Gran raid enduro della Mongolia 2011

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e qui secondo album

LA PAGINA DEI VIDEO

Ho avuto un sogno, un'idea, una fantasia, un tarlo che si è insinuato tra le sinapsi del mio cervello!! Tornare in Mongolia, per fare un giro di enduro, con moto leggere e  potenti e lasciarle laggiù per poter tornare altre due o tre volte.

La fase successiva è stata pensare a come realizzare il progetto e, dato che comprare sei moto in Italia e spedirle fino in Mongolia sarebbe costato una follia, ho trovato una valida alternativa: ho ( o meglio abbiamo) comprato 6 PZF che sono delle repliche del CRF450 e le abbiamo importate in Mongolia. In effetti c'è stato qualche sforamento nel preventivo, perché è lievitata la spesa di spedizione e di sdoganamento, ma alla fine (come leggerete) ci sono riuscito!

L'organizzazione è iniziata già due anni fa, poi è stata rinviata a quest'anno; a gennaio i contatti con il fornitore delle moto erano a buon punto, a febbraio marzo abbiamo acquistato i voli Milano – Ulaanbataar che in quel periodo avevano ancora un costo abbordabile e che, se presi a giugno, sarebbero costati €2000 a testa.

Nel frattempo l'importatore francese della PZF450 mi ha contattato e, ritenendo valida la mia fantasia e il mio sogno,  si è aggiunto alla comitiva, per cui ci siamo trovati ad essere una decina, sei motociclisti e quattro accompagnatori sulle auto d' appoggio e per essere precisi: Aldo, Philippe, Gabriele, Valter, Clemente, Giulio e  sull'auto Sandra, Loretta, Maurizio e Lorena

                                       

 

Nel frattempo ho trovato qualche ditta che ci ha offerto aiuto e sponsorizzazione: Bandvej che ci ha fornito il loro fantastico intimo caldo e supertraspirante, Tucanourbano, che ha dato giacche, ma soprattutto impermeabili utilissimi, Liquid che mi ha proposto la videocamera integrata negli occhiali da motocross.  

        

      

A maggio abbiamo pagato le moto che purtroppo si sono arenate  miseramente in qualche posto della dogana al confine della Mongolia e così, dopo aver pianificato e previsto quasi tutto, le nostre moto sono arrivate a destinazione dopo 50 giorni, solo 2 giorni prima del nostro arrivo ad UB.

23/7 Partenza!!! Carichi di bagagli vestiti come dei “matti” affrontiamo finalmente l’impresa. Tutto regolare atterriamo in questa stupenda terra… ma qui tutti i miei piani e le mie strategie subiscono  un duro colpo quando in dogana tergiversano a lungo e solo dietro congrua mancia, al terzo giorno, le benedette moto lasciano la prigione della dogana di UB e finalmente alle 18 arrivano  al deposito. Quella sera siamo impegnati nel montaggio delle stesse fino alle 22 e 30, per finire il tutto nella mattinata del giorno successivo.

                                    

                                                                     

Alle 12 del 28 luglio, con due giorni di ritardo siamo pronti!

 Altro colpo di scena …. la persona che avrebbe dovuto accompagnarci per la terza volta ( dopo il 2006 e 2008), dopo averci estorto altro denaro, adduce scuse ma al volo, in 5 minuti, troviamo un' altra traduttrice. Abbiamo un pulmino Uaz guidato da Bimba, un bravissimo autista che con i suoi attrezzi e i suoi tre master in meccanica riuscirà sempre ad aiutarci in qualsiasi situazione e un Toyota hdj80 guidato da Maurizio.

Le moto già solo a prima vista sono meglio delle più rosee aspettative, molto belle esteticamente, con un motore potente, ma elastico, con una notevole progressione; quello che sarebbe il difetto, cioè il carburatore a membrana anziché quello a saracinesca, fa sì che la potenza non arrivi di colpo, ma progressivamente, facilitando

la guida. La forcella anteriore è molto bella e robusta, anche se la molla probabilmente un po’ dura, ma è certo meglio avere la forcella lievemente rigida che non quelle forcelle mollicce che si trovano spesso sulle moto non racing.

