Qinghai e Tibet 2014

 Dopo tre anni consecutivi di raid in Mongolia, dovevamo cambiare…  per cui l’idea migliore che ci è venuta è stata di andare a girare in un paese enorme… ma del tutto nuovo al turismo individuale e meno che mai all’enduro!! Ebbene, una volta pensato alla Cina, bisognava scegliere una zona e le considerazioni sono state.. escludiamo le pianure dell’est, il sud e lo Yunnan, flagellate dai monsoni, l’estremo ovest, ove per quanto da noi non se ne parli, ci sono grossi problemi di terrorismo islamico, ed escludiamo anche il Tibet, quello storico del sud, Lasha per intenderci, dove i controlli sono oramai strettissimi e non avremmo avuto possibilità di manovra per andare in libertà. Così la scelta è caduta  sul Qinghai e sul nord del Tibet.

Il Qinghai è la zona intorno al più grande lago della Cina, situato tra la Inner Mongolia e il Tibet stesso.

quest' anno l' unico vero sponsor che mi ha dato una mano è stata la Motorex che mi ha fornito l' olio. 

  

ma dato che ho comunque usato il materiale che mi era stato dato nel raid dello scorso anno mi sembra carino inserire ancora il loro  nominativo e link sperando in un aiutino futuro.

  mi aveva fornito il casco,     maschera con telecamera integrata Torque wifi, che permette la visione dei filmati sullo smartphone.

Bandavej  che ci ha fornito le caldissime maglie termiche pratiche ed essenziali per un viaggio on the road!! anzi Off-road, e usate anche come il miglior pigiama possibile nelle tende a 4600m 

  ho usato l' impermeabile diluvio durante il diluvio monsonico

 

Detto, fatto!... e iniziamo ad organizzare: i partecipanti saremo come al solito, Io e Philippe, ai quali avrebbe dovuto aggiungersi James, già venuto in Mongolia, ma poi all’ultimo è stato sostituito da Chen, un cinese mandato direttamente dalla Asiawing, e il mitico Eric  un ingegnere francese che vive a Shanghai.  Sulle auto c’e Liliana, Giuseppe e Peter, due miei carissimi amici con i quali abbiamo fatto i viaggi più impegnativi, negli ultimi 30 anni.  Oltre a loro c’è Erica  la cinese che traduce dall’inglese e i due autisti cinesi, Ma simpaticissimo e Lee un essere veramente spregevole.

 Io e Liliana partiamo il 25 luglio e raggiungiamo Xining con il treno, in vagone letto, mentre gli altri arrivano in città direttamente in aereo.

Già immediatamente avviene il primo cambiamento… a Xining gli hotel non possono accettare stranieri se non sono almeno a 4 stelle, così dove avevano prenotato, ci cacciano e finiamo in un bell’hotel lievemente fuori città.

 Le moto sono arrivate da un paio di giorni e Eric e Chen  hanno iniziato a montarle nell’alloggio al pian terreno di Ma. Arriviamo anche io e Philippe a finire i preparativi e per la messa a punto.  Compriamo viveri e bevande, in modo da essere il più possibile autonomi; abbiamo tende, fornelli, pentole, materassi, ecc

Il 29/7 mattina si parte da Xining  per andare a fare il primo campo sulle dune intorno al grande lago Qinghai, ma dato che c’è un vento terribile, troviamo un campeggio con delle tende premontate, che ci sembrano più affidabili delle nostre igloo, così  dopo aver brevemente giocato sulle dune, si cena, e nanna.

30/7  Capiamo ben presto che i cinesi stanno asfaltando tutto ciò che possono, e relativamente vicino alle grandi città estendono infiniti km di reti per recintare non so bene che cosa; questo fa si che diventa difficile fare tagli in fuoristrada, perché il timore di fare 30/40km e poi dover tornare indietro è reale.  Quindi cerchiamo di seguire strade secondarie e piste, ma spesso dobbiamo fare asfalto fino alla città di Tianjun, poi verso nord-ovest dove dopo una cinquantina di km facciamo il campo in una bella vallata lungo il fiume.

