Filastrocche e poesie in rima

 

Tante filastrocche per chi vuole indossare i panni dell'attore ed intrattenere figli, nipoti, fratellini o amici. Insomma un'occasione per giocare, improvvisare e recuperare la fantasia. In queste rime un po' strampalate ci sono tanti personaggi che appaiono e scompaiono, accompagnando il divertimento e il sogno.

 

FILASTROCCA DELL'ACQUA

Se son brina orno la rosa

se son nebbia che noiosa.

Se son neve prendi il paltò

se son grandine si salvi chi può!

Se son nuvola in cielo girello

Se son pioggia apri l'ombrello.

Nel ruscello mormoro piano

dalla fonte prendimi in mano.

Nello Stagno quante zanzare

dentro il fiume puoi navigare.

Nel torrente son scatenata

e nel lago dormo beata!

 

Sette sono i colori dell’arcobaleno,

né uno di più, né uno di meno.

A guardarli, con il naso all’insù,

appaiono il rosso, l’arancione, 

il giallo, il verde ed il blu.

Poi c’è l’indaco

ed infine il violetto.

Sono sette dunque

e tutti in fila

quelli che ho detto.

Uno specchio di mondo

rubato all’acquazzone,

lassù nel cielo,

più in alto dell’aquilone.

Che sfarzo,

che tripudio di emozioni,

la pioggia è sparita,

sui prati e sulle strade

ricomincia la vita.

Non pensare di aspettare,

dài, affrettati a guardare

perché l’arcobaleno, si sa,

tra un attimo svanirà!

L'ippopotamo Carnenone

disse un giorno tra sè e sè:

"Oggi piglio il torpedone

vado a prendere il caffè

dagli amici in città.

Bello è stare in società."

S'aggiustò cravatta e colletto,

s'infilò il panciotto più gaio

e svelto svelto succhiando un confetto,

senza avvertire il portinaio,

spingi tu che spingo anch'io

partì gridando: "Addio! Addio!".

Ma quando scese in piazza del Duomo,

tutto allegro come un fringuello,

gli disse un vigile: "Galantuomo,

sta bene attento: faccio un macello

se non conosci le norme stradali.

Te ne intendi di segnali?

Se non vai sui passaggi zebrati,

se dei semafori ignori i colori,

se fai movimenti sbagliati,

pancione mio, son dolori:

t'appioppo una contravvenzione

e magari finisci in prigione".

L'ippopotamo rimase male.

Si guardò intorno pieno di sgomento,

e poi disse: "Caporale,

me ne scappo più svelto del vento.

Senz'amici, senza caffè,

torno a casa. Ahimè! Ahimè!"

Con un cupo brontolio

il povero bestione

spingi tu che spingo anch'io,

risalì sul torpedone

disperato e poi piangente

con una sporta piena di niente.

 

Con due sillabe soltanto

posso avere il mondo in mano.

Quando è sera mi racconti 

una fiaba sul divano

e se al mattino con un bacio

mi risvegli dalla nanna

tutto è più dolce

con te, mamma.

 

Tre pescatori di Livorno

disputarono un anno e un giorno

per stabilire e sentenziare

quanti pesci ci sono nel mare.

Disse il primo: "Ce n'è più di sette,

senza contare le acciughette".

Disse il secondo: "Ce ne sono più di mille,

senza contare scampi ed anguille".

Il terzo disse: "Ce ne sono più di un milione!".

E tutti e tre avevano ragione.

 

QUEL CHE POSSIEDE UN BIMBO

Due piedi lesti lesti

per correre e saltare,

due mani sempre in moto

per prendere e per fare,

la bocca chiacchierina

per tutto domandare,

due orecchie sempre all'erta

intente ad ascoltare,

due occhioni spalancati

per tutto investigare

ed un cuoricino buono

per molto, molto amare.

 

Filastrocca di Capodanno

fammi gli auguri per tutto l'anno:

voglio un gennaio col sole d'aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile,

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera,

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco,

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo non darmi niente,

dammi solo un viso allegro e sorridente.

 

Dopo il giorno vien la sera

dopo l'inverno vien primavera

dalle viti viene il vino

viene il fumo dal camino

va la mucca con il bue

van le ochette a due a due

e la vita in fondo in fondo

è un allegro girotondo.

 

La vispa Teresa

avea tra l'erbetta

a volo sorpresa

gentil farfalletta.

E tutta giuliva

stringendola viva

gridava a distesa:

"L'ho presa! L'ho presa!".

A lei supplicando

l'afflitta gridò:

"Vivendo volando

che male ti fò?

Tu sì mi fai male

stringendomi l'ale.

Deh, lasciami! Anch'io 

son figlia di Dio!.

Confusa, pentita,

Teresa arrossì:

dischiuse le dita

e quella fuggì.

 

Piccio e Puccio in un istante,

osservando un vecchio atlante,

han deciso di volare

oltre monti ed oltre mare.

Prima corrono l'Europa

a cavallo d'una scopa;

vanno quindi in Algeria

con la sola fantasia.

Fin laggiù nel Congo nero

si può giunger col pensiero,

come pure dall'Italia

si va in Asia e in Australia.

Una gita nell'America

non è poi così chimerica,

anzi è facile, direi:

volta pagina e ci sei...

Senza treno nè vapore,

dai due poli all'equatore

Piccio e Puccio in un secondo

han girato tutto il mondo.