Comunque il 28 luglio al pomeriggio, fatta una minima scorta di vettovaglie, acqua, birra e vodka, caricati e distribuiti bagagli, sedie, fornelli e tende, finalmente si parte!!!!

I due giorni di ritardo hanno però sballato tutte le prenotazioni, per cui arrivando dopo 90 km alla stradina per Hustai, dopo 10 km di pista, trovo il primo campo gher, ma le notizie non sono rassicuranti... il campo è pieno e un turista americano riferisce che anche il campo di Hustai è al completo; dato che ormai sono le 18 bisogna decidere, tornare indietro di 30 km ad un campo o proseguire per 140km, veramente troppi per l'ora.

                                    

Propongo un alternativa: 2 km prima di prendere la pista ho visto una casa con scritto ”Motel”. Torno indietro mentre gli altri mi seguono e chiedo se hanno da mangiare... la risposta è laconica..no..., se hanno da dormire e tergiversano, poi con un po' di gentilezza e diplomazia, concordiamo che avremo usato il nostro cibo e  la loro cucina; sopra hanno 3 stanze doppie dove sistemiamo le coppie, mentre nella sala da pranzo, dopo aver spostato i tavoli, posizioniamo i nostri materassini e sacchi a pelo e dormiamo tranquillamente al coperto e al caldo, sempre meglio che in tenda, così ci evitiamo l’acquazzone notturno.

29/07 Al mattino partiamo in direzione di Harkhorin, qui siamo ancora sull'asfalto

e questo tratto di strada sarà in pratica l'unico asfalto che percorreremo in tutto il viaggio; dopo un centinaio di km effettuiamo un taglio in fuoristrada di 90km seguendo la traccia del ritorno di 3 anni fa; nel pomeriggio, vicino a Mogol els

incontriamo due veneti che sono arrivati fino lì con due vecchie vespe. Dieci minuti di rilassanti chiacchierate, saluti ed abbracci, poi proseguiamo per Harkhorin; in serata ci raggiungeranno nel nostro campo gher, bello, pulito, in cui ci godiamo una cena più che discreta. Il campo è a una decina di km dalla città.

30/07 Al mattino facciamo  minima manutenzione alle moto, controllo ed aggiunta olio, tirati alcuni raggi, asportate le targhe dato che il porta targa è l'unico elemento della moto che è letteralmente ridicolo e si rompe su tutte le moto. Colazione ed arrivo ad Harkhorin; lascio i partecipanti al monastero che è uno dei due più importanti del paese, per la visita. Nel frattempo, avendolo visto già due volte, mi dirigo ad una postazione internet dalla quale carico su fb alcune foto e scrivo al referente di Bandavej che ha aperto un blog sul viaggio, poi vado in cerca di camere d' aria anteriori da 21”,  ma non esistono in Mongolia. Purtroppo nella ampia fornitura di ricambi sono andate perse per cui facendo di necessità virtù compro alcune 18” per i posteriori, anche se quelle russe hanno la base larga e quelle cinesi che hanno la valvola giusta, sembrano più di plastica che di caucciù.. Compro ancora alcuni utensili in più oltre alle serie comprate ad UB e altre chiavi a brugola che sono tutte e solo di qualità scadente. All'uscita dal tempio, compriamo altri alimenti per lo spuntino di mezzodì e di scorta, poi pranziamo in un grazioso ristorantino.

 

 

 


Si riparte in direzione nord, ancora 50km di asfalto che la mia memoria non ricordava, poi, finalmente liberi, ci stacchiamo sulla sx per andare alle sorgenti calde di Tsenher con il timore che il guado già alto 3 anni fa sia impraticabile... ma almeno bisogna andare a vedere! Quest'anno è piovuto molto e ogni rigagnolo è in piena: purtroppo l'attraversamento del “Tsenerleg gol” si rivela veramente impossibile e mentre  Philippe ed io cerchiamo un possibile guado più a monte, il buon Clem prova  ad attraversare dove ha visto passare un Uaz,


La corrente è impetuosa e, dopo un paio di metri, lo trascina fuori dal guado in un punto dove la moto e quasi Clem spariscono: momenti di panico che non ho vissuto essendo a monte, ma Valter e Maurizio lo afferrano, e lui “boia chi molla” si trascina dietro la moto e li recuperano. Quando Philippe ed io torniamo la scena è spettacolare: moto appesa in verticale per tentare di svuotare lo scarico e Sandra, la moglie di Clem, è “IMBUFALITA” per lo spavento e la preoccupazione.