31/7 Finalmente inizia  il vero sterrato, le piste spesso piccole che si incrociano; non dimentichiamo che non si è mai stati sotto i 2800m slm, ma ora si inizia a salire verso il lago Har Hu, il paesaggio in quota chiaramente è brullo, con scarsa erbetta, in lontananza si vedono le montagne innevate le cui cime raggiungono i 5800m. Raggiungiamo il lago, e troviamo un posto bellissimo sul bordo lago, esattamente di fronte a noi oltre l’acqua si stagliano le alte montagne. Il campo è comunque a 4300m. e  la notte è fredda. Alla sera cerchiamo di pianificare l’itinerario del giorno dopo: io avevo ipotizzato di proseguire in direzione nord-ovest per altri 500km, ma i Cinesi dopo aver confabulato a lungo sostengono che è una zona pericolosa per una epidemia di peste e che ci saranno militari che non ci faranno passare… a me la versione non convince e penso che più semplicemente ci siano problemi politici con l’estremismo islamico, anche se la peste è possibile, come del resto in Mongolia, perché cacciano le marmotte, infestate da pulci contaminate dalla Bordetella Pestis. Comunque decidiamo che il giorno seguente punteremo a sud.

1/8 al mattino le piste verso sud sono spettacolari, in mezzo a splendide vallate, con colli sui 4600m, , aggiriamo montagne di oltre 5000m, arriviamo a Delingha, una città probabilmente sede di centrali e di armamenti nucleari. Arrivati in città, siamo accolti da una decina di motociclisti amici di Chen, ma al distributore siamo raggiunti da due furgoni della polizia che ci obbligano, appena fatto il pieno a lasciare la città, “interdetta” agli stranieri,  veniamo scortati dai motociclisti ad un ristorante a una ventina di km, dove le auto ci raggiungeranno un paio di ore dopo, Il pranzo è ottimo e tutti i Cinesi sono orgogliosi di farsi fotografare con noi e con le nostre moto, nel pomeriggio proseguiamo verso sud sulla pista sull’altipiano intorno a soli 3500m.

 Facciamo il campo in una conca non particolarmente favolosa,  ma l’ umore generale è buono.

 2/8 L’altipiano è solcato dalla nostra pista,  facciamo molti tagli in fuoripista, poi la zona diventa più umida e accanto alla traccia principale iniziano ad esserci saline, e  mari di fango, per cui ritorniamo sulla strada principale, per non finire in qualche sabbia mobile!!  Per pranzo raggiungiamo una cittadina, dove ci rifocilliamo nei tipici ristorantini locali, ove si mangia discretamente. Nel pomeriggio ci spariamo 140km d’asfalto per raggiungere Golmud, una bella cittadina, che è la porta d’accesso da nord verso il Tibet. L’hotel è bello e confortevole, nel pomeriggio ne approfittiamo per andare a comprare dei veri materassi per dormire in tenda, dato che quelli comprati sono scadenti, si afflosciano e sono scomodi. Cena da sboroni con  decine di spiedini e birra a volontà..

3/8  l’obbiettivo della giornata è puntare a sud, e poi a ovest, per raggiungere il  lago Hei Hai.

 Percorriamo  70km di asfalto quando troviamo una specie di casello, io sto quasi per passare quando arrivano di corsa dei poliziotti, ci dicono che quella è la porta del Tibet ( come se non lo avessimo saputo) e che per proseguire ci vuole il visto specifico, una guida controllore di una delle agenzie governative ecc.. si discute un po’, gli giuro che noi non vogliamo andare in Tibet, ma solo al lago  a 160 km ad ovest… passa un po’ di tempo e si arriva ad una proposta: “ noi gli lasciamo i passaporti, loro ci lasciano passare, ma domani sera dobbiamo essere di rientro”  L’idea di essere in Cina, e di lasciare il passaporto, non ci esalta: obbietto che se troviamo un altro posto di blocco e non abbiamo passaporti e visti con noi potremmo avere grane… ma il tizio dice di non preoccuparci, e nel caso i poliziotti si metteranno in contatto con loro… al ché decidiamo di proseguire. Dopo una ventina di km di asfalto parte la pista, molto bella con paesaggi vari, si va dalle dune di sabbia, al verde smagliante: vediamo gazzelle , aquile, non incrociamo anima viva per tutti i 200km. Attraversiamo alcuni guadi molto lunghi anche se non profondissimi, le moto di quest’anno sono molto meglio impermeabilizzate di quelle della Mongolia, e nessuna patisce l’acqua e  prima di sera siamo al lago. Il posto è bellissimo, con vallate incantevoli, ma tira un vento gelido! Vediamo un basso fabbricato,  chiuso a chiave, costituito di 4 stanze, ma le finestre scorrevoli non sono bloccate, per cui una volta aperte, la serratura interna è di quelle a pulsante e la apriamo… quindi montiamo le tende dentro alle stanze, il vento è scongiurato, e anche la temperatura notturna non sarà terribile.  Non dimentichiamo che siamo alla bella quota di 4437m,  e quest’alloggio  è stato veramente provvidenziale. Cena al caldo e notte discreta.

