti colori primari: il blu, il verde e il rosso. I loro colori complementari diventano perciò il giallo, il rosso magenta e il blu ciano. A seconda che si sovrappongano direttamente dei raggi di luce colorata o che si sovrappongano i filtri che servono per colorarlo, i risultati ottenuti sono molto diversi.

I pittori non mescolano le luci, ma delle materie colorate. Agli effetti fisici della mescolanza delle luci colorate, si sommano anche degli effetti chimici. Gli antichi pittori ponevano una grande cura nel confezionare i propri color e nell’assicurare la durata nel tempo dei loro composti.

Gli uomini preistorici dipingevano sulle pareti di roccia delle caverne. Utilizzavano argille colorate, carbone e gesso macinato.

Le icone sono dipinte su tavole di legno. I colori, macinati e mescolati con l’acqua, sono poi diluiti con la colla. Alcune parti del dipinto sono ricoperte di metallo argentato o dorato.

A partire dal XVII secolo si dipinge soprattutto su una tela impregnata di colla e di ossidi di zinco e tesa su di un telaio di legno. I colori sono ottenuti da polveri mescolate con l’olio.

Oggi per dipingere abbiamo a disposizione numerosi materiali: tempere e acquerelli, per dipingere con l’acqua sulla carta, i colori ad olio per la tela, matite, pastelli colorati e pennarelli per la carta. I colori acrilici sono composti da resine sintetiche diluite con acqua. L’acqua evaporando, lascia una pellicola trasparente colorata e resistente.

Perchè gli animali sono colorati? Alcuni, come da esempio il camaleonte, per confondersi con l’ambiente naturale che li circonda e sfuggire così ai propri nemici. Altri per spaventare e tenere lontano gli avversari: è il caso della piovra. Il colore rosso, per esempio, può significare: “Attenzione, sono velenoso!” Ma i colori vivaci possono anche servire, più innocentemente, per farsi notare dalla proprie compagne o da altri animali.

Era noto da tempo, che alcune sostanze come il cloruro d’argento, tendono ad annerirsi per effetto della luce. Nel 1822, Nicéphore Niepce utilizzò le proprietà di questo preparato per ottenere le prime fotografie. In seguito, nel 1859, James Maxwell riuscì ad ottenere la prima foto a colori sovrapponendo tre stati di sostanze sensibili ai tre colori primari.

Prima dell’invenzione del cinematografo, le immagini venivano proiettate grazie alla lanterna magica. Alcuni apparecchi, come il prassinoscopio, riuscivano a restituire il senso del movimento, proiettando in rapida sequenza i disegni che ne riproducevano le varie fasi. A meta del XIX secolo si riuscì a scomporre fotograficamente il movimento. Ciò consenti ai fratelli Lumière di inventare il cinematografo.

Le immagini televisive sono ottenute grazie a dei puntini luminosi rossi, blu e verdi che si muovono sullo schermo. Più questi punti sono ravvicinati, più l’immagine sarà definita; maggiore è la velocità con cui essi si muovono e maggiore sarà anche la sua stabilità.

  

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