Favole, racconti e storie di Natale

La storia del primo Natale

 

Tanto tempo, in una terra chiamata Palestina, si verificò un avvenimento speciale...

Maria stava pulendo il pavimento, come faceva tutte le mattine, quando un angelo si recò a farle visita.

Improvvisamente la stanza fu illuminata dalla luce più brillante che si  potesse immaginare. Era diversa da tutte le luci che Maria avesse mai visto, perchè riusciva a guardarla.

"Non temere, Maria", le disse la creatura luminosa.

Sentendosi chiamare per nome, Maria guardò la luce. Era bellissima. Comprese subito che si trattava di un angelo.

"Tu hai trovato grazia presso Dio", prosegui l’angelo.

"Avrai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e Dio, l’Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio. Sarà il Salvatore del mondo."

Quelle parole erano incredibili, ma Maria non dubitò di esse.

Maria partì dal villaggio di Nazareth insieme a Giuseppe, il falegname. Aspettava un bambino che non era di Giuseppe, ma di Dio.

L’imperatore romano aveva ordinato che si svolgesse un censimento, voleva sapere quante persone vivevano nel suo impero per poter imporre loro le sue tasse.

Maria e Giuseppe si diressero, con molte altre famiglie, verso Betlemme, perchè questa era la città di origine della famiglia di Giuseppe.

Giuseppe guidava l’asinello e aiutava Maria lungo la strada.

Quando videro la cittadina di Betlemme, Maria ne fu sollevata. Giuseppe, però, già da lontano vide che la cittadina era insolitamente affollata. Tutta la città sembrava un mercato.

A Betlemme c’era solo una locanda. Il rumore che proveniva dalle finestre aperte lasciava immaginare quanto fosse affollata. Per questo Giuseppe non rimase sorpreso dalla risposta del locandiere.

"Qui non c’è posto", disse il locandiere stanco e sudato.

"Non ho proprio nulla da offrirvi. Cercate in una casa privata.”" E chiuse la porta.

Giuseppe bussò alla porta di diverse case, ma non trovò ospitalità in nessuna di esse.

Giuseppe tornò allora a bussare alla porta della locanda.

Prima che il locandiere cominciasse a parlare, Giuseppe gli disse: "So che non c’è posto nella sua locanda, ma mia moglie sta per avere un bambino. Ho cercato dappertutto ma non c’è niente da nessuna parte. Sa indicarci un angolo in cui possiamo passare la notte?"

Il locandiere rifletté per un po’. Guardò Maria, poi Giuseppe.

"Ho solo un posto da offrirvi", disse indicando un edificio dietro la locanda.

"Se volete fermatevi là."

"Grazie", rispose Giuseppe.

Fece pochi passi e guidò l’asinello verso la stalla. Nella stalla era buio e c’era odore di animali, ma era un posto tranquillo, lontano dalla confusione della folla. Maria cercò di riposare. Sentiva che molto presto avrebbe dato alla luce il suo bambino speciale.

Giuseppe sistemò le bestie in un angolo della stalla. Ammucchiò da una parte la paglia sporca e ne distribuì di pulita per terra.

Là in quella stalla Maria diede alla luce il suo bambino. Lo prese fra le braccia e lo sostenne mentre respirava per la prima volta. Sorrise, mentre il piccolo le si stringeva contro e le accarezzava i soffici capelli. Mise un dito sulla sua manina e il piccolo lo strinse.

Giuseppe si inginocchiò accanto a Maria e guardò madre e figlio. Poi prese il piccolo fra le braccia e gli accarezzò piano la testa.

"Benvenuto Gesù", gli disse.

Maria ricavò da un panno lunghe fasce in cui avvolse Gesù. Poi sistemò il piccolo delicatamente nella mangiatoia. Faceva freddo sulle colline intorno a Betlemme.

Alcuni pastori badavano alle loro greggi. Il fuoco ormai era quasi spento: rimanevano solo i carboni accesi che emanavano una luce rossastra. Improvvisamente, una luce sfavillante illuminò il cielo e si sentì una voce che riecheggiò sulle colline.

"Non abbiate paura."

La voce aveva quasi il tono di un ordine. Improvvisamente i pastori avvertirono un gran senso di pace. Smisero di tremare e si alzarono. Nella luce videro i contorni di un angelo, la cui sagoma diventava sempre più distinta e chiara mentre continuava a parlare.

"Ho una bella notizia per voi e per tutto il mondo", disse l’angelo.