 Fortunatamente non è successo nulla di irreparabile:  mentre Clem si asciuga e cambia, noi ci occupiamo della moto, smontiamo filtro, serbatoio, candela, diamo un calcio alla pedalina e ai nostri occhi appare un bellissimo Geyser!! Lo spruzzo d' acqua sale alto tre metri!!! Poi cambiamo l'olio, emulsionato e simile alla maionese, comunque in un'oretta, la moto riparte.

 Dei locali dicono che il ponte tra  Tsenher e Tsetserleg è crollato, al che decidiamo di lasciare perdere il guado, seguiamo il fiume per 15/20 km e arriviamo al ponte  da cui vediamo il fiume che scorre sotto  di noi e fa veramente paura per l'impetuosità!!  

 Proseguiamo per Tsetserleg, ma la cittadina è senza elettricità da tre giorni e le pompe di benzina non funzionano, però abbiamo ancora 5 taniche per le moto e proseguiamo sperando in altri distributori. Dopo pochi km inizia “la discesa di Tsetserleg” una pista di speedway!!

In discesa con sabbiolina su ghiaietta,  Philippe, Valter ed io ci gasiamo un attimo e facciamo dei deraponi e dei controsterzi che sollevano le urla e gli applausi dei bambini e ragazzi sui bordi strada. A Ihtamir ci fermiamo in un bel campo gher dove ci servono per cena un favoloso arrosto di pecora o capra, veramente memorabile.

 31/7 Colazione e partenza,  troviamo un distributore con la sola 80 ottani, decidiamo di miscelarla con la 92 e le moto non fanno una piega, girano e partono benissimo, è confortante, non sappiamo cosa troveremo nelle regioni più estreme.
 

 

La meta di oggi è il lago Thariat o lago bianco e prima ancora il vulcano.  Mentre le auto proseguono sulla pista principale, compiamo alcuni tagli in fuoripista valicando alcuni colli, le moto continuano ad andare benissimo. Incrociamo due italiani con dei Super Teneré che ci chiedono percorsi alternativi e , anche se nutriamo dubbi che con quelle moto pesanti e bagagli possano fare i tagli in fuoripista fatti da noi, gli indichiamo i percorsi.

Raggiungiamo Tariat, facciamo un pieno di 80 ottani,  pranzo in ritardo in un ristorantino e  poi….salita al cratere.  Tre anni fa ci fermammo alla base, ma questa volta, conoscendo il passaggio, sono arrivato deciso e siamo saliti fino a metà montagna in moto, poi abbiamo evitato stupidaggini e le scale le abbiamo fatte a piedi. In sé, non è nulla di speciale, ma la vista è notevole, simpatica l'aquila dei ragazzini, che si faceva accarezzare tranquillamente. Dopo di che arriviamo al campo gher  sul lago, un posto magico,e bellissimo. Valter buca:  un enorme osso piantato nel copertone causa uno squarcio della camera, facciamo un minimo di manutenzione e  finalmente cena.

01/8 Il mattino ci vede percorrere il lato nord del lago, con scenari e viste spettacolari,  proseguiamo su piste secondarie  in direzione di Tshair e puntiamo poi a nord verso In-Uule.

 

 Puntiamo poi decisamente a ovest in direzione di Tosontsengel, ma, a 12 km dalla cittadina, Valter, nel superare un fuoristrada, nella polvere, impatta  con la ruota posteriore un masso che affiorava sulla pista, viene sbalzato e, dopo un volo di una decina di metri, atterra rovinosamente.

 

Ero il primo ed ero già al distributore del paese, per cui  torno indietro subito e solo all'ispezione è evidente una brutta lussazione acromio claveare. Sandra che è stata caposala di rianimazione ed è stata la prima a soccorrerlo, riferisce di aver sentito rumore di costole sotto le mani.

