I VIAGGI DI GIAN VINCENZO IMPERIALE

Per quanto riguarda i viaggi di Gian Vincenzo Imperiale mi preme subito assicurare che il materiale è molto importante, ma per problemi di spazio mi limiterò all’essenziale.

Occorre, innanzitutto, precisare che l’Imperiale fece numerosissimi viaggi.

In un libro manoscritto, di undici quaderni, dal titolo «Viaggi manoscritti», sono contenute molte descrizioni di viaggi fatti da Gian Vincenzo Imperiale in parecchie regioni d'Italia e fuori, per terra e per mare, alcuni per divertimento, i più per servizio alla Repubblica, tutti straordinariamente interessanti per la varietà delle informazioni. Di questi si conservano undici relazioni, dal 1609 al 1635, forse la metà di quelli che effettivamente fece, come appare dalle relazioni stesse di viaggi antecedenti: “due ambascerie a Filippo IV di Spagna, una al Papa, un'altra al Duca di Mantova[1].

I.               Viaggio fatto nel 1609 a Loreto, Roma e Napoli;

II.             Viaggio fatto nell'anno 1612, via fiume Po, verso Ferrara, Venezia, Padova, ed altre città della Lombardia;

III.          Viaggio fatto in Spagna nel 1619;

IV.          Viaggio a Messina nel 1619;

V.            Viaggio fatto il 19 aprile 1620 in Corsica e in Sardegna alla fine del suo Generalato;

VI.          Viaggio fatto nel 1622 in Lombardia, navigando il Po, a Ferrara, Venezia, Padova, nel Polesine a Francolino e a Bologna; indi per le Alpi a Fiorenzuola e Scarperia fino a Firenze e infine a Pisa e a Genova;

VII.       Viaggio fatto a Milano il 30 marzo 1623;

VIII.     Viaggio fatto a Napoli nei primi giorni del 1627[2];

IX.          Viaggio in Riviera fatto il 22 aprile 1631 in qualità di visitatore generale dell’esercito inviato dal Magistrato di Guerra della Serenissima Repubblica di Genova[3]

X.            Viaggio da Genova a Bologna il 30 giugno 1635;

XI.          Viaggio fatto per svago da Bologna a Venezia dalla fine d’ottobre alla metà di novembre 1635.

In un secondo manoscritto di 620 pagine, intitolato «De' Giornali di Gio: Vincenzo Imperiale», il patrizio e poeta genovese del Seicento narra diffusamente di un suo viaggio a Napoli, senza un giorno d'interruzione, dall’8 maggio 1632 all’8 maggio 1633, per la presa di possesso dei suoi feudi di S.Angelo dei Lombardi e di Nusco e le terre di Lioni, Andretta e Carbonara[4].

Questo volume di Giornali[5], in cui si descrive un intero anno di vita vissuta, reca sul frontespizio la scritta: « Anno primo »; è rimasto, però, unico per volontà dell'Autore.

In entrambi i manoscritti le tante e svariate notizie raccontate sono esposte in una forma che è quella dei ricordi personali: “alla importanza delle cose narrate si accompagna il senso schietto e vivo delle cose viste”.

L’ importanza di questi viaggi, oltre “la persona dell’Imperiale, eminente per natali e ricchezze”, è dovuta anche al1' ingegno che egli mostra nell’adempiere le funzioni che occupa e alle sventure che lo coinvolgono[6].

Qui scopriamo come i nostri antenati viaggiavano, i loro modi di sentire e di vivere, tra quali peripezie, grandi e piccole, come si spostavano, per quali strade, quanto esse erano lunghe e sicure e com’erano approntate per i bisogni della vita in quelle fermate, le osterie, spesso di campagna, con i medesimi nomi d' allora, le novità osservate, le persone incontrate.

In queste descrizioni è utile notare il repertorio stilistico dello scrittore e la sua particolare scuola di pensiero.

Interessanti sono le descrizioni dei balli e delle rappresentazioni teatrali, del viceré Manuel de Guzman, conte di Monterey (1631-1637), i cenni riguardanti le dame dell’aristocrazia, delle processioni e delle luminarie napoletane per tutte le solennità dell'anno, delle funzioni di chiesa, dei sermoni e dei panegirici, delle passeggiate di Ghiaia e di Posillipo, delle pesche di Nisida e di Baia, delle vendemmie di Capodichino e delle scampagnate di Pozzuoli, dei lieti trattenimenti, delle cacce del principato di Sant’Angelo, dove le festose accoglienze dei sudditi offrono un saggio di costumanze feudali.

Da questi incarichi si evidenzia fin da allora la vita pubblica dell’uomo illustre.

Destano interesse le informazioni sulle partecipazioni della casata alle imprese commerciali e marittime, fonte inesauribile di guadagni, che permisero nel 1631 d’investire milioni di lire nella signoria di Sant'Angelo dei Lombardi, comprendente due città, Sant'Angelo e Nusco, e le terre non piccole di Lioni, Andretta e Carbonara.

L’Imperiale muore nel 1648 e lascia, con disposizioni testamentarie, il principato irpino al secondogenito Giovan Battista. Nasce, quindi, un’altra lite tra i figli che dura trent'anni e si compone solamente dopo lunghe e dispendiose vertenze sostenute in Napoli, il 15 marzo 1678, con la presentazione delle dimissioni da parte degli eredi del possesso di Sant'Angelo a favore dei congiunti Francesco Maria senior e Francesco Maria junior previe amichevoli reciproche transazioni e concessioni.

Tanta ricchezza di fatti e avvenimenti piacevoli ed utili si collegano e s'intrecciano quotidianamente con questioni di proprietà territoriale e di pendenze con l’amministrazione della giustizia di Napoli, sotto il dominio della monarchia spagnola e con 1' interferenza sobillatrice dei suoi viceré.

L’ acquirente di S. Angelo de' Lombardi e di Nusco e le terre di Lioni, Andretta e Carbonara era stato assistito nell’acquisto in modo sbagliato da un procuratore sleale o superficiale tanto che lo costringe a pagare due volte la stessa porzione di paese. Gli viene negata la giustizia e la vicenda forense gli viene sempre più  ingarbugliata.


[1] Viaggi di Gian Vincenzo Imperiale con prefazione e note di Anton Giulio Barrili in: Atti della Società Ligure di Storia Patria, Volume XXIX, fascicoli primo e secondo , Genova, Tipografia R. Istituto Sordo-Muti, 1898;

[2] L’Imperiale parte da Sampierdarena il 31 dicembre 1627, alle ore 12;

[3] La Relazione viene stilata nel 1632. Eletto membro dell’Ufficio di Guerra dal Serenissimo Collegio con l’incarico di commissario e visitatore generale per tutta la Riviera di Ponente, controlla tutti i posti, rivede le milizie e riforma l’esercito;

[4] L’attuale Aquilonia;

[5] “Dè Giornali di Gio. Vincenzo Imperiale dalla partenza dalla patria - anno primo - Al Sig. Agabito Centurione, Nulla dies sine linea (con prefazione e note di Anton Giulio Barrili)” Società Ligure di Storia Patria, Vol. XXIX, fasc. II;

[6] Barrili Anton Giulio, Dè giornali di Gio: Vincenzo Imperiale dalla partenza dalla Patria, o.c., Prefazione;