 

Filastrocca della lana

salta e gracida la rana

vola e trilla l'uccellino

corre e abbaia il cagnolino

va sul fiore la farfalla

l'anatroccolo sta a galla.

Filastrocca canta canta

la mia lana è ancora tanta

voglio fare una vestina

alla bella mia bambina

due scarpette e due guantini

per le mani ed i piedini.

Fila fila filastrocca

fila fila dalla rocca

filastrocca della lana

la matassa si dipana

il gomitolo si fa

guai se il gatto lo vedrà.

Filastrocca lenta lenta

la piccina si addormenta

piano piano, piano piano,

con il filo stretto in mano.

 

Stella stellina

la notte s'avvicina

la fiamma traballa

la mucca è nella stalla

la mucca ed il vitello

la pecora e l'agnello

la chioccia coi pulcini

la gatta coi gattini

la capra ha il suo capretto

la mamma ha il suo bimbetto.

Ognuno ha la sua mamma

e tutti fan la nanna.

 

Piccolino è il mio paese,

sotto il cielo color turchese.

Dieci case col cortile,

qualche stalla, qualche ovile,

una baita che si staglia

sul pendio col tetto a paglia

che dà asilo a ghiri e uccelli,

a topini e pipistrelli,

un abete gigantesco

ai cui piè si gode il fresco,

la chiesetta in mezzo al prato,

col suo piccolo sagrato

ricoperto d'erba fine

pei conigli e le galline

con l'aguzzo campanile

pien di nidi nell'aprile,

due fontane chioccolanti 

che ristorano i passanti.

Sotto il cielo color turchese

questo è tutto il mio paese.

 

Lunedì chiuso chiusino, 

martedì bucò l'ovino, 

sgusciò fuori mercoledì, 

"pio pio" di giovedì, 

venerdì un volettino, 

beccò sabato un granino, 

la domenica  mattina 

aveva già la sua crestina.

 

Gatta, gattina,

il topo è in cucina:

poi va sotto il letto,

e trova un confetto,

il confetto è troppo grosso,

lui cade nel fosso,

il fosso è profondo,

e va fino in fondo.

Poi salta sul muro,

ma è troppo duro,

si tuffa nel secchio

che sembra uno specchio

e cade nell'acqua

che lava e lo sciacqua.

Ma appena lavato,

il povero topo,

è bell'affogato.

 

Guarda guarda questi frati,

mangian sempre questi fichi,

bevon sempre questo mosto,

maggio, giugno, luglio, agosto.

 

La gallina sotto il muro

becca il grano ch'è maturo:

becca qua, becca là

quando è stanca se ne va.

Se ne va dalla Carmela

in Via Dolce ventitre;

la casetta è di cartone,

la scala di torrone,

la padrona di cioccolata,

la serva tutta impepata.

Coccodè, coccodè

questa casa fa per me.

 

Il cavallo del bambino

va pianino, va pianino;

il cavallo del vecchietto

va zoppetto, va zoppetto;

il caval del giovanotto

va di trotto, va di trotto;

il cavallo del mio compare

come il vento sa volare.

 

Alle porte di Verona

c'è chi balla, c'è chi suona,

c'è chi falcia l'erba buona.

Morettina che stai nel fieno

e d'acqua fresca hai l'orcio pieno,

dammi da bere e da mangiare,

che nessno mi vuole aiutare.

Sono un povero vagabondo,

per borghi e ville vado a zonzo.

A tutti chiedo la carità

ma nessuno un soldo mi dà.

Ecco l'acqua, ecco il pane:

e se hai fame, torna domani

ti darò del latte di mucca,

del formaggio e una fetta di zucca.

Tornerò domani mattina

o mia dolce Morettina.

 

Bastian contrario dorme di giorno

la notte lavora o va d'intorno;

mangia l'acqua, beve il pane,

carezza il lupo, picchia il cane.

Il cane stupito gli fa miao miao

e il gatto seccato gli fa bao bao.

 

Mario, monello

l'amore è così bello.

La scala e lo scalone,

la ruota del pavone,

la coda del gattino,

il becco del pulcino,

le gomme del cammello,

le piume di un uccello,

la forza del leone,

l'astuzia di un volpone,

i denti del rastrello,

le sbarre del cancello,

la lama della falce,

le corna di un bell'alce,

le orecchie del coniglio,

i petali del giglio,

la tana del topino,

la penna dell'alpino,

le foglie della siepe,

il muro con le crepe,

la notte con le stelle,

il piatto e le frittelle,

il gambo della pera,

le stella con la sera,

le nuvole del cielo,

il ricamo del velo,

i raggi del sole,

il profumo delle viole,

non si separan mai

senza creare guai,

e voi che siete scaltri,

trovatene mille altri.

 

Mariuccia, Mariuccia,

dalla rossa boccuccia,

mettiti quel velo,

alza gli occhi al cielo,

fa la riverenza,

fa la penitenza,

leva il cappellino,

mostra un bell'inchino,

lustra le scarpine,

stringi le nappine,

con il tuo saluto,

dacci il benvenuto,

apri l'ombrellino,

sfila l'orecchino,

canta uno stornello,

chiama tuo fratello,

fai un salto,

fanne un altro,

guarda in su,

guarda in giù,

dai un bacio a chi vuoi tu!

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