IL CENTRO STORICO DA
PATRIMONIO DELLA CULTURA EUROPEA A LUNA PARK
E’ difficile condensare in poche righe sentimenti di
sconforto, speranze, illusioni e rabbia. Eppure ci abbiamo provato, non
vogliamo abbandonare il campo senza reagire. Perché il futuro del centro antico
di questa città ci interessa molto, perché vogliamo viverci ancora, vogliamo
che ci vivano i nostri figli e nipoti, non vogliamo che diventi un assurdo
parco di divertimenti mono-tematico.
Per molti anni abbiamo studiato, discusso, litigato,
manifestato; alcuni di noi hanno costituito i primi comitati di quartiere negli
anni ’70 (al Molo, a San Bernardo), per decenni abbiamo individuato problemi,
sollecitato incontri, incalzato assessori. Abbiamo fatto parte del Consiglio di
Circoscrizione, della Giunta Comunale, di comitati e commissioni. Abbiamo
combattuto la speculazione dei grandi gruppi immobiliari negli anno ’70 che
volevano impossessarsi di interi isolati, abbiamo combattuto per impedire
interventi stravolgenti (chi ricorda il Cono di Portman ?), contro la Tankimica
nel porto vecchio e per evitare operazioni antistoriche con il cosiddetto
diradamento…abbiamo spazzato piazzette e ballato sulle rovine della guerra, ne
abbiamo fatte veramente di tutti i colori. Abbiamo sopportato in prima persona
la mancanza di servizi, le condizioni igieniche di strade e case, le mille
difficoltà della vita quotidiana, la perplessità di chi, fino a pochi anni fa
ti guardava strano quando dicevi di vivere nel Centro Storico !
Ma tutto ciò non basta (ancora) a rovinare la nostra volontà
di vivere in un posto (quasi) senza macchine, in pieno centro città, dove i
vicini di casa o di carruggio li conosci davvero, dove la solidarietà e la
frequentazione quotidiana creano amicizie e calore.
Purtroppo dopo decenni di miglioramenti piccoli e grandi, di
risanamenti edilizi, di facciate rifatte, di impianti che funzionano (sempre a
spese nostre), qualcosa si è inceppato; la regia del cambiamento è passata dal
pubblico al privato. Le decisioni e le linee guida oramai hanno un solo
obiettivo, una sola missione: il quartiere deve essere al servizio della città,
in particolare dei giovani e giovanissimi, per poter fare alla sera e alla
notte ciò che in altri quartieri “residenziali” non sarebbe mai tollerato.
Non è una prerogativa unica di questo quartiere, la funzione
di contenitore di funzioni spiacevoli; ai quartieri del ponente sono state
riservate le servitù industriali (fabbriche, impianti chimici, container…),
alla Val Bisagno i servizi (Volpara, gasometri, canile, macelli…); solo ai
quartieri “bene” sono sempre state evitate imbarazzanti servitù. Il centro
storico dal dopoguerra è servito come centro di prima accoglienza di ondate
successive di immigrazione, dal Meridione d’Italia prima, dal Nord Africa
quarant’anni dopo, garantendo case a (quasi) bassi costi dove vivere in dieci
per stanza, senza servizi, in attesa di un futuro migliore. Un altro uso
improprio tra gli anni ’80 e oggi è stato quello di comunità aperta per
tossicodipendenti e servizi collegati, quali lo spaccio e relativi reati;
infatti ai tempi del G8 i servizi di controllo effettivo del territorio attorno
a Palazzo Ducale (in quel caso non si trattava di proteggere cittadini
normali…) portarono i traffici di droga in giro per la città, che unanimemente
protestò contro la non richiesta invasione, meglio che tutto quindi si svolga
in centro storico, che intanto….
Perché riteniamo che la monocultura dell’aperitivo e della
birra sia la rovina del quartiere? Innanzi tutto vogliamo sgombrare il campo
dalle semplificazioni e dai luoghi comuni; noi siamo persone normali, abbiamo
una sana predisposizione per il divertimento e l’allegria, ci piace da sempre
il vino buono e il cibo di qualità, specialmente se assaporato in compagnia degli
amici, ci piace uscire la sera per andare al cinema o a teatro, frequentare
gallerie d’arte o semplicemente chiacchierare per strada.
Detto questo proviamo a spiegare ancora una volta le nostre
idee. Ricordate quando Canneto il Lungo era considerata la migliore strada per
acquistare alimentari, quando da tutta Genova la gente veniva per trovare cose
buone, varietà particolari, servizio professionale? Ricordate i negozi di San
Bernardo o della Maddalena? Ricordate quando nel centro storico si poteva trovare
un artigiano di antica sapienza, fosse tornitore in legno, falegname o
tappezziere? Se lo ricordate, forse il paragone con i giorni nostri vi potrebbe
aprire gli occhi. Passate oggi in un qualsiasi giorno feriale nei nostri
carruggi e troverete una sfilza di saracinesche abbassate, poca gente, molta
tristezza. Verso le sei del pomeriggio si comincia a cambiare, lentamente
aprono i sushi bar, i locali alternativi (in che cosa?), i bar generici, le
birre due per una…. Se oggi chi abita in centro storico (in particolare la zona
a est di San Lorenzo) vuole fare la spesa deve andare al supermercato o
spostarsi altrove.
