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Achille Lauro SUPERSTAR

Il tradimento dei "sette puttani"

 

Tra i trenta consiglieri monarchici alla sala dei Baroni un gruppetto aveva fatto capire che era pronto a dimettersi per costituire una nuova fazione autonoma, per la quale era anche pronto il nome: Rinnovamento sociale.
Ispiratore della congiura l'onorevole Foschini, che da tempo si era dichiarato indipendente.
Lauro, avendo sentito puzza di bruciato, convoca i sospettati e chiede un atto pubblico di fedeltà. E qui il tradimento si accoppia alla più odiosa ipocrisia.
Mentre Muscariello, alla vista di Lauro, davanti a decine di testimoni s'inginocchia baciandogli i piedi e promettendo "fedeltà incrollabile", Giuseppe Del Barone, ineffabilmente spergiura: "Dopo 17 anni di attività politica monarchica sono più che mai al Suo fianco per le fortune di Napoli e delle comuni idealità"
Ma sono tutte spudorate menzogne. Il 12 settembre Giovanni Gatti, segretario del partito, che nel frattempo si è trasformato in Pdium (aggiungendo il suffisso"um": unità monarchica), riceve la lettera di dimissione dei sette traditori che sono: Corrado Arenare, Ugo Cozzolino, Vincenzo Cito, Filippo Dell'Agli, Giuseppe Del Barone, Giuseppe Muscariello e Luigi Wolf. L'intenzione manifestata quella di formare una nuova giunta, anche se minoritaria, con la Democrazia cristiana.
Il direttore del "Roma"Alberto Giovannini spara con violenza sui voltabandiera, fustigandoli di epiteti in uno storico articolo dal titolo "I sette puttani" che sarà ripreso da tutta la stampa italiana con eco anche all'estero.Sono parole di fuoco pure contro un modo di comportarsi che umilia il sistema democratico relegandolo a "regime dei peggiori", quando avalla e incoraggia il trasformismo dei traditori, destinati in consiglio comunale a rappresentare poco più di un numero, come quello portato dagli ergastolani e come questi saranno condannati a vivere nell'ombra.Il loro tradimento farà cadere Lauro, ma non si riuscirà a formare una nuova giunta, per cui per Napoli, quasi una maledizione, si riapre un triste periodo di commissariamento e d'immobilismo.


Achille Lauro

 



Pubblicato a nove colonne il 13 settembre 1961 sulla prima pagina del "Roma", il quotidiano di proprietà del Comandante, all'indomani del tradimento di sette consiglieri, che passarono dal Partito monarchico alla Democrazia cristiana.
Di questo editoriale leggendario presentiamo qualche stralcio per evidenziare il clima politico infuocato dell'epoca.

Oggi la DC esulta per quanto è avvenuto nel Consiglio comunale di Napoli (e "Il Mattino" si fa portavoce di tale esultanza) dove ben sette consiglieri hanno seguito l'esempio dell'ineffabile onorevole Foschini, il Fregoli della politica napoletana! Cosa significa questo: forse l'improvvisa validità della politica democristiana che i folgorati dalla Grazia hanno per anni condannata, combattuta schifata in Parlamento e in piazza, nei pubblici comizi e negli impegni assunti con gli elettori?
No!Essi, che andarono a Lauro e all'ideale monarchico quando l'uomo e l'ideale sembravano marciare col vento in poppa,guidati dall'istinto che guida i polli verso il becchine e i topi verso il formaggio, oggi vanno alla Democrazia cristiana nella precisa convinzione di trovare più facile becchime e più abbondante formaggio.
Fame di posti e ambizione di cariche sono alla base di queste troppo facili crisi di coscienza,sono gli assessori squillo, i consiglieri squillo che si offrono sulla pubblica piazza al migliore offerente.
Perché meravigliarsi che il condirettore del "Il Mattino", inforcato il cavallo di Orlando, scende in lizza a visiera alzata per difendere "I magnifici sette" del tradimento. E avverte allarmatissimo che i poveri trafughi sono in pericolo per colpa dei pretoriani del" Roma" incitanti al linciaggio, dal momento che il "Roma" ha rivelato gli sporchi retroscena, di cui i Sette sono stati protagonisti, sotto il titolo "Traditori al muro". Non fateci ridere!
Crede davvero "Il Mattino" che valga la pena trasformare un pugno di fetenti con la recidiva in vittime?C'è un solo muro infatti per soggetti come loro:quello della vergogna. Che essi del resto ben conoscono in quanto è il medesimo muro del pianto, dell'adulazione e dei giuramenti, al quale ieri, oggi, domani, sempre trascinavano trascinano e trascineranno le loro a ambizioni e i loro appetiti.
E questa sarebbe la democrazia, questo il sistema per allargare le basi della democrazia stessa!? Se questa è democrazia, diciamolo alto e forte, è una democrazia di puttani e di lenoni, pronti i primi a prostituire, con se stessi,i voti, le speranze, i diritti di quanti -col loro suffragio- li investirono di un mandato, e pronti i secondi ad approfittare della disonestà altrui per trarne vantaggi immediati.
Possiamo affermare con tranquillità di coscienza che il sistema è marcio e la situazione politica in sfacelo.
E si tratta, innanzi tutto , di sfacelo morale. Non è la situazione di questo o quel partito che preoccupa, è il metodo che indigna e dimostra che la democrazia, così come è concepita oggi in Italia, è veramente il regime dei peggiori. Un regime che oltre a fondarsi sulla demagogia ed a sollecitare gli istinti peggior delle masse, giustifica il trasformismo dei voltagabbana, le manovre degli arrivisti, i salti della quaglia degli ambiziosi, gli appetiti dei profittatori.
Non si illudano questi puttani di aver battuto, con il loro tradimento, Lauro e il laurismo. Avranno tutt'al più portato il primo colpo di grazia al sistema che essi hanno fatto marcire. Né più, né meno di quel che avvenne nell'ottobre 1922.
La storia si ripete, ma come assicura Marx, la prima volta in chiave di dramma e la seconda in chiave di farsa; è naturale quindi che questa nostra democrazia, a differenza di quella del 1922, che fu travolta dalla violenza, rischi di affogare nello sterco. Ciascuno ha sempre quel che ha donato.

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