"Stanotte a Betlemme è nato un bambino. E’ il figlio di Dio, il Salvatore del mondo. Andate a vederlo. Lo troverete avvolto in fasce in una mangiatoia."

L’angelo aveva appena finito di parlare quando i pastori guardarono verso l’alto e videro centinaia di angeli che lodavano Dio con questo canto: "Gloria a Dio in cielo e pace in terra gli uomini che egli ama."

Il suono di quel canto faceva tremare la terra. A poco a poco il canto si smorzò e la luce diventò più fioca finche l’oscurità tornò nel cielo e i pastori si ritrovarono soli sulla collina.

Rimasero un attimo fermi, finchè uno dei pastori finalmente ruppe il silenzio: “L’angelo ha detto che il Figlio di Dio è nato stanotte.”

"Sì", replicò un altro.

Vi fu un momento di silenzio.

"Andiamo!", disse uno dei pastori prendendo il suo bastone.

Si rivolse ai suoi amici  e disse: "Cosa aspettiamo? Andiamo a cercare questo bambino a Betlemme."

I pastori corsero a Betlemme. Attraversarono le strade deserte e silenziose, finchè trovarono la stalla. Si fermarono all’ingresso e videro Maria e Giuseppe. Poi entrarono. Non ci fu bisogno di dire nulla. Era come se Maria e Giuseppe li aspettassero.

I pastori si riunirono intorno alla mangiatoia e videro il piccolo appena nato avvolto in fasce, sistemato sulla paglia.

Si inginocchiarono istintivamente.

"Gloria a Dio", bisbigliarono i pastori.

"Questo è il Salvatore del mondo!"

"Si chiama Gesù", disse loro Giuseppe.

Mentre il piccolo Gesù dormiva, i pastori riferirono a Maria e a Giuseppe tutto ciò che era accaduto quella notte. Parlarono degli angeli e del canto che avevano intonato. Parlarono della nascita di Gesù, il Figlio di Dio e lodarono insieme il Signore per ciò che era accaduto.

Mentre stava per spuntare l’alba i pastori uscirono dalla stanza  e Maria chiuse gli occhi.

"Nulla è impossibile a Dio!", pensò e si sdraiò aspettando che al mattino il suo bambino nato, Gesù, tornasse a vagire.

In un paese molto lontano, alcuni uomini saggi, i Magi, studiavano le stelle. Esaminavano carte, libri e documenti antichi, finchè erano certi che ciò che avevano visto nel cielo era vero.

Nel cielo notturno brillava una nuova stella. Era apparsa all’improvviso ed era più grande e luminosa di tutte le altre.

"Questa stella annuncia un nuovo re", disse uno dei Magi agli amici, indicandogli uno dei suoi libri.

"Non c’è dubbio. Questa stella indica che è appena nato un importante nuovo re!"

I Magi si guardarono l’un l’altro entusiasti. Si prepararono più in fretta che poterono per compiere un viaggio alla ricerca del nuovo re. Non sapevano quanto tempo sarebbe occorso loro o in quale direzione dovessero muoversi. Erano però certi che, se avessero seguito la stella, avrebbero trovato il nuovo re. E poiché erano sicuri di trovarlo portarono con sé doni preziosi: oro, incenso e mirra.

Otto giorni dopo la nascita del bambino, Maria e Giuseppe gli diedero il nome di Gesù, come aveva detto l’angelo.

Sei settimane dopo, Maria e Giuseppe caricarono l’asino per recarsi al tempio di Gerusalemme. Sebbene dovessero tornare a Nazareth, si erano fermati ancora un po’ a Betlemme perchè il bambino era troppo piccolo per affrontare il viaggio.

Un uomo anziano guardava Maria e il suo bambino. Si diresse lentamente verso di lei, Maria tese il bambino all’anziano, invitandolo a prendere in braccio il piccolo.

L’uomo si chiamava Simeone. Cullò il piccolo Gesù, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

"Signore, hai mantenuto la tua promessa. Ho visto il Salvatore con i miei occhi!", esclamò.

Simeone riconsegnò il piccolo Gesù a Maria. Maria e Giuseppe si guardarono l’un l’altro. Erano troppo sorpresi per parlare.

In quel momento, una donna anziana di nome Anna si avvicinò a loro. Sorrise e il suo viso s’illumino di gioia mentre lodava Dio.