Quando uno dei soliti noti (il business è nelle mani di
poche persone) decide di aprire un nuovo locale cerca uno spazio adeguato ed è
disposto a pagare ben di più di un idraulico o di un besagnino, che quindi
vengono espulsi ! I negozi si diradano e abbassano la qualità, la gente non
viene più, i negozi peggiorano, è un circolo vizioso. La riduzione sensibile e
continua del tessuto commerciale e artigiano del quartiere è forse la causa più
importante della decadenza, aldilà delle facciate dipinte e delle
pavimentazioni rifatte. La caratteristica vitale di un quartiere come il nostro
è la vita diurna, è la gente che passeggia ed acquista, sono gli artigiani che
lavorano e i negozi assortiti che attirano persone da fuori, sono i centri dove
gli anziani giocano a carte e i luoghi dove i bambini possono divertirsi. I
bambini, i grandi dimenticati dei nostri giorni; nulla viene fatto per loro,
pare che non ci importi nulla di loro, che sono il nostro futuro. Anche loro
però si muovono, ricordiamo la lettera che hanno scritto i bambini della scuola
Garaventa, in cui denunciano la mancanza di spazi di gioco, di aree verdi, la
difficoltà quotidiana di camminare in strade insicure e sporche, la scarsa
attenzione alle loro esigenze. Stiamo andando nella direzione sbagliata!
Questo è uno dei risultati di una politica di acquiescenza
nei confronti di lobbies ben definite, con appoggi politici radicati in tutti
gli schieramenti politici e comprensivi cronisti sui giornali; non si è aiutato
l’artigianato, non si è governato il cambiamento, si è lasciato che “il
mercato” fosse l’unico faro dello sviluppo, dimenticando che la politica deve
essere la gestione della cosa pubblica a vantaggio della collettività e non
degli interessi particolari.
Ma è di sera e di notte che i problemi diventano enormi e
causano danni ancora maggiori; alcune sere della settimana il quartiere diventa
sino all’alba una sorta di terra di nessuno, dove la legge non vale, tra
schiamazzi intollerabili, vandalismo diffuso, latrine a cielo aperto,
sospensione di fatto delle libertà personali dei residenti. Esagerazione?
Chiedetelo a chi ha necessità di spostarsi in macchina il venerdì sera, a chi
ha un posto auto e non può utilizzarlo (e il danno economico ?), a chi si trova
i muri imbrattati, i portoni allagati di sostanze organiche, i campanelli dei
citofoni bruciati, gli specchietti delle auto sradicati….
Specialmente le famiglie con figli piccoli o gli anziani
hanno problemi enormi per poter dormire la notte o fare slalom tra mille
schifezze la mattina dopo i baccanali. Nelle notti brave i vigili urbani non si
vedono, la polizia non interviene nemmeno su chiamate urgenti, la guardia di
finanza non si sogna nemmeno di controllare se gli enormi guadagni dei locali
sono regolarmente denunciati (ah, ah!); è più facile per vigili e finanzieri
fare qualche controllo di giorno in qualche latteria che magari ha la teca
delle brioches fuori norma…ah la legge inflessibile! Ogni volta che succede
qualche episodio grave si promettono nuovi pattuglioni, ed è vero, vengono
schierate nuove forze, però al mattino o nel primo pomeriggio; dopo le 18 le
truppe si ritirano in buon ordine e fino alla mattina dopo le strade sono a
disposizione di chiunque, per fare qualunque cosa. Ci sono stati casi
(documentati) in cui ambulanze dovevano raggiungere persone in pericolo di vita
al venerdì sera; ebbene sono state coscientemente rallentate dall’imbecillità
alcolica di molte persone, mettendo a rischio la vita del malato.
Ci piacerebbe capire, ad esempio, perché quando dobbiamo
ristrutturare il condominio tra i mille documenti da presentare (noi siamo per
il rispetto delle regole) c’è il piano per l’inquinamento acustico, onde
garantire la tranquillità ai vicini, e la notte invece la musica, i tamburi e
le urla non sono monitorate da nessuno. Purtroppo anche tra i residenti,
accanto a persone ragionevoli e responsabili che cercano di evitare
l’imbarbarimento totale, ci sono persone dalle reazioni incontrollate e
pericolose; da episodi di lancio di acqua e varechina si è passati alle frecce
da cerbottana con punta in acciaio (processo in corso) e nei giorni scorsi
addirittura all’uso di armi ad aria compressa contro gruppi di ragazzi
chiassosi (indagini in corso). A quando le fucilate o i colpi di pistola?
Aspettiamo la tragedia per poi produrre analisi sociologiche o studi
antropologici sul “popolo della movida”? Una persona che poche notti fa ha
chiesto a un gruppo di ragazzi di fare meno casino è stata bersagliata, in
casa, da lancio di bottiglie di vetro !
