Raid in moto enduro in Mongolia estate 2008

 

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In sei, Aldo, Gianni B, Sergio, Vincenzo, Gianni G e Stefano,  siamo partiti il 23 luglio. Punto di partenza è stata Ulaanbaatar, o  Ulanbator come la conoscono meglio gli Italiani.

Ho organizzato il viaggio con due fuoristrada d'appoggio: uno che portava i bagagli, le taniche di benzina per le moto e Suvda, la nostra amica mongola che parla italiano e che teneva i contatti, l'altro fuoristrada portava una moto di scorta, i ricambi e il meccanico.

L'intenzione era di comprare le moto in Cina e importarle in Mongolia ma, a causa del terremoto nel Sichuan, si è verificato un clamoroso ritardo sulla possibile data di consegna, per cui alla fine abbiamo optato per l'affitto dei mezzi in loco. Siamo riusciti nelle ultime settimane dell'organizzazione a trovare delle Yamaha XT: le moto erano chiaramente datate, ma nel complesso potevano servire per il tipo di viaggio previsto.

Alla partenza, abbiamo puntato a Nord, sulla strada asfaltata che porta alla frontiera con la Russia per arrivare al più importante monastero buddista di Amarbayasgalant, e questi sono stati in pratica i soli 300km di asfalto che abbiamo percorso.

Ci siamo poi diretti a nord-ovest per arrivare in due tappe di 260 e 360 Km al lago di Hovsgol. Il terzo giorno è stato l'unico in cui abbiamo preso pioggia a go-go, e dopo i 360 km di pista sassosa e impegnativa siamo arrivati al lago stravolti, ma appagati dal paesaggio meraviglioso che si è presentato ai nostri occhi e dal sole che non ci ha più lasciati per venti giorni. Al lago abbiamo visto la Sciamana, con le sue renne, yak, e cavalli a centinaia.

In un paio di giorni siamo scesi a sud, valicando montagne di 2500 m per arrivare al lago Terhiyn e al vulcano, per poi ridirigerci a est attraverso, Tsetserleg, il monastero di Harhorin, le dune di Bayan Govi.

Il 1 agosto in mattinata, in un sabbione, la ruota anteriore della moto di Vincenzo "prende sotto" e dopo una caduta neanche troppo rovinosa, il nostro amico si ritrova con un malleolo peroneale fratturato: lo bendo e stecco provvisoriamente e proseguiamo per il parco Hustai  dove assistiamo all'eclissi parziale di sole e vediamo gli ultimi cavalli selvaggi, diretti discendenti dei cavalli primordiali.

Il 2 agosto arriviamo a UB dove Vince viene radiografato, confermata la diagnosi,e steccato in modo definitivo. Nel frattempo  incontriamo  Dario e Vittorio, appena giunti dall'Italia, che sostituiranno Gianni e Stefano, in procinto di rientrare il 3 mattino.

A questo punto c'è un momento di panico! Il tedesco che ci ha affittato le moto non vuole più darcele per gli altri 11 giorni, (nonostante che fossero state pagate con un mese di anticipo). Tampa, l'autista dell'auto d'appoggio, non vuole proseguire, adducendo danni inesistenti al Toyota.

 Poi, nel giro di qualche ora, riabbiamo le moto, sostituiamo il Toyota con un pulmino 4x4 della Mitsubishi; il nuovo autista è Cimba e il nuovo meccanico col Uaz è Oghi.

Il 3 mattina Gianni e Stefano partono, e noi nel pomeriggio lasciamo UB con destinazione il deserto dei Gobi. Il cambio degli autisti si rivelerà una meravigliosa esperienza, con Cimba, simpaticissimo e disponibilissimo e, fatto importante rispetto alla quasi totalità degli autisti mongoli, non superstizioso. Per cui possiamo discutere di piste, percorsi e rotte GPS, provare piste mai battute, cosa impensabile con gli altri autisti,che non danno alcuna indicazione sulla strada e sui km, perché porta sfortuna!