 La situazione indubbiamente è grave anche se non drammatica, comunque carichiamo la sesta moto sul tetto del Uaz e Valter sul Toyota e così  percorriamo i 12 km per arrivare alla cittadina  dirigendoci verso le 16 all'ospedale del paese. La tecnica di radiologia viene chiamata a casa, così pure il medico “forse” ortopedico. L'operazione lastra sembra l'esito di “scherzi a parte”: viene scattata la lastra, poi manca la corrente, che torna dopo 20 minuti, viene sviluppata, ed è una lastra nerissima che, puntandola contro il sole, fa intravedere la clavicola scostata dall'acromion, della situazione delle costole nessuno potrebbe dire nulla, dato che sono seppellite nel nero più assoluto.  Dall'ospedale ci mandano in paese a comprare bende e cerotti, dopo di che posizionano un apparecchio gessato che gira sulla spalla e scende sotto il gomito, no comment sull'efficienza del bendaggio,  che giudico terribile!! Per fortuna in paese c'è un hotel e decidiamo di passare lì la notte.

 Il morale chiaramente è basso, ma bombiamo Valter di analgesici, il respiro è normale, almeno le coste non hanno bucato il polmone!!

Telefono in Italia all'assicurazione di viaggio per cercare di capire  come fare a rimpatriare Valter. La risposta ha dell’assurdo se non del ridicolo, mi dicono che prima di prendere in considerazione qualsiasi iniziativa loro vogliono la dichiarazione dell'ospedale….“tanto noi abbiamo i traduttori”!

02/8  Al mattino torniamo in ospedale dal medico che ha fatto il gesso e ci facciamo rilasciare la dichiarazione, spediamo il fax, ritelefono e scoprono che in Mongolia si scrive in cirillico!!! Per cui faccio tradurre il foglio in inglese dalla nostra interprete e spedisco anche quello. Intanto ci rendiamo conto che in quel paesino non ci può essere nulla, per cui, dopo aver avvisato  l'assicurazione, carichiamo Valter in auto puntando a sud-ovest in direzione di Uliastay,  una città decisamente più grande con aeroporto e prego quelli dell'assicurazione che almeno inizino a vedere se c'è un volo Uliastay-UB.

 I 200km  vengono percorsi dalle auto a bassa velocità per non sballottare troppo Valter e arriviamo in città che sono le 18. Nel frattempo noi motociclisti abbiamo fatto dei tagli sulle alte montagne con colli a 2900m per non perdere “gusto” all’avventura !

 All'arrivo in città ritelefono all'”assicurazione” e la dottoressa  responsabile mi dice che in 10 ore il fax non è stato portato dalla stanza di ricevimento fino a lei e che se non ha letto il referto non si fa nulla!!

 A questo punto gli animi si scaldano,faccio notare che il “Sig G Valter” ha stipulato un'assicurazione di viaggio personale avvisando che faceva un viaggio in moto e che il comportamento rilevato è  indubbiamente criminoso al limite dell'omissione di soccorso; mi viene risposto che “magari” potremmo andare nel nuovo ospedale per ripetere tutta la trafila e che loro non avrebbero spostato il ferito fino a nuovi accertamenti.

 Mentre andiamo in un campo gher il telefono non prende più e non vengo nemmeno richiamato sul satellitare di cui  avevo lasciato il numero.

A questo punto non sappiamo come comportarci : se mandare con i suoi mezzi Valter in aereo però da solo e senza assistenza o imbottirlo di farmaci e caricarlo su un altro fuoristrada e fargli continuare il viaggio

In ogni caso procedo a mettere in trazione la clavicola col nastro americano, per abbassarla il più possibile (ottimo lavoro, dirà poi Valter)

03/8 Al mattino nessuno ha il coraggio di lasciare Valter in un paese sperduto, né lui ha voglia di restare e si sente di poter continuare, dall'assicurazione insistono con ..azzate manco avessimo alle spalle la Mayo Clinic, per cui proseguiamo tutti insieme la nostra avventura, tenendo sempre d’ occhio il nostro paziente che dall’auto fotografava e partecipava ugualmente.