4/8 Al mattino una volta smontato il campo  si riparte  per la stessa strada. L’appuntamento con le auto è alla cittadina all’inizio dell’asfalto per il pranzo, noi con le moto ne approfittiamo per fare più fuoripista possibile, avendo la traccia dell’andata possiamo divagare sempre sapendo dove raggiungere la pista, così passiamo dal letto del fiume, alle colline alle dune di sabbia ricoperte di erbetta, sosta finale ad un grande tempio, e ottimo pranzo al paesino.  Rientriamo  nel pomeriggio, i passaporti sono nel cassetto dell’ufficiale di turno e li riconsegna, giustamente, solo al legittimo proprietario dopo aver bene controllato la foto;  rientro in hotel a Golmud dove dormiremo per due notti.

 5/8 questo è l’ unico giorno in cui abbiamo separato il gruppo,  Liliana, Giuseppe e Peter, con l’auto puntano sulla strada che va ad ovest fino a raggiungere le zone desertiche e rientreranno nel pomeriggio in hotel. Noi 4 motociclisti sempre ad ovest, dopo i primi 15 km ci stacchiamo dall’asfalto per costeggiare l’altipiano al di sotto delle montagne: è una zona di sabbia e fechfech.  Dopo circa 20 km di sabbie molli la mia moto improvvisamente si spegne e non accenna a ripartire. Il pensiero è ”se la devo spingere per 20km faccio prima a suicidarmi” ma c’è Chen, smontiamo il serbatoio e appuriamo che non arriva corrente alla candela; a questo punto il cinese dimostra di conoscere perfettamente la moto e, probabilmente, è un difetto già riscontrato: a segni spiega che si è bruciato lo statore dell’alta frequenza per la candela, … strappa i fili di una freccia, ne recupera appunto il filo, e con questo bypassa il filo che va dallo statore alla centralina e lo collega alla batteria; un secondo dopo la moto parte al primo avviamento,  così proseguiamo. Arriviamo in una zona militare e una premonizione mi fa fermare prima di avere casini, e appena Chen sopraggiunge ci fa segno di andarcene celermente,  giriamo tra le basse dune fino verso le 14, quando andiamo a magiare in un minuscolo ristorante di un ancora più minuscolo villaggio, dove ci portano una quantità di cibo esagerata e siamo visitati dal 50% degli abitanti del paesino. Dopo il pranzo nessuno se la sente di riprendere il fuoristrada e raggiungiamo l’asfalto per ritornare a Golmud,  siamo rimpinzati e gli scossoni ci farebbero traboccare!!!

Nel tardo pomeriggio portiamo la moto di Eric a uno spedizioniere, per farla rientrare a Xining, perché domattina Eric ci lascia per andare a raggiungere la famiglia per una settimana di vacanza in Francia e da domani saremo solo 3 in moto. Alla sera cena per tutti e fiumi di birra!! Saluti, baci e abbracci con Eric.

6/8  visto che in modo normale non ci fanno salire in Tibet studiamo la cartina: a circa 100km ad est di Golmud c’è un torrente che scende dalle montagne del Tibet,  in teoria se c’è un fiumiciattolo, c’è una vallata, se c’è una vallata ci sarà una stradina!!! Quindi proviamo ad andare a vedere, a pochi km dall’asfalto c’è un villaggio con molte persone. Erica cerca di informarsi sull’esistenza della pista, alcuni dicono che non si passa, ma un paio asseriscono di esserci passati l’anno precedente con un fuoristrada e dicono che più avanti ci sono dei pastori, poi magari ci sono delle frane, ma nessuno ha notizie fresche. Chiaramente partiamo e iniziamo a risalire la vallata, che è veramente splendida con panorami mozzafiato. Troviamo i pastori che ci regalano anche del burro appena formato, e dicono che pensano che la strada sia libera, quindi continuiamo a salire, fino al colle a 4900m.  Lì oramai vegetazione assolutamente assente, solo pietraie, ma ce l’abbiamo fatta oramai siamo in Tibet, ridiscendiamo per una trentina di km e di circa 600m fino ad una grande pianura  con nuovamente l’erba, si fa il campo, nel frattempo sono arrivate le auto che chiaramente procedono più lente di noi. Cena con una stellata memorabile.