Anche il nuovo meccanico è simpatico, anche se combina danni a ripetizione, tanto da venire soprannominato mister Bean! 

Il clima nel gruppo diviene molto più festoso e ridanciano, nonostante il secondo incidente in cu Dario, il nuovo arrivato, in una caduta si frattura una clavicola: pratico un bendaggio a 8 con le ultime bende non usate per Vince, e con l'aiuto del nastro americano stabilizzo, almeno parzialmente, la postura. Carichiamo la moto sul Uaz e Dario con Vincenzo sul pulmino: si avanzano proposte di disegnare una croce rossa sulla nostra ambulanza per i feriti, comunque dopo qualche ora di sconforto il morale rimane  alto.

Arriviamo a Ongiyn, il giorno successivo. Noi in moto proseguiamo per Bayanzag il sito del ritrovamento dei dinosauri, mentre il pulmino-ambulanza punta su Dalanzadag per la radiografia a Dario. Il ritrovo per tutti è in serata a Bayanzag.

Passiamo le prossime due notti al campo gher di Hongorin Els dove giochiamo sulla grande duna con le moto e con i cammelli, da qui attraverso una gola strettissima e meravigliosa, arriviamo alla valle di Yol o "valle delle aquile" dove quest' anno non troviamo il ghiaccio, che avevo visto due anni fa, ma la cavalcata con i cavallini mongoli è comunque divertente ed appagante. Passiamo la notte in un campo gher vicino a Dalanzadag. Il prossimo campo è a Suvraga: anche gli autisti non ci sono mai stati, e depongono oramai molta fiducia nelle nostre capacità di usare i GPS, in effetti troviamo il campo gher dopo 180 km con un errore di 54 metri sul punto calcolato, una bella soddisfazione!

Il giorno successivo, passata Mandalgovi arriviamo a Baga Gadzirin Culun con le sue stupende formazioni rocciose e pernottiamo nel campo gher dove siamo gli unici ospiti. Il giorno successivo è l'avvicinamento ad UB dove pernottiamo a 30 km.

Il 13 agosto entriamo in città, lasciamo le moto.  Pomeriggio per compere di cashmere e maglie di cammello, e poi prepariamo i bagagli per il rientro. Il 14 si riparte per l' Italia

Abbiamo percorso 4200 km, 3900 dei quali in fuoristrada o in fuoripista, anche chi non  aveva mai adoperato i GPS ha imparato a navigare e a gestire rotte e tracce, abbiamo percorso alcune centinaia di km nel nulla assoluto, fuori da qualsiasi pista, mente mandavamo i fuoristrada di assistenza sulle piste secondarie. La popolazione è sempre molto gentile ed ospitale, e all'infuori della capitale non si percepisce mai il minimo pericolo o la minima ostilità, la libertà è assoluta, nessun posto di blocco o controllo, semplicemente perché  non è necessario.

La varietà paesaggistica è enorme e si va dai boschi di conifere del nord, alle steppe, alla fascia predesertica al deserto di dune.

Ci siamo divertiti moltissimo specialmente nella seconda parte del viaggio quando non c'erano più tensioni tra gli autisti mongoli.

Il bilancio del viaggio è stato al 100% positivo, tanto che stiamo già pensando di tornarci il prossimo anno. E' ancora tutto da vedere e, soprattutto, da pensare con che moto farlo, magari con moto più performanti e leggere, e possibilmente non prese dal tedesco, sul cui giudizio stendo un velo pietoso, ma l'intenzione di tornare è molto forte, e nei prossimi mesi inizierò a valutare moto, voli ecc.. Gli amici interessati, come al solito, mi contattino con molti mesi di anticipo, ma nel frattempo mi accingo ad organizzare il solito meraviglioso giro in motoslitta a Yellowstone.

 

 

 

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