Maria e Giuseppe tornarono a Betlemme ripensando a tutte le cose che aveva visto e udito a Gerusalemme. Non sapevano che tre persone avevano intrapreso un lungo viaggio per far loro visita.

Il palazzo reale di Gerusalemme si ergeva alto verso il cielo. I tre uomini intrapresero il loro viaggio lungo le strade acciottolate a dorso di cammello,  arrivando direttamente fino al palazzo del re.

Il re Erode fu sorpreso quando seppe che c’erano visitatori forestieri. Non li aspettava. Fu ancora più sorpreso quando sentì quello che avevano da dirgli.

"Sire", dissero inchinandosi, "siamo venuti a fare visita al nuovo re che è appena nato. Abbiamo visto una stella sorgere dall’oriente e siamo venuti ad adorarlo."

Erode sorrise: "E’ interessante", commentò.

Congedò i tre forestieri e chiamò i capi dei sacerdoti e i maestri della legge.

"Ditemi, nei vostri libri antichi c’è scritto in quale luogo deve nascere il Re Salvatore?", domandò loro Erode.

"A Betlemme", gli fu risposto.

"Io sono l’unico re!", pensò Erode.

"L’altro re deve essere eliminato!"

Erode sorrise, mentre tornava dai tre uomini arrivati dall’oriente.

Disse loro: "I nostri scritti dicono che il re che state cercando si trova a Betlemme. Andate là a cercare il bambino. Poi, quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, così anch’io andrò a onorarlo."

I tre uomini lasciarono il palazzo e si diressero a Betlemme mentre Erode coltivava propositi omicidi.

"Guardate!", disse uno degli uomini, mentre uscivano dal palazzo di notte.

"La stella!"

Là nel cielo vi era la stella che avevano visto mesi prima. Splendeva in cielo come una freccia che indicava la strada verso Betlemme, dove si trovavano Maria e Giuseppe.

Appena i tre uomini videro l’edificio in cui si trovavano Maria, Giuseppe e il bambino, compresero che avevano trovato il luogo che cercavano.

Bussarono alla porta e Maria aprì.

Maria non aspettava visite e non aveva mai visto prima uomini come quelli che si trovavano di fronte a lei. Però non fu sorpresa dalla loro visita.

"Siete venuti a vedere il bambino?", domandò.

I tre uomini annuirono e Maria li invitò a entrare in casa.

Maria prese il bambino fra le braccia. Il bambino guardò gli uomini che erano andati a fargli visita. A uno a uno i tre uomini si inginocchiarono davanti a lui e il piccolo sorrise. I tre uomini allora offrirono i doni che avevano portato. Il bambino battè le manine quando li vide.

L’oro brillava alla luce fioca e il profumo dell’incenso e della mirra riempivano la casa.

I tre uomini poi se ne andarono pieni di gioia per aver visto il re bambino.

Era tardi e i tre uomini dovevano ancora tornare a Gerusalemme da re Erode, come avevano promesso. Si fermarono per la notte e si addormentarono, ripensando a tutto quello che avevano visto nella piccola casa.

Quando si svegliarono, la mattina dopo, erano tutti inquieti.

"Ho fatto uno strano sogno", disse uno di loro mentre si preparavano a partire.

"Anch’io!", disse un altro.

"Penso che non dovremmo tornare a Gerusalemme."

"Lo penso anch’io", concordò il terzo.

"Torniamo a  casa per un’altra strada."

Quella notte, Giuseppe si coricò pensando ai tre uomini che erano andati a fare loro visita. Cadde in un sonno agitato. Improvvisamente, si alzò. Era ancora buio.

Svegliò dolcemente Maria e le disse: "Maria, alzati!"

Maria si stropicciò gli occhi.

"Ho fatto un sogno", disse Giuseppe.

"Un angelo mi ha portato un messaggio. Il re Erode vuole uccidere Gesù. Dobbiamo fuggire, in Egitto!"

Piena di paura, Maria preparò le cose necessarie per il viaggio.

Udì poi una voce che le diceva: "Non avere paura!"

Pensò a quando aveva sentito quella voce in precedenza e seppe che Dio era con lei.

Maria e Giuseppe prepararono più in fretta che poterono le loro cose e le caricarono sull’asinello. I doni che avevano portato loro gli uomini giunti dall’oriente avrebbero garantito loro più denaro di quanto avrebbero mai potuto guadagnarne.

Dio si sarebbe preso cura di loro.

Maria e Giuseppe sistemarono Gesù sull’asinello e fuggirono in Egitto.

 

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