Non possiamo non rimarcare anche tutte le incompiute che da
anni lacerano le nostre vie e la nostra pazienza, dai giardini delle Erbe
(finiti da mesi ma ancora chiusi) alla sistemazione di Piazza Sarzano o di
Stradone Sant’Agostino. Non ci convincono le operazioni immobiliari che mirano
a costruire nuove case in ogni buco rimasto dalle distruzioni della guerra;
sono passati sessanta anni, la giustificazione della preesistenza di una
costruzione non regge più ! Anche questo crea sconforto e sfiducia, incertezza
e abbandoni. Il centro storico deve essere un quartiere vivo, dove si trovino
giovani famiglie, anziani, studenti e operatori commerciali, artigiani e
artisti; non può diventare un quartiere di tendenza per studenti fuori sede e
giovani gaudenti, deserto di giorno e caotico di notte.
A coloro i quali ci chiederanno retoricamente quali proposte
portiamo per la risoluzione dei problemi noi rispondiamo con grande serenità
che si vadano a leggere le cronache, i volantini, i testi delle riunioni e degli interventi ai convegni, gli esposti
agli enti locali ed alla magistratura; tutto è già stato detto, nulla di nuovo
abbiamo da proporre. Possiamo solo riaffermare che la soluzione sta
nell’applicazione delle leggi esistenti e dei regolamenti comunali; non è
possibile che orari, licenze, occupazione suolo e tutto il resto siano di fatto
incontrollati e incontrollabili, che la pulizia delle strade non tenga conto
dell’impatto di migliaia di frequentatori, che non vi sia tutela delle persone
e delle cose. Sull’ordine pubblico e la sicurezza vorremmo ricordare a coloro
che ricordano (ma dove erano, dove abitavano ?) i tempi dei carruggi bui e
pericolosi in mano agli spacciatori, che il traffico di sostanze stupefacenti,
non solo del fumo, è aumentato di volume di decine di volte, considerando che i
clienti di oggi sono concentrati in poco spazio e in numero enormemente
maggiore di dieci o quindici anni fa. Siamo anche preoccupati (anche noi,
ohibò, abbiamo figli adolescenti) per la salute di migliaia di giovani ai quali
viene proposto un modello di vita sociale basato sul consumo smodato di alcol,
pericoloso quanto e forse più delle
droghe , ma al contrario di queste largamente tollerato e, anzi, considerato
con superficiale benevolenza.
Vogliamo concludere queste considerazioni con qualcosa di
concreto, visto che in questi anni non siamo riusciti a creare un colloquio
produttivo con le istituzioni; stiamo considerando, con grande sofferenza e in
contrasto con le nostre storie di passione politica e civile, di mettere in
dubbio la nostra partecipazione come elettori alle prossime elezioni
amministrative della nostra città.
Crediamo che ci siano ancora i tempi e gli spazi per intervenire,
ma in mancanza di fatti concreti non cambieremo la nostra decisione per
sottolineare l’assoluta importanza del problema e la necessità di costruire
finalmente un disegno di sviluppo credibile per il centro antico della città.
Per amore del centro storico e dei suoi abitanti, contro il
disinteresse e la speculazione, per fare si che il nostro quartiere, culla
millenaria della storia e della cultura di Genova, non diventi un giocattolo
milionario senza più anima.
[1][1] Un rapporto appena diffuso dalla Commissione
Europea sul consumo di bevande alcoliche nel continente, calcola che queste
provochino un eccesso di 115.000 morti all’anno; nel complesso sono
responsabili del 7,4% di tutte le morti e malattie premature nella UE, e sono
implicate nel 25% delle morti tra giovani uomini e nel 10% tra giovani donne.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la mortalità per alcol
in Europa è cresciuta del 15% dal 2000 al 2002 e nella fascia d’età tra 15 e 30
anni più di un terzo del carico di malattia nei maschi e il 14% nelle femmine è
dovuto all’alcol; d’altra parte c’è il primato italiano dell’aumento di ragazzi
che fanno le prime esperienze con il bicchiere a 11-12 anni, contro una media
UE di 14,5 anni. Sono più di 20mila i morti ogni anno in Italia per abuso di
alcol e per problemi alcol-correlati, secondo dati pubblicati dal ministero
della Salute. L’alcol è la causa di quasi la metà delle morti sulla strada, in
seguito a incidente stradale, prima causa di morte per gli uomini sotto i 40
anni.
[1][1] Il numero dei decessi droga-correlati in Italia,
in diminuzione dal 1997, dopo il picco del 1996, ha registrato, nel 2002,
rispetto all'anno precedente, un netto decremento del 60%, passando da 822 a
516. I dati sono quelli rilevati dal Ministero dell'Interno e riguardano i
decessi causati direttamente dall'abuso di sostanze stupefacenti, per i quali
sono state interessate le Forze di Polizia.
Genova, Marzo 2007 - Adriano Silingardi
Centro Culturale Pré Molo Maddalena