Gli “alieni” in Italia
Pesce siluro. Nascosto
nelle partite di pesce da semina provenienti dai Paesi dell’Est
o evaso dalle cave per la pesca sportiva, è riuscito a colonizzare
i nostri corsi d’acqua. In Italia gli esemplari raggiungono i due
metri – circa la metà delle normali dimensioni riscontrate nel Danubio,
dove vive questa specie – nutrendosi della fauna ittica locale,
di uccelli e di piccoli mammiferi che vivono lungo i corsi d’acqua.
Appare ormai impossibile eliminarlo totalmente
Rana toro. Questa rana
nordamericana, che può raggiungere i venti centimetri di lunghezza,
è stata introdotta in Italia dall’industria alimentare. Due nuclei
stabili sono ancora segnalati nel Modenese e a Cuneo, ma, dopo un
boom iniziale, è oggi in diminuzione (anche a causa della grande
vulnerabilità in fase larvale).
Oca del Canada. Originaria
del Nord America, è stata introdotta in Europa e in Nuova Zelanda
e nel Vecchio Continente è in fase di espansione. In Italia è stata
segnalata ripetutamente nelle regioni nord-orientali, in Sardegna
e in Abruzzo. Da noi si è già ibridata con oche domestiche e può
contribuire alla diffusione dell’influenza aviare negli allevamenti
di pollame. Inoltre danneggia le aree a canneto delle zone umide,
con conseguente impoverimento delle comunità animali. Pericolosa
anche per il traffico aereo e per le coltivazioni; l’Istituto Nazionale
per la Fauna Selvatica suggerisce la tarpatura degli esemplari allevati
a cielo aperto.
Usignolo del Giappone.
Vive in Asia, in un’area che si estende dalla Cina meridionale al
Kashmir. Numerose le segnalazioni in Italia, soprattutto in provincia
di Lucca. È uno dei vettori della malaria aviare e può causare danni
ai raccolti.
Astrilde. Questo uccello,
proveniente dall’Africa, è stato avvistato in Toscana, nelle vicinanze
di ambienti di canneto e coltivazioni di mais. L’Istituto Nazionale
per la Fauna Selvatica – come nel caso dell’usignolo del Giappone
– ne propone l’eradicazione.
Nutria. I grossi roditori
sudamericani si sono diffusi in Europa a seguito della Seconda guerra
mondiale, quando, a causa della crisi economica, chiusero diversi
allevamenti e gli animali vennero rilasciati in ambiente naturale.
Negli anni Sessanta e Settanta sono penetrati in Italia, e oggi
hanno ormai colonnizzato buona parte delle regioni centro-settentrionali,
con piccoli nuclei anche in Sardegna e Sicilia. La nutria indebolisce
gli argini attraverso l’attività di scavo e provoca la scomparsa
di vegetali palustri, con conseguente minaccia alla fauna locale
associata alle zone umide.
Visone. Sui Monti Prenestini,
in provincia di Roma, esiste l’unico nucleo italiano che si riproduce,
ma il visone americano è presente anche nelle regioni nord-orientali.
Costituisce una minaccia per diverse specie di uccelli e di mammiferi
locali. È consigliata l’eradicazione di questa specie, così come
della nutria.
Scoiattolo grigio. Questo
roditore americano, dopo aver colonizzato l’Inghilterra, dove ha
provocato l’estinzione dello scoiattolo rosso, è arrivato in Italia.
Introdotto nei parchi di Nervi (Genova), in provincia di Torino,
da dove si è diffuso in tutto l’arco alpino, e a Trecate, da dove
si è spinto lungo il Ticino.
Tamia. Il piccolo scoiattolo
striato, originario di un’area che comprende Russia, Cina e Giappone,
è oggi presente nel Lazio e in parte del Nord Italia. Come per lo
scoiattolo grigio, viene suggerito un monitoraggio costante e l’eradicazione
degli esemplari.
|