Il programma prevedeva di dirigerci su Hovd, negli Altai, ma tre giorni persi in partenza per le moto e uno ora per l'incidente, ci costringerebbero a tappe forzate, per cui decidiamo di raggiungere le Mongol els con le dune di sabbia e iniziare quindi il rientro; passiamo quindi Aldarhaan e Argalant, minuscoli villaggi  molto caratteristici e  arriviamo a fare il campo sulle dune.

Noi motociclisti ci divertiamo per un paio d'ore sulle dune, le moto leggere e potenti permettono di galleggiare senza problemi. Divertimento e morale sono lievemente in ripresa, cena ai piedi delle dune, due temporali pazzeschi ci sfiorano facendo cadere solo poche gocce sulle tende, anche se il vento è teso, tanto che lego la tenda alla moto.

04/8 Al mattino ancora qualche gioco sulle dune poi ritorniamo ad Aldarhaan, dalla quale puntiamo a sud-est e affrontiamo un grande guado;  sfodero tutta la sfortuna possibile ed entro in riserva in mezzo al guado, penso di aver bagnato, per cui spingo la moto fuori, ma quando Philippe mi dice di essere entrato in riserva 400m prima, giro la levetta magica e la moto riparte al primo colpo!!!

 Non la stessa cosa capita a Gabriele che preso un roccone sommerso cade e affoga la povera motina. Pensiamo di cavarcela come era successo con la moto di Clem, ma dopo aver svuotato marmitta, filtro, cilindro, carburatore, cambia candela..ecc.ecc  non da segni di voler partire, al che tagliamo la testa al toro, caliamo dal tetto la moto di Valter e mettiamo su quella di Gabriele. Abbiamo perso due ore, il guado successivo ce lo indica un ragazzo col Pajero che tutto contento ci chiede di fare le foto con noi. Dopo un centinaio di km raggiungiamo il villaggio di Otont e facciamo il solito pieno di 80 ottani.

 Non ci sono campi gher turistici, per cui dovremmo fare il campo, ma ci sono nuvoloni neri..... al che chiedo dove si trova l' Hotel 5 stelle più vicino  e mi indicano una casa, dove una signora molto gentile mi presenta la disponibilità: 3 stanzoni, la nostra servirà anche da sala da pranzo. Mettiamo a terra i materassini e i sacchi a pelo e  scansiamo l'acquazzone notturno.  La cena è a base di una specie di goulash con pasta, tutto sommato non male.

05/8 Al mattino la pista è bellissima tra vette altissime, passiamo numerose montagne oltre i 2800m facendo dei tagli;  alla pausa di pranzo ci sorprende l'unico vero temporale in viaggio: apriamo il tendalino, ma persino il piatto delle sardine è allagato, ripartiamo con le tute da pioggia, ma in mezz'ora torna il bel tempo.

Oggi sarà la tappa più lunga di tutto il viaggio 340km; in teoria avrei proposto di fermarci a Bombogor, ma, per non fare il campo, tutti propendono per raggiungere Bayanhongor e negli ultimi 60 km Philippe e Gabriele ed io proseguiamo senza più soste per andare a cercare un hotel in città, dato che non ci sono campi gher turistici.

Lo troviamo, fermiamo le camere e prenotiamo la cena, dopo 40 minuti arriva tutta la carovana, per fortuna ho radio e  sim mongola per comunicare.  Siamo stravolti, ma siamo arrivati tutti e possiamo recuperare le forze…

06/8 Al mattino essendo in una cittadina, riesco a trovare un internet point e a caricare su FB alcune foto, poi partiamo per Sargaliout dove ci sono le sorgenti calde; lì riesco in 10 metri a bucare e a strappare il filo dell'acceleratore, compio gli ultimi 400m alzando il minimo, nel frattempo ordiniamo il pranzo nel ristorantino e facciamo le riparazioni. Dopo mangiato, propongo di fare la strada alta che valica le montagne per arrivare ad Arvayher.  Bimba, l'autista mongolo, ci spiega che è una pista troppo dura per passare con i fuoristrada, per cui dopo qualche discussione ci separiamo...  Philippe, Gabriele e Giulio ed io proseguiremo in moto, mente i due fuoristrada e Clem faranno la strada bassa,  Bimba mi da l'appuntamento all'Hobby hotel di Arvayher.