7/8 Il mattino non promette nulla di buono, il cielo è molto grigio con quasi nebbiolina, l’aria è fredda, puntiamo su una pista per nulla frequentata fino a passare il lago Alag Hu   poi ci stacchiamo su una pista secondaria che punta più a sud circa a 170° . Dopo circa 60 km le tracce sono quasi perse, o appena segnate, troviamo una gher di pastori e questi dicono che “circa” siamo nella direzione giusta, ci consigliano di aggirare la montagna sulla sinistra e di procedere,  dopo una cinquantina di km quasi nel nulla iniziano a vedersi delle tracce più evidenti, segno che ci stiamo avvicinando a qualche pista  più importante, nel frattempo abbiamo la fortuna di vedere una ventina di asini selvatici o equus Hemionus , animali estremamente rari. A tratti prendiamo della pioggia, il terreno è fangoso e viscido come il sapone. Ad un certo punto vediamo un pianoro e decidiamo di fare il campo. La quota è di 4600m, durante la notte mi sveglierò di soprassalto con sintomi di dispnea, ma con qualche respiro profondo mi riprendo, nel frattempo sulle tende si sente scendere la pioggia alla grande.

8/8 Apro la tenda pensando di essere in un mare di fango, ma avevamo scelto bene e il terreno ghiaioso ha drenato bene, in compenso le montagne accanto alla vallata solo 200m più in alto sono tutte bianche di neve, la notte è stata veramente fredda. Smontiamo il campo sotto una continua pioggerella, e indossato l’abbigliamento da pioggia partiamo. Percorsi una cinquantina di km, in lontananza vedo le tipiche bandiere dei templi, e se ci sono le bandiere vuol dire che ci stiamo avvicinando ad esseri umani!!! Scollinando si vede il tempio e in basso la pista principale che  unisce Ngoring con Machali. Arriviamo intirizziti alla pista e dopo un paio di km c’è il piccolo villaggio, dobbiamo avere un aspetto penoso perché il gestore di un negozietto ci vede e ci invita al caldo accanto alla stufa a riscaldarci, offrendoci il tipico the salato e con il latte di Yak, nel frattempo arrivano le auto e si sta lì per una mezzoretta. Arrivano tutti i giovani monaci, e come minimo ognuno di loro ha l’Iphone o Ipad e siamo ultra fotografati!! Poi ci accompagnano al monastero, dove ognuno si fa fotografare sule nostre moto, e qualcuno vorrebbe anche provarle, Uno dei monaci anziani parla inglese perfettamente e ci dice che in quella zona vedere dei turisti è veramente rarissimo…. E sicuramente nessuno è mai arrivato da nord come noi!.

Lasciamo il monastero seguendo la pista principale verso est, dato che precediamo le auto ci fermiamo ancora una volta a scaldarci presso una casa di pastori, poi passato il lago Gyaring puntiamo a sud per andare al monastero Doka, veramente niente di speciale! In compenso non avendo voglia di preparare il pranzo e non essendoci ristoranti, facciamo l’esperienza di mangiare la Tsampa . Un monaco arriva con una cassa colorata, con delle mani lerce( probabilmente per insaporire il cibo) mette un po’ di polvere di orzo, un po’ di burro di yak e non so cosa altro, con dell’acqua, e questa specie di minestra è ciò che mangiano normalmente,  veramente poco allettante, giusto per sopravvivere, dopo di che ripartiamo per Maghali e dopo 80 km inizia l’ asfalto. Arrivo in città e ricerca di un Hotel; lo si trova, non certo eccezionale, ma tutto sommato accogliente, con persino il WIFI in camera.  Per la cena Io, Lilli, Giuseppe e Peter,  preferiamo non restare in hotel e ci fermiamo in un ristorantino, dove si mangia anche bene, ma non possiamo bere la birra che vende il negozio accanto, perché sono islamici… pazienza e andiamo a Cocacola!, Durante la cena entrano in molti a fotografarci sono tutti molto gentili.  E ci fanno brindisi con il the.

