BIOGRAFIA DI GIAN VINCENZO IMPERIALE

Gian Vincenzo, appartenente al casato dei Tartaro, il principale fra i quattro di famiglia che poco dopo il 1300 si chiama Imperiale, nasce in Sampierdarena, nel 1577 da Gian Giacomo e da Bianca Spinola, sorella del cardinale Grazio, governatore di Ferrara e costruttore di fortezze.

Le notizie sugli studi giovanili di Gian Vincenzo sono scarse: si sa che aveva “studiato senza posa, in età che i giovani del suo grado attendevano a tutt'altro”.

Gian Vincenzo sposa, il 27 maggio 1606, Caterina Grimaldi.  Dopo la morte di quest’ultima, avvenuta il 17 gennaio 1618, convola a seconde nozze con Brigida Spinola, vedova di Giacomo Doria, il 4 agosto 1621.

Fin da giovane si mostra versato alle lettere italiane e latine e spinto da vivo desiderio di gloria.

Nominato senatore in patria, ottiene il comando delle galere a Messina, a Barcellona, in Corsica, un'ambasceria a Milano ed una a Napoli, un commissariato delle armi in Polcevera, nella Riviera di Ponente, un commissariato alle fortificazioni di Genova.[1]

A trent'anni è accademico dei Mutali di Genova col nome di «Desioso ».

E’ autore del poema in sedici parti, “Dello Stato Rustico”, ristampato a Genova, con molte aggiunte e poche varianti, nel 1611, a Venezia nel 1613, arricchito di oltre cento componimenti di poeti in suo onore, a Genova nel 1646 (una quarta edizione), di un poema su Santa Teresa, di una prosa per “I funebri del card. Orazio Spinola”, di versi latini e italiani e di molti discorsi accademici.

Tutto il suo tempo è assorbito dalla politica e, dopo la morte del padre, anche dall’amministrazione familiare.

Ne1635 Gian Vincenzo Imperiale è citato dai magistrati, processato sommariamente e condannato al bando «per discolo>> (di cattivi costumi, contumace, violento, un facinoroso, uno che opera contro le leggi).

Ritorna a Genova, forse nel mese di settembre 1636, dove vive gli ultimi anni della sua vita “non più adoperato, forse sdegnoso d'uffizi, più amante di onesto riposo che non fosse stato da prima

[1] In questa veste promuove la cinta murale dalla Lanterna al capo di Carignano, una grande opera ultimata nel 1626;