Noi dovremo percorrere circa 180 km in totale autonomia confidando e sperando di trovare benzina al piccolo villaggio di Thuseejargalant; siamo consci di non avere il furgone alle spalle con tutti i ricambi e gli attrezzi quindi decidiamo di procedere con estrema cautela ed attenzione senza strafare, un qualsiasi intoppo sarebbe un casino notevole.

 Ho tracciato una rotta sul GPS, che segue una strada principale, ma in realtà il gioco è di navigare a vista scegliendo le montagne da valicare solo in base alla forma più o meno accattivante, alle gher ci fermiamo a chiedere e i pastori, per nulla avvezzi alla vista di turisti, annuiscono alle nostre richieste , ma forse non capiscono nulla; iniziamo a scavalcare vallate meravigliose, cerchiamo di evitare guadi profondi dove non indispensabili, ad un certo punto ci troviamo in una conca bellissima, il terreno è di torba fradicia di sorgenti, in mezzo ci sono macigni di discrete dimensioni, la salita è molto ripida, ma procediamo.

Philippe ed io d' istinto finiamo più sulla sx, mentre Giulio e Gabriele più sulla dx, siamo a vista, ma a 6/700mt di distanza, alla fine tutti arriviamo in cima al colle, a quota 2950m dove si intravede una vaga traccia che discende, la seguiamo fino a che prende sempre più la forma di una pista, alla fine si vedo una pista vera che si stacca a sx, andrebbe  bene per Arvahyer, ma resisto alla tentazione perché non ce la faremmo mai con la benzina, quindi pieghiamo a dx per arrivare al paese.

Trovo una ragazzina che mi indica la sua stazione di benzina, un pilone in muratura contenente una pompa a mano, lei contro i furti si porta via la cinghia della pompa, facciamo il pieno e ripartiamo calcolando che dovremmo farcela prima del tramonto. Gli scenari son bellissimi ed indimenticabili, proseguiamo abbastanza vicini fino a che un centinaio di km dopo, intravedo una pista che piega sulla dx : deve esser quella buona, mi dico e la indico agli altri poi salgo sulla sommità della collina per vedere meglio il bivio dove imboccarla, faccio in tempo a girarmi, Gabriele è alle mie spalle , ma  non vedo gli altri due, pensiamo che stiano arrivando attendiamo alcuni minuti, dopo di che torniamo all'ultimo punto, ma sono spariti. Pensiamo che  le possibilità siano solo due: hanno subito preso la pista che ho indicato oppure non hanno capito e hanno proseguito dritto; passa qualche altro minuto e decidiamo che Gabriele starà di vedetta sulla collina e io andrò al paese di Uyanga 5 km oltre a vedere se hanno proseguito.

 In paese giro e chiedo ai tre distributori , ma nessuno sembra capire che cerco due moto identiche alla mia, giro in lungo e in largo per il paese senza riscontri, l'appuntamento tipico è al distributore... devono aver preso la pista di dx prima di lasciarci. Torno da Gabriele sulla collina e lui non ha visto nulla, provo a telefonare col satellitare, ma nessuno risponde.  Ormai il sole sta per tramontare e decidiamo di fare i 70km per Arvahyer anche se arriva la notte e  i nostri fari sono” starati “e sembrano contraerea:   in una notte senza luna abbiamo percorso senza luci le piste fino ad arrivare all'appuntamento all'hotel Hobby, anche questa è avventura!!

 

Arriviamo alle 22,30 senza cena, stravolti e non c'è nessuno dei nostri amici; con il satellitare riesco a captare le auto che su una pista bruttissima e polverosa, alle 10 di sera hanno deciso di fare il campo, a 30 km dalla meta, ma hanno avuto notizie dai due motociclisti dispersi... hanno sbagliato strada e sono  andati 15 km oltre Uyanga poi sono ritornati al paese mentre  io ero già ripartito… per fortuna hanno trovato una” stamberga” per passare la notte. Morale della favola, seppur tra mille  e un casino, domani mattina ci ritroveremo tutti. Facciamo una specie di cena verso le 23,30 poi sprofondiamo nel sonno nel letto dello” squallido” hotel che non ha neppure l'acqua per lavarci.