9/8 Al mattino c’è il sole, mando le auto sulla strada asfaltata e noi preventiviamo un taglio di una ottantina di km su una vecchia pista abbandonata, fortunatamente non ci sono le auto con noi perché la pista è veramente distrutta con tratti spazzati via dai ruscelli in piena e alcune scarpate che in moto si passano agevolmente, ma in auto sarebbero state insormontabili,  risbuchiamo sulla strada  principale, convinti di essere davanti alle auto, così a mezzo giorno ci fermiamo, ordiniamo al  ristorante, telefono a Liliana, ma c’è un malinteso, loro sono passati dal paesino da 5 minuti,  per cui loro mangeranno al paese successivo e noi tre finiamo lì;  li recupereremo più tardi quando la strada asfaltata fa tutti i  tornati per raggiungere i due colli a 4300m e noi facciamo i tagli sui sentieri dei pastori.  A questo punto per non  spararci gli ultimi 250 km di asfalto tagliamo a sud est su uno sterrato fino a raggiungere il Fiume giallo, nel frattempo ci sono un paio di frane, e i militari ci bloccano dicendo che è pericoloso così perdiamo un paio d’ ore, e andiamo a fare il campo proprio a poche centinaia di metri sulla gola sul fiume, serata spettacolare, ultra serena con stellata… i metereologi del gruppo si sprecano con le ottime previsioni!!! Peccato che durante la notte inizia il diluvio!

10/8 Il mattino ci vede a smontare il campo senza neanche la colazione,  piove che Dio la manda, siamo infreddoliti, e si parte,  a questo punto perdiamo le velleità fuoristradistiche, avevamo preventivato  dei tagli, ma con tutta la pioggia che viene rimaniamo sull’asfalto.  Risaliamo in direzione di Xining per 130 km circa quando sempre sotto il diluvio, la mia moto inizia a rattare , non c’è modo di farla girare decentemente. Ricontrolliamo gli accrocchi sui fili accensione, cambiamo candela… ma gira che fa schifo, a questo punto per stare a continuare a fare “gli allegri meccanici” sotto l’ acqua facciamo che caricala sul Pick-up ed io salgo in auto: gli amici sospettano che io abbia boicottato la mia moto per non fare ancora 180km sotto l’ acqua, ma certo che non ho avuto rimpianti per gli ultimi km.

Alla fine smette di piovere e arriviamo a Xining, questa volta in un Hotel in centro.

Cena in un ristorante cino-brasiliano, dove ognuno butta per terra gli avanzi della carne, un vero schifo, ma sembra che tenere gli avanzi e le ossa nel piatto non sia decoroso.

11/8 al mattino prepariamo i  bagagli, le moto verranno spedite direttamente alla fabbrica, io e Liliana alle 11,30 prendiamo il treno per Pechino con il vagone letto.

Giuseppe e Peter volo via Pek in serata, Philippe e Chen partenza in tarda serata.

12/8 Io e Liliana arriviamo a Pechino in mattinata, andiamo in un megaHotel prenotato dall’Italia con un offerta speciale a un prezzo ridicolo e facciamo ancora due giorni in città,

 il 14/8 visto che con meno di 200€  di supplemento al volo per la sola Cina, abbiamo potuto aggiungerci anche il Giappone, e memore del motto ogni lasciata è persa, raggiungiamo figlia ed amici ad Osaka, ma questa è un'altra storia.

 cliccate sul link e  vedrete centinaia di foto inserite secondo la cronologia del viaggio

Conclusioni:

Moto- sono molto migliorate rispetto al modello di 4 anni fa, specie in sospensioni, impermeabilizzazione, batterie,  il problema dello statore è da capire, e al limite prenderne uno in più visto il costo del ricambio al prezzo cinese.

Percorsi- purtroppo stanno veramente asfaltando qualsiasi cosa, anche se percorsi off-road ce ne sono ancora molti

Popolazione- sempre ed ovunque gentilissima, e disponibile.

Per il prossimo anno stiamo pensando di tornare, ma magari saltare le alte quote dove la carenza d’ossigeno non aiuta né noi né le moto,  si potrebbe andare verso la Inner Mongolia e la Manciuria

Nei prossimi mesi appureremo, anche vedendo se ci sono amici interessati a venire con noi, per la solita questione che un’auto d’appoggio divisa in 6 o in 3 ha costi dimezzati.

 

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