07/8 Al mattino ci svegliamo, poi iniziamo a cercare di contattare i vari dispersi.

L’'interprete  e Bimba l' autista  rispondono subito, stanno smontando il campo ed hanno avuto notizie da Giulio e Philippe che stanno partendo dal loro “Grand Hotel”

alle 10 tutti ci rincontriamo. C’è  qualche recriminazione dal gruppo delle auto, perché la loro era una pistaccia polverosa, fortunatamente non ero stato io a proporla e non ci ero mai passato... e ancora più fortunatamente il nostro è stato il percorso più bello di tutto il viaggio, ma non calco troppo su questo tasto per non essere strangolato!!. Spesa e vettovagliamenti e partiamo in direzione sud est per vedere una parte delle pianure pre desertiche. Anche qui c'è molta più acqua del solito nell'Ongiyn gol per cui seguiamo la riva destra ripromettendomi di guadarlo molto più a sud quando sarà in parte evaporato.

 

 Lo passeremo a Sayan-Ovoo dove assisteremo ad un Nadam dei ragazzini con i cavalli di 2 anni. Arriviamo  ad Ongiyn dove dormiamo in uno dei più bei campi gher, avendo però la sensazione  che sia troppo turistico: lì  accanto ci sono i ruderi di uno dei più importanti templi buddisti della Mongolia: i sovietici distrussero i templi uccidendo  i 260 monaci, per sradicare la religiosità.

 

08/8  Alcuni di noi sono stanchi e decidiamo di calcolare tappe più corte;

ci dirigiamo ad est verso Mandalgovi, anche se , nell'uscire dal campo, in quattro siamo in ritardo e non vediamo in che gola le auto e Clem si infilano, in realtà solo più tardi sapremo che sono tornati indietro di 4 km prima di piegare ad est.

Noi seguiamo la pista, ma non vediamo tracce dei loro pneumatici e della moto di Clem, per cui  decidiamo di puntare su Delgerhangay, un paese di cui avevamo parlato, facciamo un lungo taglio nel nulla in fuoripista, poi ne imbocchiamo una, procediamo sempre più piano per  risparmiare benzina, entriamo in riserva e a 20 km dal paese ne compriamo un litro da un nomade che ha la moto davanti alla gher, entriamo nel paese ed al distributore troviamo tutti gli amici che non avevano capito di averci persi e pensavano ad uno dei miei tagli volontari. Pranzo in un ristorantino e 20 minuti di pennichella su 4 letti accanto alla sala da pranzo. Nel pomeriggio ci fermiamo a fare un campo a 20 km da Mandalgovi, dato che in città o nelle vicinanze non ci sono campi gher, cena e notte stellata.

09/8 Raggiungiamo la città, pieno delle taniche e  acquisto vettovaglie, perdiamo mezza mattinata per cui ennesimo  pranzo in un ristorantino; nel primo pomeriggio puntiamo su Baga Gadzirim Chuluun, un posto magico con macigni bellissimi e un piccolo tempio infossato nelle rocce, anche questo distrutto dai russi.

 A questo punto avendo avuto problemi in partenza per le moto decidiamo di guadagnare mezza giornata, per cui puntiamo verso nord verso il monte Hayrhan. La strada è scorrevole in mezzo a pratoni, con i cuccioli di aquile che imparano a volare.   Philippe e Gabriele ed io arriviamo nel punto dove cinque  anni prima avevo visto un campo gher, ma non lo vedo: in effetti è dietro ad una collinetta, in un posto spettacolare, peccato che sia chiuso, o meglio non c'è ristorante e docce, ma la guardiana ci apre le gher e dormiamo nei nostri sacchi a pelo.

10/8 al mattino gli ultimi 140 km prima di raggiungere UB, anche questa volta a 80km ci stacchiamo in tre dal gruppo per andare a confermare le camere in Hotel, che raggiungiamo intorno alle 11,30; confermiamo le stanze e attendiamo un paio d'ore l' arrivo del gruppo, dopo aver prenotato un pranzo coreano al ristorante dell'hotel.

Adesso c'è il problema di dove parcheggiare le moto. La persona che ci aveva offerto gratuitamente un container per il parcheggio si ritira anzi ce ne vuole vendere uno, per cui cerchiamo un'altra soluzione.

11/8 L' agenzia che aveva già rubato tutto quello che poteva prima della partenza, visto che non parcheggeremo le moto da loro, si rifiuta di pagare auto ed autista,  conto già saldato da me  due  mesi prima, per cui lo ripaghiamo per la seconda volta!!Permettetemi l’anatema:” c Che la maledizione colpisca chi deruba con cattiveria ed avidità, le persone che ti sono state amiche!!!!”


Comunque troviamo un altro posto per il parcheggio, facciamo un minimo di manutenzione e valutiamo i ricambi che serviranno per il prossimo giro: un paraolio sulla leva del cambio, una chiave per smontare un cuscinetto ruota posteriore, dei raggi di scorta. Svuotiamo i radiatori, perché ad UB in inverno i -30° sono la norma.

Impiliamo tutti i ricambi ed andiamo da un notaio a scrivere su carta intestata tutto quello che abbiamo lasciato e a chi, con tanto di timbri in ogni pagina, fotocopia documenti ecc.ecc.

Alla sera” ultima cena” al ristorante cinese, grande abbuffata. Ci raggiungerà un' altra ragazza mongola che parla un italiano perfetto, ed ha lavorato in Italia, è di una gentilezza e cortesia inimmaginabile. Ci potrà essere utile in futuro per eventuali contatti. In effetti, a parte la mia corrispondente che credo sia impazzita per una sorta di avidità patologica, abbiamo avuto con noi Tuya che  è stata sempre gentile e dolce, con un sorriso gaio anche nei momenti più duri. L' autista Bimba è stato sempre super efficiente con il Uaz super fornito dall'inverter alla mola all'aspirapolvere sulle dune del Gobi!!

Questo dimostra che non solo la Mongolia è una terra bella da mozzare il fiato, ma il suo popolo è forte, determinato, gentile ed ospitale.. forse un po’ bambino nell’animo.

12/8 Alle 4 di mattina ,anche se non dovuto ,Tuya, col marito e Bimba si presentano all'Hotel per portarci all'aeroporto. Volo perfetto, per una volta  con fortuna sfacciata,  trovo tre posti liberi e riesco a dormire 4 ore sul volo per Mosca, da dove, dopo il cambio , partiamo per Malpensa arrivando  in perfetto orario.

Conclusione

Il viaggio è stato molto bello, i paesaggi fantastici, i percorsi sulle montagne meravigliosi, mi rendo conto che in Italia quando si pensa alla Mongolia si pensa facilmente al Gobi, ma la parte veramente spettacolare e poco nota è proprio al nord e sulle montagne.

Il gruppo nel complesso, nonostante qualche normale recrimina zio, si è mostrato adattabile, affiatato e piacevole,  tenuto conto che 3000km in moto ed anche in fuoristrada sono pesanti fisicamente e psicologicamente.

Le moto si sono comportate al di sopra delle più rosee aspettative, non ci hanno mai tradito, partendo sempre al primo colpo e senza lamentare guasti degni di nota, abbiamo già laggiù un mucchio di ricambi e di pneumatici per i prossimi giri.

 

Il prossimo anno vorremmo organizzare almeno altri due  tour e, dato che sicuramente non tutti torneranno, ci saranno moto a disposizione!!

 Chi fosse  interessato mi contatti molto presto, anche solo per informazioni,  perchè dovremo pianificare l' itinerario, ma soprattutto prenotare i voli entro febbraio per evitare di pagarli molto più cari.

Avevo pensato ad  itinerari di 10-12 giorni perché non sia un tour  troppo stancante, Se poi un gruppetto di amici fosse  interessato possiamo fare qualsiasi cosa: importante è offrire ad altri un’esperienza unica, il piacere della moto … della pista …dell’avventura … in un mondo unico, ancora poco contaminato dal turismo di massa.

Aldo Cereser mail: acereser@libero.it   cell 3472257566

 


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